14 Aprile 2017 Da Rassegna di Arianna del 20-3-2017 (N.d.d.) Ma non vi infastidisce questo coro assordante e monotono che ogni santo giorno, dappertutto – tv, radio, giornali, istituzioni, partiti e governi – vi dice sempre la stessa cosa contro il Gatto Mammone del Populismo? Attenti al populista, ripetono in coro ovunque, è xenofobo, è sessuofobo, è razzista, ci porta fuori dall’Europa, dal Mercato, dalla Modernità. Poi aggiungono che il populismo si fonda sulla paura quando invece è proprio sulla paura del populismo, sul terrore ideologico e mediatico quotidianamente propagato che si fonda l’Appello Permanente contro l’Orco populista, dall’Olanda alla Brexit, dagli Usa all’Ungheria, dalla Polonia alla Germania, dalla Francia all’Italia. Vogliono spaventarci e poi attribuiscono ai populisti la colpa di lucrare sullo spavento. Imprenditori della paura che denunciano imprenditori della paura… Mai lo sforzo di capire, di ragionare sul malessere e sul perché mezza Europa, nonostante questo tam tam ossessivo, poi sceglie i populisti o per disprezzo della politica non va a votare. Il problema da cui partire non è l’insorgenza di una patologia chiamata populismo, ma la malattia che origina e giustifica il suo espandersi: il fallimento delle democrazie non più rappresentative, il potere usurpato dalle oligarchie, il disagio sociale e civile per l’immigrazione massiccia e clandestina, la decrescita infelice del capitalismo, gli effetti di ritorno della globalizzazione, la retorica del politically correct. Nessuno tra i liberali, i moderati, i cristiano-democratici, i social-democratici e le sinistre varie riesce a fare un passo oltre la diffusione della paura o la furbizia pre-elettorale di qualche mossa ruffiana (come è stato in Olanda contro i turchi) per recuperare credibilità e rubacchiare voti ai populisti. Perché nessuno è in grado di rilanciare in modo più rigoroso, più educato, più realistico o se preferite in modo meno grezzo, meno emozionale, meno improvvisato, una proposta politica fondata sulla sovranità nazionale e popolare, sulla riqualificazione della politica, sulla motivazione ideale delle passioni civili, sul primato del sociale sull’economico? Perché nessuna forza dell’establishment riesce in modo convincente a rappresentare l’amor patrio e il senso della comunità, la tradizione, l’identità e il destino dei popoli e a prendersi cura delle sue fasce più esacerbate e ferite, i giovani e gli anziani, lasciando che di queste cose si occupino solo i populisti? Se l’onda populista è un fenomeno di pancia e di istinti, carente di cultura e di storia, priva di un criterio meritocratico per selezionare i suoi dirigenti, mi dite qual è la forza antipopulista che si fondi sulla cultura e la storia e selezioni la sua classe dirigente per merito e qualità? Loro saranno piazzisti e demagoghi ma i loro avversari sono mediocri, mezze figure, “personaggetti”, direbbe Crozza. L’unico modo per affrontare e sconfiggere il populismo non è demonizzarlo per escluderlo, ma è riprendere con dignità e competenza le istanze captate dai leader populisti e dai loro movimenti, rilanciando la Grande Politica e rispondendo al disagio dei cittadini. Il populismo crescerà fino a quando non ci sarà nessuno in grado di prenderne il posto in modo più affidabile ed efficace. Ma se la sinistra tradisce il popolo e la destra tradisce la nazione, non lamentatevi poi che cresca come erba selvatica il nazionalpopulismo… Marcello Veneziani
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Innaturalità dell'economia di mercato |
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13 Aprile 2017 Da Appelloalpopolo dell’8-4-2017 (N.d.d.) Il mercato esige, sposta, afferma, disloca, teme, fugge, apre, chiude, scommette, esercita, occupa, parte, arriva, crea, distrugge. Il mercato: l’essere deificato dalla contemporaneità, del quale si temono i presunti castighi e al quale si chiedono improbabili favori. Come già scritto in un precedente articolo, la nostra forma di convivenza è basata sul culto di qualcosa di trascendente: il libero mercato. Questo viene perseguito come una sorta di credenza religiosa da alcuni, che formano i governi in totale conformità con essa: una sorta di governo teocratico. In pratica, il mercato è stato deificato ed è divenuto il nostro sovrano. Questa sovranità gli giunge da un presunto diritto divino, che deriva dal falso mito della sua capacità di autoregolarsi. Un’idea trascendente regola così l’economia e conseguentemente la vita di miliardi di persone su questo pianeta, accomunate da una cieca fiducia nei confronti del loro sovrano o chine dinanzi ad esso per paura dei suoi improbabili castighi, dando vita a quella che tutti comunemente chiamano “economia di mercato”. Eppure, se si guarda all’etimologia della parola “economia”, ci si accorge che qualcosa è andato storto nella sua evoluzione, poiché a qualcosa di prettamente umano e immanente è stato affiancato un concetto di mercato deificato e trascendente. Come sempre accade, la filologia aiuta a comprendere meglio i reali significati delle parole e perciò è necessario sapere che il termine “economia” proviene dal greco ed è una parola composta da: “oikos” e “nomos”, ossia rispettivamente “casa” e “legge”, il che ci porta a comprendere che per gli antichi greci l’economia era qualcosa che aveva a che fare con le leggi o le regole della casa. Associarla al concetto di casa la riporta immediatamente ad una sfera fortemente intima, umana e soprattutto immanente, quindi nettamente in contrasto con la visione odierna del mercato che ne costituisce il carattere predominante. Ma, soprattutto, l’aspetto più interessante è che le leggi all’interno di una casa le fanno ovviamente gli uomini che la abitano; perciò questo ci porta inevitabilmente ad una netta conclusione: l’economia è una immanente creazione umana e, pertanto, essa deve ovviamente essere regolata dagli uomini, attraverso leggi. Se solo si prova ad immaginare una casa senza leggi e nella quale abitano più persone, corrono immediatamente alla mente scene di apocalittica anarchia. Nessun padre di famiglia o coinquilino si sognerebbe mai di dire: “da oggi le leggi di questa casa si autoregolano, è sufficiente perseguire ognuno il proprio interesse, la mano invisibile farà il resto.” Chiunque lo prenderebbe per pazzo e gli consiglierebbe un bravo dottore. Tuttavia, non si comprende come sia possibile che quando si parla della casa di tutti, ossia uno Stato, improvvisamente questa idea dell’autoregolazione debba acquisire credibilità. Il termine “legge” è senza dubbio ambivalente, poiché viene utilizzato sia per le leggi create dall’uomo sia per quelle della natura. Tuttavia, la sentenza della filologia al riguardo è inappellabile, poiché è evidente che le leggi della casa vengono stabilite, regolate ed eventualmente cambiate da chi la abita e non sono leggi indipendenti dall’attività umana come quelle della natura, altrimenti i greci avrebbero richiamato, senza dubbio, il concetto di “physis”, ossia di “natura”, ad essi molto caro. A questo punto viene alla mente la serrata critica svolta, nel secolo scorso, dall’antropologo ungherese Karl Polanyi, il quale si rifiutava nettamente di riconoscere un carattere di “naturalità” all’economia di mercato, ritenendola piuttosto un’anomalia nella storia della società umana, come ampiamente spiegato nel suo capolavoro La Grande Trasformazione. Egli ritiene che l’economia di mercato sia contraddistinta da un’innaturale mercificazione di tutta la società e in particolar modo di: terra, lavoro e denaro, ossia tre aspetti fondamentali della società che invece non sono merci. Ad esempio, se il lavoro fosse una merce, allora l’uomo che lo presta dovrebbe cercare di venderlo al prezzo più alto possibile, il che significa che il compito principale del lavoro, inteso come merce, dovrebbe essere quello di scioperare continuamente al fine di alzare il suo prezzo. Pertanto, semplificando, Polanyi giunge alla conclusione che essendo la mercificazione totale della società umana un processo innaturale, l’economia di mercato che la genera deve essere altrettanto innaturale. L’economia, perciò, non deve essere assolutamente considerata come avulsa dalla società, bensì come qualcosa di integrato e radicato all’interno di essa. Non può essere caratterizzata da aspetti trascendenti, poiché essa è esclusivamente immanente e soprattutto essa non è definitivamente in grado di autoregolarsi, ma va regolata attraverso leggi dal suo creatore: l’uomo. Luca Mancini
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12 Aprile 2017 Da Rassegna di Arianna del 10-4-2017 (N.d.d.) Dopo quello preconizzato da Orwell, e che magari è arrivato ma in termini differenti da quelli che egli si aspettava e aveva immaginato, un nuovo 1984 è alle porte, anzi è già qui. Michel Houllebecq, nel suo Soumission, ha immaginato una Francia islamizzata nel 2020: un po’ troppo presto, forse. E noi, a quando vogliamo ipoteticamente fissare il Novum Annum Orwellianum? Al 2024, quarant’anni dopo quello vecchio? Potrebb’essere un anno plausibile. Sul piano puramente e astrattamente biologico, ho qualche probabilità di esserci – ottantaquattrenne –, non so in quali condizioni mentali e fisiche. Ma come sarà? L’amica Eleonora Genovesi mi ha offerto al riguardo uno spunto interessante, ricordandomi una pagina di un altro autore che non aveva nulla da invidiare a Orwell, cioè Aldous Huxley. Ritengo il “futuribile” huxleyano, ohimè, largamente più incombente di quanto non fosse quello orwelliano. Ecco qua: “La dittatura perfetta avrà le sembianze di una democrazia, una prigione senza muri dalla quale i prigionieri non sogneranno mai di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”. Se questa “profezia” ha un difetto, esso consiste nel fatto che “nel nostro Occidente” questa “dittatura perfetta” è già qui, ora. Huxley descrive con straordinaria lucidità e con sorprendente esattezza la società del Pensiero Unico e del primato assoluto dell’Avere (e del Consumare, e del Profittare, e dell’Apparire) sull’Essere. Una società di benessere senza gioia, di permissivismo senza libertà, di tolleranza senza amore, magari perfino di (apparente) non-violenza senza misericordia. Vero è che questa società, già tra noi, ha determinato un mondo che sta generando degli anticorpi: alcuni odiosi, malvagi, pericolosi, ma che tuttavia potrebbero avere in qualche modo il merito di salvarci da essa. Pregate se siete credenti; vigilate se non lo siete. Ma ricordate sempre e comunque il vecchio proverbio arabo: “Quando la notte è più buia, non combattere contro le tenebre: però mantieni accesa la lampada”. Se volete sapere come sia e quale sia tale lampada, rileggete il Corano, sura XXIV, Al-Nur (“La Luce”). Franco Cardini
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11 Aprile 2017 Da Rassegna di Arianna del 9-4-2017 (N.d.d.) Il vile attacco missilistico statunitense, con dovizia di Tomahawk, su una base aerea siriana, è peggio di una semplice ritorsione, perché dimostra inconfutabilmente che l’obbiettivo è sempre quello dei tempi di Obama, cioè provocare a tutti i costi lo scontro con la Russia, ben oltre la “destituzione” del Presidente Assad. Per quanto i danni e le perdite cagionati dall’incursione piratesca degli Usa contro il governo e il popolo siriani non siano rilevanti (sembra che 36 missili su 59 non abbiano raggiunto l’obbiettivo, molti aerei sono decollati in tempo), il giubilo delle peggiori bande di assassini esistenti al mondo, da al-nusra e lo stato islamico ai turchi, ai sauditi e agli israelo-giudeo-sionisti, mostra quali siano i più stretti compari degli Usa. Ovviamente anche farabutti e servi come Junker, Merkel e Hollande si sono uniti al coro … perché l’Europa è ormai il cagnolino al guinzaglio dell’Asse del Male. Per non parlare della nullità blasonata Paolo Gentiloni, che ha giustificato la barbara azione Usa, in violazione del diritto internazionale, come una reazione a un crimine di guerra il cui responsabile è il regime di Assad … Un fedele lacchè sub-politico! Hanno ragione da vendere i russi, quando affermano che il presunto uso di armi chimiche da parte di Assad è un mero pretesto (lo è stato ai tempi di Saddam e lo è oggi). Infatti, i depositi erano dei mercenari jihadisti al soldo dell’Asse maligna, cioè degli americani, dei sauditi/wahabiti, dei turchi integralisti e degli ebrei sionisti. È stato sufficiente far esplodere quei depositi, durante un bombardamento dell’aviazione militare siriana, per porgere il destro agli Usa, scatenando l’intervento. Per non parlare dei filmati in cui si vedono soccorritori non protetti da mascherine e guanti … La situazione è più grave di quanto appaia, perché mostra un Trump neutralizzato, piegato ai voleri delle élite occidentali guerrafondaie, desideroso di non apparire come “l’uomo di Putin”, con un’amministrazione federale infiltrata (a partire dal vice presidente Pence) e depurata di elementi non graditi ai veri manovratori, come il generale Michael Flynn e Stephen Bannon, da poco rimosso dal consiglio di sicurezza nazionale. La martellante campagna mass-mediatica che c’è stata, subito dopo il bombardamento siriano del 4 aprile su Khan Shaykhun, non lasciava presagire nulla di buono. In Italia tutti i servi mediatici dell’Asse del Male si sono scatenati ed è stato evidente che si trattava di una preparazione a qualche avventura militare delle orde al soldo dei globalisti. Così, in effetti, è stato, come da copione. Neppure è un caso se l’infame boia ottomano Erdogan, da sempre pappa e ciccia con i terroristi, approva e chiede una no-fly zone di cinquemila chilometri quadrati in Siria … a beneficio degli stessi terroristi che hanno immagazzinato armi chimiche (fornite anche da Erdogan?). A questo punto, mi auguro che Putin e il suo gruppo di potere facciano sfoggio di quel sangue freddo e di quella prudenza da resistenti che gli hanno consentito di far risalire la china alla Russia, respingendo le provocazioni e evitando le trappole del nemico. La vendetta, notoriamente, è un piatto che si gusta freddo e credo che Putin lo sappia bene. Oggi sembra che solo i “dittatori” resistano con determinazione all’avanzata dell’Asse maligna a guida neocapitalista. Non le classi sociali oppresse in occidente, non coloro che subiscono la globalizzazione, la guerra, l’immigrazione indotta, la perdita di reddito e diritti. Perciò, io dico con convinzione Viva i Dittatori! Ultima ancora di salvezza … Non solo il misurato e coraggioso Assad o ancor di più quello Statista di alto profilo che è Vladimir Putin, ma anche il nordcoreano Kim Jong-un, che resiste anche lui, a modo suo, alla trionfale avanzata del maligno nel mondo! Eugenio Orso
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10 Aprile 2017 Da Rassegna di Arianna dell’8-4-2017 (N.d.d.) Trump o non Trump, la follia dell’Occidente, e dell’America in particolare, ha preso ancora una volta il sopravvento bombardando in Siria prima di accertare le effettive responsabilità e prima che si sia pronunciato l’Onu. È un errore storico che si ripete ormai dai primi anni Novanta. Si cominciò con l’Iraq, poi vennero le primavere arabe, infine la Siria. Con la scusa di sostenere i movimenti di liberazione democratica, abbiamo abbattuto gli unici argini al terrorismo, alla jihad e ai flussi migratori di massa, profughi inclusi. Protagonisti di questi sconsiderati attacchi l’America e alcune nazioni europee, più il sostegno di Israele. Prendete il caso della Siria. Un regime autoritario, come quello di Assad, aveva comunque garantito stabilità di area, equilibrio interno e freno a ogni ondata di fanatismo integralista. In Siria c’era anche un fiorente turismo internazionale a dimostrazione che era considerato uno dei paesi più interessanti e meno insicuri. Ma Assad aveva il difetto di essere alleato alla Russia di Putin. E di essere inviso a Israele. Il risultato è stato di sostenere i movimenti di liberazione per rovesciare Assad e poi la guerra civile, la guerriglia, i terroristi, perfino la jihad e l’Isis. Il risultato è stato il martirio del popolo siriano, la lunga scia di profughi riversati in Europa, la distruzione di Palmira e di altri luoghi di civiltà, il racket dei migranti, la nascita dello Stato Islamico. Ora, mentre la Siria con l’aiuto della Russia e con l’astensione americana, stava vincendo la sua battaglia interna contro gli insorti e i terroristi, giunge un bombardamento raccapricciante, di cui non si comprende lo scopo e soprattutto la mano. E l’America torna in campo contro la Siria, la Russia e l’Iran per la gioia dell’establishment occidentale, dei falchi d’Israele e dei turchi. Speravamo che Trump rompesse con questa linea sciagurata che risale ai tempi dei Bush ma che ha proseguito con poche variazioni anche con Clinton e Obama. Speravamo che Trump attivasse un nuovo rapporto con Putin e con l’Iran, suo alleato cruciale in Medio Oriente, nemico giurato del terrorismo, anche sotto il profilo religioso (l’eterno conflitto tra sciiti e sunniti). Così aveva esordito, Donald Trump e probabilmente consiglieri come Bannon lo avevano indirizzato in quel senso. Ora, invece, ha ripreso il sopravvento la casta militare di sempre, magari si sono ascoltate le lobbies dell’industria militare che hanno bisogno di smaltire missili e venderne di nuovi. E compiendo un’azione di guerra (a che titolo, poi, gli Usa decidono il bene e il male del mondo?), Trump conquista il consenso dei poteri politici, economici, militari e mediatici che insieme formano la Macchina infernale dell’Occidente. Vedi persino inviate della Rai che da mesi insultavano ogni santo giorno Trump, riferire ora in ginocchio la magnifica impresa del bizzarro Presidente Usa. E l’Europa vigliacca, accucciata dietro Trump, plaude all’impresa: la foca Merkel, il pinguino Holland, i soliti inglesi e pure i nostri straccioni governativi. Complimenti, avete dato una mano ai terroristi, avete rianimato l’isis e la jihad, perfino Erdogan è con voi per questa battaglia umanitaria… Marcello Veneziani
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