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Si impara solo picchiando la testa PDF Stampa E-mail

9 Ottobre 2023

 Da Rassegna di Arianna dell’8-10-2023 (N.d.d.)

L'Occidente non ha più risorse culturali perché ha rimosso la sua propria storia. Non quella degli altri, ma la propria. Non ha rapporto con le sue radici greche, con quelle cristiane. Non ha più alcun rapporto con la storia, e ciò che si chiama filosofia analitica, che è la filosofia del dominio anglosassone, è l'espressione di questa rimozione. Si tratta di un'ideologia, il cui nucleo consiste nell'estrarre un frammento temporale da una sequenza. Le cose non hanno più storia, radici, motivazioni. Cadono dal cielo, sono frutto di follia e di irrazionalità. Una volta destoricizzate si prestano al ragionamento che il filosofo analitico predilige, e che è ovviamente la forma ideologica del dominio oggi: c'è un aggressore e c'è un aggredito.

Il cattivo è sempre l'altro. I buoni sempre gli Stati Uniti e i suoi alleati. Una storia che dura da Locke, i cui diritti universali servivano sempre a legittimare gli interessi proprio del suo lord protettore. Il liberalismo nasce da quest'anima da servo, ora santificato. Questa storia giunge sino a noi. I palestinesi, come sono cattivi, si cercano i guai, picchiano i poveri soldati israeliani. Alla fine, il filosofo analitico offre la soluzione: sono matti. E noi siamo la ragione. Qualcuno, che non è un filosofo analitico ma un sindacalista "de sinistra", un tale Landini che si atteggia a rivoluzionario, dice che così si bloccano le prospettive di negoziato di pace. Di quale prospettive parli lo sa solo lui. Che esistano tali prospettive deve essere una cosa segreta che è sfuggita a quegli ignoranti palestinesi. I fatti sono altri, e sono fatti di insediamenti illegittimi, di protervia, di oppressione.

I palestinesi esperiscono una cosa sola, che la loro prospettiva è semplice: o morire giorno dopo giorno in una riserva indiana, guardare la protervia di uno stato di fatto a base etnica, esempio luminoso di stato intrinsecamente razzista, oppure morire combattendo. Naturalmente sanno che Israele reagirà con la solita crudeltà, con lo stesso criterio che si chiama ritorsione ma che faremmo bene a chiamare con il suo nome: vendetta per moltiplicazione.

Hamas e i palestinesi non aprono una prospettiva di pace. Vero. Ma che scelta hanno? Che prospettiva ha offerto loro l'Europa? E l'Occidente? Ma c'è un aggredito e un aggressore. Purtroppo, la cosa che ferisce è che le generazioni che vengono sono state tirate su così, soprattutto quelle che si dicono di sinistra. Da esse non verrà niente di buono, e io temo che i disastri che faranno queste nuove generazioni faranno impallidire i secoli passati, che pure di tragedie ne hanno viste. Ma sto imparando, lo ho imparato su FB, che non serve avvisare. Purtroppo si impara solo picchiando la testa. E la storia sta accelerando, sta cambiando rapidamente. Io non penso che le generazioni che verranno saranno in grado di gestire questi cambiamenti. Il problema della storia sono loro, la fine della storia è questa generazione che ci segue. La storia sta emigrando altrove, forse, come sosteneva Patocka, gli eredi dell'Occidente sono altrove.

La Meloni non vuole diventare cinese. Il problema è che noi non siamo più in Occidente, e da un bel pezzo. Siamo in una terra di nessuno, in una sorta di limbo, sospesi. Per fortuna c'è l'apericena che salva i valori occidentali e il nostro way of life. L'Occidente oggi è l'apericena

Vincenzo Costa

 
Eduverso PDF Stampa E-mail

7 Ottobre 2023

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 Da Comedonchisciotte del 6-10-2023 (N.d.d.)

Riaprono le scuole e tornano i problemi di sempre: cattedre vuote, supplenti di passaggio,  palestre inagibili, carta igienica che manca, calcinacci che crollano, muri sporchi, ecc. Il degrado dell’edilizia scolastica è il marchio visibile del degrado morale di un paese che investe il 15% in meno della media delle grandi economie europee nell’istruzione. E che ha completamento obnubilato gli insegnamenti dei suoi maestri come Maria Montessori che voleva le scuole bellissime, in senso etico ed estetico, quale fondamento per un sano sviluppo delle nuove generazioni e quale segno di prestigio dell’istituzione. Da almeno trent’anni, infatti, il tramonto dell’Occidente è ben visibile entro l’orizzonte della scuola italiana, nell’imbrunire della memoria storica, nel rabbuiamento del valore del sapere, nell’oscuramento della cultura umanistica, nello scempio che ne è stato fatto. Scempio non certo dovuto a sciagurate politiche frutto di incompetenza ma a un progetto di distruzione programmatica che, una riforma alla volta, sotto qualsiasi partito politico, ha colpito sempre e solo in un’unica direzione: abolire l’educazione e fabbricare l’ignoranza. Oggi gli studenti italiani non possiedono più nemmeno il dominio della propria lingua-madre, non sono in grado di comprendere un testo semplice, detengono un vocabolario medio di 500 parole. Insomma, missione compiuta.

Si rientra in classe, dunque, ma si ritorna in un luogo che è diventato totalmente “altro”. Già, perché nel frattempo è stata introdotta l’ultima riforma imposta dall’Europa con il ricatto del Pnrr, Mario Draghi come sicario e masochisticamente inflitta dai dirigenti scolastici ai propri istituti nel giubilo della pioggia di soldi in arrivo. Il “Piano scuola 4.0” – così denominato in omaggio alla quarta rivoluzione industriale ideata dal Wef – prevede la transizione digitale dell’intero sistema scolastico italiano. Non si tratta solo di modernizzarlo dotandolo di quegli strumenti – in effetti essenziali di fronte ai problemi reali della scuola – come lavagna interattiva o registro elettronico. La riforma fa ben altro: legittima la didattica on line. Ciò significa che studenti e docenti saranno inghiottiti nel Metaverso, orwellianamente ribattezzato Eduverso. […]

L’assedio è iniziato negli anni ’90 con le “Raccomandazioni della Commissione Europea” e il primo “Libro Bianco” del 1993 (“Crescita, competitività, occupazione”) in cui viene esplicitamente dichiarato che le scuole devono promuovere l’acquisizione di competenze digitali e di tecnologie informatiche per rispondere alle richieste dell’industria del terzo millennio. […] Siamo a una frontiera, ad un salto di paradigma. Dopo trent’anni di politiche neoliberali che hanno “aziendalizzato” l’istruzione, la scuola non è più solo il campo dove allevare una massa di analfabeti globali, ma il laboratorio in cui sperimentare la riprogrammazione antropologica delle nuove generazioni. La riforma taglia definitivamente le radici dell’umanesimo per spostare la scuola nell’universo siderale del transumanesimo. D’altronde, la direzione a cui si puntava era già tracciata tre anni fa, con la bussola impostata sul Metaverso quando, durante la pandemia, si è inaugurata la didattica a distanza, il precedente di una scuola senza corpi come candidamente ammesso dallo stesso documento di presentazione della riforma. L’Unesco lo scrisse in maniera cristallina già nella primavera del 2020: si tratta del “più grande esperimento della storia dell’istruzione“. L’esperimento è perfettamente riuscito e ora si procede a normalizzare l’eccezione, come Overton insegna. La cavia è, naturalmente, l’alunno, nel vero senso della parola. […]

Tutto il Piano scuola è presentato in un lungo documento dove abbondano le parole in libertà stampate alla Zecca di Stato della propaganda e ben congegnate per intrappolare nella dissonanza cognitiva. Dopo aver citato Maria Montessori e Loris Malaguzzi (pace all’anima loro!) per cercare, nello scempio in atto, una fantomatica continuità con una tradizione pedagogica di eccellenza quale era la nostra, il Ministero esordisce ribadendo l’importanza dello spazio nell’apprendimento. L’aula quadrata o rettangolare con la cattedra disposta di fronte ai banchi è un modello inadeguato per le esigenze didattiche di un mondo in rapida trasformazione. Servono “ambienti innovativi” che sono, appunto, ambienti digitali, ovvero, sono “non luoghi”, spazi completamente smaterializzati. L’esatto contrario delle teorie dei pedagogisti sopracitati che consideravano le aree esperienziali e relazionali fondamentali per un sano sviluppo psicofisico. Un contorto giro di parole, di arbitrii concettuali e di lampanti menzogne oscure per arrivare ad imporre la transumanza della popolazione scolastica nel Metaverso, attirata con il piffero magico della modernizzazione, dell’aggiornamento tecnologico, della banda larga. C’è quasi da rimpiangere il banco con le rotelle della Azzolina. In entrambi i casi, il concetto di fondo è spostare gli alunni di qua e di là, secondo un moto perpetuo finalizzato ad allontanarli definitivamente dall’epicentro della scuola, ossia l’educazione. La scuola subisce, infatti, una dislocazione che ne muta profondamente l’essenza. Non più luogo di formazione dello spirito umano attraverso la parola, la dialettica, la relazione, ma sede di erogazione di nozioni impersonali somministrate per via immersiva e incantatoria. Aristotele, che fondò il primo liceo in Occidente dove insegnava camminando, deve cadere. E con lui Pitagora e la scuola di Crotone,  Copernico e l’Ateneo di Padova e tutte le nostre scuole e università, le più antiche del mondo.

È evidente che in una scuola dove si fa lezione nel Metaverso, i programmi tenderanno ad essere sempre più omologati e standardizzati, come, peraltro, già più volte annunciato dall’Onu. Non serviranno più milioni di insegnanti, ma basteranno poche piattaforme, una galleria di tutorial, un pugno di tecnici. Il ruolo del docente verrà progressivamente ridotto a quello di semplice aiutante fra uno studente e un’app fino a scomparire. Non è fantascienza, succede ora. Bill Gates lo ha promesso qualche mese fa: “entro due anni l’IA aiuterà i bambini a leggere e a scrivere”. Il docente va rottamato, non solo perché è, ormai, superfluo ma soprattutto perché, in quanto “magister”, “il più grande” e quindi esempio da imitare, è pericoloso: rappresenta un vero e proprio virus informatico vivente capace di far saltare tutto il sistema della scuola digitalizzata. Nell’Eduverso non ci sono impronte da seguire, non c’è nessun maestro che con il suo “corpo” di esperienza, sapienza, pensiero critico, umanità possa fare da anticorpo e filtrare lo schianto dei più indifesi nel virtuale dove saranno allevati dall’intelligenza artificiale, ossia da una macchina che li trasformerà in macchine. Da anni, la figura del professore italiano è il bersaglio di una programmatica svalutazione – e non solo perché ha lo stipendio più basso d’Europa e fra i peggiori nel mondo -, che ora, con il Piano scuola 4.0, diventa aperta umiliazione. In base alle competenze informatiche, infatti, il docente viene classificato “novizio, esploratore, sperimentatore, esperto, leader o pioniere”. Insomma, la scuola è diventata un video-game! Infatti, è in arrivo l’”animatore digitale”, una nuova figura da inserire al centro della comunità scolastica. Fine di ogni serietà, prestigio, autorevolezza. Non a caso, fu proprio Bill Gates il primo ad investire in Start up nate allo scopo di creare contenuti multimediali per rendere la scuola “divertente”. Siete contenti? L’istituto Saint Luiss di Milano ha già iniziato ad organizzare gite scolastiche nel Metaverso derubando gli allievi della meraviglia di esperire l’originale. La Cappella Sistina diventa un fumetto, Giulio Cesare un avatar, la geografia un video-game, la storia una fiction con la regia di Mark Zuckerberg e dei padroni dei nuovi media. Da testa pensante lo studente diventa terminale di un flusso ininterrotto di informazioni e manipolazioni presentate come verità indubitabili e indiscutibili, le uniche che saranno conosciute dalle nuove generazioni. Il medium è, infatti, il messaggio, come insegna Marshall McLuhan. Il sapere è sempre stato trasmesso per il tramite della parola, il famoso “logos”, che dal greco si traduce anche con pensiero. Non esiste, infatti, migliore palestra per l’intelligenza del linguaggio, che è ciò che ci contraddistingue come esseri umani. Togliere il confronto dialettico significa sottrarre ai giovani gli strumenti critici interiori per sottoporre ad analisi la realtà lasciandoli completamente disarmati di fronte al mondo. Scuola 4.0 significa perdere anche carta e penna a favore del tablet con la definitiva reductio ad digitum dell’essere umano. L’uomo pensa perché ha la mano: sono stati versati fiumi di inchiostro sulla connessione fra mano e cervello. A cominciare dall’antropologo André Leroy-Gouran che ha dimostrato che è grazie all’opponibilità di pollice e indice – tratto specie-specifico umano – che l’uomo ha potuto liberare la bocca dalla funzione prensile sviluppando il linguaggio, cioè il pensiero. Abolire una tappa fondamentale dello sviluppo psico-fisico dei bambini come la manualità fine dello scrivere non sarà senza conseguenze. Dall’aula fisica alla piattaforma dell’Eduverso, dal libro all’ebook, dalla penna al tablet, dal maestro al tutorial, dalla relazione alla navigazione solitaria, dalla cancellazione dei corpi al grande reset dei cervelli, la riforma entra nel nostro ordinamento e si appresta a trasformare almeno 100.000 classi delle scuole primarie e secondarie in aule multimediali, chiamate “Next Generation Classrooms” in omaggio alla colonia che siamo.

La riforma prevede un secondo asse di sviluppo: le “Next Generation Labs”, cioè la creazione in tutte le scuole superiori di laboratori per le professioni del futuro attinenti all’intelligenza artificiale e alla robotica. Non più luogo di formazione dello spirito attraverso la cultura, ma officina di avviamento al lavoro per operai specializzati e bacino di reclutamento per le multinazionali. Non si tratta più di istruire le menti ma di programmare manodopera 4.0 in linea con la mentalità utilitaristica di un mondo mercificato. L’obiettivo è di far crescere il numero degli iscritti agli ITS del 100%, come indicato da “Futura”, il piano particolareggiato del Pnrr. Lo spostamento della scuola da una funzione educativa ad una formativo-tecnica comporta una trasformazione profonda del tipo di società che si va a costruire. Si punta, quindi, sull’Istituto Tecnico Superiore a scapito del liceo che continuerà ad essere progressivamente depotenziato, insieme alle materie umanistiche, quelle che, da sempre, formano lo spirito, nutrono l’intelligenza e aprono la mente. […]

L ’Italia è il laboratorio d’eccellenza in cui si sta sperimentando la cancellazione delle Nazioni, laboratorio che è iniziato con gli attacchi alla nostra istruzione. La scuola è stata, infatti, fin dall’inizio, uno dei principali terreni di conquista subendo una vera e propria invasione barbarica dove tutto è stato pensato per offendere e sfregiare la nostra cultura.  In ossequio alla nuova frontiera del capitalismo, che è l’on-line, il Piano Scuola 4.0 obbliga gli istituti scolastici a oltrepassare la linea del digitale, lasciandosi alle spalle le macerie di una civiltà  millenaria. Nella cosiddetta “modernizzazione” paesi come Giappone, Cina e India sono all’avanguardia, ma si guardano bene dal tagliare le radici con la propria tradizione. Il cinese classico, il giapponese medioevale, il sanscrito indiano vengono, infatti, studiati per tutto il ciclo scolastico, circa 12-13 anni. […]

Tre anni di emergenza pandemica, bellica, energetica e climatica hanno dimostrato che l’unica cosa ad essere in serio pericolo è il pensiero critico, inteso come coscienza di sé, del mondo e dello stato delle cose. Un pericolo tanto più grave quando obnubila la coscienza di chi ha la responsabilità, altissima, di educare i giovani, avendo il dovere di approfondire ed esercitare il dubbio sulla complessità della realtà. Nel riallineamento di tutti i poteri in corso – politico, economico, mediatico, medico, ecc. – quello del mondo dell’istruzione è il più grave in quanto dovrebbe essere la sede, per eccellenza, deputata alla confutazione e alla tutela dei minori. Abbiamo urgentemente bisogno di insegnanti che smettano di ossequiare il Ministero dell’istruzione e tornino ad ascoltare Seneca, Dante, Leopardi. Abbiamo bisogno di maestri che non barattino la sicurezza del conformismo con il rischio del pensiero critico. Abbiamo bisogno di docenti che si riapproprino della scuola e rifiutino di trasformarla in un lager digitale disumanizzato. Abbiamo, soprattutto, bisogno di “maestri di vita”, di esempi di coraggio che non tradiscano la propria vocazione a quel compito immenso che è educare un altro essere umano.

Sonia Milone 

 
Surreali discussioni all'inizio della guerra PDF Stampa E-mail

4 Ottobre 2023

 Da Rassegna di Arianna del 3-10-2023 (N.d.d.)

Nel 1991, alla dichiarazione d'indipendenza, lo stato ucraino contava su 51 milioni di cittadini. Nel 2014, con il colpo di stato di Maidan la popolazione era di 44 milioni di abitanti. Oggi, ottobre 2023, l'Ucraina conta 23,37 milioni di abitanti. Quelli che mancano all'appello sono per la maggior parte rifugiati o emigrati volontariamente all'estero, cui si aggiungono - secondo le stime più aggiornate - intorno ai 300.000 morti in guerra (il che vuol dire almeno un milione di feriti gravi e mutilati). Le infrastrutture, la produzione agricola e gli apparati industriali ucraini sono devastati. L'intero sistema statale sopravvive soltanto grazie alla costante iniezione a perdere di capitali occidentali.

Di fronte a questo quadro ricordo le surreali discussioni dei primi giorni e settimane di guerra. Ricordo uno scambio di battute avuto su La7 in un Talk Show con un ambasciatore e con il conduttore del medesimo. L'ambasciatore (o ex ambasciatore, non ricordo), alle raccomandazioni di cercare il più rapidamente possibile la strada di una tregua e della trattativa rispondeva testualmente che era "troppo presto", che bisognava lasciar fare agli eserciti. Il conduttore, alla sollecitazione a prendere sul serio la piattaforma di proposte russe (ripristino accordi di Minsk, neutralità ucraina senza ingresso nella Nato, statuto amministrativo speciale delle regioni russofone all'interno dello stato ucraino) rispondeva stizzito che uno stato sovrano aveva il diritto di decidere se entrare o meno nella Nato. Ora, senza neanche provare ad entrare nelle contraddizioni, nelle bugie, nei doppiopesismi, una sola cosa mi chiedo. Mi chiedo se tutta questa gente che dall'inizio ha soffiato in tutti i modi sul fuoco del conflitto, adducendo come giustificazione la necessità umanitaria di "aiutare gli ucraini" ha riflettuto per un minuto sulle proprie responsabilità.

Poche settimane prima del 24 febbraio 2022, e di nuovo alcune settimane dopo l'inizio del conflitto ci furono tornate di trattative per ottenere una risoluzione politica del contenzioso; in entrambi i casi il rifiuto venne da parte americana (non ucraina, americana a nome dell'ucraina). Quello che non posso non chiedermi è se questa gente ha mai messo a confronto mentalmente cosa sarebbe stata l'Ucraina se quegli accordi fossero stati firmati con quello che è oggi. Da un lato avremmo avuto un paese neutrale, capace di commerciare in tutte le direzioni a est e ovest, con le province a maggioranza russa dotate di uno statuto simile a quello del nostro Trentino.

Dall'altro lato abbiamo un cumulo di macerie svuotato della popolazione più giovane e attiva. E in mezzo le vostre campagne h24 di menzogne guerrafondaie.

Ecco, ora per piacere, diteci di nuovo che lo avete fatto per l'inderogabile dovere umanitario di aiutare la popolazione ucraina; diteci che l'Europa si è svenata e ha compromesso il proprio futuro industriale, per il bene superiore dell'autonomia ucraina. Spiegateci una volta di più come voi eravate dalla parte del bene e dell'umanità, e tutti gli altri erano abietti putiniani.

Andrea Zhok

 
Sfacelo PDF Stampa E-mail

28 Settembre 2023

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 Da Rassegna di Arianna del 27-9-2023 (N.d.d.)

Lega: Un partito nato secessionista-autonomista-regionalista che si fa nazionalista; F.d.I: Un partito nato nazionalista-sovranista che si fa europeista e super-atlantista (ovvero assoggettato ai desiderata dell’imperialismo USA); PD: Un partito nato proletario e operaista che si fa portatore degli interessi del capitale e della finanza assegnandosi come segretario quanto di più improponibile poteva esserci sul mercato rispetto alle ragioni del proprio originario atto fondativo; M5S: Un partito nato populista e semianarchico che si fa giustizialista, esecutore dei desiderata della “magistratura  ideologizzata”; … E poi altri partitini, frattaglie varie, il cui scopo di vita è un enigma, nonché movimenti di pensiero “di sinistra” e “di destra” sedicenti radicali che si dibattono nel nulla cosmico su questioni varie (tipo l’emigrazione) affaticando la pancia piuttosto che far agire il cuore e il cervello: la gran parte dell’uno e dell’altro schieramento ne fanno una questione di consenso elettorale… il che è tutto dire.

Un’Italia così rappresentata non poteva far altro che impegnarsi nella costruzione di un conseguente mito farlocco, quello del coerentissimo emerito presidente della Repubblica elogiandone “la coerenza e il rigore etico” facendo rimbombare a pieno volume tutta la grancassa mediatica per renderlo specchio rappresentativo della Nazione. Nato fascista, si fa comunista stalinista strenuo difensore del Patto di Varsavia, quindi “comunista migliorista” (ovvero socialdemocratico) per poi diventare strenuo difensore dell’Europa delle commissioni finanziarie e strumento del Capitale, atlantista, alfiere della NATO e apologeta dei valori statunitensi.

Questa l’Italia in cui ci tocca vivere… Una Nazione in pieno sfacelo etico e morale che quelli come me orientati ormai osservano con distacco concedendosi, come atto di pura misericordia, l’auspicio di una rapida implosione.

Maurizio Murelli         

 
Uno dei periodi più tristi della Corte costituzionale PDF Stampa E-mail

25 Settembre 2023

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 Da Rassegna di Arianna del 24-9-2023 (N.d.d.)

Tra pochi giorni la Signora Sciarra Silvana lascerà la Presidenza della Corte costituzionale e finalmente andrà in pensione. Sicuramente nella mente della nota giurista fioriscono aspettative di nuovi e più alti destini. Per il bene della Nazione speriamo che non abbia altri incarichi. È stato un soggetto chiaramente non del tutto adatto a presiedere la Corte costituzionale, che richiede ben diversa saggezza e competenza, oltre che equilibrio nel dirigere l’udienza. Il suo nome resterà legato ad uno dei periodi più tristi della Corte costituzionale. Sarà ricordata come colei che, unitamente ad altri giudici costituzionali, ha dichiarato la costituzionalità di leggi illogiche, contraddittorie e palesemente negatrici di diritti fondamentali della persona garantiti dalla Costituzione. A cominciare dal noto art. 32 relativo alla materia sanitaria. La Corte costituzionale da lei presieduta ha “ucciso” per la seconda volta il grande Presidente Aldo Moro che fu il Deputato costituente che volle il secondo comma dell’art. 32 Cost. in base al quale sono in ogni caso banditi trattamenti sanitari violativi della dignità umana.

In una intervista incautamente rilasciata dalla Sciarra Silvana al “Corriere della Sera” il 2 dicembre 2022 il soggetto in questione, a proposito della pretesa costituzionalità delle leggi liberticide in tema di Covid, ebbe a dichiarare (anticipando illegittimamente la motivazione delle sentenze), che la Corte aveva “seguito la scienza”. A parte il fatto che la scienza medica non esiste in termini di definitive acquisizioni scientifiche, essendo essa attività di continua ricerca scientifica, è di pochi giorni la notizia che la European Medical Agency e la Commissione europea hanno finalmente riconosciuto quel che non si poteva e non si può più nascondere; e cioè il fatto che i sieri magici inoculati nel corpo dei cittadini in forza di una legge estorsiva e ricattatoria, hanno provocato e ancora provocano in misura crescente, migliaia e migliaia di morti.

Non so quale sia il peso di quanto è accaduto sulla coscienza della Sciarra Silvana e dei suoi Colleghi della Corte costituzionale. Non so se la sua sensibilità personale è tale da comprendere che con quelle infauste sentenze, si è resa corresponsabile morale del decesso di migliaia di persone. Non m’interessa saperlo.

Augusto Sinagra

 
Abisso degenerativo PDF Stampa E-mail

23 Settembre 2023

 Da Rassegna di Arianna del 20-9-2023 (N.d.d.)

Il putiferio sollevato dall'intervento di un medico critico sui vaccini anti-covid nel programma di Marcello Foa ci fa capire perché in questo paese non ci sarà mai pacificazione sociale dopo quanto è avvenuto con la criminale gestione nazionale della pandemia. Dopo aver distorto, mentito, censurato, bullizzato, ostracizzato, sospeso e licenziato in forme che farebbero vergognare qualunque dittatura, il blocco di potere nazionale, con al suo centro il PD, non può tollerare e non tollererà mai l'emergere di alcuna verità. (Questa è proprio gente cui la verità fa venire gli eritemi.)

Chiunque abbia seguito la vicenda covid non attraverso i mentitori seriali dell'apparato mediatico mainstream, ma cercando informazioni dirette, oramai sa benissimo tutto quello che c'è da sapere e che qui non può essere detto. Sul presente mezzo di comunicazione infatti è sempre stato impossibile esporre la valanga di dati, storie personali, articoli scientifici che dimostrano come la gestione covid, e specificamente la vaccinazione coatta della popolazione, sia stata un crimine, e non un "victimless crime". Ma di fronte a un crimine sostenuto da quasi tutto l'arco costituzionale, dalla stampa, dall'Amico Americano e dalla Corte costituzionale, il bianco diventa nero e i criminali benefattori. Non ci può essere e non ci sarà mai pace finché tutto l'abominio che è stato messo fuori scena da questa classe dirigente non verrà fuori. Ma, secondo uno stile consolidato, una classe dirigente di banditi copre i suoi precedenti crimini commettendone di nuovi, non consentendo alle persone di soffermarsi sul male passato, perché deve rincorrere un nuovo danno. Così dopo la reclusione coatta e il lasciapassare per vivere siamo passati alla sistematica distruzione di quel poco che rimane in piedi dell'economia reale e dell'indipendenza nazionale. Siamo stati coinvolti in un conflitto che non ci competeva e lo siamo stati nella forma più autodistruttiva, e anche - sia detto - più civilmente squallida, prendendosela sistematicamente con i cittadini di un'altra nazione in quanto detentori di quella cittadinanza.

L'abisso degenerativo in cui ci stiamo avvitando proseguirà fino a quando non riusciremo nell'impresa, davvero titanica, di ricostruire culturalmente e civilmente questo paese. E l'unico modo per farlo passa attraverso un graduale, ma totale, abbandono del processo di americanizzazione avviato dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Andrea Zhok

 
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