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Il tramonto della democrazia rappresentativa PDF Stampa E-mail

21 Novembre 2024

 Da Comedonchisciotte del 19-11-2024 (N.d.d.)

Liguria, Emilia-Romagna e Umbria, vanno a completare il mosaico dei ben 7 appuntamenti elettorali regionali tenutisi nel 2024. Emerge un chiaro 4 a 3, non il nostalgico risultato di Italia-Germania ai mondiali 1970, ma della destra sulla sinistra: 4 regioni a destra (Basilicata, Abruzzo, Piemonte e Liguria) e 3 a sinistra (Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna), con il carrozzone del centrosinistra che recupera lo svantaggio piazzando il doppio colpo Proietti in Umbria e De Pascale nella fortezza rossa Emilia-Romagna. Dal mosaico, dunque, la prima immagine netta che si scorge è la restaurazione del bipolarismo perfetto, sbiadita con l’avvento sulla scena politica del M5S, diventato oggi un vaso di coccio tra i vasi di ferro del campo largo, dove il PD può vantare la propria “strabiliante” egemonia. La seconda immagine netta, quindi, è la neutralizzazione definitiva del M5S: il più grande esperimento sociale di gate keeping è ormai condannato all’irrilevanza politica per aver tradito la fiducia di milioni di italiani che oggi disertano le urne. Altra immagine forte e chiara, è l’aumento record dell’astensionismo, una costante in tutte le tornate elettorali regionali; il risultato a livello aggregato, riguardo l’affluenza alle urne, è netto: in tutte le 7 regioni, solo uno su due degli aventi diritto ha partecipato alla tornata elettorale mentre l’altro 50% ha disertato le elezioni. Un trend in costante e progressiva crescita, che conferma la disaffezione dei cittadini verso lo strumento elettorale, percepito, pure a livello regionale, come una foglia di fico su una democrazia spogliata di senso.

“Il tramonto della democrazia rappresentativa” è un quadro alla cui realizzazione hanno contribuito anche gli artisti dei partiti antisistema: i leader del dissenso ci hanno messo del loro a far gonfiare l’astensione, poiché in nessuna tornata elettorale sono riusciti a presentarsi uniti. Ciascuno ha preferito reiterare la propria egoica passerella, preferendo spartirsi un minuto di gloria e visibilità individuale sul mainstream, piuttosto che spartirsi un bacino di voti per mettersi al servizio del Paese. A furia di incassare percentuali da prefisso (0…), accompagnate dal solito palliativo propagandistico: “è solo l’inizio di…“, stanno maturando le cause profonde dei fattori ostacolanti i processi di unione, da ricercare nella competizione e nella concorrenza, subdolamente introiettati dal potere negli stili di vita di chi intende combatterlo. Come ben spiega l’amico Paolo Borgognone in una sua magistrale analisi, “i leader del dissenso sono talmente imbevuti di neoliberismo nel metodo, più che nel merito, da aver impostato una campagna elettorale figlia delle loro idiosincrasie ideologiche. Inoltre si tratta di personaggi spesso egocentrici, pieni di sé, vanagloriosi, volubili, nevrotici e che si considerano fuoriclasse circondati da brocchi. Il loro metodo ricalca esattamente quello utilizzato dal mainstream per gestire le relazioni politiche, mediatiche, umane in un sistema neoliberale. Direi che si comportano come il liquido che si adatta perfettamente alla forma del bicchiere che lo contiene. Tuttavia, sarebbe assurdo fargliene una colpa. Nati e cresciuti nel neoliberismo, affascinati dal culto della notorietà, è normale che abbiano una mentalità e dei modi di fare neoliberisti (sarebbe stupefacente il contrario).” Rizzo con l’1,1% in Umbria è riuscito a superare la soglia dello zerovirgola, strappando briciole di voti ai “competitor” Pasquinelli e Tritto: divisi hanno contato come un due di bastoni quando la briscola è a spade.

Se il vecchio mondo unipolare a trazione atlantista sta per essere spazzato via dallo scarico della storia, e se, con esso, la democrazia rappresentativa sta tramontando, quali nuove forme di democrazia stanno sorgendo all’orizzonte di un nuovo mondo multipolare? Prima pensavamo che la liberazione dall’oppressione degli organismi sovranazionali si sarebbe realizzata aumentando, passo dopo passo, la presenza e la forza dei partiti antisistema nelle istituzioni. La frammentazione dei partiti antisistema e gli ostacoli sempre più insormontabili per accedere e concorrere alle elezioni, ci hanno fatto capire che la liberazione da UE, OMS e NATO non sarà l’esito di un processo lineare che attribuisce massima centralità al momento elettorale, bensì sarà la risultante di nuove forme che si daranno i corpi sociali nel condividere una strategia di azione comune volta a pareggiare i rapporti di forza col nemico, riconquistare quote di sovranità, incidere e determinare le scelte politiche locali, nazionali e sovranazionali. Se la strada delle elezioni è sbarrata perché il nemico si è blindato nella sua fortezza ed ha alzato il ponte levatoio, l’alternativa è un blocco sociale extraistituzionale che sopperisca alla mancanza di un portavoce interno alle istituzioni tramite “Percorsi di Partecipazione Democratica Alternativa”. Gli strumenti di democrazia convenzionale (raccolte firme, elezioni, referendum), si rivelano inefficaci a scalfire lo strapotere degli oppressori sovranazionali; NON un allarme democratico ma una nuova consapevolezza che ci spinge a rilanciare la partecipazione democratica e l’esercizio della sovranità in forme assolutamente inaudite e innovative!

Raffaele Varvara


 
Squilibrati PDF Stampa E-mail

20 Novembre 2024

 Da Rassegna di Arianna del 18-11-2024 (N.d.d.)

Dopo che Biden ha autorizzato gli ucraini a usare armi letali per colpire in profondità la Russia credo si possa dire che nulla di peggio di loro e di tutto il fronte progressista può esistere. Peraltro, permettere ciò a mandato scaduto, per generare una escalation e lasciare a Trump una situazione ingestibile indica un cinismo e una totale mancanza di senso della responsabilità. Pur di danneggiare Trump e di metterlo in difficoltà non esiterebbero a scatenare una guerra mondiale. Il fronte progressista è questo. Null'altro che questo.

Agli amici di sinistra auguro buon proseguimento della battaglia antifascista, anche buona rivoluzione contro il clero, la monarchia e la nobiltà. Buona permanenza nel '700. Agli altri, di raccogliere le forze e iniziare a individuare dove agisce e qual è OGGI il potere, quali sono oggi i pericoli. Trump non è il salvatore, ma certamente non può essere peggio di questi squilibrati.

Vincenzo Costa


 
Nel tempo libero curo mio figlio PDF Stampa E-mail

19 Novembre 2024

 “Nel tempo libero curo mio figlio”. Questa affermazione è apparsa nei titoli dei giornali di qualche giorno fa. Non ho nulla contro colei che l’ha pronunciata. Non è necessario riferire chi sia in quanto ciò che importa è un livello più ampio, è il livello culturale che ha permesso la formulazione della frase citata. Frase e concezione di madre che dice tutto sulla direzione, più che esiziale, in cui va la cultura, cioè tutto. Frase passata senza reazioni scioccate da parte della stampa, della politica, di qualche istituzione civile, e neppure religiosa. Frase dolorosa che contiene in sé quanto ci siamo allontanati dalla natura che siamo. Una distanza che abbiamo percorso sulla scia del progresso e la sua promessa di felicità come somma di acquisti. Anche in nome del femminismo, forse il movimento che, più di altri, si è nel tempo deformato. Da diffusore della consapevolezza della pari dignità delle donne, è divenuto un mostro, replicante del peggior modello maschile, anche agli occhi di molte donne. Persone dal respiro libero, non asfissiato dall’ideologia che, come tutti i fideismi, con il rispetto, la dignità e la parità non ha nulla a che vedere. Frase sconsolante, che seppellisce la forza delle donne. Quella degli uomini è caduta, da tempo, per prima sotto lo stesso maglio che ha dato forma a quella fila di parole, di pensieri, di concezione, di, ancora inavvertita, disperazione e perdizione. Che ha permesso le politiche oggi sulla cresta dell’onda, integralmente intente ad alimentare la mortificazione di quanto è ancestrale in noi, totalmente dedicate a sottrarci la bussola naturale, assolutamente impegnate a fare di noi oche da foie gras di falsi valori materiali.

 

Eccessiva reazione per una frase in fondo vera? Tanta reazione per niente? Per così poco? Le parole rivelano uno spettro più ampio dello stretto significato letterale. Le parole impiegate per descrivere rivelano la prospettiva con la quale guardiamo il mondo. “Nel tempo libero curo mio figlio”. Non deve passare sotto silenzio una frase così, neppure se pronunciata da persone che lavorano. Se tecnicamente non fa una piega – ma non la farebbe neppure dire che le donne sono un buco – in quanto allude al tempo libero dal lavoro, è la legittimazione di quelle parole per il loro significato tecnico, che le fa diventare il sintomo di una cultura che non ha più niente di natura. Dovrebbe, invece, accadere il contrario, cioè che nel tempo libero dall’educazione e dalla cura della prole ci si può dedicare ad altro. Ma neppure così è abbastanza. In una cultura non pregna di metastasi della mercificazione, la cura genitoriale non ha il diritto di interruzioni, soprattutto spirituali. Diversamente siamo al turismo genitoriale per caso. Siamo all’appropriazione indebita e impunita delle nuove vite. Siamo infatti alla maternità surrogata, al figlio della carta di credito di chi compra e della miseria di chi giunge a mettere a disposizione se stessa, magari per una lavatrice. Non è da escludere.

Fa ridere? Oh, sì, fa ridere chiunque si sia piegato agli imperativi culturali, non ultimo, ma primo, al suo linguaggio pieno di io e di realtà oggettiva, di jingle e di repliche di luoghi comuni. Vite consumate entro il calderone di petulante, insistente e invadente comunicazione dei notiziari, della pubblicità, delle canzonacce (gran parte), dei dj. Goccia dopo goccia la cultura ci costruisce, così, si diviene, senza sforzo quando non con comodità, la stalagmite che essa ci impone di essere per sostenersi, per propagarsi. Una moltitudine di persone calcificate, che senza difficoltà alcuna, se interpellate, in quattro e quattr’otto trovano le ragioni, culturalmente e, a volte, legalmente autorizzate, della propria lascività etica. Ma mai lo spunto per afferrare la narrazione che cola giù dall’alto, quella che trovano pronta in tavola, e provare, tentare, sforzarsi di vederne l’origine e il significato, perché è in quel modo (TINA) e non in altro per, eventualmente, condividerla a ragion veduta o prenderne le distanze. E se così andasse, madri o padri, si guarderebbero dall’esprimere quella frase senza avvertire di aver abiurato a se stessi. Senza la consapevolezza di aver dato un calcio in avanti al macigno che ci sta travolgendo. 

Lorenzo Merlo


 
Giudaismo postbiblico PDF Stampa E-mail

17 Novembre 2024

 Da Rassegna di Arianna del 14-11-2024 (N.d.d.)

Elon Musk ovvero della via destra al transumanismo mondialista. Le distopie non sono solo di sinistra come troppi credono. L'idea di forgiare con la cibernetica una "unica coscienza mondiale", unificazione tecnofinanziaria dell'umanità e insieme parodia rovesciata dell'Universalità trascendente delle religioni tradizionali, è l'ultima aggiornata versione del sogno luciferico che tenta l'uomo da sempre.

Elon Musk fa parte degli ambienti americani NatCon, ossia nazionalconservatori, il cui maître a penser è Yoram Hazony, un filosofo della politica ebreo-americano il pensiero del quale è oggi un riferimento, forse il principale, di Fratelli d'Italia che in tal modo ha riempito il vuoto dello sradicamento ideologico postfascista con questi apporti della destra americana. Può sembrare una contraddizione la vicinanza di Elon Musk, con la sua idea tecno-mondialista, agli ambienti del nazionalconservatorismo statunitense dato che la posizione filosofica di Hazony è di critica al cosmopolitismo. Un concetto nel quale Hazony racchiude, con un salto pindarico antistorico e antifilosofico, tanto gli antichi imperi sacrali quanto le odierne organizzazioni sovranazionali mondialiste. Al cosmopolitismo Hazony oppone il modello del regno biblico di Israele considerato quale rivendicazione del particolarismo sovranista contro la pretesa universalista (Cfr. Y. Hazony "Virtù del nazionalismo"). Forte è la critica di Hazony alla Chiesa cattolica che ha assunto il modello universalista romano, tradendo l'ebraismo. Ma per fortuna, sostiene Hazony, è poi intervenuta la Riforma che, creando chiese nazionali, ha riportato il Cristianesimo alla radice ebraica fondata sul principio della libertà e sovranità dei popoli. In Hazony si ripropone la convergenza antiromana, quindi anticattolica, tra giudaismo postbiblico e protestantesimo che è il cuore dello spirito americano nelle sue radici puritane.

Ma, al tempo stesso, il suo "nazionalismo" modellato sull'esempio biblico del regno davidico - che nella esegesi cristiana è invece prefigurazione della Chiesa universale nella quale sarebbero entrati anche i gentili - è soltanto la faccia appunto nazionalista del giudaismo postbiblico laddove, del tutto complementare con essa, sussiste anche una faccia universalista della concezione giudaica del Regno messianico. Sono due facce della stessa medaglia e sono inseparabili perché, nel messianismo giudaico postbiblico, il "popolo messia" diventa anche il portatore della luce sulla terra per edificare l'unità delle nazioni, nella pace universale, ma sotto la guida - in talune versioni solo spirituale, in altre anche politica - di Israele. I cristiano sionisti protestanti americani sposano questa escatologia giudaica e per questo sono fanatici sostenitori dello Stato di Israele. La profezia di Isaia per la quale nell'era messianica i popoli trasformeranno le loro spade in vomeri - profezia che campeggia in una delle sale principali dell'Onu - interpretata secondo questa prospettiva diventa, al modo dell'esegesi giudaica, la realizzazione in terra del Regno di Dio. Si tratta di un chiaro approccio millenarista che poi spiega molte cose anche riguardo la politica sionista attuale.

È evidente - c'è stato un tempo nel quale Papi, teologi, mistici ed esegeti cattolici ne avevano piena avvertenza oggi piuttosto scemata - che questa prospettiva giudaica è del tutto a-cristica come anche la lettura della Scrittura che ne è alla base e che supporta il nazionalconservatorismo di Yoram Hazony. Non è in Gesù Cristo che si realizza il Regno di Dio attraverso la metanoia dei cuori - e, alla fine della storia, nella trasformazione trans-storica del mondo che verrà assunto dall'Eterno, nel passaggio dalla temporalità all'eternità, incontrando la Gerusalemme celeste, che scende dall'Alto, sicché ci saranno "un nuovo cielo e una nuova terra" (Ap. 21,1) - ma il Regno sarà realizzato in terra e nella storia come organizzazione politica e ora, con le possibilità offerte dalla cibernetica sviluppate da finanzieri miliardari come Elon Musk (emulo conservatore del progressista Bill Gates), attraverso l'unificazione mondiale delle coscienze in una unica coscienza globale.

Luigi Copertino


 
Prepararsi al peggio PDF Stampa E-mail

15 Novembre 2024

 Da Rassegna di Arianna del 12-11-2024 (N.d.d.)

Qualcuno ha festeggiato, o almeno visto con favore, la vittoria di Trump. Un atteggiamento comprensibile come reazione alla spocchia dei democratici, alla loro idea di modellare il mondo intero con la loro doppia morale, con la loro ipocrisia, supponenza. Comprensibile come reazione, ma è giunto il momento che si smetta di reagire e si inizi a ragionare.

Per come le cose si stanno iniziando a delineare la presidenza Trump sarà devastante. Tralasciando le questioni interne agli USA, di politica economica interna, di tutela dei lavoratori americani, dei diritti di tutti, e limitandoci alla scena internazionale comincia ad essere chiaro che: 1) il massacro dei palestinesi non solo proseguirà, ma sarà legittimato, non si cercherà neanche più di far finta di disapprovarlo, come hanno fatto i democratici. Questi sono ipocriti: Trump sarà fiero di quello che accade. Rivendicherà ogni massacro come il dispiegarsi della civiltà. 2) se il segretario di Stato sarà Rubio, questi ha già chiarito che l'unico responsabile dei bambini morti e delle stragi in Palestina  è Hamas. 3) può darsi che questi anni vengano davvero sfruttati per annettere, di fatto, i Territori palestinesi, per fare pulizia etnica con il pieno sostegno degli Stati Uniti. Anche la Cisgiordania entrerà nel mirino. 4) come le prime parole di Biden furono "Putin è un killer", e lasciavano presagire dove si sarebbe andati, quello che si sente e si inizia a capire indica che si andrà allo scontro, in primo luogo, con l'Iran. 5) l'Iran è l'unico impedimento al dominio statunitense e israeliano nella regione, e si cercherà di farlo saltare. 6) prevedibile che lo sdegno verso l'oppressione delle donne sarà spostato tutto sull'Iran. Si tratta infatti di incrementare il conflitto interno, di provocare una guerra civile dentro l'Iran, una guerra civile che, se riescono ad innescarla, sarà sanguinosissima e infinita. Israele si presenta già come il liberatore degli iraniani. State attenti a quello che dite, perché le vostre giuste indignazioni possono servire solo a coprire fiumi di sangue, di uomini e di donne, e per ragioni molto diverse da quello che credete. 7) dei diritti delle donne in Afghanistan o in Arabia o in Pakistan etc. non interessa più a nessuno. Il dirittoumanismo  procede sempre in direzione degli Stati che l'Occidente vuole destabilizzare. Prima arriva la rivendicazione dei diritti umani, della civiltà, poi la guerra civile e le bombe. 8 ) che gli USA abbandonino l'Europa forse è un'interpretazione sbagliata: gli USA di Trump sono perfettamente in sintonia con gli europei. Questi dovranno ora svenarsi per aumentare le spese per la difesa, tagliando su sanità, scuola. Non ci sono soldi per le cose essenziali, ma- lo ha chiarito Draghi - per le armi si trovano. Che Draghi voglia sganciare l'Europa dagli USA solo un pazzo può pensarlo. Molti conflitti tra potenti sono scene teatrali. 9) l'Ucraina diventa un problema europeo, ma a maggior ragione può sfuggire di mano. Una volta che gli Stati Uniti fanno un passo indietro, non sono più soggetti a possibili ritorsioni. Ma gli europei si. 10) il gioco con l'Iran non è a rischio zero: se la Russia e la Cina permettono la sua destabilizzazione perdono di credibilità internazionale. 11) la nuova amministrazione scoprirà tuttavia che la Cina non è quella del 2016.

Chi credeva che i venti di guerra sarebbero cessati con Trump forse confonde le speranze con la realtà. Il vizio è però alla radice: continuiamo a sperare nell'uomo della provvidenza, ci si divide e si fa il tifo tra due mali. Bisogna che iniziamo a riprenderci in mano il nostro destino, a dire che i popoli devono rientrare nella storia, dalla quale sono stati espulsi negli ultimi 40 anni. Non destra e sinistra, non i potenti. Non verrà da questi ciò di cui il mondo ha bisogno. Bisogna tornare a stare dall'unica parte giusta: dalla parte dei popoli.

Il primo passo per pensare un'altra storia è capire che l'emancipazione dei popoli non può venire da nessun salvatore, da nessuna rivoluzione colorata, da nessuna destabilizzazione coi soldi occidentali. Che non dobbiamo stare né con Trump né con Biden, ma dalla parte dei popoli. Con prudenza, col passo della storia, senza fare precipitare quei popoli nella guerra civile, ma stando comunque coi popoli, e con nessuna élite, di qualsiasi colore sia. Dobbiamo reimparare a distinguere le culture dal potere. Le culture sono cose vive, che evolvono, coi loro ritmi, con le loro direzioni, che non sono le nostre. E questi ritmi vanno compresi e rispettati. Il potere, invece, non bisogna mai rispettarlo.

Vincenzo Costa

 

 
Tradizionalismo anticapitalista PDF Stampa E-mail

13 Novembre 2024

 Da Rassegna di Arianna dell’11-11-2024 (N.d.d.)

In Marx l'opposizione al Capitale è inserita in una visione progressiva della storia. Il dominio del Capitale è un male, e deve essere superato, tuttavia è un male, che similmente al Mefistofele goethiano, finisce per operare il bene, ovvero crea le condizioni per un nuovo tipo di società superiore. Non solo è lo strumento per la creazione di quella accumulazione della ricchezza che è un presupposto fondamentale per la fine della «vecchia merda», ovvero lo sviluppo della ricchezza che avrebbe liberato gli esseri umani dal bisogno, che era la forza più potente che riconduceva le società al dominio e allo sfruttamento. Inoltre il dominio dell'accumulazione del capitale mette fine a tutti quei vincoli personali tradizionali che sono di ostacolo al nascere di una società futura. Secondo Il Manifesto del partito comunista, il Capitale «ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli. In una parola: ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche. La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività che fino allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l'uomo della scienza, in salariati ai suoi stipendi. La borghesia ha strappato il commovente velo sentimentale al rapporto familiare e lo ha ricondotto a un puro rapporto di denaro.» Inoltre: «I bassi prezzi delle sue merci sono l'artiglieria pesante con la quale spiana tutte le muraglie cinesi, con la quale costringe alla capitolazione la più tenace xenofobia dei barbari. Costringe tutte le nazioni a adottare il sistema di produzione della borghesia, se non vogliono andare in rovina, le costringe ad introdurre in casa loro la cosiddetta civiltà, cioè a diventare borghesi. In una parola: essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza.»

Tuttavia esiste un'opposizione al capitalismo che appartiene alla tradizione. Aristotele è il primo grande oppositore dell'accumulazione per l'accumulazione per la dismisura che vi è insita. Il cristianesimo, tanto quello cristiano che ortodosso, vieta l'usura, vietata l'usura è ancora oggi nelle società islamiche. La Divina Commedia dantesca è la protesta contro la nascita del capitalismo dal punto di vista della tradizione, che assomma tanto Aristotele quanto il cristianesimo. Il motivo per cui le società tradizionali si oppongono alla brama individuale di accumulazione è nel  carattere dissolutivo di questo istinto quando ad esso viene dato libero corso. Come accadde nelle città italiane del 1300 che si ritagliarono uno spazio di libertà tra Papato e Impero, ma fu la libertà di dare libero corso alla brama individuale. Grazie a questa «accumulazione primitiva» che divenne necessaria ai successivi stati per finanziare gli eserciti, questo principio si impadronì di tutti gli stati europei (vedi il mio saggio “Il mondo multipolare e il pensiero marxista”). In seguito a causa della potenza generata dall'accumulazione di ricchezza questo modello si è diffuso in tutto il mondo. Infine anche Cina e Russia hanno dovuto dare libero corso alla brama individuale. «Arricchitevi!» Come disse Bucharin in occasione della Nep lanciata da Lenin.

Scriveva Edoardo Sanguineti nel libro  Dante reazionario: «il lungo furore circa la lupa e quel maledetto fiore del fiorino è il più grosso e robusto credo di orrore che si sia levato di fronte ai facili trionfi dei banchieri e dei mercanti fiorentini, ormai complici di una chiesa economicamente bene aggiornata: un grido che è paragonabile soltanto, se accettiamo un duro ma illuminante anacronismo, con gli alti clamori dei grandi scrittori europei della restaurazione ottocentesca, strepitanti di fronte alle facili vittorie del capitalismo industriale, nazionale e internazionale, o diciamo addirittura con le aspre querele del non a caso fascisteggiante Pound, deplorante che “with usura, sin against nature”».

Non era il fatto singolare che un autore «reazionario» possa dar vita ad una critica del capitalismo, fatto già assodato nel marxismo, ad es. Marx fu un grande ammiratore di Balzac che politicamente fu un realista. Vi era il riconoscimento da parte di Sanguineti che esiste una opposizione al Capitale che deriva da una visione della vita tradizionale, diversa rispetto al pensiero progressista, che può essere di interesse anche a chi appartiene ad una diversa tradizione di pensiero, quale quella comunista. Come risulta da questa intervista:

SANGUINETI Non ho fiducia negli intellettuali cosiddetti di sinistra. E la destra non sta meglio. Se vogliamo sapere cosa sia il capitalismo è meglio leggersi Pound o Céline che Baudrillard. GNOLI Molti ancora prendono Pound con le molle. SANGUINETI E fanno male. La diagnosi del mondo moderno è straordinaria. Come quella di Eliot che da anglo-cattolico reazionario ha in orrore città infernali come Londra. Leggerli è molto appassionante. (Edoardo Sanguineti, Sanguineti's song: conversazioni immorali)

Da qui l'interesse verso la poesia di Pound, in merito al quale si trovava d’accordo con Pasolini, con il quale fu impegnato, per il resto, in una lunga ma produttiva polemica. Quel Pound che nel canto «contro l'usura» ha espresso nel modo più incisivo il punto di vista tradizionalista contro il Capitale, poesia di cui Sanguineti aveva ripreso alcuni brani in “Laborintus”. Pasolini dal canto suo, con l’intento di scandalizzare il benpensante progressista, professava di essere un reazionario: «Io sono una forza del Passato/Solo nella tradizione è il mio amore».

Oggi, se da una parte le altre civiltà mondiali hanno dovuto, per far fronte all'espansione occidentale, adottarne i principi capitalistici, allo stesso tempo vediamo che l'identità storica, derivante dall'appartenenza a civiltà diverse rispetto a quella occidentale, ha giocato un ruolo fondamentale rispetto al tentativo di imporre un unico modello, quello occidentale. Questa identità si conserva attraverso la continuità con il passato, cioè la tradizione. Mentre l’alchimia dialettica di trasformare il male in bene non ha funzionato. Ritengo sia necessario riconsiderare il rapporto con la tradizione, la frattura con il passato (nella quale noi viviamo) non porta ad una società superiore, ma all'anomia e infine alla dissoluzione sociale. Ma dobbiamo evitare il tradizionalismo che è il dominio del passato sul presente, il dominio di ciò che è morto su ciò che è vivo, ovvero quando le mort saisit le vif, mentre la tradizione è un fuoco che deve essere mantenuto vivo.

Gennaro Scala


 
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