Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Torino e la pubblicità (per il Pil) PDF Stampa E-mail

6 marzo 2008

Active Image

La città di Torino qualche piccolo problema ce l’ha, nonostante un sindaco che ama dichiararsi fra i più amati d’Italia, nonostante la Fiat che allunga i propri tentacoli su qualsiasi attività cittadina, nonostante a più riprese venga dichiarata “capitale” di questo o di quello.
Le piccole e medie imprese chiudono i battenti giornalmente lasciando dietro di sé una lunga scia di disoccupati che alimenta le code dinanzi alle mense della Caritas. L’aria è così intrisa di miasmi venefici da essersi recentemente meritata la palma di città più inquinata d’Italia. I cantieri di grandi e piccole opere si affastellano disordinatamente dando l’impressione di vivere in una città appena bombardata. Il degrado delle periferie urbane si rispecchia nei quartieri dormitorio e nelle esistenze atomizzate di coloro che vivono quotidianamente la morte morale costituita da pensioni da fame e lavoro precario che li hanno portati ben sotto la soglia di povertà.
Esiste però un problema che più di ogni altro angustia l’amministrazione comunale ed è costituito dalle 3000 cornici per i manifesti pubblicitari che costellano le vie cittadine. Tali cornici risultano vecchie ed arrugginite, ma soprattutto esteticamente anacronistiche e poco in sintonia con l’immagine di “metropoli americana” che l’assessore Gianguido Passoni gradirebbe immaginare mentre fischietta Yes we can.
Ci vogliono delle nuove cornici ed un nuovo modo di praticare la pubblicità stradale che risulti consono al ruolo di capitale di non si capisce cosa cui Torino non può smettere di aspirare. Così dinanzi ad un problema esiziale per il futuro della città è già stato predisposto un piano d’azione che garantisca il risultato voluto: più Pil e più America per tutti.
Le nuove cornici saranno luminose, spariranno i manifesti cartacei e gli attacchini con secchio e pennello andranno a rinfoltire la grande schiera dei disoccupati. Il denaro risparmiato in salari sarà investito nell’energia elettrica necessaria per alimentare per 24 ore al giorno le nuove cornici luminose che potranno essere viste anche di notte ed Iride (la nuova multiutility generata dalla fusione fra AEM Torino e AMGA Genova) vedrà rimpolparsi i propri bilanci che già godono degli incrementi del prezzo del petrolio.
Per non lasciare le cose a metà le nuove cornici luminose (mille delle quali saranno montate entro la fine dell’anno) troveranno anche una diversa collocazione sul territorio. Quelle vecchie ed anacronistiche erano collocate in asse con il flusso stradale, per evitare il rischio d’incidenti connaturato nella distrazione cui andavano soggetti gli automobilisti.
Quelle nuove firmate Passoni verranno sistemate in maniera perpendicolare in modo da avere la massima visibilità, tanto fra cellulari ed epiteti indirizzati ai lavori in corso l’automobilista distratto lo è già comunque di suo e se mai dovesse accadere un incidente (mortale o meno) anche quello contribuirà ad alzare il Pil per la gioia di tutti quelli che sono ancora vivi e non si trovano in ospedale. 

Marco Cedolin

 
Come volevasi dimostrare... PDF Stampa E-mail

5 marzo 2008

Active Image

Come volevasi dimostrare. Fra ieri e oggi si è fatta sempre più insistente l'idea del Grande Inciucio, del Veltrusconi, dell'orgia trasversale grazie a cui dare evidenza e dignità ufficiale all'imbroglio di una divisione fra partiti di destra, centro e sinistra a cui gli Italiani ancora credono. Leggete gli stralci tratti dai tre bollettini della disinformatja nazionale riportati qui sotto.
Ma sono sempre in meno, coloro che in buona o cattiva fede abboccano al circo barnum dei Berlusconi, dei Veltroni, dei Casini, dei Bertinotti, degli Storace e dei Pannella. Non legittimare col voto la presa in giro delle elezioni sta diventando senso comune, opzione di massa, consapevolezza diffusa. Basta ascoltare le chiacchiere al bar o sotto casa, altro che i sondaggi dei truffatori prezzolati che inondano la televisione e la stampa.
Non votare. Non votare. Non votare. (a.m.)

Se la maggioranza al Senato non sarà ampia, io non farò come Prodi". I sondaggi da tempo ripetono sempre lo stesso ritornello: a Palazzo Madama la vittoria del Pdl è in bilico. ... L'incubo della "paralisi" accompagna i suoi sonni. "Senza una coalizione forte, in Italia non si può fare niente. Contro la sinistra, contro i sindacati, non si riesce a fare niente". In quel caso, può essere la volta buona per le larghe intese. O meglio, per le "piccole intese" con il Pd di Walter Veltroni. Un percorso comune ma transitorio per approvare la legge elettorale, rilanciare l'economia del Paese, varare le liberalizzazioni e infine tornare alle urne. Due anni per "risolvere i problemi veri dell'Italia".  Il modello cui spesso fa riferimento il Cavaliere è quello post-bellico di De Gasperi e Togliatti. In questo caso, però, si tratterebbe di un governo "tecnico" guidato da un "supertecnico" e composto da una squadra ristretta di ministri "super qualificati" e "imparziali".  Un gabinetto cui - è il ragionamento che Berlusconi sta sottoponendo soltanto agli esponenti di spicco di Forza Italia - non potrebbe che essere destinato Mario Draghi. "L'unico", a suo giudizio, in grado di affrontare un processo del genere. Il Governatore della Banca d'Italia, ripete da giorni l'inquilino di Palazzo Grazioli agli "amici di sempre", è l'uomo giusto per fare ordine nei conti pubblici, rivitalizzare il tessuto economico e industriale e quindi assegnare un nuovo profilo costituzionale alle istituzioni.
La Repubblica

"Spero che gli italiani saranno talmente saggi da dire con il loro voto quello che la politica non ha detto, cioè dare a uno dei due schieramenti, spero al mio, la possibilità di governare. Se così non sarà, bisognerà fare le riforme e poi ritornare al voto", ha detto Veltroni a chi chiedeva cosa succederà nel caso in cui dalle elezioni non dovesse uscire una maggioranza schiacciante a favore del centrodestra o del centrosinistra.
Il Corriere della Sera

Nei fatti la «grande coalizione», negata a parole, rientra dalla finestra. La prospettiva di scrivere insieme le regole del gioco signifi­ca, né più né meno, uno sforzo comune, lun­go un arco temporale significativo (un paio d'anni), di forze con interessi convergenti. E certo non sarebbe verosimile che il Popolo della libertà e il Partito democratico, mentre lavorano a un progetto di riforma istituzio­nale ed elettorale, si combattano con vee­menza in Parlamento sulla politica economi­ca o sulle misure sociali. In altre parole, affer­mare «facciamo insieme le riforme e poi tor­niamo a votare» vuoi dire accettare l'ipotesi di una larga intesa per un periodo circoscrit­to, ma non troppo limitato. Come si convie­ne a un Paese in emergenza.
Non è un caso che sia Veltroni ad adom­brare tale possibilità. Il suo Pd è tuttora indietro nei sondaggi e l'idea di un pareg­gio nelle urne può essere ai suoi occhi con­fortante. Così da non essere costretto a un'opposizione sterile in Parlamento, col rischio di ritrovarsi accanto all'aborrita si­nistra "arcobaleno".
Il Sole 24 Ore

 
Muhammad Yunus, cattivo maestro PDF Stampa E-mail

4 marzo 2008

Active Image

Essere "padroni" è, prima che una categoria economica, una categoria dello spirito. Ciò soprattutto da quando il padronato ha smesso di esercitarsi sulla terra e si è trasferita sul piano del denaro virtuale, creando quel sistema di valori disumani che regge il mondo odierno, in cui vi possono essere sì "poteri" immensi, ma senza alcuna "giustificazione" ideale.
Categoria dello spirito, cioè categorie mentali, che appartengono al padrone, lo qualificano, lo definiscono. Una, per esempio, è quella secondo cui tutto può essere comprato: ogni uomo, ogni cosa ha il suo prezzo, e l’onore è una vecchia parola dimenticata nei vocabolari. Un’altra è quella che rende impossibile al padrone concepire che possa esistere al mondo qualcuno con una scala di valori diversi dai suoi. "Padrone" è la migliore delle condizioni umane possibili, e un mondo di "padroni", o almeno in cui tutti ambiscano ad essere tali, è il migliore dei mondi possibili.
Di questa visione del mondo troviamo in natura molti esempi. Uno è quel venditore di tappeti che ci ha disgovernato per qualche anno, e che si appresta a rifarlo di nuovo, complice – ma questo è un altro discorso – l’imbecillità dei suoi oppositori non certo migliori di lui. Volgare e ruffiano, il suo sorriso promette complicità oscene a chi gli venda l’anima.
Ma, incredibilmente, esiste anche un’altra versione della Weltanschauung padronale, quella mossa - non subito, non sfacciatamente, s’intende: ma sostanzialmente, certo che sì!- non da biechi interessi personali, ma, incredibilmente, da un aereo umanitarismo, da un sincero desiderio di "fare del bene".
Uno dei più celebri esempi attuali è Muhammad Yunus, un bangla insignito nel 2006 del Premio Nobel – pensate un po’! – per la Pace.
La sua visione del mondo è questa. Dopo aver messo da parte il suo gruzzoletto con varie attività finanziarie – umanitario sì ma fesso no – il signor Yunus, seduto nel bel mezzo di uno dei continenti più poveri al mondo, ha avuto una bella pensata: ma perché, per eliminare i problemi e render tutti felici, non trasformiamo tutti in padroni come me?
Detto fatto, ecco nascere la Grameen Bank, una istituzione che concede microcrediti ai mendicanti e ai poveri perché avviino autonome attività imprenditoriali. La pensata non viene dal nulla.
C’è un patrimonio "teorico", dietro: Tutti gli esseri umani, senza eccezioni, hanno capacità imprenditoriali: fa parte della nostra natura, sono un dono interiore (la sottolineatura è mia, semplicemente a sottolineare quanto sia scesa in basso la classifica dei valori interiori. “In interiore hominis habitat deus” diceva Agostino d’Ippona: guarda un po’ cosa ci abita oggi...).
E c’è anche una specie di didattica dell’imprenditorialità: Liberare le capacità imprenditoriali è come saggiare il sottosuolo e fare trivellazioni in cerca di petrolio. Si sa che il petrolio c’è, si tratta solo di capire come arrivarci e in che modo estrarlo dal terreno. Ci potrebbero essere delle false partenze, ma alla fine verrà estratto (anche qui la sottolineatura è mia: ineffabile! Tra tutti gli esempi che avrebbe potuto trovare, proprio questo, che certo gli è uscito dal cuore: e sappiamo bene come – ha proprio ragione! – quando il petrolio c’è lo si tira fuori, costi quello che costi!).
Et voilà. Troppo semplice, dite? Qualcuno sta storcendo il naso? Possibile – state chiedendo – che Yunus non si sia chiesto come mai tutti questi mendicanti vivono fianco a fianco di alcune tra le più grandi ricchezze del mondo? Possibile che non sappia che in gran parte prima erano contadini, e che si sono ridotti così perché speculatori e affaristi li hanno privati dei loro piccoli apprezzamenti, grazie ai quali prima conducevano una vita "povera" (per i nostri canoni) ma non miserabile?
Possibile – il ragionamento sa un po’ da Monopoli, ma è così – possibile che non si sia detto che, se ci trasformiamo tutti in imprenditori, alla fine a chi diavolo le vendiamo le nostre merci del diavolo?!
Possibile che non sappia che, comunque, imprenditorialità è sinonimo di concorrenza, per cui, non appena avranno messo da parte un po’ di soldi, i suoi poveri ex-imprenditori cominceranno a farsi la guerra tra loro per ricacciarsi l’un l’altro nella spazzatura da cui sono appena usciti ("è il mercato, baby")?
Possibile che non abbia anche pensato che forse più d’uno di quei mendicanti può trovare più dignità proprio nel mendicare, nell’esibire in faccia ai ricchi la sua miseria, che non nel trasformarsi in un petulante venditore porta a porta?
Quest’uomo è stato additato dalla comunità del Nobel come esempio per l’umanità intera. Valutate voi, Quanto a noi, preferiamo inserirlo a buon diritto nella categoria dei cattivi maestri.

Giuliano Corà

 
Bassolino fa rima con Impregilo PDF Stampa E-mail

3 marzo 2008

Due righine sulla Campania. Vi chiedete come mai il governatore Antonio Bassolino, uno tra i maggiori responsabili di quello schifo che è l'emergenza rifiuti, di fatto non viene toccato dai vertici del suo partito? Bassolino a più riprese l'ha fatto intendere: qui i voti li controllo io, per cui se il Pd vuole avere delle chances... Fate voi.
Ve la ricordate la "rinascita campana"? Ve lo ricordate l'ex Pci durissimo verso la camorra collusa con la Dc? Quali partiti secondo voi hanno preso il posto della vecchia Dc in Campania? Chi in questi anni si è dovuto arrendere allo strapotere dei clan e trovare un appeasement con la camorra?
L'aria di Napoli e dintorni prima di essere ammorbata dalla 'munnezza' è resa irrespirabile dalla rassegnazione secondo cui con il crimine organizzato si deve bene o male trovare un modus vivendi. E questa constatazione è assolutamente bipartisan.

Marco Milioni

 
Salutismo liberticida PDF Stampa E-mail

1 marzo 2008

Active Image

Una patente per fumare. Questa è l'ultima, geniale, trovata del professor Julian Le Grand della prestigiosa London School of Economics e all'esame del governo britannico. Per averla, oltre a sborsare 10 sterline, sarà necessario essere maggiorenni e in possesso di un certificato medico che attesti le buone condizioni di salute del soggetto. Senza la patente, annuale e rinnovabile, nessuno potrà acquistare il classico pacchetto di sigarette dal tabaccaio. Il deterrente non è costituito dal prezzo della patente, modesto, ma dal defatigante iter burocratico cui sarebbe costretto, ogni anno, il fumatore per ottenerla.
Questa lotta al fumo sta diventando grottesca oltre che sempre più liberticida. E' grottesca perchè è come se uno bruciandogli la casa si preoccupasse innanzitutto del canile. Perchè se è vero che molte persone si ammalano di cancro ai polmoni perchè fumano, infinitamente di più se ne ammalano per l'aria inquinata che respirano frutto del nostro sistema produttivo. Con la differenza che mentre le prime hanno almeno soddisfatto un piacere, le seconde nemmeno quello. Ma poichè il sistema produttivo è intoccabile, dio guardi, ci si accanisce sui fumatori.
Capisco il divieto di fumare nei luoghi pubblici. Perchè l'esercizio di un diritto di libertà trova il suo limite nell'altrettale diritto altrui di non venirne danneggiato. Ma se io fumo per conto mio sono esclusivamente fatti miei. E se, per soddisfare un piacere, ritengo accettabile di rovinare la mia salute (sempre che ciò poi realmente avvenga) sono ancora fatti miei in cui nessuno, tantomeno lo Stato, ha diritto di mettere il becco. Si è tanto tuonato, in democrazia, contro lo Stato Etico, di impostazione autoritaria, che pretende di imporre le sue regole morali e le condotte private ai cittadini, ed ecco che rispunta fuori in versione salutista. Tanto è vero che il professor Le Grand afferma che il suo è un tentativo, che va oltre la questione del fumo, di "correggere gli stili di vita sbagliati". Ma chi ha diritto di decidere quali sono gli stili di vita "sbagliati"? (E, sia detto di passata, fa rabbrividire quel 'certificato di buona salute' richiesto al fumatore per avere la sua pirandelliana patente, per cui si vorrebbe impedire anche a chi è ammalato di qualsiasi altra cosa la soddisfazione di fumarsi qualche sigaretta).
Si obbietta che il fumatore, quando poi si ammala, ricade sul Servizio Sanitario Pubblico, cioè sulla collettività. Ma a parte il fatto che anche i fumatori contribuiscono, come gli altri, a sostenere il Servizio Sanitario, questo argomento infame è tipico di un'epoca che subordina tutto, a cominciare dall'uomo, alla razionalità economica e potrebbe avere anche altre utili applicazioni. Perchè mai la collettività dovrebbe sobbarcarsi le cure di una persona che (magari proprio perchè ha condotto una vita morigerata) ha la malagrazia di vivere fino a 90 anni, pesando così in modo insopportabile sulla Sanità Pubblica (e infatti in alcuni civilissimi e razionalissimi Paesi scandinavi si pensa di negare le cure a chi ha superato una certa età)? Perchè si dovrebbe accollare le cure del figlio down di una coppia che pur sapendo che sarebbe nato tale lo ha voluto lo stesso invece di ricorrere a un razionale aborto? Perchè dovrebbe curare una persona che ha fatto, spensieratamente l'amore senza preservativo e si è beccata l'Aids? La verità è che, come già non bastasse l'omologazione negli stili di vita portata dalla globalizzazione economica, si tende a creare un normotipo, perfettamente funzionale al sistema, scartando, come pezzi difettosi, tutto ciò che non vi corrisponde.
Nel Sud Africa dell'apartheid la polizia si appostava sugli alberi per controllare che un bianco non si accoppiasse con una donna con un quarto di sangue di colore. Avremo anche noi, presto, una psicopolizia, di orwelliana memoria, che non si apposterà sugli alberi, che nelle città sono stati eliminati a favore del più redditizio e razionale cemento, ma sulle gru per controllare se facciamo una vita morigerata, giudiziosa, benpensante, se non fumiamo, se usiamo il preservativo, se andiamo a dormire all'ora giusta, dopo 'Porta a Porta' o il Tg o il Festival di Sanremo, perchè sia salva, se non quella psichica, la nostra salute fisica?

Massimo Fini

da Il Gazzettino 29 febbraio 2008

 
Non esiste voto utile PDF Stampa E-mail

28 febbraio 2008

Active Image

I poteri forti vogliono un Grande Inciucio. Non solo di fatto, come già è nella realtà per il filo doppio che lega Destra e Sinistra, figurine di cartapesta del pensiero unico liberista e "democratico". Ma anche di nome. E l'etichetta che i grandi gruppi industriali e bancari vogliono appiccicare al governo dell'Italietta di Veltrusconi è "larghe intese". Un'ammucchiata dei due partiti gemelli, il PdL di Berlusconi e il Pd di Veltroni. Sempre che dopo la farsa elettorale del 13 e 14 aprile uno non abbia prevalso sull'altro aggiudicandosi la maggioranza dei seggi in parlamento.
Ecco perchè ieri il megafono ufficiale della grande industria e dell'alta finanza, il Corriere della Sera, con un fondo in prima pagina di Pierluigi Battista sosteneva che "non esiste voto inutile". Vogliono, i veri padroni delle leve del potere, che la prossima legislatura non abbia un vincitore. E perciò invitano a votare anche per le formazioni minori, come la Sinistra Arcobaleno, la Destra di Storace e l'Udc di Casini. La pravda milanese che fino a ieri inneggiava alla semplificazione e all'americanizzazione del quadro politico, oggi scrive, con effetto quasi comico, che "non appare irrealistica, e men che meno sdegnosamente smentita, l'ipotesi di una grande coalizione. La presenza parlamentare di un forte centro, quello di Casini, e di una sinistra radicale, quella di Bertinotti, potrebbe arricchire il panorama post-elettorale di nuove opportunità". Dopo anni di indottrinamento sul bipolarismo e sul bipartitismo, dopo averci riempito le scatole con la retorica parolaia della stabilità di governo, ora Mediobanca, Banca Intesa, il gruppo Fiat e gli altri controllori del maggior organo di (dis)informazione italiano hanno deciso che la loro prossima marionetta di Palazzo Chigi dovrà riunire gli avversari di questa campagna elettorale.
Che difatti tutto fanno tranne che dare vita alla solita finzione di scontro. Specie Silvio e Walter. Minuettano e cinguettano fra loro, le due facce della melassa partitocratica italiana, invitando gli elettori a votare sè stesso o l'altro (voto utile). Ben sapendo che nessuno dei due avrà la meglio, assediati come sono dai comprimari di contorno. E qui si innesta il disegno inciucista dei loro burattinai, che mirano a sfiancarli di quel tanto che basta per rendere non solo probabile, ma inevitabile la Grosse Koalition alla tedesca.
Perchè tramano per una soluzione alla Merkel, i Montezemolo, i Bazoli e i Geronzi? Per gli affari, of course. Perchè ci sono grandi operazioni in vista. A cominciare dal riassetto del mercato delle telecomunicazioni, con Telecom (partecipata da Intesa, Mediobanca, Generali) che si vocifera sognare un'alleanza con Mediaset. Con i Berlusconi entrati in Mediobanca (il mitico salotto buono del capitalismo italiano), le manovre sono favorite. Ci sono le frequenze Wi-Max da assegnare. C'è la prateria di profitti rapinati al pubblico: le grandi opere (non a caso punto focale dei programmi del duo Veltrusconi). E la finanziarizzazione (che necessita di legittimazione bipartisan, va da sè) del mercato delle ex municipalizzate. E con la recessione che soffia dall'America con una Cina che sta premeditatamente tirando in remi in barca dopo la grande marcia allo sviluppo di questi anni, occorrerà una nuova stagione di tagli, di sfruttamento del lavoro (flessibilità, la chiamano), di spremitura all'osso del contribuente, raggirato grazie a qualche imposta diretta in meno ma sobbarcato di nuove spese al minuto grazie alle liberalizzazioni tanto magnificate dai Draghi e dai Padoa Schioppa, bracci armati della Bce.
Vogliono un Veltrusconi più debole per avere un inciucio più forte. Leggere fra le righe deve essere la nuova pratica del cittadino che resiste alla Grande Truffa.

Alessio Mannino

 
<< Inizio < Prec. 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 Pross. > Fine >>

Risultati 3553 - 3568 di 3744