Lavoratori uccisi due volte |
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9 marzo 2008 Non c’è molto da dire, i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Da sempre la piaga delle morti bianche è una tragedia nazionale ed entrare in fabbrica o al cantiere è, per i lavoratori italiani, un rischio non calcolato, ma "necessario". Certo, le misure di sicurezza sono sempre esistite, e gli ispettori pure, ma chiunque abbia parlato qualche volta con un operaio sa bene con quanta "distrazione" troppo spesso quelle ispezioni vengano fatte, ed anche quanto spesso siano proprio gli operai a violare volontariamente quelle norme. Stupidi? Suicidi? No: semplicemente presi per il collo, come si suol dire. Se una protezione, un paio di scarpe da lavoro, una mascherina rallentano i movimenti e dunque la produzione, certo il padrone non dirà al lavoratore di togliersele e fare più in fretta, ma sarà lui stesso a capire da solo che, se vuole tenersi il posto, gli conviene darsi una mossa, e non star lì guardar troppo per il sottile. Poi, eventualmente, la "fatalità". Queste "fatalità" sono andate aumentando, in questi ultimi anni, in assoluto e in percentuale. Mano a mano che il Pil è divenuto la nuova Divinità, e l’aumento della produzione il misuratore del grado di felicità della Patria Nazionale e della Grande Patria Globalizzata, tutto il resto è passato in secondo piano, in nome appunto di un Progresso cui tutto può essere sacrificato. E così leggiamo sui giornali: sette operai fritti alla Thyssen Krupp (in una linea di produzione notoriamente vecchia ed obsoleta, sulla quale perciò non "valeva la pena" di spendere in manutenzione), cinque gasati a Molfetta (tra i quali, ironia della sorte, il padroncino, vittima della sua stessa creatura), più la minutaglia quotidiana di folgorati, caduti dalle impalcature, schiacciati dalle ruspe e via ammazzando. Le nostre care istituzioni si scandalizzano – o fingono di scandalizzarsi – e decidono di varare nuove normative, che prevedano anche solo pochi mesi di carcere per quegli imprenditori che non rispettino le norme. E qui abbiamo avuto il secondo scandalo, quello vero. Non contenti degli immensi profitti accumulati con il "Progresso", impudenti di fronte a questi morti, ma soprattutto ben consci di tenere tutti quanti sotto ricatto, come un sol uomo gli imprenditori italiani si sono levati a difesa del proprio diritto all’impunità. E’ come se chi commette un crimine – perché questo è, praticamente sempre, un incidente sul lavoro – avesse poi il diritto di metter bocca nella legislazione che punisce quel crimine. Montezemolo si è scatenato, e pescando nel più greve immaginario berlusconiano è andato a parlare di "ultimo favore alla sinistra populista" (e bolscevica no?). E il governo, supino, lo ha ascoltato, ammorbidendo la legge. Le "istituzioni" non contano niente, e soprattutto di tutt’altro si occupano che non del "bene comune". Sono le caste che comandano, che decidono quello che conviene a tutti – cioè a loro! – che dettano legge e leggi, che decidono della nostra vita e del nostro futuro. In questo caso, la casta di chi ha costruito questo Progresso mostruoso, questo Moloch che ci divorerà tutti. E la politica? Non aveva torto Marx, quando scriveva che "i governi sono i comitati d’affari degli imprenditori". Che ammazzano i lavoratori prima risparmiando sulla sicurezza, e una seconda volta manovrando la politica per continuare a risparmiare sulla pelle dei propri dipendenti. Giuliano Corà
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6 marzo 2008 E' on line il tredicesimo numero stampabile di MZ – Il Giornale del Ribelle. Potete liberamente scaricarlo cliccando in alto a destra, dove vedete scritto MZ Download. Perché una versione cartacea del blog? Per diffonderne i contenuti col vecchio ma imbattibile sistema della distribuzione a mano, faccia a faccia, porta a porta, nelle biblioteche, nelle università, nel luogo di lavoro, col volantinaggio in strada. Fate quante più copie potete, rilegate con una semplice graffettatrice, e distribuite.
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Torino e la pubblicità (per il Pil) |
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6 marzo 2008 La città di Torino qualche piccolo problema ce l’ha, nonostante un sindaco che ama dichiararsi fra i più amati d’Italia, nonostante la Fiat che allunga i propri tentacoli su qualsiasi attività cittadina, nonostante a più riprese venga dichiarata “capitale” di questo o di quello. Le piccole e medie imprese chiudono i battenti giornalmente lasciando dietro di sé una lunga scia di disoccupati che alimenta le code dinanzi alle mense della Caritas. L’aria è così intrisa di miasmi venefici da essersi recentemente meritata la palma di città più inquinata d’Italia. I cantieri di grandi e piccole opere si affastellano disordinatamente dando l’impressione di vivere in una città appena bombardata. Il degrado delle periferie urbane si rispecchia nei quartieri dormitorio e nelle esistenze atomizzate di coloro che vivono quotidianamente la morte morale costituita da pensioni da fame e lavoro precario che li hanno portati ben sotto la soglia di povertà. Esiste però un problema che più di ogni altro angustia l’amministrazione comunale ed è costituito dalle 3000 cornici per i manifesti pubblicitari che costellano le vie cittadine. Tali cornici risultano vecchie ed arrugginite, ma soprattutto esteticamente anacronistiche e poco in sintonia con l’immagine di “metropoli americana” che l’assessore Gianguido Passoni gradirebbe immaginare mentre fischietta Yes we can. Ci vogliono delle nuove cornici ed un nuovo modo di praticare la pubblicità stradale che risulti consono al ruolo di capitale di non si capisce cosa cui Torino non può smettere di aspirare. Così dinanzi ad un problema esiziale per il futuro della città è già stato predisposto un piano d’azione che garantisca il risultato voluto: più Pil e più America per tutti. Le nuove cornici saranno luminose, spariranno i manifesti cartacei e gli attacchini con secchio e pennello andranno a rinfoltire la grande schiera dei disoccupati. Il denaro risparmiato in salari sarà investito nell’energia elettrica necessaria per alimentare per 24 ore al giorno le nuove cornici luminose che potranno essere viste anche di notte ed Iride (la nuova multiutility generata dalla fusione fra AEM Torino e AMGA Genova) vedrà rimpolparsi i propri bilanci che già godono degli incrementi del prezzo del petrolio. Per non lasciare le cose a metà le nuove cornici luminose (mille delle quali saranno montate entro la fine dell’anno) troveranno anche una diversa collocazione sul territorio. Quelle vecchie ed anacronistiche erano collocate in asse con il flusso stradale, per evitare il rischio d’incidenti connaturato nella distrazione cui andavano soggetti gli automobilisti. Quelle nuove firmate Passoni verranno sistemate in maniera perpendicolare in modo da avere la massima visibilità, tanto fra cellulari ed epiteti indirizzati ai lavori in corso l’automobilista distratto lo è già comunque di suo e se mai dovesse accadere un incidente (mortale o meno) anche quello contribuirà ad alzare il Pil per la gioia di tutti quelli che sono ancora vivi e non si trovano in ospedale. Marco Cedolin
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Come volevasi dimostrare... |
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5 marzo 2008 Come volevasi dimostrare. Fra ieri e oggi si è fatta sempre più insistente l'idea del Grande Inciucio, del Veltrusconi, dell'orgia trasversale grazie a cui dare evidenza e dignità ufficiale all'imbroglio di una divisione fra partiti di destra, centro e sinistra a cui gli Italiani ancora credono. Leggete gli stralci tratti dai tre bollettini della disinformatja nazionale riportati qui sotto. Ma sono sempre in meno, coloro che in buona o cattiva fede abboccano al circo barnum dei Berlusconi, dei Veltroni, dei Casini, dei Bertinotti, degli Storace e dei Pannella. Non legittimare col voto la presa in giro delle elezioni sta diventando senso comune, opzione di massa, consapevolezza diffusa. Basta ascoltare le chiacchiere al bar o sotto casa, altro che i sondaggi dei truffatori prezzolati che inondano la televisione e la stampa. Non votare. Non votare. Non votare. (a.m.) Se la maggioranza al Senato non sarà ampia, io non farò come Prodi". I sondaggi da tempo ripetono sempre lo stesso ritornello: a Palazzo Madama la vittoria del Pdl è in bilico. ... L'incubo della "paralisi" accompagna i suoi sonni. "Senza una coalizione forte, in Italia non si può fare niente. Contro la sinistra, contro i sindacati, non si riesce a fare niente". In quel caso, può essere la volta buona per le larghe intese. O meglio, per le "piccole intese" con il Pd di Walter Veltroni. Un percorso comune ma transitorio per approvare la legge elettorale, rilanciare l'economia del Paese, varare le liberalizzazioni e infine tornare alle urne. Due anni per "risolvere i problemi veri dell'Italia". Il modello cui spesso fa riferimento il Cavaliere è quello post-bellico di De Gasperi e Togliatti. In questo caso, però, si tratterebbe di un governo "tecnico" guidato da un "supertecnico" e composto da una squadra ristretta di ministri "super qualificati" e "imparziali". Un gabinetto cui - è il ragionamento che Berlusconi sta sottoponendo soltanto agli esponenti di spicco di Forza Italia - non potrebbe che essere destinato Mario Draghi. "L'unico", a suo giudizio, in grado di affrontare un processo del genere. Il Governatore della Banca d'Italia, ripete da giorni l'inquilino di Palazzo Grazioli agli "amici di sempre", è l'uomo giusto per fare ordine nei conti pubblici, rivitalizzare il tessuto economico e industriale e quindi assegnare un nuovo profilo costituzionale alle istituzioni. La Repubblica "Spero che gli italiani saranno talmente saggi da dire con il loro voto quello che la politica non ha detto, cioè dare a uno dei due schieramenti, spero al mio, la possibilità di governare. Se così non sarà, bisognerà fare le riforme e poi ritornare al voto", ha detto Veltroni a chi chiedeva cosa succederà nel caso in cui dalle elezioni non dovesse uscire una maggioranza schiacciante a favore del centrodestra o del centrosinistra. Il Corriere della Sera Nei fatti la «grande coalizione», negata a parole, rientra dalla finestra. La prospettiva di scrivere insieme le regole del gioco significa, né più né meno, uno sforzo comune, lungo un arco temporale significativo (un paio d'anni), di forze con interessi convergenti. E certo non sarebbe verosimile che il Popolo della libertà e il Partito democratico, mentre lavorano a un progetto di riforma istituzionale ed elettorale, si combattano con veemenza in Parlamento sulla politica economica o sulle misure sociali. In altre parole, affermare «facciamo insieme le riforme e poi torniamo a votare» vuoi dire accettare l'ipotesi di una larga intesa per un periodo circoscritto, ma non troppo limitato. Come si conviene a un Paese in emergenza. Non è un caso che sia Veltroni ad adombrare tale possibilità. Il suo Pd è tuttora indietro nei sondaggi e l'idea di un pareggio nelle urne può essere ai suoi occhi confortante. Così da non essere costretto a un'opposizione sterile in Parlamento, col rischio di ritrovarsi accanto all'aborrita sinistra "arcobaleno". Il Sole 24 Ore
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Muhammad Yunus, cattivo maestro |
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4 marzo 2008 Essere "padroni" è, prima che una categoria economica, una categoria dello spirito. Ciò soprattutto da quando il padronato ha smesso di esercitarsi sulla terra e si è trasferita sul piano del denaro virtuale, creando quel sistema di valori disumani che regge il mondo odierno, in cui vi possono essere sì "poteri" immensi, ma senza alcuna "giustificazione" ideale. Categoria dello spirito, cioè categorie mentali, che appartengono al padrone, lo qualificano, lo definiscono. Una, per esempio, è quella secondo cui tutto può essere comprato: ogni uomo, ogni cosa ha il suo prezzo, e l’onore è una vecchia parola dimenticata nei vocabolari. Un’altra è quella che rende impossibile al padrone concepire che possa esistere al mondo qualcuno con una scala di valori diversi dai suoi. "Padrone" è la migliore delle condizioni umane possibili, e un mondo di "padroni", o almeno in cui tutti ambiscano ad essere tali, è il migliore dei mondi possibili. Di questa visione del mondo troviamo in natura molti esempi. Uno è quel venditore di tappeti che ci ha disgovernato per qualche anno, e che si appresta a rifarlo di nuovo, complice – ma questo è un altro discorso – l’imbecillità dei suoi oppositori non certo migliori di lui. Volgare e ruffiano, il suo sorriso promette complicità oscene a chi gli venda l’anima. Ma, incredibilmente, esiste anche un’altra versione della Weltanschauung padronale, quella mossa - non subito, non sfacciatamente, s’intende: ma sostanzialmente, certo che sì!- non da biechi interessi personali, ma, incredibilmente, da un aereo umanitarismo, da un sincero desiderio di "fare del bene". Uno dei più celebri esempi attuali è Muhammad Yunus, un bangla insignito nel 2006 del Premio Nobel – pensate un po’! – per la Pace. La sua visione del mondo è questa. Dopo aver messo da parte il suo gruzzoletto con varie attività finanziarie – umanitario sì ma fesso no – il signor Yunus, seduto nel bel mezzo di uno dei continenti più poveri al mondo, ha avuto una bella pensata: ma perché, per eliminare i problemi e render tutti felici, non trasformiamo tutti in padroni come me? Detto fatto, ecco nascere la Grameen Bank, una istituzione che concede microcrediti ai mendicanti e ai poveri perché avviino autonome attività imprenditoriali. La pensata non viene dal nulla. C’è un patrimonio "teorico", dietro: Tutti gli esseri umani, senza eccezioni, hanno capacità imprenditoriali: fa parte della nostra natura, sono un dono interiore (la sottolineatura è mia, semplicemente a sottolineare quanto sia scesa in basso la classifica dei valori interiori. “In interiore hominis habitat deus” diceva Agostino d’Ippona: guarda un po’ cosa ci abita oggi...). E c’è anche una specie di didattica dell’imprenditorialità: Liberare le capacità imprenditoriali è come saggiare il sottosuolo e fare trivellazioni in cerca di petrolio. Si sa che il petrolio c’è, si tratta solo di capire come arrivarci e in che modo estrarlo dal terreno. Ci potrebbero essere delle false partenze, ma alla fine verrà estratto (anche qui la sottolineatura è mia: ineffabile! Tra tutti gli esempi che avrebbe potuto trovare, proprio questo, che certo gli è uscito dal cuore: e sappiamo bene come – ha proprio ragione! – quando il petrolio c’è lo si tira fuori, costi quello che costi!). Et voilà. Troppo semplice, dite? Qualcuno sta storcendo il naso? Possibile – state chiedendo – che Yunus non si sia chiesto come mai tutti questi mendicanti vivono fianco a fianco di alcune tra le più grandi ricchezze del mondo? Possibile che non sappia che in gran parte prima erano contadini, e che si sono ridotti così perché speculatori e affaristi li hanno privati dei loro piccoli apprezzamenti, grazie ai quali prima conducevano una vita "povera" (per i nostri canoni) ma non miserabile? Possibile – il ragionamento sa un po’ da Monopoli, ma è così – possibile che non si sia detto che, se ci trasformiamo tutti in imprenditori, alla fine a chi diavolo le vendiamo le nostre merci del diavolo?! Possibile che non sappia che, comunque, imprenditorialità è sinonimo di concorrenza, per cui, non appena avranno messo da parte un po’ di soldi, i suoi poveri ex-imprenditori cominceranno a farsi la guerra tra loro per ricacciarsi l’un l’altro nella spazzatura da cui sono appena usciti ("è il mercato, baby")? Possibile che non abbia anche pensato che forse più d’uno di quei mendicanti può trovare più dignità proprio nel mendicare, nell’esibire in faccia ai ricchi la sua miseria, che non nel trasformarsi in un petulante venditore porta a porta? Quest’uomo è stato additato dalla comunità del Nobel come esempio per l’umanità intera. Valutate voi, Quanto a noi, preferiamo inserirlo a buon diritto nella categoria dei cattivi maestri. Giuliano Corà
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Bassolino fa rima con Impregilo |
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3 marzo 2008
Due righine sulla Campania. Vi chiedete come mai il governatore Antonio Bassolino, uno tra i maggiori responsabili di quello schifo che è l'emergenza rifiuti, di fatto non viene toccato dai vertici del suo partito? Bassolino a più riprese l'ha fatto intendere: qui i voti li controllo io, per cui se il Pd vuole avere delle chances... Fate voi. Ve la ricordate la "rinascita campana"? Ve lo ricordate l'ex Pci durissimo verso la camorra collusa con la Dc? Quali partiti secondo voi hanno preso il posto della vecchia Dc in Campania? Chi in questi anni si è dovuto arrendere allo strapotere dei clan e trovare un appeasement con la camorra? L'aria di Napoli e dintorni prima di essere ammorbata dalla 'munnezza' è resa irrespirabile dalla rassegnazione secondo cui con il crimine organizzato si deve bene o male trovare un modus vivendi. E questa constatazione è assolutamente bipartisan. Marco Milioni
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