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Rivoluzione come ritorno alle origini PDF Stampa E-mail

12 Novembre 2022

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Nicolás Gómez Dávila con insuperata icasticità avvertì che la società del futuro sarebbe stata una schiavitù senza padroni. Byung-Chul Han in questa raccolta di scritti (editore Nottetempo) da buon ultimo afferma una evidenza: oggi non è possibile una rivoluzione. Meno scontata l’argomentazione, in quanto gli assuefatti al sistema risultano proprio coloro che lo subiscono. Nel presente la coazione sociale assume esplicitamente le forme dell’autodistruzione edonistica, giacché noi per primi «sacrifichiamo volontariamente tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta» e le conseguenze dell’estremo Occidente - giunto al suo culmine nichilistico - evocano il feticismo delle merci e la diagnosi psicopatologica della pulsione di morte. Il potere pervasivo - con una strumentazione intrusiva mai prima esistita - non è più disciplinare, quanto seduttivo e rassicurante per una umanità algofobica che ha capitolato la propria dignità in favore della dipendenza della intenzionalità e arbitrio, per sottrarsi dall’impaccio di assumersi la responsabilità di vivere, possibile solo nella consapevolezza del morire. Difficile quindi che qualcuno desideri una libertà altra dalla apparentemente illimitata scelta fra prodotti, cui si è rivelata la promessa escatologica della modernità, con la filosofia della storia deterministica che ha alimentato l’utopia delle rivoluzioni storiche trapassate. Un mondo in cui tutto ha un prezzo e quindi nulla ha più valore.  Emblematico, in tal senso, è che la apparente controcultura antagonista, puranche giovanile o di emarginazione, serva innanzitutto da alibi a chi ha aderito al pensiero unico e al sistema esistente. L’ideologia, un tempo sostanzialmente critica della forma capitale, si è oggi trasformata in un superficiale stile di vita distonico al servizio di quest’ultimo. Se la storia resta pur sempre aperta, forse l’immunizzazione da un futuro distopico passa per il cuore dell’etimologia del termine rivoluzione, che discende dal latino “revolvo”, verbo nel quale è contenuta l’idea di un movimento che ritorna su sé stesso [il termine sanscrito rta (muoversi in modo appropriato), legato al termine greco harmos e al latino ars]. Revolvere è detto di un ritorno alle origini, un ripercorrere all’indietro il cammino che si era intrapreso, tornando al punto ancestrale della scaturigine, della emanazione. È questa l’idea più precisa contenuta nell’etimologia del termine, paradossalmente lontanissima dalla concezione di rivoluzione come gnosi immanente, oggi esauritasi come ambizione effettiva a un cambiamento sociale possibile, anche perché si è dimostrato che chi la scambia per un fine, quando la ottiene non sa che farsene, identificandola con il potere e la stantia sudditanza al conformismo del proprio tempo.

Eduardo Zarelli

 
Governo fallimentare già in partenza PDF Stampa E-mail

11 Novembre 2022

 Da Appelloalpopolo del 7-11-2022 (N.d.d.)

Non è un caso che l’asse tra il capitalismo ordo-liberista tedesco e il capitalismo della sorveglianza cinese si stia definitivamente saldando. Essi sono perfettamente affini, dato che sono entrambi fondati sul concetto di sicurezza che controlla il dispositivo capitalistico, il primo ha natura ordinamentale nel solco della migliore tradizione giuridica europea e il secondo di natura politica e burocratica nel solco della migliore tradizione dei mandarini cinesi. La saldatura tra giuristi tedeschi e mandarini cinesi è la strategia, il trionfo del geo-diritto e della geo-sorveglianza amministrativa. Questo gioco di fatto ingabbia sia la Russia e le sue risorse naturali che la NATO in un modo molto più sottile e determinate rispetto sia alle sanzioni economiche che alla guerra, perché le scavalca entrambe. Tra i due litiganti i terzi godono!

Ѐ chiaro che la grande industria tedesca sposterà in Cina buona parte della propria produzione per avvalersi dei convenienti rapporti energetici che la legano alla Russia. La Germania in cambio del vantaggio produttivo imporrà a tali imprese un sistema fiscale che possa salvare il proprio welfare. In questo quadro generale l’industria italiana terzista di quella tedesca viene distrutta perché sostituita da quella cinese più competitiva, visto che si può avvalere di costi energetici più bassi, e inoltre la Germania può continuare anche ad esportare e diventare il dominus del mercato interno cinese. Questo accordo distrugge l’ordo-liberismo europeo e salva l’ordo-liberismo tedesco, potenzia il capitalismo cinese, accelerando il processo di de-dollarizzazione. Insomma, un vero capolavoro politico-economico.

Intanto, gli Italiani applaudono la Meloni, che si è legata mani e piedi al carro americano e non si rendono conto che ha già miseramente fallito il suo compito.

Andrea D’Agosto

 
La Magistratura continua a non intervenire PDF Stampa E-mail

10 Novembre 2022

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 Da Comedonchisciotte del 7-11-2022 (N.d.d.)

Il decreto legge n.162 approvato dal nuovo esecutivo il 31 ottobre u.s. considera scaduti gli obblighi di vaccinazione a partire dal primo novembre anziché dal 31 dicembre 2022, come precedentemente stabilito; di conseguenza il personale sanitario non vaccinato sospeso è stato reintegrato anticipatamente e molti professionisti sono potuti tornare al proprio  lavoro. Un atto atteso e dovuto, vista la realtà dei fatti, che tuttavia in molti hanno contestato. Subito, infatti, c’è stata una levata di scudi sui principali media e c’è stato chi ha criticato questa scelta del Governo come un favoritismo, una pratica “diseducativa” che, in sostanza, andrebbe a premiare chi “ha disubbidito”.

Proprio la parola “diseducativa” è stata usata da Nino Caltabellotta, della Fondazione Gimbe, che in questi due ultimi anni e mezzo si è adoperata per fornire costantemente a istituzioni e testate giornalistiche informazioni sull’emergenza covid. Un’organizzazione che si definisce indipendente e senza scopo di lucro ma che, come si può leggere all’interno del suo stesso sito, riceve numerose fonti di finanziamento e vanta, tra le tante collaborazioni, anche quelle con alcune case farmaceutiche produttrici dei vaccini anti-covid come AstraZeneca, Janssen e Pfizer. Dello stesso tenore le dichiarazioni del Prof. Pierluigi Viale, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive del Sant’Orsola a Bologna, che ha definito il rientro degli operatori sanitari non vaccinati “uno schiaffo alla Scienza, ma anche all’educazione civica”. Contro il provvedimento del Consiglio dei Ministri si è scagliato anche Pierino di Silverio segretario nazionale dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri maggiormente rappresentativo, che si è detto perplesso dalla decisione dell’esecutivo “soprattutto per il deficit comunicativo da parte del governo”  e che si è preoccupato di sottolineare che “questi medici e sanitari non vaccinati reintegrati non vengano assegnati a reparti ad alto rischio” noncurante delle stesse recenti ammissioni di Pfizer all’Unione Europea e, soprattutto, in barba ai dati concreti emersi fin dai primi mesi della campagna vaccinale che hanno evidenziato come la somministrazione dei vaccini anti-covid non ha effetto alcuno nel controllo della trasmissione del virus e quindi del rallentamento dei contagi. Neppure dopo tre dosi, dal momento che è fatto ormai notorio che i soggetti vaccinati con ciclo completo e successive dosi booster oltre a contagiarsi, si ammalano pure. Il che, obiettivamente, non rende un medico vaccinato migliore e più sicuro per i pazienti fragili rispetto a un altro che non lo è.  In polemica è entrato anche Alfio Amato, segretario nazionale SINSEC, il quale ha detto che il reintegro dei sanitari che si sono rifiutati di farsi vaccinare “è offensivo nei confronti sia dei pazienti sia nei confronti di tutti gli altri medici che hanno lavorato in condizioni drammatiche” e non sono mancate, ovviamente, le esternazioni di Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi del capoluogo Lombardo, uno dei tanti virologi televisivi che in questi due lunghi anni hanno parlato ininterrottamente su giornali e TV, che non ha perso tempo dichiarando che “i medici no vax dovrebbero fare un corso tipo quelli che si fanno quando perdi la patente, così almeno scoprirebbero le indicazioni della scienza”. Anche gli ultra noti Bassetti, Crisanti, e vari altri personaggi del mondo sanitario e della politica hanno colto l’occasione per soffiare ancora sul fuoco della discriminazione e della disinformazione, così come certi volti televisivi che, dalle proprie poltrone in prima serata, continuano a non farsi problemi a utilizzare il servizio pubblico, cioè pagato da tutti i cittadini, per esternare i propri discutibili e anche gravi pensieri: “Io se mi viene a curare un medico che era contro il vaccino lo vorrei sapere”,  ad esempio ha detto ridendo Giovanni Floris, nel corso della puntata di domenica 30 ottobre di ‘Che tempo che fa’ su Rai 3. “Anch’io”ha rincarato Fabio Fazio–  “trovo che sia un aspetto fondamentale dei diritti dei cittadini e dei pazienti sapere se un medico che ti cura crede nella scienza e nelle cose che ti prescrive”. “Quanto meno che creda nell’aspirina, nella Tachipirina”, ha insistito Floris con la sua aria placidamente divertita.  “Eh sì”, ha sottolineato Fazio. E infine la surreale chiusura dell’economista Tito Boeri che, con tono convinto, ha sentenziato: “Perché hanno tante vite umane sulla loro coscienza, questi medici no vax, morti che potevano essere evitati”.

Ecco, se le prime sono dichiarazioni personali – e molto opinabili peraltro perché, ad esempio, piuttosto che sapere se il medico che ti prende in cura sia vaccinato o meno, ti può premere capire se sia competente o meno – riguardo l’ultima affermazione ci si chiede, con sgomento, come possano essere ancora propinate agli italiani tali pericolose menzogne dal momento che, al contrario di quel che è stato detto, sono proprio i medici catalogati come ‘no vax’ quelli che, con le cure precoci, hanno salvato migliaia di malati dall’intubazione. E ci si domanda anche quali siano, al contrario, i dati scientifici a supporto delle gravi dichiarazioni fatte e, soprattutto, perché l’Organo di Vigilanza dell’informazione pubblica o la Magistratura continuino a non intervenire dal momento che la diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico può configurare titolo di reato secondo l’articolo 656 del Codice Penale.

Valentina Bennati

 

 
Errori intenzionali PDF Stampa E-mail

9 Novembre 2022

 Da Rassegna di Arianna del 7-11-2022 (N.d.d.)

Non si poteva trovare un momento più opportuno per un convegno come sugli errori intenzionali che creano crisi. In verità non sono errori, appunto perché sono intenzionali, ma manovre di ingegneria sociale finalizzate essenzialmente a due obiettivi:

primo, estrarre ricchezza della società e concentrarla nelle mani dei decisori e di coloro che questi rappresentano, cioè principalmente la grande finanza globale; secondo, creare le condizioni di allarme e sgomento pubblico (cioè incapacità di capire e reagire) per far passare riforme che assicurino un miglior controllo e sfruttamento della popolazione. Riforme presentate come soluzione alla crisi esistente e prevenzione di crisi future, ma che tali non sono e che, dopo aver operato più o meno a lungo sottotraccia, affiorano producendo nuove crisi e consentendo così la prosecuzione della strategia degli ingegneri sociali. Questa strategia, come ho spiegato nel mio libro Oligarchia per Popoli superflui, del 2010, sta realizzando, passo dopo passo, oltre a una progressiva concentrazione della ricchezza con pari diffusione della povertà, nel lungo termine una gestione zootecnica della società, sostanzialmente quanto preconizzava negli anni ‘30 il sociologo tedesco Max Horckheimer. Cosa ora resa possibile dalla tecnologia.

Esempi di errori intenzionali, operazioni di ingegneria sociale, sono i seguenti. L’euro, che, come blocco degli aggiustamenti fisiologici dei cambi delle monete senza condivisione dei debiti pubblici, produce automaticamente indebitamento estero, deindustrializzazione dei paesi meno efficienti (Italia), fuga di aziende, capitali e cervelli da essi verso i paesi più efficienti – come ampiamente previsto e preannunciato da molti economisti. Il mercato dell’energia, che è stato progettato per agganciare i prezzi al consumo di imprese e famiglie a una borsa finanziaria speculativa, onde consentire al cartello dei providers, che pagano i politici, di guadagnare spropositatamente ai danni della società. La riforma bancaria del 1995 con abolizione della divisione tra banche di speculazione e banche di credito e risparmio, fatta per consentire ai banchieri di depredare i risparmiatori e scaricare le perdite sulla società con la crisi del 2008. L’intervento pubblico su tale crisi: fatto coi soldi del contribuente, ma senza reintrodurre la predetta divisione, in modo da consentire la ripetizione dell’operazione suddetta, che sta avvenendo.

Ci si stupisce di questa realtà, cioè che lo Stato venga usato per ingannare e defraudare la gente, perché emotivamente si resiste a guardare in faccia l’evidenza: no democrazia, no trasmissione dal basso all’alto, speculatori truffatori che guidano la politica, Stato che viene usato per servirsi della gente anziché per servirla. È ora di capire che l’ordinamento socio politico non è una grande famiglia ma un’azienda che sfrutta le risorse, anche quelle umane, per arricchire chi la gestisce a spese di coloro che sono gestiti. È ora di capire che la partecipazione popolare politica al potere non funziona. Gli eletti del popolo si vendono professionalmente. Contro questa realtà, la stessa rivoluzione sarebbe inutile: storicamente non avvengono cambiamenti, riforme, la rivoluzione dal basso, per effetto del coordinamento popolare. Nemmeno con le rivoluzioni, che sempre hanno peggiorato le condizioni di vita dei popoli, oltre a farne morire buona parte, dalla rivoluzione francese a quella iraniana. Le rivoluzioni popolari ottengono solo di cambiare il padrone. La struttura e i rapporti non cambiano. I cambiamenti nell’organizzazione socio politica avvengono invece per effetto di due principali fattori: cambiamenti geofisici, climatici e innovazioni tecnologiche, come la stampa, la radio, la bomba atomica. Le recenti innovazioni tecnologiche consentono un capillare controllo sociale in tempo reale quindi la riorganizzazione della società come allevamento informatizzato, con un fortissimo aumento del divario tra base e apice della società.

Sempre con uno sguardo alla storia, faccio presente che via via che la tecnica mette a disposizione del potere nuove e più potenti armi di controllo e sfruttamento della popolazione, il potere subito le pone all’opera; e la tecnica ora gli dà la possibilità di realizzare un controllo zootecnico, cioè anche biologico, anche genetico, sulla gente. Faccio infine presente che, alla fine del secolo scorso, è avvenuta una rivoluzione socio-politica. Mentre fino alla metà circa del secolo il potere politico era suddiviso territorialmente tra diversi stati e i meccanismi di potere e ricchezza richiedevano alle élite governanti di ciascuno stato di mantenere un rapporto di solidarietà interessata con il territorio e la popolazione di quello stato, nella seconda metà del secolo scorso l’automazione, l’intelligenza artificiale, la globalizzazione dell’economia e del potere politico hanno prodotto una radicale trasformazione, nel senso che oggi ormai il potere si è geograficamente unificato, per lo meno agli apici, e non ha più bisogno di singoli popoli specifici o di grandi masse di lavoratori, consumatori, combattenti, coloni. I popoli sono diventati intercambiabili, sostituibili, quindi superflui come pure i loro rispettivi territoriali. Era pertanto inevitabile che i popoli, particolarmente i lavoratori, perdessero forza di partecipazione e di contrattazione, quindi anche diritti e quote di reddito in favore del capitale finanziario dominante, che produce la cultura e il paradigma interpretativo unico ormai difficilmente contrastabile, perché chi lo contrasta o critica viene emarginato, oscurato, criminalizzato.

Marco Della Luna

 
Entropia su cui nulla possiamo PDF Stampa E-mail

8 Novembre 2022

Scrivo queste righe alle undici di sera del 6 novembre,quindi in pieno "braccio di ferro" tra autorità e Ong riguardo la nave "Humanity1" e i migranti rimasti ancora a bordo,consapevole che quando questo pezzo verrà pubblicato forse la situazione si sarà sbloccata in un modo o nell' altro. Comunque evolva la situazione poco importa, perché di "Humanity 1" e di esibizioni muscolari tra governo e Ong ce ne saranno e ne vedremo a iosa in futuro,la soluzione a questa annosa e ipercomplessa questione non si risolverà di certo nelle prossime ore sui moli del porto di Catania. Senza dubbio la questione è molto rilevante e seppur lo spazio tiranno ci costringe a una sintesi stringata per quanto ben argomentata ed analizzata, vale comunque la pena esporre a grandi linee i punti salienti,con la ferma intenzione di non cadere nella solita tifoseria da stadio del teatrino dialettico ed ideologico "destra contro sinistra".

Premessa indispensabile: i flussi migratori sono per l' Italia "un problema" e non "il problema " per antonomasia come un certo circo mediatico e politico vorrebbe farci credere.Focalizzare tutte le energie sullo sbarco o meno di un tot numero di migranti significa gettare fumo negli occhi e nascondere i veri e drammatici problemi del Paese,a partire da una inflazione galoppante e passando per la disoccupazione,la mancanza di prospettive e la crisi esistenziale dei giovani,il problema energetico,il Meridione,le condizioni di lavoro e il precariato e i salari indegni di una nazione che si reputa civile,l' illegalità diffusa e le devianze sociali in rapido sviluppo (anche ridurre l' immigrazione a una questione di ordine pubblico è assurdo, perché il migrante deve sottostare alle leggi italiane e se l' Italia ha una giustizia colabrodo e non sa assicurare la certezza della pena non è certo colpa del migrante). Finita la premessa,veniamo ad alcuni concetti essenziali: Il fenomeno delle migrazioni,antico come l' uomo e ricorrente in varie forme e modi nei cicli o meglio nelle spirali storiche si trova in questa particolare congiuntura e contingenza amplificato in maniera esponenziale e da tempo abbiamo smesso di controllarlo,ci è sfuggito di mano,quindi la tendenza è una entropia sulla quale nulla possiamo. Giacché il sistema-Universo nel quale ci troviamo soggiace alle leggi della fisica e noi siamo un fenomeno interno al sistema stesso,noi stessi soggiacciamo a tali leggi e quindi il caos apparente nel quale siamo sprofondati tenderà da solo a raggiungere uno stato di equilibrio. Fuor dalla fisica e tradotto per il volgo: abbiamo innestato un meccanismo che ormai evolve da solo e solo raggiungerà,per forza delle cose,col tempo,un suo equilibrio tendente all' ordine.Quindi accapigliarsi nel gioco delle tifoserie ultras è la cosa più cretina che si possa fare.Stiamo assistendo a una delle tante dinamiche storiche di caos che troverà essa stessa da sola il suo punto di equilibrio.Pretendere di governare in modo ordinato tali fenomeni complessi equivale alla scenetta di Sant' Agostino sulla spiaggia di Ippona e del suo dialogo col bambino che voleva mettere,in una buca,tutta l' acqua del mare. Ammettiamo pure di poter governare in qualche maniera il fenomeno migratorio. Dovremmo partire da alcuni presupposti chiari ed incontrovertibili quali ad esempio:

1) I migranti per ragioni umanitarie sono in percentuale minori dei migranti per ragioni economiche e soprattutto culturali,gente attratta da una idea distorta dell' Occidente in generale e dell' Europa ed Italia in particolare. 2) Al di là che il migrante sia economico o culturale o profugo di guerra,siamo in pieno inverno demografico.Nel 2021 le anagrafi italiane hanno registrato 399.000 nuovi nati e nei primi mesi del 2022 (lo certifica l' Istat) vi è stato un calo del 14,5% delle nascite rispetto al già scarsissimo e poverissimo 2021. Sempre ammettendo di provare a sforzarsi di governare l' immigrazione con politiche rigorose e allo stesso tempo sensate ed umane resta un deficit di ricambio della popolazione impressionante.Questo deficit non ha tanto cause economiche quanto culturali.Se le cause fossero economiche,politiche di sussidi e di benefit e di bonus ad hoc forse invertirebbero la tendenza; essendo al contrario un fenomeno culturale ,non ci sono bonus o sussidi a pioggia che tengono,i figli o si vogliono davvero fare o non si fanno,sussidi o non sussidi.E un popolo senza figli non ha futuro se non l' estinzione o un assottigliamento. Certamente stiamo notando un piccolo calo della natalità pure nei Paesi cosiddetti "in via di sviluppo" ma si tratta di dinamiche ancora all' inizio e quindi verosimilmente per inerzia ,ancora per qualche decennio,il tasso di natalità sarà a livelli più che soddisfacenti. Facendo il medesimo ragionamento, l' inverno demografico continuerà a lungo in Italia e francamente parlando non si vedono all' orizzonte segnali di una possibile retromarcia. 3) In conclusione,che agli italiani piaccia o meno,gli immigrati servono. Perché non facciamo più figli e non vogliamo farne più, perché siamo un Paese vecchio e stanco,una civiltà gloriosissima certo ma allo stesso tempo troppo piena,sazia,matura,declinante che sta lentamente morendo giorno dopo giorno. La Storia è piena di tali esempi, perché le civiltà come gli uomini nascono,si sviluppano e declinano e muoiono oppure vengono assorbite in un palinsesto da altre e differenti civiltà in un gioco di scambi di saperi e in un transfert che crea,proprio come in un palinsesto,qualcosa di nuovo. Nel senso che perderemo molto ma allo stesso tempo daremo molto e riceveremo.Forse un domani la parola Italia indicherà un qualcosa di nuovo in cui,sotto la superficie ,resisteranno e saranno sedimentate molte cose vecchie. Così come l' Italia del 2022 non è l' Italia ad esempio del 22 d.C. e gli italiani attuali non sono etnicamente gli italiani del 22 d.C. e non parlano la stessa lingua,non hanno la stessa religione eppure il nome "Italia" esiste ancora ed esiste ancora qualcosa del 22 d.C.-pensiamo solo,p.e. al Diritto romano e all' eredità del mondo romano.

Per riassumere: che piaccia o no gli immigrati servono e che piaccia o no questa è una immigrazione caotica e attualmente entropica e non ordinata,impossibile da controllare,anche qualora non vi fossero le Ong perché tanto,diciamolo chiaro,gli sbarchi ci sarebbero in massa comunque,con o senza le loro navi. Fermo restando che non tutti hanno il diritto di restare in Italia e che non tutti possono restare in Italia per evidenti ragioni di buon senso,di spazio,di risorse e fermo restando che è utopia pretendere di avere solo una immigrazione selettiva di  cervelloni laureati (oltretutto occidentalizzati e quindi propensi anch' essi a non fare figli) va detto,a costo di risultare antipatici ed odiosi(tanto qui nessuno cerca e nemmeno vuole  la popolarità) che oltre al migrante supercervellone e plurilaureato serve pure una discreta quota di migranti dei "barconi"(o delle navi).Perché saranno agli occhi di certi magari senza grosse capacità-forse, perché i loro titoli di studio non li conosciamo-e anche se lo fossero poco importa: non tutti vengono da contesti urbani, molti di loro arrivano da contesti rurali,contadini,di provincia e periferici,tutta gente semplice di cui potremmo aver bisogno e che portano in diversi casi valori da noi perduti quali ad esempio il senso della famiglia.Tutta gente semplice  che se ben guidata con un programma serio e rigoroso,ad esempio,potrebbe ridare vita a quelle meravigliose realtà morte o moribonde che sono i piccoli paesi appenninici o altri contesti in grave declino. Per farlo, appunto, occorrerebbero delle politiche estremamente chiare ed articolate che non si fanno certo "parcheggiando" persone per mesi od anni in centri di permanenza con sigle varie,con la sola prospettiva di farsele sfuggire e finire nelle maglie della malavita spicciola o del caporalato. Perché così accade: che la gran massa di costoro finiscono in centri di permanenza vari a vegetare, sinché non si rompono i coglioni e scappano.

Prima ci si caccia in testa che i migranti servono  piaccia o no,ripeto: piaccia o no, perché l' italiano,in senso etnico,con questo andazzo ha i decenni contati e non arriva ad un secolo-e che il processo è irreversibile e che il paziente è come un dissanguato che ha bisogno di una sana trasfusione di sangue- e tanto meglio è. Chi vuole giocare al derby destra-sinistra vada pure allo stadio ad agitare le bandierine colorate sugli spalti: non ne sentiremo la mancanza. Chi vuole invece vedere i fatti pragmaticamente e inquadrarli nelle grandi dinamiche storiche si rimbocchi le maniche e inizi a proporre idee.

Simone Torresani

 
Agente geopolitico del caos PDF Stampa E-mail

6 Novembre 2022

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 Da Comedonchisciotte del 5-11-2022 (N.d.d.)

È arrivata il 28 Ottobre la fumata bianca che porta all’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk. Dopo mesi turbolenti e travagliati, il nuovo “Chief Twit”, come lui stesso si è autoproclamato, può così festeggiare. La vicenda è iniziata a configurarsi nel mese di Aprile, quando Musk, già detentore del 9% delle azioni, formulava un’offerta iniziale dal valore di 44 miliardi di dollari. In un primo momento i maggiori azionisti della società, tra cui i più grandi fondi di investimento, manifestarono pubblicamente un grande disappunto e la chiara volontà di non lasciare l’intero pacchetto azionario ad un’unica persona. Di contro, un’offerta così importante non lasciava loro altra possibilità se non quella di accettarla. Il dado sembrava tratto, ma con l’eccentrico miliardario il colpo di scena è sempre dietro l’angolo. Improvvisamente arrivò una sua dichiarazione sul fatto che non avrebbe proceduto all’acquisizione di Twitter fino a quando il social non avesse stimato il numero esatto dei profili falsi iscritti sulla piattaforma. Iniziava così a delinearsi sempre più chiaramente la strategia di Musk: da una parte mirava a far crollare in borsa i titoli del social, dall’altra scalpitava nel far emergere l’esercito di profili bot presente nella piattaforma. In entrambi i casi Musk ne stava guadagnando in termini economici e di immagine. Un simile arresto dell’operazione fece scoppiare un lungo dibattito sulle implicazioni dell’accordo. Dal momento che il board di Twitter non gli aveva voluto fornire i dati richiesti, scelse di ritirare l’offerta, ufficializzando la propria decisione con una lettera inviata alla SEC, l’autorità che vigila la Borsa statunitense. Tra aggrovigliati e serrati tira e molla si è arrivati agli inizi di Ottobre, quando in un contesto costellato tra denunce e controdenunce, le parti in causa decidono di risedersi al tavolo delle trattative. Da lì l’offerta dei 54,20 dollari per azione viene confermata ed Elon Musk diventa così il nuovo proprietario di Twitter.

“L’uccellino è liberato”. Con un semplice tweet Elon Musk ha di fatto annunciato di aver completato l’acquisizione di Twitter. Inoltre, con queste semplici quattro ma eloquenti parole, ha voluto far percepire ai suoi iscritti (e non solo) che il social sarà finalmente scevro da elementi ostativi alla libertà di espressione. Attraverso una lettera pubblicata nel pomeriggio di giovedì 27 Ottobre, Musk ha deciso di informare gli inserzionisti di Twitter le motivazioni sottostanti all’acquisizione. In tale lettera è stata posta molta enfasi sull’importanza di avere una piazza digitale comune, in cui l’ampia gamma di opinioni potesse essere discussa in modo sano e non violento. Inoltre, aggiunge di non averlo fatto per i soldi, ma per il bene dell’umanità che lui ama e a cui appartiene. Puntando il dito contro i media, scrive che a suo avviso essi avrebbero alimentato estremi polarizzati attraverso la ricerca spasmodica del click e disincentivato il dialogo. Solo il tempo svelerà se queste promesse troveranno fondamento. Il tempo non c’è stato invece per alcune decisioni drastiche, come il licenziamento in tronco di quattro top manager dell’azienda. Escono dall’azienda il direttore finanziario Ned Segal, il legale Sean Edgett, la responsabile degli affari legali Vijaya Gadde e l’amministratore delegato Parag Agrawal, colui che nel 2021 aveva preso il posto del co-fondatore del social Jack Dorsey. Inoltre, in questi giorni, si sta parlando che il 75% dei dipendenti verrà rimosso dal loro incarico. Insomma, Musk si è insediato negli uffici della società di San Francisco con il pugno duro, esprimendo da subito la sua intenzione di mettere in chiaro le cose: c’è un nuovo capo, un nuovo CDA e tutta la macchina dovrà essere plasmata sulle sue decisioni.

Anche le modifiche tecniche sulla piattaforma non si sono fatte attendere. La prima è la nuova pagina di accesso a Twitter, che permette di navigare all’interno anche senza la condizione di essere iscritti al social, differentemente da prima. Ha inoltre chiesto, e sembrerebbe ottenuto, che l’abbonamento alla versione premium della piattaforma (Twitter blu) passi da 4,99 dollari a 19,99 dollari. Tali modifiche hanno lo scopo soprattutto di mandare un messaggio all’intero gruppo: per apportare innovazioni non sono più necessarie lunghe discussioni interne, ma è sufficiente un solo ordine: quello di Elon Musk.

Una novità ulteriore, forse la più importante di tutte, è quella di utilizzare Starlink, il servizio Internet via satellite di SpaceX, per rendere Twitter disponibile nei Paesi in cui attualmente è difficile accedervi. Starlink è il progetto che consentirebbe lo sviluppo di un collegamento internet ovunque efficiente tramite un sistema di parabole che si connettono ai satelliti di SpaceX (1.469 satelliti dichiarati attivi e 272 presto in orbita). Secondo Musk questo sistema garantirebbe a tutti gli operatori un servizio stabile e a basso costo e, per di più, grazie una connessione a 1Gbps, si sfrutterebbe il massimo della velocità oggi raggiunta grazie alla fibra ottica. In futuro, grazie al posizionamento di tutti i satelliti, Starlink potrebbe rappresentare una vera svolta per il settore, in quanto permetterebbe ciò che ancora non si è riusciti a raggiungere: una connessione decente su tutto il globo. Non solo nelle grandi città o periferie, ma anche in mezzo alla foresta, nel deserto o in cima alle vette più alte ed isolate del mondo. Proprio tramite un Tweet risalente allo scorso Agosto, Musk annuncia il suo progetto, quello di rilasciare Starlink il prossimo anno, garantendo l’accesso direttamente tramite i telefoni ed eliminando le dead zones presenti nel mondo. Molti definiscono Elon Musk un visionario, altri ancora un miliardario eccentrico che sta giocando con l’umanità alla stregua di quanto faccia un bambino con soldatini giocattolo. Una cosa è innegabile, Musk sta facendo molto parlare di sé e lo farà ancora di più nel prossimo futuro.

Il New York Times ha definito Elon Musk un “agente geopolitico del caos”. Un epiteto che rimanda ai super cattivi della Marvel Comics, più che a un CEO o a un investitore. Ma la definizione non sembra essere lontana dalla realtà se pensiamo che attualmente, attraverso un semplice tweet, Musk riesce a spostare un quantità di denaro senza eguali. Nessuno, tra attori hollywoodiani o politici di alto rango, sembra avere l’effetto esplosivo che lui sa provocare con una semplice dichiarazione. Di fatto oggi il miliardario, trovandosi ad essere l’unico proprietario di uno dei social più utilizzati al mondo, nonché il realizzatore di un progetto internet mai visto prima, potrebbe essere paragonato, come incisività planetaria, a Paesi di grandi dimensioni. Questo paragone è avvalorato anche da quanto sta accadendo in questi giorni sul fronte bellico in Ucraina. Tutto ha avuto inizio a febbraio 2022, quando Musk annunciava l’arrivo delle connessioni internet satellitari di Startlink in Ucraina. Attualmente nel Paese la citata connessione è diventata il modo principale con cui collegarsi ad Internet, ma non solo. La maggior parte delle infrastrutture militari e logistiche funziona tramite Starlink. Nonostante però Musk abbia attivato la sua fornitura internet in Ucraina già nelle fasi iniziali della guerra, ultimamente il miliardario sudafricano starebbe però attirando una lunga spirale di polemiche dal Paese stesso. Infatti, Musk con un tweet del 3 Ottobre ha proposto una sua personale soluzione al conflitto, che prevedeva, fra le altre cose, l’appartenenza della Crimea alla Russia. La proposta di Musk avrebbe indispettito Zelensky e gli alleati, mentre ha trovato diversi apprezzamenti al Cremlino. Nei giorni seguenti Musk ha sottolineato l’esorbitanza dei costi nel sostenere l’operazione Starlink in Ucraina e secondo la CNN avrebbe inviato una lettera al Pentagono per chiedere finanziamenti. Secondo alcune stime, infatti, dall’inizio della guerra fornire il servizio sarebbe costato a SpaceX oltre 80 milioni di dollari. Il CEO sudafricano ha posto l’accento sul fatto che la sua società non è più in grado di sostenere i costi della rete, minacciando di spegnere Starlink qualora gli Stati Uniti non dovessero intervenire a sostegno. Dopo questo allarme, USA e UE sembrano aver preso posizioni favorevoli nel finanziare Starlink in Ucraina, ma la decisione finale ancora non è stata adottata e le discussioni tra i politici e i ministri sarebbero ancora in corso.

La domanda che bisogna porsi a questo punto è la seguente: con chi sta Musk? Nell’attuale conflitto le sue operazioni sembrano rasentare una sorta di doppio gioco. Da una parte ha fornito gratis, per diversi mesi, internet all’Ucraina, la quale ha potuto beneficiare della rete soprattutto da un punto di vista militare. Dall’altra parte, Musk ha prospettato una proposta di pace che farebbe sorridere maggiormente il Cremlino. Come già affermato, non c’è da stupirsi di nulla quando si parla di Elon Musk, che appare avere in testa una politica estera tutta sua. Le sue idee politiche a volte assecondano quelle dell’Amministrazione Biden, altre volte invece divergono in modo clamoroso. L’acquisto di Twitter ne è una prova. È infatti arduo ritenere che l’amministrazione Biden e i sostenitori del Partito Democratico statunitense abbiano fatto salti di gioia alla notizia che il governo di Twitter è ora accentrato nelle sue sole e indecifrabili mani. Ricordando, inoltre, che la piattaforma social censurò Donald Trump durante la campagna elettorale americana del 2021, è opportuno non escludere un possibile scenario: la riattivazione dell’account di Twitter di Trump. In tal caso sarebbe naturale pensare che Musk stia strizzando l’occhio all’ex Presidente repubblicano. In quel caso, l’eventualità di una partnership tra Truth, il nuovo social di Trump, e Twitter non potrebbe essere esclusa a priori. Gli scenari futuri sono incerti e imprevedibili. Per comprendere i veri scopi di Elon Musk bisogna essere pazienti. Nel prossimo futuro sarà necessario riuscire a codificare i suoi “cinguettii”, in grado ora di risuonare persino dallo spazio.

Carlo Scognamillo

 
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