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La rivoluzione colorata del MoV PDF Stampa E-mail

14 Agosto 2019

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Da Comedonchisciotte del 10-8-2019 (N.d.d.)

 

Il giocattolo si è rotto ed era molto probabile che dovesse accadere a breve termine. Infatti la crisi non è arrivata per caso, ma volutamente pianificata da Salvini, iniziata già da alcuni mesi per la conflittualità interna al governo, quando i 5S hanno iniziato a inciuciare in Europa col PD, a criticare Salvini sui migranti lasciati ad arrostire in mezzo al mare, sulla sua linea considerata inaspettatamente troppo dura verso le Ong, dopo mesi e mesi in cui si erano completamente zerbinati nei confronti del Capitano. Ora molte cose sono cambiate, qualcosa si è rotto, e soprattutto in autunno ci sarà da affrontare una manovra finanziaria lacrime e sangue, perché sotto i diktat della rigidità economica imposta dal pareggio di bilancio, non ci sono molti margini di sopravvivenza, e Salvini, trionfante nei sondaggi, vuole passare all’incasso, così da rafforzare la sua posizione dominante senza accollarsi tutta la responsabilità della manovra. L’escalation della crisi ha seguito una pianificazione ben precisa, soprattutto dopo che gli attacchi contro Salvini da parte di Conte e di Di Maio, erano diventati sempre più pressanti, in coincidenza delle oscure intese in Europa coi Dem (lo scambio Sassoli/Castaldo e l’elezione della falchessa Von der Leyen).

 

La politica oggi, nella società dello spettacolo, è soprattutto comunicazione spettacolare, uno show continuo alla ricerca del consenso, e sulla scena vince sempre l’istrione, lo showman, colui che domina la scena e indulge ad una recitazione esibizionistica. Così come plateale è stata l’esibizione di Salvini al Papeete beach, quando ballando sulle note dell’Inno di Mameli ha inaugurato la sua campagna elettorale in previsione della crisi di governo in progress. Lo spettacolo della società dello spettacolo (Guy Debord) è la ricostruzione scenica dell’illusione religiosa, nel mondo falsamente rovesciato, il vero è un momento del falso, e lo spettacolo ha sempre la meglio sulla realtà, con tutti i suoi riti allucinatori e blasfemi (il ballo sulle note dell’Inno di Mameli), la nuova religione politica, per cui chi non riesce ad allestirlo al meglio, è destinato a perdere. Salvini al contrario si è mostrato capacissimo d’interpretare il maschio alfa della politica italiana, l’uomo forte che risolverà i problemi degli italiani, chiude i porti, riduce gli ingressi dei clandestini, fa scelte coraggiose contro un Di Maio troppo debole, femminizzato e succube. Il Capitano vince e incanta sempre di più l’elettorato, praticando una forza e un’efficacia comunicativa senza precedenti, anche grazie alla fenomenologia del corpo nudo… nuotare nella piscina della villa confiscata alla mafia nel Senese, farsi fotografare a torso nudo mentre decanta il pesce di una pescheria pugliese, oppure ballare con una cubista nell’orgia mediatico erotica del Papeete Beach. Il virale torsonudismo di Salvini, amplifica una rinnovata goliardica ideologia, dal sapore fortemente edonistico, proprio della società dei consumi. Continua a convincere quando mangia le pizze e si sbrodola di salsa di pomodoro, mostra muscoli misti a trippa sulle spiagge italiane, monta una moto d’acqua della Polizia in costume, come se fosse un comune bagnante sulla banana gonfiabile, interpretando al meglio quello che Umberto Eco diceva ne “La fenomenologia di Mike Bongiorno”… un ministro dell’Interno che piace perché si confonde tra la folla dei bagnanti. Quindi tutto ciò che ai suoi detrattori appare come “narcisistico” o “cialtronistico” è in realtà una mirata strategia mediatica studiata fin nei minimi particolari da Luca Morisi, il regista che ha creato l’effetto Salvini.

 

Ora la Lega presenta una mozione di sfiducia verso il governo, il cui premier è un re travicello, che non ha un proprio sostegno elettorale, e che ora ha difficoltà a legittimarsi con un profilo da statista provvidenziale, quando rilancia le critiche a Salvini. Ma la sua scelta non è stata un fulmine a ciel sereno, piuttosto ben pianificata nell’arco degli ultimi mesi, dopo l’inciucio tra M5S e PD in Europa, dopo l’elezione della falchessa dell’austerity Ursula Von der Leyen, e i continui attacchi da parte di molti esponenti del MoV verso le politiche del Ministro dell’Interno. Il M5S rappresentava ormai l’anello debole di un contratto di governo che si era progressivamente sbriciolato sotto il numero delle numerose smentite, l’esaurirsi di prospettiva del MoV era divenuta sempre più percepibile, un partito azienda alla ricerca perduta di un’identità compatibile con le concrete esigenze dei cittadini italiani, ormai in pieno tumulto di contraddizioni. Il MoV è stato una formidabile forza di opposizione, negli ultimi 10 anni ha raccattato consensi a destra e a manca, promettendo di risolvere ogni problema e di realizzare tutto e il suo contrario, ma arrivato al governo ha mostrato l’inganno, tutta la propria inconsistenza e mancanza di identità, resta solo l’identità aziendale, verticistica e digitale. Visto poi che il confronto con l’efficienza e l’abilità comunicativa di Salvini lo ha costretto ad una continua e dolorosa emorragia di consensi, i radicali del terzo millennio si sono messi ad inciuciare con i Dem per risalire nei sondaggi, perché l’appoggio al sistema fa parte del loro DNA, una falsa forza antisistema e una falsa rivoluzione prodotta da menestrelli e cantastorie.

 

Molto grave la scelta del M5S di andare in soccorso di Ursula von der Leyen per la Presidenza della Commissione Europea, tamponando così le falle nella sua maggioranza e permettendole l’elezione con uno scarto di soli 9 voti (circa 75 franchi tiratori soprattutto fra i socialisti). Logico sottolineare che tale atto rappresenta una svolta politica radicale nella strategia pentastellata, che va in controtendenza rispetto al messaggio complessivo che il MoV aveva sempre dato, determinandone la perdita di ogni connotazione antisistema. Non è stato certo mai credibile che il M5S fosse anticapitalista o rivoluzionario, tuttavia sembrava un elemento di rottura destabilizzante, anche con la proposta di numerose istanze anti liberiste. La crisi di governo era nell’aria da tempo, la resa dei conti si è consumata poi dopo il voto al Senato sulla sceneggiata relativa alla Tav, definita da Alberto Perino, leader dei No Tav, un vero tradimento delle tante battaglie combattute insieme a Grillo. Ma il punto di non ritorno è stata senza dubbio l’elezione di Ursula von der Leyen, perché mentre Salvini aveva martellato a lungo sull’Europa da cambiare e da stravolgere, attorno ai sovranisti della Lega si stava formando una sorta di “cordone sanitario” per disinnescarne la potenza eversiva, come dice Antonio Maria Rinaldi. Rinaldi, infatti, da tempo sostiene che al Parlamento europeo sia in atto una ghettizzazione del fronte sovranista, un processo di esclusione cui il M5s ha partecipato attivamente.

 

Ora si stanno muovendo strane manovre di Palazzo per evitare il voto, che consegnerebbe il governo alle destre. Si moltiplicano scabrosi retroscena sulla stampa che danno conto del tentativo, partito dai renziani, di trovare un accordo coi grillini per evitare il ritorno alle urne. Infatti nelle ultime ore Renzi, sembra muoversi in questo senso e in contrasto con la linea ufficiale del segretario Nicola Zingaretti, che invece invoca il voto subito, per scongiurare lo zampino renziano sul varo del suo nuovo progetto politico. Forse un “governo elettorale”, nuova formula magica per organizzare una trappola salva poltrone, cui stavolta partecipa volentieri anche il M5S… diversamente come potrebbe fare la propria “rivoluzione colorata”??

 

Rosanna Spadini

 

 
Tre partiti simili PDF Stampa E-mail

13 Agosto 2019

 

Da Appelloalpopolo dell’11-8-2019 (N.d.d.)

 

Non esiste nessun ostacolo, logico, giuridico, politico, a far cadere questo governo e a farne un altro dopo pochi giorni, sempre giallo-verde ma con altro (più limitato) programma e altra composizione. Tutte e due le forze di governo sono legittimate a farlo cadere e a riproporne uno simile. L’errore mastodontico è stato il “contratto di governo”, un papiro contenente un programma di cinque anni e forse addirittura di dieci, stipulato come se in Italia avessimo il presidenzialismo, come se esistesse una norma che obbligasse a un governo di cinque anni e come se i due partiti fossero uno solo. La nostra forma di governo è parlamentare e il sistema elettorale è (quasi) proporzionale: i partiti in Parlamento fanno quello che cacchio gli pare. Per fortuna. Inoltre, siccome le differenze tra Lega, M5S e PD sono minime, ci sono almeno tre ipotesi di governo basate sulle coppie di questi partiti.

 

A Mattarella spetterebbe spiegare che i partiti non hanno nella realtà tutte queste differenze e che sicuramente ogni coppia è in grado di eseguire i comandi europei in politica economica – sono quelli e sono neo-liberali e austeritari, non si scappa: sotto questo punto di vista ogni esecutore è uguale all’altro: l’unico partito diverso è il partito della rottura (vera, non a chiacchiere), che non c’è – e di trovare un accordo su 3-4 provvedimenti significativi sui quali lavorare.

 

Il chiacchiericcio quotidiano e il teatrino della politica – insomma il marketing politico del PD, della Lega e del M5S – servono soltanto a ingannare i cittadini e a oscurare questa pura ovvia indiscutibile verità: i tre partiti ci tengono a far credere di essere molto diversi dagli altri ma in realtà sono tre partiti neoliberali, europeisti e federalisti; queste tre tendenze ideologiche consentono facili accordi sul 90% dei problemi. Può darsi persino che i partiti credano di essere davvero molto diversi ma evidentemente si sbagliano, essendo europeisti, neoliberali e federalisti.

 

Stefano D’Andrea

 

 
Una morte prevedibile PDF Stampa E-mail

12 Agosto 2019

 

Da Rassegna di Arianna del 10-8-2019 (N.d.d.)

 

Dal carcere di massima sicurezza di New York, il vaso di Pandora è stato richiuso. Jeffrey Epstein è stato trovato senza vita in carcere. Si sarebbe suicidato. Impiccato... Insomma, un suicidio "provvidenziale" che permetterà a molti di tornare a dormire sereni.

 

Nei giorni scorsi Epstein aveva accettato di collaborare e di fare i "nomi" dei complici e delle persone coinvolte nei suoi crimini pedofili in cambio di una riduzione della pena. Nel frattempo stavano emergendo sempre più dettagli sconvolgenti sulla sua vita (la visione transumanista e il suo piano di creare dei superumani ingravidando nel suo ranch delle donne con il suo seme) e sul coinvolgimento di personaggi insospettabili. Come era prevedibile, Epstein è stato trovato morto. Molti avranno tirato un sospiro di sollievo. Il miliardario si porta nell'aldilà i suoi segreti. Quei segreti che avrebbero rischiato di far tremare un intero Sistema. Un Sistema con la S maiuscola che, ormai è sempre più chiaro, non permette fughe di notizie, né tantomeno di essere scoperchiato.

Enrica Perucchietti

 
Visione olistica o naufragio del Titanic PDF Stampa E-mail

11 Agosto 2019

 

Da Rassegna di Arianna del 9-8-2019 (N.d.d.)

 

Circa cinquanta anni fa c’è stato l’inizio di due movimenti: -  Uno, notissimo, è passato sotto il nome di “sessantotto”, dal suo convenzionale anno di nascita, con alcune manifestazioni piuttosto concrete; -  L’altro, passato praticamente sotto silenzio, può essere definito un movimento di pensiero, ma con radici e conseguenze ben più profonde: ce ne stiamo accorgendo solo adesso, soprattutto per alcune manifestazioni molto gravi ed evidenti messe in opera dal Sistema Totale, o, se preferite, dalla Terra.   Proverò a battezzarlo sistemico-olistico, seguendo una definizione di Fritjof Capra. Un’altra denominazione potrebbe essere non-antropocentrico.  Gli obiettivi principali del Movimento del Sessantotto si sono manifestati soprattutto in campo sociale, anche con istanze pacifiste. Su questi punti il Movimento è fallito: le disuguaglianze sociali-economiche sono molto aumentate e ci sono più guerre di prima. Sono aumentati anche il consumo di psicofarmaci e la violenza in genere. […] L’ubriacatura del “progresso” è continuata più che mai, e i Sessantottini sono rimasti completamente antropocentrici. Non si sono mai resi conto che siamo parte di un Sistema molto più grande, cioè la Natura, e che solo se si è pienamente coscienti di questa realtà si può ottenere una vera svolta. Non hanno mai riconosciuto il valore “in sé” degli altri esseri senzienti. In altre parole, non hanno avuto alcun contatto con l’”altro” movimento, di cui farò cenno. […] Il Movimento è poi stato quasi-riassorbito dal sistema industriale-economico, come i movimenti simili successivi, più piccoli e recenti. Forse il Sessantotto, filosoficamente materialista e meccanicista, è stato la massima espressione del nostro grande errore, l’errore antropocentrico: complici non richieste, le tre religioni abramitiche che hanno sempre sostenuto in modo abnorme questo errore.

 

L’altro movimento, ignorato, è nato più o meno nello stesso periodo ed è rimasto sul piano del pensiero e della visione del mondo. Ricordo alcuni eventi di quegli anni e di quelli successivi: -  La pubblicazione del Rapporto I limiti dello sviluppo (1972), unico studio completo condotto con modalità sistemiche, anche se è ancora antropocentrico; -  La pubblicazione del noto articolo di Arne Naess The shallow and the deep  (1973) che costituisce una specie di atto di nascita dell’Ecologia Profonda, e dei libri di Fritjof  Capra (Il Tao della fisica, Il punto di svolta), Gregory Bateson (Verso un’ecologia della mente, Mente e Natura), Rupert Sheldrake (La rinascita della Natura, La mente estesa); -  Il procedere degli studi e delle pubblicazioni sulla dinamica dei sistemi, in particolare dei sistemi complessi e dei fenomeni mentali che ne conseguono, fra cui le pubblicazioni di Ilya Prigogine (La Nuova Alleanza, La fine delle certezze);-  Le scoperte di etologia degli animali non-umani ad opera soprattutto di Konrad Lorenz (Gli otto peccati capitali della nostra civiltà e molti altri) e Jane Goodall; -  La indistinguibilità fra mente e materia conseguente a decenni di studi di fisica quantistica, di fatto ignorati dalla scienza divulgata; -       Gli studi e le pubblicazioni di Stefano Mancuso e di Peter Wohlleben sulla vita emotiva dei vegetali (molto recenti). Ci sono diverse varianti, molte sfaccettature riconducibili (almeno in parte e talvolta un po’ alla lontana) a questo movimento, che non ha ancora trovato una sua unitarietà, una sua azione comune: cito la Decrescita, l’Ecopsicologia, l’Animalismo, il Vegetarianesimo e il Veganismo, l’anti-caccia, il Movimento Zeitgeist, l’adesione a filosofie orientali e native, il cancrismo, l’anti-industrialismo, la critica integrale alla civiltà (Primitivismo), la Permacultura, il Bioregionalismo, la Macrobiotica, la fine dell’economia, l’animismo-panteismo, i dissidenti cattolici (seguaci di Teilhard de Chardin), i credenti nella mente estesa, i movimenti “di transizione”, i recenti movimenti giovanili contro i cambiamenti climatici, e chiedo scusa se ne ho dimenticato qualcuno. Potrebbero trovare una visione unitaria nel quadro dell’Ecologia Profonda, che ammette al suo interno diverse Ecosofie (Arne Naess). Come accennato, numerose tendenze del pensiero scientifico-filosofico attuale (Unità della Vita, Fisica quantistica con fusione mente-materia, dinamica di sistemi, studi sulla mente animale e vegetale, fenomeni mentali nei sistemi complessi, e altri) supportano le idee dell’Ecologia Profonda.

 

Se non si modifica il paradigma cartesiano-newtoniano proprio dell’Occidente degli ultimi secoli, non si ottengono veri risultati duraturi per un cambiamento così profondo da riportarci in equilibrio con il resto del mondo naturale, di cui comunque facciamo parte. Inoltre, non possiamo continuare con il solito linguaggio sociale-economico-politico, ma dobbiamo basarci su un più solido linguaggio scientifico-filosofico. Il Movimento del Sessantotto è rimasto pienamente in questo paradigma totalmente antropocentrico, molto diffuso ma ormai superato, anzi forse il Sessantotto è stata una grande espressione ed esaltazione dell’antropocentrismo. L’altro movimento, quello sistemico-olistico, non-antropocentrico ma ecocentrico, più profondo, più filosofico, ma più lento e ancora in fase nascente, ci lascia qualche speranza, anche se abbiamo poco tempo a disposizione. Bisogna comunque rendersi pienamente conto che l’applicazione del suo sottofondo di pensiero significa la fine della civiltà industriale e la nascita di culture del tutto diverse, con l’eliminazione dell’economia, e forse anche del denaro stesso. Altrimenti non ci resta che metterci sulla tolda del Titanic a goderci lo spettacolo.

 

Guido Dalla Casa

 

 
Un altro imbroglione PDF Stampa E-mail

10 Agosto 2019

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Non cadete nella trappola dell’antisalvinismo come siete caduti in quella dell’antiberlusconismo.  I tirapiedi della carta stampata, spalatori di letame alla Travaglio, sono felicissimi quando abboccate le loro esche.  Vi impediscono di capire cosa sta in realtà succedendo intorno a noi. Salvini non è detestabile perché fa fare un giro al figlio sulla moto d’acqua della Polizia o perché balla e si diverte sulla spiaggia o perché governa a colpi di tweet come pare sia abitudine ormai globalmente diffusa da quando la politica è diventata innanzitutto marketing.

 

Salvini è detestabile perché ha raccolto voti dicendo “No Euro” e reclutando personaggi come Bagnai e Borghi mentre ora continua a ripetere che l’Euro è necessario per proteggere gli interessi degli imprenditori del nord-est italiano (l’unica parte di Italiani che realmente rappresenta). È detestabile perché nonostante gli show mediatici sulle battaglie con le navi ONG, in realtà gli immigrati continuano ad arrivare, e non solo via mare, e in pochi fanno notare che la riduzione drastica del 2018 rispetto al 2017 avvenne quando agli Interni c’era Minniti (che “stranamente” agì in assenza di critiche da parte del PD e di tutti i buonisti). È detestabile perché non si oppone a riforme come il taglio dei parlamentari dimostrando di reputare la democrazia come merce di scambio. È detestabile perché con l’autonomia differenziata vuole dividere l’Italia e gli Italiani in cittadini di serie A e cittadini di serie B in linea con il progetto dell’UE. È detestabile perché con le privatizzazioni e la svendita dei patrimoni statali vuole ridurre la presenza dello Stato nella gestione dei servizi essenziali come auspica ogni buon liberale (ripeto liberale non Sovranista). È detestabile perché con la flat tax aumenterà le disuguaglianze tra i cittadini. È detestabile perché sta imbrogliando gli Italiani, ma ancora più detestabili sono coloro che non se ne accorgono.

 

Fiorella Susy Fogli

 

 
Fine del Sud PDF Stampa E-mail

9 Agosto 2019

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Da Rassegna di Arianna del 7-8-2019 (N.d.d.)

 

Due milioni di ragazzi sono spariti dal sud, titolano allarmati i media. Chi li ha rapiti? L’Anonima Espatri, ossia il Progresso, ovvero la Modernità, cioè la Globalizzazione. È come se fosse sparita una metropoli come Napoli, periferie incluse, ripetono drammaticamente da giorni. Ma scusate, di che vi allarmate e vi lamentate, il vostro è il pianto del coccodrillo. Per anni tutti i media, i salotti e gli osservatori, hanno elogiato i ragazzi che vanno via di casa, che sulle ali di Erasmus e Ryanair, s’involano per i cieli globali e si liberano da quel catorcio che è il loro paese, la loro provincia, la loro famiglia. Me li ricordo gli elogi liberali e radicali, modernetti e progressivi, anzi global, a chi se ne andava. Solo ora capite che la loro fuga non andava vista soltanto dal loro punto di vista singolo e contingente o con gli occhi asettici del modello globale ma andava commisurata alla realtà, al mondo che abbandonavano: da una parte le famiglie, già decimate dalla denatalità, private di figli, di energie dinamiche, depresse di prospettive, abbandonate alla loro desolata anzianità dal divorzio verticale fra genitori e figli. E dall’altra i paesi del sud, abbandonati e disabitati, accartocciati su se stessi, avvizziti; la provincia svuotata, il mezzogiorno intero disertato dai più giovani e più intraprendenti. Avete decretato euforici la necessità di fuggire dal sud – iatavenne! – lo avete considerato un segno di emancipazione e di sviluppo, non rendendovi conto che così veniva decretata la morte a Mezzogiorno, la fine del sud e vorrei aggiungere anche di una cospicua parte della provincia italiana, compresa quella settentrionale. Ai restanti avete mandato come si faceva alle famiglie in lutto, quello che al sud si chiama “il conforto”; cioè la bevanda della nostalgia borbonica, che è innocua e serve solo a dimenticare l’Italia unita, accettando il destino euro-globale: così ai giovani è consigliata la partenza, ai restanti è offerto il rosolio dei borboni. Il sud è ridotto a una rampa di lancio per spiccare il volo e andarsene appena possibile. È come Libia 2, un porto di partenza per migranti equipaggiati di curriculum da far fruttare altrove. Perché qui da noi i titoli, i meriti, le capacità non valgono. Solo ora vi accorgete che istigando alla fuga, avete spento il sud e generato metastasi diffuse in tutto il territorio nazionale.

 

La cosa tragica intorno a questa danza macabra di morti bianche, è l’ingombrante, invadente assenza della politica. Dico ingombrante perché periodicamente il sud viene investito da massicce dosi di cercatori di voti che rimettono al centro la questione meridionale, senza fare poi un beato fico secco. Poco più di un anno fa i campi elettorali del sud sono stati invasi dalle cavallette grilline che hanno preso gran parte dei loro voti nel meridione, annunciando redditi e sostegni; forme nuove dell’antico assistenzialismo clientelare, con benefici a pioggia o a creanza, come nel passato. Hanno piazzato una classe politica in gran parte meridionale, napoletana, ai vertici delle istituzioni. Dall’altra parte tornano alla carica i naufraghi del Pd che ritentano la carta del sud e avendo perso il nord, il centro, la faccia e la linea, ritentano la via della campagna meridionale. Loro che hanno per molti anni governato le regioni del sud e che molte tuttora governano, coi risultati che si vedono. Ma la tendenza alla fuga dal sud prosegue ininterrotta da decenni ed è del tutto impermeabile alle stagioni della politica e ai suoi avvicendamenti. Può stare al governo centrale e locale il centro-sinistra, può stare il centro-destra, possono starci i grillini, ma lo svuotamento è irreversibile, e accade come se fosse scritto dal fato. E se al sud la gente comincia a pensare persino alla Lega, nonostante la matrice nordista e padana e l’ombra per molti minacciosa delle autonomie locali, vuol dire che il sud le ha già provate tutte. E la Lega è l’unica forza in campo non ancora testata. Visto che non funzionano gli indigeni, i romani e gli eurocrati, proviamo coi settentrionali; dopo non potremo che invocare i giapponesi. Anzi, sarebbe bello immaginare che le regioni ricche del nord adottino ciascuna una sorella povera del sud: che so, il Piemonte adotta la Campania, la Liguria la Calabria, la Lombardia la Sicilia, il Veneto la Puglia, il Friuli il Molise, il Trentino la Basilicata…

 

Sappiamo già in partenza che senza un progetto straordinario con poteri straordinari, senza missionari dell’impossibile, non si potrà mai invertire la tendenza, ripopolare il sud (non di migranti, s’intende) e risvegliare la vita e il lavoro in loco. Finita l’era degli insediamenti industriali, boccheggianti le opere pubbliche, negate le premesse sociali e culturali per un rilancio della natalità, a sud resta solo una strada: diventare meta attrattiva per le popolazioni del nord Europa e Italia, anche oriunde meridionali. Trasferirsi a sud, tornare a sud, in età matura o in pensione. Se, poniamo, venissero a vivere a sud due milioni di nuovi/vecchi cittadini al posto dei ragazzi partiti, si potrebbero generare altrettanti posti di lavoro nei settori annessi: commercio e artigianato, opere e infrastrutture, assistenza agli anziani e agricoltura, turismo e cultura, perfino ricreazione. Potrebbe rifiorire la vita. Per invogliare numeri così alti occorrono piani d’incentivazione fiscale, garanzie di sicurezza, standard di efficienza, programmi di rilancio edilizio agevolato nei centri storici. Il sole, il clima, non bastano, l’ospitalità antica delle genti meridionali nemmeno e neanche il costo della vita più basso. Dio sa quanto sia difficile questa strada, ma ce ne sono forse altre, per rianimare e ripopolare il sud, se non la trasfusione di popolo e l’incoraggiamento a procreare? Intanto, evitate di piangere la scomparsa del sud, salvo tentare di estorcere voti e prelevare seggi. Se venite in vacanza al sud non fatevi solo le foto col mare, le bellezze e le masserie. Mettete sul vostro comodino mobile, il display, la foto degli Ulivi morti di Puglia o delle terre un tempo agricole e ora desertificate. Perché le terre come le persone se non sono amate, poi s’ammalano, fino a morire.

 

Marcello Veneziani

 

 
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