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Solo gli sconfitti commettono crimini contro l'umanità PDF Stampa E-mail

2 Marzo 2023

 Da Comedonchisciotte del 28-2-2023 (N.d.d.)

Il bombardamento di Roma da parte di 591 aerei militari statunitensi del 19 luglio 1943 fu un evento centrale che ebbe un impatto enorme sulla caduta del fascismo del 25 luglio 1943; ma nonostante la sua evidente importanza, la storiografia anche italiana continua a trattarlo come un evento minore. L’approfondimento della dimensione storica del bombardamento, oggetto di questo articolo, dimostra invece che fu un evento centrale, di enorme importanza, per il destino del nostro Paese e per gli esiti della Seconda Guerra Mondiale.

A partire dalla fine del 1942, in tutti gli incontri bilaterali con Hitler, Mussolini e Ciano avvisarono l’alleato tedesco della estrema difficoltà per l’Italia di continuare la guerra, richiedendo : a) l’avvio di trattative di pace con l’URSS o, in alternativa, il ritiro delle forze dell’Asse su una linea essenzialmente difensiva, sulla base dell’impossibilità militare della conquista della Russia; b) il trasferimento di ingenti forze militari dalla Russia all’ Africa, per impedire la presa da parte degli Alleati del Nord Africa francese, la sconfitta dell’ Afrika Corps e successivamente, l’attacco alleato alla stessa Italia. Come in occasione dell’invasione tedesca della Polonia, quando erano sicuri che avrebbe scatenato la Seconda Guerra Mondiale, Mussolini e Ciano avevano ragione: la Russia era militarmente imprendibile, gli Alleati sarebbero poi sbarcati nel Nord Africa francese e l’Afrika Corps sconfitta, con oltre 250.000 militari tedeschi e italiani presi prigionieri in Tunisia. Fino alla sconfitta dell’ Asse in Nord Africa con la caduta del Nord Africa francese (Operation Torch, 8-16 novembre 1942) e la presa della Tunisia del 13 maggio 1943, i bombardieri di USA e GB dovevano decollare dalle basi nel Regno Unito, ed erano quindi in grado di raggiungere solo il Nord Italia, in una rotta A/R lunga e pericolosa. Con la conquista del Nord Africa francese e della Tunisia, tutta l’Italia divenne raggiungibile dalla Northwest Africa Air Force, composta da diverse centinaia di aerei e bombardieri di USA e GB, schierati in diverse basi militari aeree in Tunisia e Algeria. Gli altri Paesi che avrebbero potuto offrire basi navali ed aeree per attacchi del genere erano infatti già stati occupati (Albania, Grecia e Jugoslavia) o erano alleati dell’Asse (Ungheria, Romania e Bulgaria). È solo con la perdita del controllo del Nord Africa francese, ossia di Algeria e Tunisia, che l’Italia si trovò completamente esposta. E così, il 10 luglio 1943, dalle basi alleate nord africane partì la Operation Husky, l’invasione della Sicilia da parte di 150.000 uomini, 3000 navi e 4000 aerei di USA, GB, Canada e Australia, che terminò con l’eroica evacuazione di circa 62.000 militari italiani e di circa 52.000 militari tedeschi dalla Sicilia del 17-18 agosto 1943, via Stretto di Messina: modello Dunkerque – ma non lo sa quasi nessuno. Contrariamente a quanto raccontato dalla storiografia dei vincitori, la resistenza tedesca e italiana all’invasione fu feroce, e durante i combattimenti si verificarono diversi abusi (esecuzioni di militari arresi o prigionieri) da parte delle truppe statunitensi.

Ma già prima dell’invasione della Sicilia, e cioè all’indomani della Operation Torch e della caduta del Nord Africa francese, con un telegramma del 18 novembre 1942 diretto al Presidente statunitense Roosevelt, il Primo Ministro britannico Churchill aveva segnalato che “tutti i centri industriali italiani dovrebbero essere attaccati in maniera intensiva, ogni sforzo dovrebbe essere fatto per renderli inabitabili e per terrorizzare e paralizzare la popolazione”. Come noto, Churchill continuò fino alla fine della guerra ad auspicare e rivendicare lo sterminio della popolazione civile attraverso i bombardamenti aerei, con particolare riferimento per la Germania – come attestato da decine di documenti storici. La decisione di bombardare Roma fu molto dibattuta. I Britannici si schierarono immediatamente a favore, mentre gli Americani ebbero inizialmente molte perplessità, derivanti sia dalla possibile reazione del mondo cattolico, anche negli USA, sia dall’immenso patrimonio archeologico ed artistico della città. Alla fine il Presidente Roosevelt ed Eisenhower acconsentirono, sotto la condizione – sostanzialmente rispettata – dell’adozione di ogni misura per evitare che il bombardamento colpisse il Vaticano ed il centro storico di Roma. E così, la mattina del 19 luglio 1943, 591 bombardieri statunitensi provenienti dalle basi nord africane sganciarono 9125 bombe, principalmente sullo scalo ferroviario di San Lorenzo e sull’aeroporto di Ciampino, con circa 3000 morti. I bombardamenti continuarono fino alla conquista di Roma del 4 giugno 1944, con un totale di 60.000 tonnellate di bombe sganciate sulla città.

Solo gli sconfitti commettono crimini contro l’umanità Roma, quartiere di San Lorenzo Durante il bombardamento, Mussolini si trovava a Feltre, nell’ incontro bilaterale richiesto da Hitler, e durante il quale non riuscì ad ottenere niente della revisione strategica più volte richiesta, e meno che mai i 2000 aerei necessari per difendere l’Italia. D’altronde, nel 1943 la produzione annuale di aerei militari da parte dell’Italia era meno di un decimo di quella britannica, per non parlare di quella statunitense. Il bombardamento di Roma gettò l’intero Paese nel panico più assoluto. La quasi totale assenza di difese aeree e contraeree contro poco meno di 600 aerei militari nemici aveva evidenziato l’estrema vulnerabilità del Paese. Lo shock colpì il Vaticano, la Monarchia, le Forze Armate e lo stesso partito fascista. Il giorno dopo, il 20 luglio 1943, Mussolini incontrò Re Vittorio Emanuele III, che tentò inutilmente di convincerlo a dimettersi, ed il 21 luglio ordinò la convocazione del Gran Consiglio del Fascismo per il 24 luglio 1943 alle ore 17.00.

 

Conosciamo tutti i seguiti del bombardamento di Roma: il crollo del fascismo nella seduta del Gran Consiglio, l’arresto di Mussolini, l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, fino alla dichiarazione di guerra alla Germania da parte di Pietro Badoglio del 13 ottobre del 1943, e la guerra civile. I bombardamenti anglo-americani sulle città italiane, dalle basi sia nordafricane che nel Sud Italia occupato, continuarono fino alla fine della guerra, con circa 65.000 vittime civili, totale per inciso molto superiore a quello delle vittime civili – circa 11.000 – delle rappresaglie nazi fasciste sulla popolazione italiana. Un bilancio amaro, ma certamente limitato se comparato alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani sulla Francia – 150.000 – e soprattutto sulla Germania (800.000) e sul Giappone (circa 1 milione, comprese le atomiche su Hiroshima e Nagasaki).

Solo gli sconfitti commettono crimini contro l’umanità. Solo cinque giorni dopo il bombardamento di Roma, il 24 luglio 1943 USA e GB avviarono l’Operation Gomorrah, il bombardamento di Amburgo, durato 8 giorni e 7 notti. Grazie in particolare all’ uso di bombe incendiarie (napalm e fosforo), i bombardamenti generarono ripetute tempeste di fuoco. Come a Dresda e a Tokyo, la maggior parte delle vittime – almeno 50.000 – morì tra sofferenze indicibili, bruciata o cotta viva. E come a Dresda nel febbraio 1945 (almeno 75.000 morti), a Tokyo nel marzo 1945 (130.000 morti), ed in decine di altre città tedesche e giapponesi, i bombardamenti, dopo la distruzione, si accanirono per giorni interi anche sui soccorsi. L’enorme differenza tra i bombardamenti sull’ Italia e quelli su Germania e Giappone fa chiaramente comprendere quale sarebbe stato il destino del nostro Paese se non si fosse arreso: lo stesso di Germania e Giappone. Il pianificatore ed organizzatore dei bombardamenti incendiari sulle città tedesche, il britannico Arthur Harris, morto di vecchiaia nel 1984, dopo la guerra fu nominato Baronetto. In suo onore, è stata perfino eretta una statua, la “Bomber Harris Statue”, inaugurata il 31 maggio 1992 personalmente da Her Majesty The Queen Elizabeth nel centro di Londra. Eh sì, proprio lei, la tanto compianta Regina Elisabetta, e nel 1992, ossia ben 47 anni dopo la fine della WW2 – come dire, proprio a mente fredda! Ma anche all’altro ideatore e organizzatore dei bombardamenti in Giappone, Tokyo in testa, il Generale statunitense Curtis LeMay, non è andata esattamente male. Dopo la guerra, ha continuato per decenni a ricoprire alti incarichi militari, nonché ad esprimersi pubblicamente con il suo linguaggio violento e volgare alla John Wayne, fino a criticare la guerra in Vietnam per l’ insufficienza dei bombardamenti, per infine morire tranquillamente di vecchiaia a 84 anni, nel 1990. Nessuno dei due, e meno che mai i loro responsabili politici (Churchill, Roosevelt e Truman), è mai stato ne’ incriminato e ne’ processato per crimini contro l’umanità.

Ed infatti i bombardamenti di sterminio di massa di civili sono continuati anche dopo la Seconda Guerra Mondiale (Corea, Vietnam, Iraq, Siria), con altri milioni di civili morti. Solo nella seconda invasione dell’Iraq, i morti civili sono stati 650.000.

Ormai si sa: per un persistente mistero della Storia, solo gli sconfitti commettono crimini contro l’umanità.

Belisario

 
Mentitori che non sanno di mentire PDF Stampa E-mail

28 Febbraio 2023

 Da Rassegna di Arianna del 25-2-2023 (N.d.d.)

«Stalin e i suoi sottoposti mentono sempre, in ogni istante, in ogni circostanza; e poiché mentono sempre, non sanno nemmeno più di mentire. E quando ognuno mente, nessuno più mente mentendo». Vorrei riflettere su questa frase di Boris Souvarine del suo libro su Stalin, perché ci riguarda da vicino. Menzogne da parte dei governi e dei loro media e collaboratori ci sono sempre state, ma decisiva mi pare la considerazione che Souvarine aggiunge alla sua diagnosi: la menzogna può raggiungere un grado così estremo, che i mentitori non sanno più di mentire e, pur continuando a mentire, nessuno più mente.

È questo che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo negli ultimi tre anni ed è questo che rende la situazione presente in Italia non soltanto grave e oppressiva, ma tale che è possibile che sfugga a ogni controllo e finisca in un disastro senza precedenti. Nulla è infatti più pericoloso di un mentitore che non sa di mentire, perché le sue azioni perdono ogni contatto con la realtà. Verità e menzogna, buona fede e mala fede si confondono nella sua mente fino a diventare indiscernibili.

Così negli anni del Covid, i ministri, i medici e gli esperti che mentivano hanno finito col credere a tal punto alle loro menzogne che, smarrendo ogni coscienza della verità, hanno potuto calpestare senza alcuno scrupolo i principi più elementari dell’umanità. Una società che perde ogni coscienza della soglia che separa il vero dal falso diventa letteralmente capace di tutto, anche di distruggersi. È quanto sta avvenendo per la guerra in Ucraina, rispetto alla quale vengono diffuse soltanto notizie false. Il rischio è qui che governi che mentono non sapendo più di mentire possono scatenare una guerra atomica che credevano di non volere, ma che le loro stesse menzogne li obbligano ora a credere di volere.

Giorgio Agamben

 
Larve commestibili PDF Stampa E-mail

27 Febbraio 2023

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 Da Comedonchisciotte del 21-2-2023 (N.d.d.)

Temo che dovremo tornare a parlare di insetti. Ed è proprio così che dovrebbe essere, perché ci sono troppe cose su cui ora non siamo d’accordo, molte di più di quando ci eravamo resi conto che non volevamo mangiare insetti. E questa è l’unica cosa su cui eravamo effettivamente tutti d’accordo e che fortunatamente non era stata censurata. Alcuni non erano d’accordo, probabilmente perché hanno un interesse personale nella produzione di grilli/vermi o perché pensano che la strage degli insetti possa in qualche modo compensare, per il bene del pianeta e/o dell’umanità o per entrambi, l’attuale ecatombe di mucche e polli. O forse per nessuno dei due. Non capisco il ragionamento di uccidere animali per salvare altri animali, perché è un po’ come fare la guerra per evitare la guerra e sappiamo come è sempre andata a finire. In ogni caso, guardate cosa fanno gli ipocriti del mondo. Proprio il mese scorso l’UE ha approvato la produzione di Alphitobius Diaperinus, una specie di coleottero comunemente noto come verme alimentare. Sospetto che abbiano sempre saputo, fin da quando avevano chiamato queste cose “vermi da pasto” [mealworms], che li avrebbero resi commestibili, ma forse è solo una coincidenza. (E prima che qualcuno si lanci in una lunga correzione descrittiva del termine “meal,” so bene che con “meal” si indica anche una sostanza macinata [e non solo l’atto del mangiare], ma ora sono alla disperata ricerca di qualcosa anche solo leggermente divertente in questo mondo orrendo e al diavolo chiunque voglia rovinare i miei flebili sforzi odierni).

Dov’ero rimasta? Oh sì. Come larve commestibili, gli A. Diaperinus sono solo degli strani esseri biancastri con un sistema nervoso e tre serie di zampe. A dire il vero non so se abbiano un sistema nervoso o un cervello o se si contorcano. Dovrei informarmi, ma non ho voglia di farlo. Cosa diavolo dovrei sapere di questi maledetti insetti, oltre al fatto che non voglio mangiarli? Comunque, sono piccoli. E “sono” biancastri. Questo è tutto quello che so. Si sa che A. Diaperinus colonizza scroto dei ratti. (Le cose che si imparano da Wikipedia. Voglio dire, hanno anche altri habitat, ma questo mi ha colpita molto). Sono considerati parassiti diffusi a livello globale. Quindi, quale modo migliore per rendere tutti felici e risolvere la fame nel mondo, compresa l’eliminazione di piccoli insetti fastidiosi, se non quello di mangiarli? Sì. È tutto così semplice, non è vero?!?!

Mi rendo conto che questo potrebbe essere una delusione per i topi, che potrebbero essersi abituati ad avere scroti popolati da esserini che si contorcono, ma in realtà… se si tratta di salvare il pianeta, dovranno semplicemente sacrificarsi come tutti gli altri… beh, tranne l’élite ovviamente. Non credo che la parola “sacrificio” sia presente nel loro lessico. Probabilmente ci ritengono degli ingrati, visti i loro erculei sforzi per costruire la loro idea di Utopia, ne sono sicura. E, a proposito di parole, vorrei sapere cosa ci fa la parola pannolino [diaper] nel secondo nome di Alphitobius Diaperinus. Forse si sono sbagliati. Di certo nel 2022 c’era stata una carenza di pannolini nel Regno Unito. Non sarà che l’avessero interpretata male e, invece di produrre più pannolini, avevano iniziato ad allevare gli A. Diaperinus? Oh Dio, non mi sorprenderebbe se lo facessero. Le cose che si fanno al giorno d’oggi grazie ad errori dei computer, algoritmi, interpretazioni errate e comunicazioni sbagliate… come le guerre mondiali, per esempio. È molto difficile fidarsi di “loro” ora. Sì, “loro”, chiunque essi siano, sono un po’ pazzi e abbastanza distaccati dalla realtà. E non potete neanche farglielo notare. Potremmo chiedere loro se per caso avevano iniziato a produrre vermi da pasto al posto dei pannolini, ma non funzionerebbe, come al solito. Questo li farebbe fremere e balbettare, il trauma emotivo sarebbe eccessivo, diventerebbero viola in faccia e scapperebbero gridando come pazzi. Ora lo sappiamo. Quindi non diciamo più nulla. È più facile, no?!? Certo che lo è.

E, a proposito di follia, mentre scrivo, gli Stati Uniti hanno abbattuto quattro “oggetti volanti non identificati” nello spazio aereo statunitense e canadese. Quando questo articolo sarà pubblicato, tra qualche giorno, solo il cielo saprà a quali altri intrattenimenti saremo stati sottoposti. Non so gli altri, ma io, quando mi ero svegliata e avevo sentito la notizia del primo abbattimento avevo riso, riso e riso. E poi avevo riso ancora. Pallone spia? Sul serio? Una notizia veramente interessante, visto che i satelliti da lassù possono zoomare e sapere se questa settimana Zia Tilly si è rifatta la pedicure. Per l’amor del cielo! Forse questi palloncini possono spiare in qualche modo nuovo. Chi lo sa. Non c’è niente di meglio di una vecchia tecnologia resuscitata per contrastare le novità. Capita tutti i momenti. Ma forse non si tratta di un pallone spia…. Forse erano alieni, o avevano un carico di antrace o di testate nucleari, o stavano solo facendo pratica per abituarci ad abbattere qualcosa e a condurre operazioni militari nei nostri pacifici Paesi, pacifici fino ad ora grazie al Grande Reset…. O forse era solo una distrazione. Qualunque cosa fosse, è importante essere spaventati e fuori controllo. È questo il senso di tutto. Ora lo sappiamo. Dobbiamo solo dimenticare tutto quello che era successo la settimana scorsa e preoccuparci di quello che sta succedendo oggi. Questo è il nostro ruolo. Essere idioti di prima classe. In questo siamo veramente bravi. Ci siamo già dimenticati di Hunter Biden, del Russiagate, della lista di Epstein, delle rivelazioni di Pfizer, del deragliamento del treno in Oklahoma (e in Texas e nella Carolina del Sud), della perdita della libertà di parola e della censura e della carta d’identità universale e di tutti i tipi di scandali governativi e del fatto che un personaggio importante ha scritto un articolo appena pubblicato che sembra confermare che gli Stati Uniti hanno sabotato “il gasdotto” in Europa. Vedete, nel mondo reale una cosa del genere sarebbe considerata un atto di guerra, temo. E questo ci porterebbe alla Terza Guerra Mondiale e, naturalmente, per un atto del genere tutti odierebbero gli Americani, perché, a quanto pare, questo fa parte del programma per far crollare il mondo occidentale e tutto il resto. È quello che hanno decretato i gangster della finanza, suppongo, visto il casino in cui ci hanno messo. Abbiamo già dimenticato tutto. Non è vero? Guardate quei palloncini!

Grazie al cielo la soglia di attenzione è breve. Altrimenti ci sarebbero troppe cose di cui avere paura. Sono solo un po’ preoccupata per i cosiddetti teorici della cospirazione. Molte delle loro affermazioni sono diventate realtà e quando il governo cercherà, in modo palese o nascosto, di farci credere che sono arrivati gli alieni i teorici della cospirazione non saranno d’accordo, perché sanno riconoscere una distrazione quando ne vedono una. Se ci pensate… quand’è che i teorici della cospirazione sono diventati i normali e i normali sono diventati i teorici della cospirazione? Le persone normali urleranno “sono gli alieni” e indosseranno tute da rischio biologico, cappelli di stagnola e mascherine, si conficcheranno aghi nelle braccia, macelleranno polli e si disinfetteranno gli occhi, mentre i teorici della cospirazione se ne staranno seduti con le braccia conserte dicendo: “No. Non ci credo.” Strano come vanno ora le cose.

Oh beh… il nostro compito non è quello di chiederci il perché, il nostro compito è quello di respirare e morire, mangiare vermi dichiarati commestibili, avere paura, dimenticare la storia e tutto il resto. Almeno finché non avranno finito con questa cosa e potremo applaudire e/o fischiare e tornare a casa per una bella tazza di tè. Inoltre, dobbiamo salvare i vermi da pasto. Che cosa avranno mai fatto per meritare un simile destino?

P.S. Se la Terza Guerra Mondiale dovesse scoppiare prima della pubblicazione di questo articolo mi spiacerebbe un po’ perché avrei potuto scrivere di qualcosa di diverso dagli insetti. Fino ad allora si tratterà di insetti. La prossima settimana potremmo parlare della triste e romantica condizione della Falena Luna durante il suo sviluppo larvale.

Sylvia Shawcross (tradotto da Markus) 

 
Ecco perché votiamo delle nullità PDF Stampa E-mail

25 Febbraio 2023

 Da Comedonchisciotte del 22-2-2023 (N.d.d.)

[…]La gente è confusa, vive in una sorta di stato stuporoso dove gli eventi non sono più irreversibili, ma tutto pare possibile. Sugli schermi ha oramai visto di tutto, draghi che volano e sputano fuoco,  nani che si contendono regni, mondi finti costruiti per ingannare un uomo e farne uno spettacolo televisivo, morti che tornano spesso e volentieri, universi paralleli, buchi neri che diventano portali per banalissimi altrove, alieni che diventano più comuni degli scarafaggi e con i nuovi mezzi tecnologici tutto sembra vero: è vero, nessuno lo smentisce, tutto può essere. Siamo stati davvero sulla Luna? Il documentario che lo nega pare convincente, ma anche la Nasa lo pare. E allora ci siamo stati o no? Ma, non lo so, forse ci siamo sia stati che non stati: tutte e due le cose sono vere. D’altra parte l gatto di Schroedinger non era morto e vivo allo stesso tempo? Einstein sorride e fa linguacce da centomila ritratti, gli risponde la Gioconda da un milione di vetrine, Andy Warhol apre scatolette di zuppa dai Simpson, Amadeus presenta San Remo. Siamo già in Matrix, la gente non ha più voglia di pensare, di vagliare, di decidere: troppo difficile, non sa più fare neanche i conti più semplici. Tutto va bene, tutto può essere, basta che un’autorità qualsiasi, fosse pure Bassetti,  li rassicuri, dica loro cosa fare, cosa pensare cosa credere. Basta che le istruzioni arrivino subito sul telefonino. D’altra parte succede comunemente l’impensabile, la guerra scoppia in Europa, salta in aria il maggior gasdotto della Germania, la nazione è rovinata, ma i tedeschi non hanno nulla da dire in proposito, il governo tace. Chi è stato? Chissà. Forse Putin, forse gli alieni, forse un pallone cinese, ma la reazione è blanda, nessuno si meraviglia più di tanto, nessuno si scandalizza, normale amministrazione. Domani ci sarà il terremoto. Sì? Su quale canale? Immunizza il vaccino? Interrompe il contagio? Sì, certo, cioè no, guarda, non lo so, ma il dottore dice di farlo. Ma lo fai tu o il dottore?  Penso che se i media cominciassero a raccontare con convinzione che la Von der Pfizer si è dimessa e al suo posto si è insediato Putin, che ora è diventato presidente della commissione, la gente si abituerebbe subito, non salterebbe sulle sedie, lo troverebbe in fondo “normale”, prima o poi doveva succedere. Ma Putin non era quel dittatore pazzo che uccideva i vicini di casa e li seppelliva nelle  fosse comuni?  Ma no, che dici, quello era Milosevic. Mi pare di ricordare che c’era qualche clausola negli accordi di Minsk che concedeva a Putin la presidenza dell’UE di lì a un anno se la guerra non finiva. Poi, se non fosse così, non starebbe in televisione, no?

In un certo senso si potrebbe dire che alla fine delle fini, la ragione ultima per la quale gli elettori continuano a votare rappresentanti evidentemente indegni di fiducia, si può ridurre alla grande e crescente ignoranza su dove si trovano davvero, su come funziona la società in cui vivono, sostituita da una falsa rappresentazione di essa continuamente sostenuta dall’incessante propaganda che li mantiene all’interno in una confusa rappresentazione di ciò che non è. La vera realtà virtuale è quella nella quale viviamo. Per sapere se piove non guardiamo più la finestra, ce lo facciamo dire dalla televisione e da internet. E naturalmente piove solo se lo dicono loro. Chi abbia l’ardire di bagnarsi senza l’allerta verdolina della protezione civile è  razzista, omofobo e figlio di Putin.

Nestor Halak 

 
Una classe dirigente incapace di comprendere PDF Stampa E-mail

23 Febbraio 2023

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 Da Rassegna di Arianna del 21-2-2023 (N.d.d.)

Borrell dice che ci sono gesti che distruggono il sistema di sicurezza internazionale. Credo sia l’unico a pensare che esista ancora qualcosa di simile. E mi piacerebbe pensare che lo dica per propaganda, e spero sia così, perché sarebbe tragico se lo credesse veramente. Avremmo uno sprovveduto, l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Spero che sia solo propaganda, e che sappiano dove stiamo andando, che siano coscienti che si sta creando un fronte enorme: il resto del mondo contro l’Occidente.

Chi segue l’evoluzione in Africa sa come le potenze occidentali siano progressivamente estromesse, che tipo di legami e relazioni si stanno creando. La Francia è oramai un relitto del passato. In Asia oramai è chiaro a tutti che si tratta di liberarsi dai ricatti occidentali, di seguire una via di modernizzazione che conti il meno possibile sull’occidente. E in meno di dieci anni l’arma usata di continuo, le sanzioni, avranno valore zero, mentre si potrebbero invertire i ruoli. Non mi stupirei se in un futuro non troppo remoto fosse l’Europa ad essere sanzionata.

Le nuove forme di cooperazione internazionale hanno il senso di costruire un mercato con crescenti margini di autonomia dall’Occidente. In Messico si nazionalizza il litio, il Brasile fa capire che, quale che sia il governo in carica, la direzione di politica estera non cambia, perché gli interessi nazionali restano gli stessi. La Cina probabilmente inizierà a mandare armi alla Russia. I cinesi sanno che un crollo o anche un eccesso di difficoltà per la Russia sarebbe un pericolo per loro. Da un lato sanno che una volta liquidata la Russia toccherebbe a loro, e molti negli USA premono per chiudere in un modo qualsiasi la partita con la Russia per volgersi verso la Cina. Gioco spuntato. La guerra in Ucraina ha chiarito alle due potenze asiatiche che insieme stanno e insieme cadono, almeno nel periodo dei prossimi decenni. Ma al di là di questo, una destabilizzazione asiatica come quella che vi sarebbe in caso di disgregazione della Federazione Russa sarebbe mortale per la Cina. Del resto, la disgregazione della Federazione Russa resta una pia illusione. Le sanzioni avrebbero dovuto fare crollare l’economia russa, avrebbero dovuto ridurre nel giro di settimane o mesi la sua capacità bellica, i più scemi credevano vi sarebbe stato un golpe filoccidentale e che Putin sarebbe stato estromesso. Tutte scemenze, farneticazioni. La realtà sta davanti a tutti. Sul lungo periodo favoriscono sviluppo interno e produzione nazionale, mentre il nostro PIL e i nostri risparmi ci salutano.

Il problema vero è che la classe dirigente occidentale è stata tirata su a valori astratti e diritti universali, con l’idea che il mercato è il telos della storia. Una classe dirigente e diplomatica incapace di comprendere le dinamiche storiche, i vincoli, i processi irreversibili, che crede ancora di essere negli anni ‘90, quando l’Occidente credeva di avere in mano le chiavi della storia e di poter essere il gendarme del pianeta. Questi ancora hanno in mente le castronerie di Rawls sulle società liberali, quelle decenti e gli Stati fuorilegge. Scemenze che potevano avere un senso nel 1993 o 1999, ma che oggi sono foriere del disastro. Impediscono di leggere la storia, di capire ciò che accade. Il mondo sta andando in un’altra direzione.

La questione aperta è come si arriverà a un nuovo sistema di sicurezza europeo e mondiale. Ci si può arrivare per la via del negoziato, che richiede una nuova concettualità, una diplomazia educata a comprendere il punto di vista degli altri, i movimenti storici, le costrizioni geopolitiche invece di rifarsi a schemi che il tempo ha usurato in breve. Oppure ci si arriverà con una tragedia immane. Perché nessuno può più perdere, e il rischio è che la posta si alzi sempre un po’. E per dirla con Stoltenberg: quando alzi la posta sai che non è a rischio zero.

Vincenzo Costa

 
Rinuncia a qualunque sovranità monetaria PDF Stampa E-mail

21 Febbraio 2023

 Da Comedonchisciotte del 18-2-2023 (N.d.d.)

“Altrimenti avremmo creato una moneta, che invece non è stata creata” – furono le parole di Giancarlo Giorgetti appena nominato ministro del Mef in riferimento alla trasferibilità dei crediti fiscali – “E’ passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così” – tenne ancora a precisare l’uomo di Draghi. Del resto Giorgetti non fece altro che portare avanti quella che era la priorità di Mario Draghi sul tema. Se, come si evince dalle sue parole e dottrina comanda, la possibilità di trasferire liberamente un credito fiscale, trasforma lo stesso in moneta sonante in mano alla gente, potete ben capire quanto tutto questo contribuisca a mettere a rischio il progetto predatorio dell’élite, che di tutto punto si fonda proprio sul rendere perennemente scarsa la moneta stessa. Insomma, emettere un credito fiscale in euro da parte dello Stato con il quale è concesso ristrutturare la propria abitazione, per non dire integrare il proprio stipendio e concederti la libertà di trasferirlo ad altri, equivale esattamente a metterti euro sul conto. Ovvero fare quel tanto desiderato deficit che i nostri governi si rifiutano di attuare da almeno tre decadi, la cui mancanza è stata la causa principale della completa devastazione della nostra economia. Parliamoci chiaro amici: indipendentemente dalla bontà o meno del tipo di spesa pubblica che viene finanziata attraverso i crediti fiscali, lo strumento è certamente un modo per consentire ai nostri governi di recuperare quella sovranità monetaria, alla quale in modo del tutto folle abbiamo deciso di rinunciare con l’entrata nell’euro. Ma, come ben sappiamo, un conto sono le promesse che i nostri politici ci professano quando sono all’opposizione, altro invece è quello che mettono in pratica dopo che hanno raggiunto la poltrona di governo. In questo, non si distingue certamente nemmeno Giorgia Meloni – benché negli anni di opposizione la “pasionaria della Garbatella” si nutrisse di ogni specie di Sovranità a colazione, pranzo e cena – oggi che ha preso dimora a Palazzo Chigi, l’ha tolta completamente dal suo menù preferito. È il caso della ferma decisione che il suo governo ha preso  in Consiglio dei ministri, imponendo uno stop totale alla cessione del credito e allo sconto in fattura per i nuovi interventi di ristrutturazione edilizia e adeguamento energetico.

L’introduzione della norma nel decreto legge n. 11 del 16 febbraio 2023, approvato dal Consiglio dei ministri, per molti che hanno creduto in questo governo è stata una sorpresa. Non per il sottoscritto e per tutti coloro che non credendo più alle favole, hanno già da tempo identificato l’attuale governo come un vero e proprio Draghi-bis. “Dovevamo intervenire, si rischiava un buco enorme”, ha sottolineato la premier Giorgia Meloni collegata da casa causa influenza, senza nascondere il proprio rammarico per la decisione. Ballano 110 miliardi, si tratta di tre manovre finanziarie, occorre imporre uno stop, il ragionamento. “C’è qualcuno – ha osservato la premier secondo quanto apprende l’AGI – che è andato in giro dicendo che si potevano ristrutturare gratis i condomini, ma è stata una follia”. Il riferimento era all’ex presidente del Consiglio e ora presidente M5s, Giuseppe Conte. “Dobbiamo spiegarlo agli italiani, la colpa non è certo nostra”, ha rimarcato Meloni ricordando anche gli interventi in merito dell’ex premier Draghi.

Come vedete, pur avendo oggi responsabilità di governo, Giorgia Meloni continua a far campagna politica sulla pelle degli italiani. Si tenta di giustificare una deliberata scelta di rinuncia alla sovranità monetaria, attribuendo colpe all’avversario politico di turno, facendo credere alla gente che il provvedimento preso sia estremamente necessario, mentre al contrario ben sappiamo che in tema di materia economico-monetaria non trova alcuna ragione di esistere. Ancora più dure sono state le parole del ministro della Difesa Crosetto: “Se non interveniamo – la sua tesi in Cdm – si rischiano conseguenze sui mercati finanziari”. Perché – il ‘refrain’ del ministro dell’Economia Giorgetti in Consiglio dei ministri – “si rischia di far morire lo Stato”. Le solite balle, quella dei mercati che comandano e la morte dello Stato. Certo, i nostri politici hanno fatto morire da anni il nostro sistema economico e, su questo, i numeri della devastazione in corso non lasciano spazio a dubbi. Ma se vogliamo ribadire il concetto, è proprio la rinuncia alla sovranità monetaria stessa che ci porta alla morte e come un cieco che guida alle sette di sera sul raccordo anulare romano, anche Giorgia Meloni ha voluto mettere la parola fine a questa possibilità di  recuperare almeno in parte. E se ancora non bastasse a chiarire chi c’è dietro a questo provvedimento, ecco la confessione finale di Giorgetti, che nel difenderne la bontà, ha citato le parole dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi: “Comprendo la posizione delle imprese ma mi permetto di citare una persona di cui ho molta stima e con cui ho fatto il ministro, che disse che il problema non è il superbonus ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento. Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il Superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano direi a 110 miliardi, questo è l’ordine di grandezza che deve essere gestito, l’obiettivo è dare la possibilità di gestirlo”.  Più chiaro di così!

Quindi il problema non è il Superbonus – e lo dico soprattutto per i molti che ci seguono ed hanno spesso tuonato contro questa misura – ma la trasferibilità dei crediti fiscali, ovvero la possibilità di farli diventare moneta a tutti gli effetti. Quindi conclusione, chi avvantaggerà questa misura fiscale così come l’ha riprogrammata Giorgia Meloni? Semplice, avvantaggerà i grandi gruppi immobiliari, i quali disponendo di ingenti capacità di reddito possono facilmente abbattere i crediti fiscali maturati dalle loro tasse e continuare indisturbati a rinnovare i loro immobili a spese nostre, stante il fatto che tutta la manovra viene effettuata sempre all’interno delle famigerate regole europee. Ne trarranno beneficio anche i grossi rivenditori di materiale edile che hanno la capacità finanziaria di poter servire i grandi gruppi appena citati. Insomma, il format è sempre lo stesso, affamare la maggioranza e concentrare sempre più ricchezza in poche mani, non si sbaglia!

A dare fiato a coloro che avevano introdotto il Superbonus c.d. 110%, ci ha pensato il direttore del dipartimento statistiche sulla finanza pubblica di Eurostat, Luca Ascoli, nel corso del suo intervento di ieri in commissione finanze del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti d’imposta: “per Eurostat il Superbonus c.d. 110% non è debito pubblico. L’impatto è invece sul deficit e prescinde dalla classificazione del credito come pagabile o non pagabile, da cui deriva solo il collocamento temporale della spesa”  L’intervento di Luca Ascoli, direttore del dipartimento statistiche sulla finanza pubblica dell’ente statistico comunitario cita la pubblicazione dell’aggiornamento del manuale Eurostat sul disavanzo e sul debito pubblico. Affermare che la spesa pubblica effettuata tramite l’emissione di certificati di credito fiscale incide sul deficit ma non sul debito pubblico, quando ben sappiamo che il debito pubblico rappresenta la somma dei deficit annuali, ci lascia interdetti e ci rende pienamente coscienti di quanta confusione regni nelle stanze di chi si arroga il diritto di dirigerci. Detto questo, l’avventata affermazione di Ascoli, a livello dottrinale una cosa però ce la certifica, ovvero che lo Stato può tranquillamente finanziarsi senza emettere titoli del debito pubblico, semplicemente emettendo certificati di credito fiscale che di fatto rappresentano una pura e semplice emissione monetaria.

Infine, concedetemi di riportarvi l’amarezza personale di constatare che, ironia della sorte, è proprio con il partito di Fratelli d’Italia al governo – ovvero il partito a cui appartiene il Senatore Andrea de Bertoldi, che tanto si è speso con il “gruppo della moneta fiscale” per sviluppare lo strumento dei tax-credit – a mettere la parola fine alla trasferibilità dei crediti fiscali stessi. Questa ultima considerazione, oltre all’amarezza personale, è l’ennesima prova che il nostro paese e le nostre vite sono gestite attraverso il pilota automatico in mano al “Potere”, al quale i nostri rappresentanti politici, nessuno escluso, si allineano per puro interesse personale.

Fabio Bonciani

 
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