Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Maestri di ingerenze PDF Stampa E-mail

14 Luglio 2017

Image

 

Da Rassegna di Arianna del 12-7-2017 (N.d.d.)

 

Ci sono riusciti. Donald Trump è fritto, cucinato a puntino. Non resta che mangiarselo. La salsa è in cottura. Il figlio ha pubblicato le lettere della sua “colpa”. Perché l’abbia fatto non so, ma conosco storie, di minor rilievo, in cui il colpevole rivela in anticipo la sua colpa essendo stato informato che “qualcun altro” lo farà assai presto. Resta in vigore il proverbio: “excusatio non petita, accusatio manifesta”. In ogni caso così andranno le cose. Ricordo, en passant, che nel 2003 Giuliano Ferrara pubblicò la sua confessione sul Foglio, con grande rilievo, comunicando al colto e all’inclita che aveva preso le bustarelle gialle piene di dollari della CIA. Perché lo fece non so, ma certamente qualcuno stava per tirare fuori quei documenti. Così lui li anticipò sdrammatizzandoli (per quanto possibile). Infatti non successe niente. Adesso il giovane Trump ha fatto la stessa cosa. Con ogni probabilità tutte le sue e-mail, telefonate, contatti, viaggi, affari sono state setacciate (s’intende illegalmente) da qualcuno dei numerosi servizi segreti degli Stati Uniti. Così è avvenuto per tutti i familiari di Trump, per Trump stesso, per tutti i suoi amici e sodali (del tutto illegalmente s’intende).

 

Questa è la “democrazia americana” dei giorni nostri, piaccia o non piaccia ai suoi fedeli esegeti. Dov’è la “colpa”? Nel fatto che il figlio del candidato presidenziale va alla caccia di informazioni che possono compromettere il candidato avversario. Le cerca anche a Mosca perché sa o presuppone che a Mosca gliele daranno, preferendo Trump a Hillary. Chi gliele darà, forse, si firma in quelle mail e vanta rapporti con il governo russo. Ma la vanteria va provata. Colpevoli i russi? In base a quale criterio? Anch’io, dopo avere ascoltato Donald Trump in campagna elettorale, dove diceva che bisognava ripristinare normali relazioni con la Russia, preferii Donald Trump, nel mio piccolo, sperando che ciò potesse avvenire (naturalmente nell’interesse generale della pace nel mondo). E i russi fecero lo stesso ragionamento. Colpevoli per questo? È ingerenza preferire un candidato presidente che vuole dialogare? Non mi pare. Dare informazioni a quel candidato contro l’altro candidato (in questo caso candidata) è ingerenza? Forse, anche, ma gli Stati Uniti queste cose le fanno da sempre, in tutte le direzioni, con tutti i loro servizi segreti in coro. L’hanno fatto in Italia da quando sono venuti a cacciare i tedeschi. E continuano a farlo adesso, mentre scriviamo. Per esempio è in corso un colpo di stato mascherato da rivoluzione colorata in Macedonia. Il golpe nazista a Kiev lo organizzarono gli americani. Hanno distrutto nel frattempo, con gli stessi metodi, Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria. E ora si scandalizzano perché Putin o chi per lui, preferiva Trump?

 

In realtà la materia del contendere è altra, ma su questa c’è silenzio: sono informazioni vere o false quelle sulla Clinton? Come la domanda vera fu: erano reali le violazioni di legge che la Clinton fece con le sue e-mail? E quando le sue e-mail vennero pubblicate da Wikileaks, subito a Washington le “presstitutes” dissero che era stato Putin a rifilarle a Assange. E nessuno, mentre si strillava alle ingerenze russe, si ricordò di investigare sul contenuto di quelle mail. In ogni caso le mail di Trump Junior sono altra cosa, del tutto diversa, rispetto alle accuse di alto tradimento sollevate contro il padre. Accuse che da mesi non sono suffragate da prove, mentre la Giovanna Botteri, ieri sera, blaterava (come tutte le “presstitutes” di Washington) che “si sapeva” che gli hackers russi imperversavano su Washington. Chi lo sapeva? Lei e i canali televisivi americani che frequenta prima di ripeterli sui canali pubblici italiani. Nessun altro. Ma ora tutto fa brodo. E nessuno, in America e in Italia, che si renda conto che questa è già una dichiarazione di guerra contro la Russia. Un altro pretesto, come tutti i precedenti di questi ultimi anni obamiani. La Russia è il nemico. Con questo nemico non si può nemmeno parlare. Chi ci parla è un traditore della patria americana. Domani non ci sarà più nessuna elezione, in nessun paese occidentale, che potrà essere al riparo. Se l’America, il padrone dell’Occidente, è penetrabile come il burro, figuriamoci tutti gli altri! La Russia sarà incolpata di ogni insuccesso dei maggiordomi locali, di ogni exit poll che non corrisponde ai loro desideri, di ogni rivelazione scomoda per i “bravi” (ricordate Don Abbondio?). La democrazia liberale è già morta da tempo, ma il certificato della sua “non esistenza in vita” viene scritto in queste ore a Washington dalla “coalizione fantasma” del complesso militare industriale, del Comitato nazionale democratico, dei neocon, delle “presstitutes”. E, qui da noi, c’è ancora qualcuno che pretende di insegnare la democrazia liberale ai russi e ai cinesi. C’è solo da ridere, mentre ci prepariamo anche noi a fare raccolta di provviste per i tempi che verranno.

 

Giulietto Chiesa

 

 
L'Europa non sa cosa vuole PDF Stampa E-mail

13 Luglio 2017 

Image

 

Da Rassegna di Arianna del 10-7-2017 (N.d.d.)

 

Se Italo Svevo l’avesse conosciuta, dell’Europa unita avrebbe detto ciò che diceva (“La coscienza di Zeno”) della vita in generale: non è né bella né brutta, è originale. E uno dei tratti più peculiari di questa nostra Europa è di affermare con estrema serietà una cosa salvo poi fare, non si sa bene se per passione o per necessità, l’esatto contrario. Come si è puntualmente visto anche all’ultimo G20, quello di Amburgo, officiato dalla cancelliera Angela Merkel. Molti si sono attardati ad analizzare se avesse vinto il toro Donald Trump o la torera Merkel. In realtà non c’è stata corrida, perché gli Usa, la Cina, la Russia hanno una politica (più o meno illuminata, più o meno condivisibile, più o meno efficace) mentre l’Europa ne ha una, nessuna, centomila. Prendiamo alcuni dei temi più caldi e vediamo.

 

IL PROTEZIONISMO: pare che Trump abbia messo a segno un buon punto facendo inserire nel comunicato finale una sorta di autorizzazione a “misure difensive” (leggi: dazi) negli scambi commerciali. Strilli e strepiti in Europa dove però, senza tanti comunicati, sono già in vigore 41 dazi commerciali punitivi, 18 dei quali solo contro la Cina e la sua politica di dumping dei prezzi. Nell’ultima polemica, quella sull’acciaio cinese, è addirittura successo che la Commissione Commercio Internazionale dell’Europarlamento abbia chiesto a grande maggioranza (33 sì contro 3 no e 2 astenuti) di inasprire le misure contro la Cina comunque già previste dalla Commissione europea. Adesso, temendo che gli Usa di Trump facciano la stessa cosa con noi (si parla di dazi tra il 20 e il 25% sull’acciaio europeo) e per le stesse ragioni (difesa della produzione autoctona e dei posti di lavoro), ci diciamo disposti ad alzare le barricate e a difenderci in ogni modo.

 

IL TERRORISMO: anche qui l’Europa ha due facce (almeno), ma se non altro non è l’unica. Nella dichiarazione d’intenti che ha chiuso il G20 si dichiara con grande solennità di voler lottare contro il terrorismo internazionale e di voler bloccare le sue fonti di finanziamento. Se il tema non fosse così tragico, si potrebbe pensare a una barzelletta. Solo qualche giorno prima del G20, la responsabile della Ue per la politica estera, Federica Mogherini, aveva incontrato Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ministro degli Esteri del Qatar. E a lui aveva detto: “L’Europa ha sempre avuto buoni rapporti con i Paesi del Golfo Persico e vuole continuare ad averli in futuro”. Fuori dal gergo della diplomazia, ciò significa che l’Europa non vuole schierarsi né con l’Arabia Saudita né con il Qatar nella disputa che li oppone. Il problema è che sappiamo con scientifica certezza che sia il Qatar sia l’Arabia Saudita finanziano il terrorismo sunnita. Così come sappiamo che Donald Trump ha appena venduto pacchi enormi di armi americane sia ai sauditi sia ai qatarioti, cosa che peraltro fanno anche Francia, Regno Unito e Italia, mentre la Germania si contenta di vendere know how militare. […] Quindi, per l’ennesima volta, il terrorismo e i suoi finanziatori vogliamo combatterli, ma solo a parole.

 

LA RUSSIA: l’ultimo e recentissimo Consiglio Europeo ha rinnovato, in automatico e per sei mesi, le sanzioni contro la Russia. Però con Vladimir Putin tutti parlano e firmano contratti appena possono. Di più: lo Zar ha incontrato Donald Trump e i due, che si sono annusati e piaciuti, hanno persino discusso della possibilità di cooperare “per la stabilità della Siria”, organizzando insieme delle no fly zone. Applausi. Anche se due giorni prima lo stesso Trump, in un Paese oggi assai “pesante” nella Ue come la Polonia, aveva definito pericolosa e aggressiva la politica russa, dicendosi disposto a studiare con i polacchi un sistema per reagire. Applausi anche lì. Come si dice: la Ue ci è o ci fa? D’altra parte, ripetiamolo, non siamo soli: il Putin che non può metter piede nel G7 è lo stesso Putin che fa la star al G20, che peraltro rappresenta l’85% dell’economia mondiale. Una logica in tutto questo ci sarà, ma è difficile vederla.

 

I MIGRANTI: anche lì, una molto nobile riconferma degli obiettivi sanciti dal Global migration compact lanciato dall’Onu, il documento che prevede un contributo alla risoluzione del problema anche da parte dei Paesi lontani dalle aree di crisi e meno investiti dai flussi migratori. Sarà. Forse i Paesi molto lontani ci daranno una mano. Il problema è che, soprattutto in sede europea, sono i Paesi molto vicini a defilarsi e a lasciare il cerino acceso in mano all’Italia e alla Grecia, cioè agli approdi cui il famigerato Regolamento di Dublino lascia tutto l’onere dell’accoglienza. Regolamento che doveva essere cambiato al Consiglio europeo di cui sopra e invece niente. Condivisione dell’onere a cui tutti, in Europa, fanno marameo, come il fallimento del piano di redistribuzione di 160 mila migranti arrivati in Italia e Grecia dimostra. Mano che arriva, sì, ma sotto forma di schiaffone, come quando il presidente francese Macron si mette a filosofare di “migranti economici” e “richiedenti asilo” (ottimo sistema per non far nulla) o come quando l’Austria manda i blindati al confine del Brennero (una farsa, ma di non poco significato). Per cui, ancora una volta, non è il mondo che ce l’ha con l’Europa. Non è Trump che vince o Putin che bara. È che l’Europa non sa più chi è. Quindi non sa nemmeno che cosa vuole.

 

Fulvio Scaglione

 

 
Tutto come prima PDF Stampa E-mail

12 Luglio 2017

 

Da Rassegna di Arianna del 10-7-2017 (N.d.d.)

 

Poche parole. Un puro viatico estivo per salutarci e riprendere poi, se Dio vorrà, le nostre periodiche meditazioni. Abbiamo assistito a “grandi eventi”, o così è parso, o così ci è stato detto. C’è stato il “Vertice europeo” di Tallin sui migranti: tutto è più o meno rimasto come prima: l’Italia si terrà i suoi arrivi soprattutto dall’Africa; l’Europa praticamente se ne disinteresserà per la semplice ragione che l’Europa unita non c’è e l’Unione Europea è ormai la prima a saperlo e ad agire di conseguenza. C’è stato il “G20” che si è concluso con un nulla di fatto incentrato sulla plateale, disonesta, inutile stretta di mano fra Trump e Putin sulla base di un Accordo sul Nulla. Non esiste difatti nessuna possibilità di accordo. I “Grandi”, a cominciare dai due Leaders del Cremlino e della Casa Bianca, sanno bene che ormai i politici sono ridotti a “comitato d’affari” delle poche decine di lobbies internazionali che guidano il mondo e che ne gestiscono il disordine (a partire dal cosiddetto terrorismo internazionale) in modo da assicurarsi al di sopra di esso, e con l’alibi della necessità di combatterlo, i loro profitti. Tutto resterà come prima. Le grandi potenze nucleari continueranno a denunziare il pericolo nucleare nordcoreano in realtà molto limitato in quanto esso costituisce la foglia di fico dei loro ricchi affari e del vero, effettivo pericolo costituito dai loro superarmamenti e dalle loro allarmanti intenzioni (e stendiamo un velo su chi continua a parlare anche del pericolo costituito dall’Iran).

 

L’erosione di quel che resta dell’”ordine” del Vicino Oriente, in realtà già compromesso da un secolo dopo i trattati di Parigi e la costruzione degli stati arabi artificiali che avrebbero dovuto servire a suo tempo al neocolonialismo anglofrancese e che gli statunitensi hanno ereditato peggiorandone la gestione, peggiorerà fino ad arrivare a quel che troppi vogliono: la ridefinizione in senso etnoculturale di quello che un tempo era l’artificiale sistemazione nazionale. In altri termini, ad esempio, l’Iraq sarà prima o poi smembrato in tre, magari con qualche marchingegno formale (una riforma istituzionale in senso federalistico, ad esempio): l’importante è che nasca nel centro Iraq una repubblica arabo-sunnita rigorosamente antisciita e anti-iraniana, che ospiti centri militari NATO muniti di testate nucleari puntate contro Teheran; poi, quanto alla Siria, il suo smembramento salverà comunque Assad, magari con la rifondazione di una provincia alawita (c’era già negli Anni venti) occidentale che, comprendendo la costa, salvaguardi il diritto della marina russa di tenersi le basi di Tartus e di Lattakieh, come tutti gli uomini liberi del mondo auspicano in quanto la presenza militare russa nel Mediterraneo è comunque un salutare contrappeso alla pervasiva presenza della NATO, cioè degli USA e dei suoi alleati-ascari (italiani compresi).

 

Continuerà anche l’esodo dall’Africa, la cui origine profonda sta in realtà nel seguente paradosso: il continente africano è il più ricco del mondo in termini di suolo e di sottosuolo; il diritto internazionale e la carta dei Diritti dell’Uomo recitano concordi che le risorse della terra appartengono, area per area, ai popoli che la abitano; questo sacrosanto principio è di fatto violato dallo sfruttamento gestito dalle lobbies multinazionali che si spartiscono le risorse africane in combutta con i vari governi locali corrotti che esse sostengono da anni e con la copertura delle potenze internazionali Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU che garantiscono lo status quo gestendo con sistematica oculatezza il loro “diritto di veto” a qualunque risoluzione ONU volta a cambiare in qualche modo la situazione a favore dei popoli africani. Tutto ciò genera concentrazione della ricchezza, aumento esponenziale della miseria, fame e carestia (privatizzazione dell’acqua, monocolture industriali redditizie solo per chi le gestisce come l’ananas o il caffè, sconvolgimento del suolo a causa dello sfruttamento intensivo del sottosuolo, deforestazione, diminuzione a picco delle possibilità di lavoro e di sopravvivenza). Distinguere ormai tra “rifugiati” che hanno diritto d’asilo e profughi che semplicemente fuggono da paesi dove la sopravvivenza è diventata impossibile è cosa palesemente assurda: ma i politici e i media hanno dai loro superiori, i gestori delle lobbies, l’obbligo di continuar a recitare il mantra dell’impossibile contenimento spostato in Africa: magari con la creazione di Lager nel sud della Libia, come auspicato anche da alcuni irresponsabili che seggono nel Consiglio dei Ministri della repubblica italiana.

 

Ma noi c’indigniamo dinanzi allo spettacolo di estremisti di sinistra e di destra che, in concordia discors, contestano e assalgono il “G 20”. E io mi chiedo: dinanzi all’arroganza e alla violenza del “Pensiero Unico” ormai retto a sistema di governo universale attraverso le periodiche kermesse dei finti Padroni del Mondo che si riuniscono platealmente per ubbidire agli autentici padroni del mondo ben nascosti alla loro ombra, e tutto ciò senza nessuna possibilità di un’opposizione legale che verifichi le loro scelte, – la commedia sul libero scambio e  quella sul clima, con relative sceneggiate inconcludenti, ne sono prove -, c’è davvero alternativa alla protesta violenta?

 

Franco Cardini

 

 
Uccide di pił la sovra-nutrizione PDF Stampa E-mail

11 Luglio 2017

 

Da Comedonchisciotte dell’8-7-2017 (N.d.d.)

 

E dove stanno gli altri decreti Ministra Minestra? Se vogliamo fare i pagliacci diciamocelo, se invochiamo la scienza e la Pubblica Salute è un’altra cosa. Cos’è una morte prevenibile? È un umano che per una causa del tutto eliminabile dalla sua vita, ha finito per crepare. Conta se ha un anno e mezzo o 65? Sì nella sfera affettiva umana, e solo fino a un certo punto. No nella sfera della razionalità. La morte per una causa prevenibile del tuo bambolotto tenero appena nato, dopo una tosserellina e una febbriciattola, è devastante. Ma nella mia vita ho visto infinite volte famiglie, mogli, mariti, figli squarciati per sempre dalla morte di un caro a 65 anni per, ad esempio, un infarto. La classica telefonata che arriva a una donna che la sera doveva uscire per una pizza con marito e amici, e dall’altra parte “Pronto, sono il maresciallo Frantoni… lei è la moglie del signor Luca Alberti?” e una lama ti apre a metà, letteralmente. Luca Alberti era quel gioviale vicino di casa da sempre soprannominato ‘l’Albertone’ perché non pesò mai nella vita meno di 125 kili, oggi era 138. Nella sfera razionale, un pargolo (non vaccinato) che muore un martedì mattina, di colpo o dopo quella che sembrava all’inizio una banale febbre ma era morbillo, e ‘l’Albertone’, sono identici. Sono morti. Un Ministro della Sanità non può commuoversi e straziarsi per un piccolino, e sbattersene di un adulto. Come gli animalisti che si straziano per la baby foca con gli occhioni alla Disney, ma se ne sbattono il cazzo di milioni di sorci sterminati ogni giorno nelle città. Allora Ministra Minestra, vediamo due dati:

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che nel 2015 i bambini morti al mondo per morbillo sono stati 134.200, non specifica se vaccinati o meno. Certi studi sostengono che la grande maggioranza non erano vaccinati. Quella che è forse la più prestigiosa pubblicazione scientifica del mondo, il The Lancet, c’informa che nello stesso anno più di 3.000.000 di umani, inclusi bambini e adolescenti, sono morti di obesità da sovra-nutrizione. Questo ‘olocausto’ supera oggi di tre volte, TRE VOLTE, i morti di fame nel mondo. Allora, cara Ministra Minestra, dato che io e lei siamo concordi nel fatto che un dicastero alla Sanità non può fare, o meno, le lacrimucce a seconda che un decesso abbia il pannolino o la cravatta, a quando un decreto legge sull’obbligo di controllo della nutrizione dei bambini fin dall’adolescenza? Tre milioni all’anno, Ministra Minestra. Per i lettori, solo per dire che:

 

A) Se un Ministro fa una legge che permette ai genitori di RESTRINGERE IL MERCATO DEI VACCINI CHE VALE DAI 35-50 MILIARDI DI DOLLARI ALL’ANNO, quel Ministro viene mangiato vivo dalla lobby di Big Pharma. B) Se un Ministro fa una legge che obbliga i genitori a RESTRINGERE IL MERCATO ALIMENTARE DEL MEGA AGRI-MEAT-BUSINESS, quel Ministro viene mangiato vivo dalla lobby alimentare. Indovinate come legifererà un Ministro della Salute nel caso A) & B)*

 

* Risposta, non farà un assoluto cazzo in entrambi i casi, solo che i morti per cibo in eccesso sono migliaia di volte quelli per apparente carenza di vaccinazioni. E allora la proteggiamo o no la Salute Pubblica, o siamo dei clown venduti alle lobby? La posizione di Barnard sui vaccini è che IL DIBATTITO SCIENTIFICO VA RIAPERTO, PERCHÉ È STATO TACITATO TROPPO IN FRETTA. IO NON SONO UN TALEBANO PRO-ANTI-VACCINI.

 

 Paolo Barnard

 

 
Schedatura globale PDF Stampa E-mail

10 Luglio 2017

Image

 

Da Rassegna di Arianna dell’8-7-2017 (N.d.d.) 

 

Ciascuno di noi è consapevole di quanto sia labile il confine fra informazioni e controllo e intuisce come gli strumenti tecnologici di nuova generazione, telecamere, lettori digitali, scanner dell'iride e via discorrendo possano al tempo stesso garantire maggiore sicurezza, ma anche ledere profondamente la nostra privacy. Il sogno di chi gestisce la società globalizzata e globalizzante è senza dubbio quello di averci tutti schedati e sotto controllo come i cittadini di Person of interest. Lì si tratta in fondo di fantascienza, ma anche il confine fra finzione e realtà sembra farsi ogni giorno più labile, soprattutto quando entrano in gioco attori come l'Onu ed il Progetto Agenda 21 ...

 

Dichiarandosi sconcertata del fatto che attualmente nel mondo 1.1 miliardi di persone siano prive di documenti che comprovino la propria identità (e senza neppure immaginare che per molti di essi come ad esempio le popolazioni indigene possa andare benissimo così) l'Onu ha dichiarato di lavorare in collaborazione con Microsoft e Accenture alla creazione di un sistema globale che entro il 2030 sarà in grado di fornire un'identità legale digitale ad ogni abitante del pianeta. Durante l’incontro tenutosi il 19 giugno a New York di ID2020, vertice delle Nazioni Unite dedicato alla legalizzazione dell’identità digitale, con la presenza di ONG, imprese tech e autorità governative è già stato sviluppato un prototipo del nuovo documento che "finalmente" dovrebbe garantire a tutti un diritto umano fondamentale come quello all'identità che notoriamente, ci sentiamo di aggiungere, ciascuno di noi non possiede in mancanza di un qualcosa di tangibile che comprovi la nostra esistenza sul globo terracqueo. Il nuovo documento digitale alloggerà naturalmente su un cloud e conterrà oltre ai dati anagrafici i dati medici, quelli bancari, quelli concernenti l'istruzione e anche i dati biometrici relativi alle impronte digitali, caratteristiche dell'iride e del viso. La sua sicurezza sarà garantita dalla tecnologia blockchain e sarà consultabile attraverso qualsiasi network digitale compresi i cellulari. La giustificazione addotta dalla classe dirigente di Agenda 21 e dell'Onu per sostenere un'iniziativa di tale portata è naturalmente quella di aiutare un sesto della popolazione mondiale attualmente privo di un documento che ne attesti l'identità, semplificando di fatto la vita di profughi e rifugiati, come affermato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Il fatto che poi all'interno dell'operazione si proceda a schedare con lo stesso metodo anche gli altri cinque sesti della popolazione mondiale che di documenti ne hanno già a profusione o alcuni milioni di popolazioni indigene incontattate che anche senza documenti potrebbero dare lezioni al mondo intero in quanto ad identità e dignità, rappresenta naturalmente solo un fatto del tutto casuale.

 

Marco Cedolin

 

 
Educazione al dolore PDF Stampa E-mail

9 Luglio 2017

Image

 

L'educazione è sempre stata anche, forse soprattutto, educazione al dolore. Educazione (anche) al dolore erano l'Iliade o l'Eneide. Ed educazione al dolore erano I ragazzi della via Pal, il libro Cuore, Senza famiglia o La capanna dello Zio Tom.

 

L'educazione al riso non è educazione. Il riso è divertimento, è il giusto divertere, ossia deviare, ogni tanto, dalla via della vita. Pinocchio forse non educa al dolore, ma certamente non educa al riso. E Cappuccetto rosso, Pollicino, Hansel e Gretel o la volpe e l'uva e il lupo e l'agnello, se non erano educazione al dolore, certamente non erano educazione al riso.

 

Ho il sospetto che l'umanità pagherà molto caro l'abbandono dell'educazione al dolore e l'insistere nell'educazione al riso. L'educazione al dolore ha radici che si perdono nella notte dei tempi e trova quindi fondamento nella struttura psichica profonda.

 

Stefano D’Andrea

 

 
<< Inizio < Prec. 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 Pross. > Fine >>

Risultati 1921 - 1936 di 3745