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Il diritto del "come mi sento" PDF Stampa E-mail

17 Maggio 2022

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 Da Rassegna di Arianna del 15-5-2022 (N.d.d.)

Il signor Renato Giovine, di anni 64, si è presentato all’ufficio anagrafe del suo comune di cittadinanza e ha chiesto di modificare la sua età dimezzandola a 32. L’impiegato, sbigottito, non sapendo cosa fare, ha chiamato il capo dell’ufficio per ascoltare la richiesta insolita del cittadino. I due hanno guardato allibiti il signor Giovine come se fosse un malato di mente o in stato di alterazione mentale. Ma il Signor Renato ha esposto con calma e lucidità le sue motivazioni, e di fronte al diniego imbarazzato dei due dipendenti comunali, si è riservato di inoltrare la sua richiesta alla prefettura e al tribunale. Il ragionamento del Giovine non fa una piega perché si fonda su analoghi precedenti, già vigenti sul piano anagrafico e sul piano biologico. Per le prime, è noto che in Italia è possibile cambiare i propri connotati, il proprio cognome. Il Ministro dell’Interno, sul sito prefettura.it prevede infatti che ogni cittadino italiano che abbia l’esigenza di cambiare il proprio nome o cognome, perché ridicolo o vergognoso o perché rivela l’origine naturale o per motivi diversi da quelli indicati, possa intraprendere il procedimento predisposto dal Regolamento per la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile (DPR 396 del 3/11/2000), così come modificato dal DPR n.54/2012. Compiuto l’iter, trascorsi trenta giorni dall’affissione della richiesta, in modo da verificare se ci sono opposizioni al riguardo, il Prefetto, accertata la regolarità delle affissioni e vagliate le eventuali opposizioni, provvede a emanare il decreto di concessione al cambiamento del cognome richiesto. Non diversa possibilità è concessa a chi decide di cambiare sesso. Per accertare la “disforia di genere” occorre attestare l’estraneità rispetto al proprio sesso biologico e dimostrare malessere e disagio per il sesso attribuito alla nascita. Dal 2015 non è più necessario per il cambiamento di sesso che vi sia un’operazione chirurgica. Con sentenza della corte di Cassazione n.15138/2015, e con sentenza della Corte costituzionale n.221/2015, è stabilito che l’intervento chirurgico non è obbligatorio per il cambio di sesso e la scelta se eseguirlo o no spetta esclusivamente alla persona interessata. Presentato il ricorso e superato il percorso stabilito il tribunale italiano competente per territorio, procede alla rettificazione del sesso e al relativo cambio del nome.

Se è possibile cambiare cognome e mutare sesso perché non dev’essere possibile, si è chiesto il signor Renato Giovine, cambiare lo stato anagrafico e biologico di persone come lui che dimostrano e sentono di avere un’età inferiore o comunque diversa da quella indicata dall’anagrafe e dalla biologia e soffrono malessere e disagio per l’età? Ma non solo. Se il fondamento metagiuridico delle norme è ormai nella libera volontà del soggetto, ovvero “come io mi sento” e non come sono per gli altri, per l’anagrafe o per la biologia, perché non dev’essere possibile mutare l’età, retrodatare o postdatare la propria età a quella che si sente realmente di avere? Certo, devi sottoporti a un iter e a una serie di controlli, come accade per i cambi di sesso e di cognome, e dimostrare che non hai finalità diverse nella richiesta di modificare i connotati anagrafici (per esempio, usufruire in anticipo della pensione o viceversa tardare il pensionamento e restare in età lavorativa; o scaricarti di responsabilità verso terzi). Ma la richiesta è legittima. Se non avrà soddisfazione dalla prefettura e dal tribunale, il signor Giovine ricorrerà alla Corte costituzionale, forte della sua comprovata sensibilità a modificare con sentenze, come quella recente sui doppi cognomi, assetti giuridici ritenuti ormai stantii e superati dalla realtà.

Anche sulla cittadinanza si sta stabilendo il principio che ciascun abitante della terra possa andare a vivere dove ritiene di farlo, senza limitazioni e senza essere considerato un clandestino (il reato fu abolito). Ovvero, nessun obbligo, nessuna restrizione nell’accoglienza, dicono molti giuristi ed esponenti umanitari (Papa incluso) ma solo la volontà del soggetto di trasferirsi dove vuole. Siamo o no cittadini del mondo, senza frontiere? Renato Giovine sente di avere energie, impulsi, che corrispondono alla metà dei suoi anni biologici; non accetta il carcere anagrafico a cui la natura matrigna lo sottopone. Ma la molla profonda e segreta che lo ha spinto alla richiesta è un trauma infantile: da ragazzino gli rimase impressa la canzone dei Cugini di Campagna, Quando avrò 64 anni. Avendo temuto per una vita il fatidico passaggio, allo scoccare dei 64 ha deciso di cambiare un’età che non sente di avere e che gli procura sofferenza.

Come forse avrete sospettato, il signor Renato Giovine non esiste, anche se quattro anni fa in Olanda un quasi settantenne, Emile Ratelband, si rivolse davvero al tribunale di Arnhem, a sud-est di Amsterdam, per chiedere di spostare la sua data di nascita all’anagrafe avanti di vent’anni, dal 1949 al 1969. E sulla sua scia in Italia inventarono un fantomatico comune di Bugliano, che aveva già predisposto i moduli per richiedere il cambio d’età. Ma scherzi a parte, l’assurda, pirandelliana situazione lascia un bel dubbio: ma se la realtà, la natura, la biologia, la consuetudine, contano meno della volontà soggettiva e dei desideri individuali, se tutto quel che è dato in natura o in anagrafe possiamo revocarlo, perché non dovremmo relativizzare anche l’età e adattarla ciascuno al proprio sentire?

Marcello Veneziani

 
Basta con i ricatti PDF Stampa E-mail

16 Maggio 2022

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 Da Comedonchisciotte del 9-5-2022 (N.d.d.)

Sono stati smentiti clamorosamente certi nomi altisonanti della cardiologia italiana che sul Vol. 22, N. 11 di novembre 2021 del Giornale Italiano di Cardiologia scrivevano: “Casi di miocardite e pericardite in giovani individui, prevalentemente di sesso maschile, dopo la vaccinazione mRNA contro il COVID-19 si possono verificare molto raramente e, comunemente, si manifestano con forme cliniche lievi caratterizzate da un’evoluzione favorevole. Non esistono ad oggi dimostrazioni di una relazione certa causa-effetto tra vaccinazione e sviluppo di miocardite e pericardite, nonostante il breve intervallo temporale tra i due eventi suggerisca la presenza di una relazione.” Parole che, forse, volevano spegnere l’allarme crescente sollevato dai numerosi casi di cronaca riferiti a tante vite stroncate da malori improvvisi, notizie non riportate dai grandi media, ma dalla stampa indipendente sì, che hanno iniziato a trapelare con inquietante eco.

È successo, però, che se anche da un lato si è tentato di gettare acqua sul fuoco, dall’altro sempre più gli studi scientifici, provenienti da vari paesi del mondo, hanno iniziato a documentare l’aumento di frequenza di malattie cardiache anche gravi (in particolare miocarditi/pericarditi acute) nei giovani e giovanissimi dopo le vaccinazioni. E più recentemente, proprio a fine aprile, è arrivato – sempre in tema di eventi avversi cardiaci (che, però, non è l’unico filone purtroppo) – l’ennesimo interessante lavoro scientifico, questa volta pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature, che documenta chiaramente l’associazione tra l’aumento statisticamente significativo degli eventi cardiovascolari di emergenza nella popolazione UNDER 40 in Israele e il lancio della vaccinazione anti-Covid. Scrivono gli autori: “Nel periodo gennaio-maggio 2021 è stato rilevato un aumento di oltre il 25% in entrambi i tipi di chiamata (arresto cardiaco e sindrome coronarica acuta), rispetto agli anni 2019-2020. I conteggi settimanali delle chiamate di emergenza erano significativamente associati ai tassi di prima e seconda dose di vaccino somministrata a questa fascia di età, ma non ai tassi di infezione da COVID-19. I risultati sollevano preoccupazioni per quanto riguarda gli effetti collaterali cardiovascolari gravi non rilevati indotti dal vaccino e sottolineano la relazione causale già stabilita tra vaccini e miocardite, una causa frequente di arresto cardiaco inaspettato nei giovani.” E più avanti nel documento il concetto è ribadito nuovamente: “Esiste un’associazione solida e statisticamente significativa tra il conteggio settimanale delle chiamate CA (arresto cardiaco) e ACS (sindrome coronarica acuta, in pratica infarto) e i tassi di prima e seconda dose di vaccino somministrata a questa fascia di età. Allo stesso tempo, non è stata osservata alcuna associazione statisticamente significativa tra i tassi di infezione da COVID-19 e il conteggio delle chiamate CA e ACS.” Infine concludono: “Questi risultati sono rispecchiati anche da un rapporto sull’aumento delle visite al pronto soccorso per problemi cardiovascolari durante l’introduzione della vaccinazione in Germania, nonché sull’aumento delle richieste di servizi di emergenza sanitaria per incidenti cardiaci in Scozia”.

Questa recente pubblicazione lancia un serio allarme per la necessità di un’indagine approfondita e si auspica che non passi inosservata alle autorità sanitarie e politiche. Benché miocardite e pericardite possano svilupparsi naturalmente anche a causa dell’infezione da SARS-CoV-2, in base a dati scientifici provenienti da molti Paesi, ormai sta emergendo sempre più chiaramente la verità e cioè che il rischio di problematiche cardiache anche gravi derivanti dalla vaccinazione è molto alto. Difficile, a questo punto, (anche per i più convinti) continuare a credere alla storia che “i benefici superano i rischi.” Inaccettabile (per chi, fin da subito, ha posto domande e sollevato dubbi) seguitare a sopportare certi ricatti. Impensabile (per ogni persona di buon senso) sottostare a eventuali futuri obblighi.

Valentina Bennati

 
Vincolo esterno PDF Stampa E-mail

14 Maggio 2022

 Da Appelloalpopolo del 10-5-2022 (N.d.d.)

Il 9 maggio del 1978, fu assassinato Aldo Moro. Venne assassinato su mandato dei nostri “alleati” (UK e USA su tutti) e col tacito benestare di una buona parte delle istituzioni italiane. Il 16 marzo 1978 la Fiat 130 che trasportava Aldo Moro fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse. Moro venne rapito e, dopo 55 giorni di sequestro, il 9 maggio 1978, venne ucciso. Ma perché le Brigate Rosse ammazzarono Moro? Come spiega Giovanni Fasanella, autore de “Il puzzle Moro”, «le Brigate Rosse furono gli utili idioti di un disegno internazionale che era un attacco all’Italia e alla politica italiana compiuto con l’apporto di quinte colonne interne». In base a documenti desecretati a Londra e a Washington (e alle acquisizioni della commissione d’inchiesta parlamentare sul caso Moro), è dimostrato come USA e Regno Unito, con la complicità di Francia, Germania e Unione Sovietica, avessero interessi convergenti a fermare Moro. L’omicidio di Aldo Moro costituisce un caso internazionale per eccellenza. Tra gli anni ’60 e ’70 la politica estera morotea, soprattutto quella mediterranea, e il disgelo tra DC e PCI rappresentarono un pericolo per gli equilibri mondiali. L’Italia andava fermata. A tutti i costi.

“Dobbiamo scoraggiare le iniziative indipendenti del governo italiano nel Mediterraneo e in Medio Oriente”. Nota interna del Foreign Office, 1970. – “Azione a sostegno di un colpo di Stato in Italia o di una diversa azione sovversiva”. Titolo di un documento top secret del governo britannico contro la politica di Aldo Moro, 1976. – “Le ingerenze sono, sempre e comunque, di parte. Tuttavia, nel caso dell’Italia, dobbiamo fare qualcosa di concreto e non limitarci a discutere”. Reginald Hibbert, sottosegretario del Foreign Office con delega alle questioni europee, 1976. – “L’influenza di Moro e Berlinguer sulla politica estera italiana è forte e potrebbe avere serie ripercussioni […] Il governo italiano va mantenuto sulla giusta via”. Rapporto dell’ambasciatore britannico a Roma Alan Hugh Campbell, 1977.

Aldo Moro, come Enrico Mattei e altri ancora, venne ucciso dal vincolo esterno. Venne ucciso perché con la sua linea politica stava mettendo in discussione il ruolo di colonia che i nostri “alleati” avevano deciso per l’Italia. Oggi in Italia abbiamo una classe politica disposta a sacrificare noi pur di rispettare il vincolo esterno (UE, euro e NATO). Oggi, noi cittadini italiani, il nemico lo abbiamo in casa. Ma come ci spiegò lo stesso Moro durante la seduta per la Costituzione di martedì 3 dicembre 1946, «si precisa come al singolo, o alla collettività, spetti la resistenza contro lo Stato, se esso avvalendosi della sua veste di sovranità, tenta di menomare i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi».

Gilberto Trombetta

 
La nuova religione PDF Stampa E-mail

13 Maggio 2022

 L’economia e la tecnologia non sono più strumenti operativi ma ideologie, contenitori di pensiero e creatività. Hanno sostituito la morale e la politica umanista. L’ordoliberismo è la nuova religione che ha richiamato a sé individui da ogni dove, rendendo obsoleto il concetto di destra-sinistra. Si potrebbe dire che con questa epoca, della globalizzazione e digitalizzazione, si svolta tutti a destra. L’epopea socialista si è sciolta nell’acido disperso dai laboratori neocon. A dire il vero, è accaduto anche a quella sovranista, a sua volta posticcia rispetto all’anima spirituale della destra originale. In pratica, è sparito dall’orizzonte cultural-politico tutto il basamento su cui ha poggiato la storia democratica fino a qui. La politica si è venduta all’economia, convinta di aver fatto un affare. E a ragione, se il desiderio era quello di passare dal potere delle idee a quello del denaro. Ma non lo ha fatto per stupidità. Di sé, sono certo, non potrà che dire di averlo fatto per lungimirante arguzia. Condivido. Se arguto è stare nascosti nel cavallo di Troia del nuovo ordine mondiale, parcheggiato da tempo in tutte le società atlantiche e non. Le persone sono state accalappiate con promesse di libertà e garanzie di libero arbitrio, ed educate a colpi di paura di morte, di perdita di guadagni, di accuse di tradimento della morale sociale, della scienza, delle istituzioni. E sono state anche soddisfatte con premi morali – di materiale se ne parlerà solo se l’obbedienza persevererà. Le celebrazioni politico-istituzionali-mediatiche delle bandiere colorate, dei medici eroi, della disgregazione dell’identità sessuale e familiare, di quella nazionale e delle molteplici sovranità regalate, dissipate, gettate o delegate al padrone americano, dell’importazione di immigrati che pur di sopravvivere accetteranno qualunque condizione capestro, della criminalizzazione dei “brigatisti” dissenzienti che ponevano domande e chiedevano risposte mai pervenute, dei “miserabili del web” rei di aver urlato l’assenza di vergogna di una stampa senza dignità, sono state il premio di cui si pavoneggia la maggioranza di noi. Un popolo ignaro di non essere – una volta di più – il detentore della politica, né di essere – sempre più – identificato, identificabile in funzione produttivistico-economica. Se questo lo volete chiamare progresso, fate pure. Basta intendersi sul gergo. E se non volete intendere Pasolini e, con molto anticipo, Tocqueville e altri terrapiattisti, proseguite pure nel vostro surrogato di progresso. “L’idea di formare una sola classe di cittadini sarebbe piaciuta a Richelieu: questa superficie tutta eguale facilita l’esercizio del potere”. (Alexis de Tocqueville, L’Antico regime e la Rivoluzione – 1856) “Non è raro vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo”. (Alexis de Tocqueville, La democrazia in America – 1835)

Chiunque possa giocare bene per ridurre i costi del capitalismo occidentale in funzione concorrenziale a quello cinese, assai più basso, non avrà mai da temere niente. Sarà l’eletto, godrà di carriera e bonus e, come un cretino, dirà che tutto va bene perché lui continua ad andare a sciare con sua moglie e poi alla spa e sono felici. “Che gli altri vadano a vivere in Russia se pensano qui si stia male” è nientemeno che il miglior argomento che si possa sentire dire. Affermato, per altro, con convinzione profonda, come se parlare non possa sussistere senza dover espatriare. L’edonismo e l’opulenza hanno definitivamente scollegato gli uomini dalla natura e dal senso della comunità identitaria. Si combattono l’aberrazione neoliberista, ma molto fa sospettare abbiano stravinto con lo stesso sistema del bon-bon usato con gli indigeni da depredare. Uomini che non sospettano di essere carne da conteggio dentro l’algoritmo del controllo sociale. Che non sospettano di essere condotti a quella condizione affinché il barlume d’inganno non risvegli in loro quei sensi indomabili da svegli. Affinché l’intossicazione e l’assuefazione imponga loro ancora più dosi di grande fratello, di novella 2000, di champions league, di isola dei famosi, da assumere felici. Affinché i venditori di progresso, prosperità, giustizia e verità possano vincere a mani basse.

Creare dissenso sociale genera un costo istituzionale dispersivo che riduce la forza egemonica alla quale l’occidente punta, costi quel che costi. Nel firmamento di campioni a sostegno del progetto in corso prendiamo l’ultimo. L’Italia è passata in un anno dal 41esimo al 58esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa. Gente comune, gente ucraina, gente russa non fa niente. Vanno bene tutte, sono solo fisiologici danni collaterali da accettare sul grande cammino per confrontarsi con la Cina e, se possibile, per mettere in ginocchio anche lei. La questione guerra, in questo caso, è mondiale. Una strategia che prevede un crescente desiderio e amore della maggioranza verso politiche autoritarie, che finalmente facciano funzionare le cose, impastate da troppo tempo nella pece burocratica. E allora viva la digitalizzazione, il 5G, i chip sottocutanei, la vita a punti, il tracciamento assoluto, i lockdown, le nuove pandemie dalle quali saranno esenti gli ubbidienti, vuoi scommetterci.  L’opposizione sarebbe anche spiritualmente forte, ma è composta da cani sciolti tra le maglie della rete.

Tutto va a destra e nel modo più pdestre. Non c’è bisogno di alcuna idea. Basta essere paladini del futuro di cui tutti parlano. Governo, politica, media fanno un corpo unico per la formazione di un pensiero unico della maggioranza, della cultura, dei pensieri, dei comportamenti. Il grande muscolo atlantico è ancora un bicipite da vantare.

Lorenzo Merlo
 
Niente da salvare PDF Stampa E-mail

12 Maggio 2022

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Per esprimersi con understatement oxoniense: ne abbiamo avuti di governi di merda in Italia, ma un tale guazzabuglio di malafede, incapacità e mercenariato politico quale il "governo dei migliori" è assolutamente senza precedenti. Anche nel fare il male, anche nel fare gli interessi di chiunque tranne i propri cittadini ci potrebbe essere una demoniaca brillantezza, una mefistofelica abilità. Invece questa è gente che balbetta, si contraddice, biascica scuse infami e ridicole, e manifesta l'unica vera abilità nell'attivare le proprie difese lanciando avanti la muta dei giornalisti a gettone, proni a difendere il potere fino all'estremo sacrificio - degli altri.

Questa è una classe dirigente inguardabile e invotabile per chiunque abbia ancora un barlume di dignità, è un ceto che consentirà al paese di rinascere solo quando sarà estinto senza resti, scomparso dalla faccia della terra. Dimenticate che ci sia qualcosa da salvare, dimenticate che ci sia un meno peggio in chi ci ha prima torturato con espedienti idioti, imposizioni inutilmente draconiane e sadismi decerebrati "per il nostro bene" e che ora, nel migliore dei casi, se non ci porta direttamente in guerra, ci lascerà come una colonia fallita e sul lastrico.

Non c'è più niente da salvare.  Devono sparire.  E se non accadrà, questo paese ha solo un futuro come concime, per piante altrui.

Andrea Zhok

 
Manifestare non è azione PDF Stampa E-mail

11 Maggio 2022

 Da Appelloalpopolo dell’8-5-2022 (N.d.d.)

L’azione individuale e quella, più rara, collettiva, sono campi sterminati di nozioni, di esperienze, di massime, di abilità, di capacità, di finezze, di stratagemmi, di strategie di equilibrio e di piani subordinati, di intuizioni, di fermezza, di tenacia, di pazienza, di spregiudicatezza, di freddezza, di ferocia, di patti di sangue e di patti di convenienza, di fratellanza, di cooperazione per stima, di cooperazione per interesse, di cooperazione per attrazione, di rischio, di violenza, di resistenza e di molte altre cose ancora.

Non tutti gli uomini sono vocati per l’azione. Nel ceto borghese un numero abbastanza grande. Nel ceto popolare pochissimi. Il ceto borghese si esercita nel commercio, nelle carriere accademiche, nelle carriere dirigenziali, nelle libere professioni, nei lavori autonomi, nelle collaborazioni, nei consorzi di diritto o di fatto, nei patti tra galantuomini, nei patti del circolo del tennis, nelle turbative d’asta, nelle truffe, nelle società di persone, nelle società di capitali, nelle corruzioni, nelle vendette. La gente comune non è addestrata all’azione. Ciò che valeva un tempo, quando il popolo non era addestrato alle armi, sicché pochi nobili armati assoggettavano migliaia di popolani, vale ancora oggi, perché il popolo non è addestrato all’azione pratica. Non ne sa niente, la rimuove, giudica le virtù con moralismo e giustifica con moralismo la dabbenaggine.

I partiti politici servivano proprio a educare la gente comune all’azione, al sangue e alla m…a. Ma il popolo oggi si tira indietro. Preferisce consumare, come i borghesi decadenti, che preferiscono (o non sanno far altro che) vivere di rendita. Questo è il dramma. Il popolo sa manifestare ma manifestare non è azione, è giocare, divertirsi, ritrovare gli amici, urlare, inveire, offendere, cantare. La manifestazione è consumo.

Stefano D’Andrea

 
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