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Balle gigantesche PDF Stampa E-mail

25 Marzo 2022

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 Da Rassegna di Arianna del 22-3-2022 (N.d.d.)

Molti italiani si sono stupiti per aver scoperto che soltanto il 27% dei Russi è contrario alla guerra e per aver visto la folla oceanica di sostenitori della guerra allo stadio e fuori: la propaganda li aveva convinti che la guerra l'avesse voluta il pazzo, dittatore e criminale Putin, e che vi fosse dissenso sia tra i russi che nel gruppo di comando. Questo stupore sta a significare che quegli italiani non capiscono che la propaganda russa è, come è ovvio, completamente opposta a quella ucraina, assorbita e diffusa acriticamente dai nostri quotidiani e dalle nostre TV nazionali.

In generale, pressoché tutti gli italiani non capiscono che la distanza dalla verità della propaganda russa, se in linea di principio non dovrebbe essere superiore o inferiore a quella ucraina, nel caso concreto contiene meno balle e meno esagerazioni, perché vi sono ragioni precise che spingono gli ucraini a inventare più balle e a esagerare di più. Infatti la propaganda russa è rivolta esclusivamente al fronte interno, a far vedere ai russi: cosa fanno i banderisti (interviste a cittadini russofoni che si sentono "liberati"); come combattono con coraggio e sorriso i soldati russi e i miliziani russofoni e come si proteggono l'un l'altro; come i soldati russi trattano bene i soldati ucraini catturati e apprestano cure mediche a quelli feriti; che i banderisti bombardano il centro di Donetsk; perché i russi sono costretti talvolta a bombardare il centro delle città (immagini che mostrano che gli ucraini sparano razzi dal centro delle città e immagini che riprendono gli scoppi provocati dal bombardamento di un deposito di armi creato all'interno di Kiev, in particolare in un centro commerciale). Questa, e altra propaganda simile, non è tutta la verità e perciò è propaganda, ma almeno è una parte della verità. Gli ucraini, invece, devono convincere i paesi europei ad entrare in guerra o, almeno, a inviare le armi, e perciò devono persuaderli che i russi sono dei mostri. Le balle ucraine perciò sono gigantesche: nel teatro di Mariupol sarebbero morte 1000 persone, quando invece non ne è morta nessuna; i civili che dalle zone dell'est vanno in Russia sarebbero "deportati"; i 20 morti di Donetsk li avrebbero provocati i russi; 100 persone che sulla spiaggia di Odessa mettono sacchi dimostrerebbero che tutto il popolo ucraino o gran parte è pronto a combattere; l'esercito russo avanzerebbe lentamente, perché sarebbe stato respinto o avrebbe trovato una resistenza inattesa (perché l'esercito russo dovrebbe avere fretta nessuno lo dice mai: si dà per scontata una assurdità, senza nemmeno inventare una assurda motivazione).

Dopo 23 giorni di propaganda ucraino-italiana, ormai anche Caracciolo e Fabbri e Negri svolgono ragionamenti sulla base della unilaterale e comica (per chi sa riflettere) propaganda ucraina. In questo modo, sono davvero rarissimi ormai, nel discorso pubblico, sprazzi di intelligenza e squarci di verità

Il Generale Mini osservò una decina di giorni fa: che la Russia aveva inviato pochi soldati e pochi mezzi e vecchi (tra i carri armati t-72 e qualche t-80, quindi mezzi progettati nel 1972: la Russia ha carri armati t-14 che sono rimasti in Russia); e che limitava estremamente il numero di bombardamenti, ricordando che la NATO in Libia e in Iraq faceva 2000 missioni aeree in 8 ore. Insomma la NATO in Iraq e Libia bombardava in 8 ore molto più di quanto abbia fatto la Russia in questi 23 giorni. Ora, è evidente che se queste osservazioni sono vere, tutti i discorsi degli "esperti", Fabbri e Caracciolo compresi, sono campati in aria. Se si volesse conoscere la verità, bisognerebbe soltanto ragionare su queste affermazioni del generale Mini e verificare se sono vere. Bisognerebbe che ci si dedicasse una sola settimana a rispondere alla domanda: ha ragione il Generale Mini? Se la risposta fosse positiva, poi bisognerebbe ridere di ogni esperto che svolge considerazioni, muove osservazioni e propone valutazioni incompatibili con la verità accertata. Ma questo sarebbe giornalismo. Invece, purtroppo, TV e quotidiani sono ormai organi di propaganda.

Cosa ci guadagniamo ad ingannare noi stessi e a diseducare il popolo e i ceti colto e semi-colto al ragionamento?

Stefano D’Andrea

 
Servi e traditori PDF Stampa E-mail

24 Marzo 2022

 Da Appelloalpopolo del 22-3-2022 (N.d.d.)

A chi giova? A chi giova una guerra contro la Russia? A chi giovano le sanzioni alla Russia? A chi giova l’opposizione alla definitiva nascita di un mondo multi-polare? Sicuramente non all’Italia. Abbiamo una classe politica che per l’ennesima volta non solo non si è preoccupata degli interessi nazionali e di quanto previsto dalla Costituzione, ma che ha preso scelte in antitesi con entrambi. Una classe politica che ancora una volta ha messo gli interessi dei padroni esteri davanti a quelli del proprio Paese.

Andiamo con ordine. Saltiamo, dandolo per acquisito, il breve ripasso storico sull’espansione a Est della NATO (contro tutte le rassicurazioni fatte nel corso dei decenni) e sulla guerra, in corso dal 2014, in Ucraina (tra rivoluzione colorata e tentativi di pulizia etnica da parte dei neo-nazisti ucraini). Vale la pena solo ricordare – nonostante i tentativi di rimozione della stampa dominante occidentale – che quello ucraino è un Governo che non si avrebbe avuto problemi a definire, in altre circostanze, filo[neo]nazista. Perché molto semplicemente lo è. I rapporti istituzionali, ben documentati, con i neo-nazisti vanno ben oltre l’esistenza del Battaglione Azov. Quello ucraino è un Governo con pesanti affiliazioni/infiltrazioni neo-naziste. In tanti, troppi ambiti. Ovvio che quello della Russia di de-nazificare l’Ucraina sia un pretesto: l’obiettivo è porre un freno al costante allargamento a Est della NATO che viene da sempre visto come una minaccia mortale per l’esistenza della Russia. Ma è un pretesto – andrebbe ammesso per onestà intellettuale – comunque più credibile dell’esportazione di democrazia invocata da USA e NATO per giustificare tutte le loro numerose guerre di aggressione (quelle contro cui i “buoni” nostrani non hanno mai detto nulla).

Tutto questo aiuta a comprendere come si è arrivati alla situazione attuale. Com’era prevedibile, le sanzioni alla Russia stanno colpendo prevalentemente i Paesi che le hanno emesse. Soprattutto quelli – com’è normale che sia – più esposti con la Russia. Cioè più dipendenti. Tra questi, al primo posto in tantissimi settori, c’è proprio l’Italia. Un Paese già fortemente penalizzato da 30 anni di appartenenza alla UE e da 20 anni di euro. I primi indicatori non lasciano spazio a dubbi di sorta. In termini congiunturali, il PIL del primo trimestre è stimato in calo del 2,4%. I consumi sono ancora inferiori del 10,2% rispetto allo stesso periodo del 2020, mentre l’inflazione è stimata in aumento del 6,1% nel 2022 (una stima fin troppo ottimistica). Questo perché gli effetti delle sanzioni alla Russia si innestano in un quadro già problematico per la UE e soprattutto per l’Italia, che dipende enormemente dalle importazioni di materia prime, energetiche e non, dalla Russia (gas, petrolio, grano, mais, fertilizzanti, metalli, ecc.). Oltre ai danni derivanti dal mancato import di materie dalla Russia (circa 10 miliardi di euro l’ammontare annuo), vanno ovviamente aggiunti quelli del mancato export verso la Russia (circa 15 miliardi di euro). Per quanto riguarda invece la Russia, sembra resistere piuttosto bene alle sanzioni comminate dall’Occidente (prevalentemente dalla UE). Perché è un paese ricco di materie prime, perché ha un rapporto debito/PIL ridicolo, perché l’ammontare del debito in valuta estera detenuto dagli stranieri è appena l’1.3% del PIL, perché ogni giorno ha flusso di cassa di circa 1 miliardo di dollari per gas e petrolio. E perché continua a fare affari col resto del mondo. Cioè con quei Paesi (Cina, India, Brasile, Argentina, Messico, Arabia Saudita, ecc.) che rappresentano circa la metà del PIL mondiale e più della metà della popolazione terrestre.

Ecco, questo è uno dei fattori più importanti da prendere in considerazione. Stiamo combattendo una guerra per procura che ci danneggia e favorisce solamente il decadente impero americano. L’unico Paese che trae vantaggio da un’escalation con la Russia sono gli USA. Che non vogliono accettare la nascita di un mondo multi-polare dopo decenni di monopolio a stelle e strisce. Il nostro interesse nazionale andrebbe difeso ponendosi diplomaticamente come mediatori del conflitto attualmente in corso. Non soffiando sui venti di guerra, non armando un Paese con un Governo filo-[neo]nazista, non aggredendo economicamente e verbalmente quello che per noi è un Paese storicamente amico e un fondamentale partner economico. E invece, mentre nel mondo ci sono sempre più Paesi che non accettano di essere trattati alla stregua di una colonia americana, in Italia abbiamo al governo una classe politica di servi e di traditori. Perché l’alternativa a essere una colonia americana, non è diventare la colonia di qualcun altro, ma smettere finalmente di esserlo.

Gilberto Trombetta

 
Miserabili del Web PDF Stampa E-mail

23 Marzo 2022

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Celebriamo Giannini, Gruber, Mentana, Severgnini, Fontana, Vespa, Formigli, Brindisi, Gentili. Sono i Giusti. Noi, i Miserabili del web.

 

Se non ancora chiaro, se qualcuno aveva ancora qualche riserva di credito nei confronti dei progressisti, il signor Giannini chiarisce definitivamente le idee ai tenaci resistenti di sinistra. (È un ossimoro scrivere “di sinistra”, ma rende l’idea della profondità della vergogna). “I miserabili del web” è quanto ci dice il signor Giannini in occasione degli argomenti a sostegno della sua scelta, riferiti a proposito della demagogica – leggi propagandistica – prima pagina del suo La Stampa del 16 marzo 2022. Oppure possiamo ammettere non conoscesse il “Testo unico dei doveri del giornalista”, detto codice deontologico. Ma dai! E tralasciamo l’ipotesi che l’interesse della signora Gruber alla replica del signor Giannini più che di matrice giornalistica fosse ideologica, vista la fratellanza progressista con il protagonista della porcata giornalistica. Nelle parole del signor Giannini non si trova nulla di condivisibile. Non solo. Volendo trovarne ragion sufficiente, non si può non finire a dover riconoscere che la sola fonte possibile di tanto vaiolico veleno non è che un sentimento di disprezzo nei confronti di chi non si allinea al suo modo, al suo giornalismo, al suo atlantismo. Di chi nega la propria coreica genuflessione. Ciò non risolve la questione che i miserabili popolano il mondo.

 

Volendo evitare di essere approssimativi, va detto che il signor D’Orsi, ex collaboratore de La Stampa, dopo aver esperito la prima pagina incriminata, ha scritto al direttore Giannini. Gli ha fatto presente quanta vergogna giornalistica contenesse – “Siamo oltre ogni artefizio giornalistico” – quanto dolore etico ciò gli avesse provocato e quanta distanza sia ora obbligato a prendere dal quotidiano e, penserei, da certa stampa. Visto quanto accaduto negli ultimi ventiquattro mesi, penso ci siano elementi bastanti per aggiornare il lessico. Se dire negro non va più bene in nome dell’ipocrisia di chi ci sta portando alla società del mercato, anche giornalista credo non rispetti più il politicamente corretto. Se il giornalismo si era guadagnato il blasone di cane da menzogna, ora preferisce la ciotola piena e abdicare al fiuto originario. Lasciare nascosto, sotto terra, ciò che non rientra nei suoi interessi economici, impone un aggiornamento dell’autopoietico lignaggio vantato dai “veri professionisti, i soli che riportano i fatti”, a leggere ciò che scrivono di se stessi. Menzognisti pare corrisponda più opportunamente a ciò che questi direttori fanno e difendono e impiegano per attribuire responsabilità agli “irresponsabili” fuori dal loro controllo.

 

Giannini è solo l’eroe di giornata. Campione di un reggimento in forze e in salute, la cui difesa – oltre a quanto affermato da Giannini per se stesso – secondo i più acuti, per mettere in bolla tale gravità menzognistica, sarebbe quella di screditare fonti non governative – i cosiddetti miserabili del web – a causa di qualche imprecisione in esse presente. Tali dimostrazioni di appartenenza e fedeltà ideologica vanno premiate. Non a caso, nonostante dica cose che molti non possono neppure ascoltare da anni, Giannini passa da un direttorato all’altro. Sta già accumulando i bonus per ampliare la tessera della vita a punti con la quale dovremo, temo, tutti fare i conti. Se un ufficiale si guadagna i galloni per il comando di forze sempre più vaste, significa che sopra di lui troviamo la crema via via più gustosa. Se il comando del corpo d’armata atlanto-progressista-liberista non ha bisogno di essere ricordato, è opportuno qui ricordare altre gesta dei suoi comandanti regionali.

Mandiamo le armi agli ucraini”. È una bella prestazione nella gara di tiro di distanza dagli interessi degli italiani. Prendete il vaccino se no morirete. “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire”. Non è da meno. Volendo, anche più blasonata perché ripresa con piglio insolito dal nostro superpartes, detto anche no non lo faccio, sì lo faccio (il presidente).

Sarebbe bastante per una rivolta culturale. Ed effettivamente c’è stata, ma riguardava e riguarda i miserabili del web e, quindi, non conta. Infatti, o è criminalizzata, come un qualunque obiettore di intruglio, o non è presente nel panorama dialettico-intellettuale d’Italia. Merito ai menzognisti di tale valoroso risultato.

Sarebbe bastante, ma non lo è. Eppure non ero solo quando, partecipando ad un momento relativo alla formazione permanente dei giornalisti dedicato al tema della privacy, cioè su come comportarsi in occasione di testi e immagini, neppure una sola singola parola è stata detta dai nobili conferenzieri-esperti sulle leggi che governano la questione. La ragione? Semplice, avevano preferito parlare di sé. Senza neppure accorgersi che nella loro narrazione risiedeva anche l’ammissione della sequela di omissis volontari e non dichiarati che orientavano il pensiero dei loro interlocutori-lettori-visori. Ne più né meno di quanto fatto dal prode Giannini pochi giorni fa a tutta pagina, dalla quale, tra immagine, titoli e occhielli, la prima informazione che emergeva, che si assumeva, era la responsabilità russa di una strage. Ho consultato il dizionario Treccani. Pare che farabutto sia il termine opportuno per questo tipo di menzognista. Per decenza, evito di ricordare le prodezze del signor Figliuolo. Ma torniamo ugualmente alle penne bianche, nel senso degli alti comandi. Ad un certo punto, siamo arrivati che il capo di governo, il signor Draghi, si è ritenuto in diritto, penso scambiandolo per dovere, di pretendere il seguito del parlamento. Se un qualunque scrittorucolo di stravaganti distopie avesse potuto arrivarci da solo, mai avrebbe potuto immaginare che nessuno avrebbe detto nulla. Nessuno, dico nessuno dei menzognisti ha ritenuto di eccepire. Possibile che la pulce della democrazia non sia loro salita al cervello? Sì! La risposta è “sì”. La tanto decantata nuova normalità non è dunque addavenì. È già in noi. Ma non come ideologia. È giù incarnata. Significa che nel fare comune la esprimiamo. Ecco perché il menzognista è il nuovo giornalista.

Del resto, equipollenza di tanta miseria (se ne ha fatto uso Giannini, posso farlo io?) istituzionale ne avevamo già vista in buona quantità. Una goccia della quale, se non fossimo stati cresciuti a pillole di opulenza, a tette, culi, champions e festival, sarebbe bastata all’insurrezione. Mi riferisco, in un certo senso, ad un campione particolare, di quelli detti fuoriclasse, nei confronti dei quali ogni argomento e intento di contrastarne il dominio su noi, comuni e ordinari, risulta insulso e quindi perdente. In questa occasione mi riferisco all’obbligo di inoculazione travestito da scelta personale. Il popolo del divano non ha battuto ciglio e, quando lo avrà fatto, si sarà sentito una merda a contestare quanto gli esperti in modalità frana gli andavano ripetendo, travolgendo del tutto il suo spirito critico. Il mito dell’esperto quale detentore della verità e il congiunto senso di inferiorità se non hai neppure la laurea, ha visto la propria conclamazione e, senza bisogno di scomodare Ivan Illich, anche la sua miseria laureata. Basterebbe. Certo, se fosse tutto. Ma non lo è. Oltre al travestimento, oltre al vaccino come solo debellatore della protopandemia, oltre e sopra queste certezze scientifiche (così le chiamavano lor signori) non si prendevano la responsabilità per gli eventuali effetti collaterali. Insomma, inculcavano a mezzo bugie e nessun menzognista ha avuto da ridire, se non “io i no vax non li invito” (Gruber e Mentana). L’obbligo di intruglio plus, pena la decurtazione totale dello stipendio per le persone dai cinquanta anni in su, è venuta subito dopo. Ma ormai il menzognista aveva preso l’onda su un chiaro consiglio. Se promuovi la nostra campagna prendi i soldi, sennò no. Così, è diventato giusto, legittimo, corretto e doveroso, togliere il sostentamento a chi la pensasse diversamente.

Ricordo di aver denunciato all’Ordine dei menzognisti del Lazio un certo signor Bruno Vespa, in merito al fatto che aveva sostenuto che per gli ultra sessantenni non c’erano controindicazioni da intruglio. L’Ordine non ha risposto al mio esposto contro il notabile menzognista, neppure dopo il mio sollecito, avvenuto a mesi dalla data dell’esposto stesso. Evidentemente, insabbiare è ordinario per l’Ordine. Aggiungo – è l’occasione per farlo – che pari vergogna, per altro esposto e per altro argomento, era stata impersonata a suo tempo dall’Ordine Giornalisti della Lombardia e dall’Ordine nazionale. Ma la cricca si autoconforta. Del resto, anche l’Ordine dei Medici ha ritenuto di radiare o sanzionare più che a ragion veduta, secondo ragion di stato, i suoi iscritti non allineati allo spergiuro.  

Così abbiamo saputo – veramente i miserabili del web lo avevano da sempre affermato – che il conteggio dei morti da covid era strumentale agli interessi della narrazione delle penne bianche, quella scientifica. Mi duole la tastiera a scrivere tanta siderale blasfemia.

“Vabbé, ma tutti quelli che lavorano sbagliano, perché essere tanto critici?” Non è questo il punto. Il punto è che ammettere i propri errori è un punto di forza di chi se ne prende la responsabilità. In caso contrario, ammetti debolezza, falsità, inaffidabilità. Queste si sono guadagnate la politica, le istituzioni, la stampa menzognista. Un guadagno che aumenterà le proprie auree riserve a giudicare da cosa è riuscito a dire il nostro ministro degli Esteri. “Sono animalista. Penso che tra Putin e qualsiasi animale ci sia un abisso e sicuramente quello atroce è lui. E ora sta pagando uno scotto enorme”. Domanda. Può esserci qualche italiano interessato a fomentare il problema russo-ucraino, meglio atlantoccidental-sinorusso, in cui l’Italia è meno di una formina sul bagnasciuga? Può esserci qualche nostro concittadino – non in preda a incantesimi ideologici – che non veda l’avventatezza di tanta affermazione? Siamo generici, diciamo più no che sì. Eppure, avete visto in giro qualche menzognista che abbia proferito parola sorpresa? O la tsunamica carovana suicida ha tirato dritto perché “è stata la Russia ad invadere un paese sovrano”?

Ma ci si perde a star dietro alle prestazioni o alle astensioni dei menzognisti. Come nessun menzognista si sia finora sentito di rivedere le proprie posizioni sulle falsità predette e diffuse, così non si trova fra loro chi ritenga – ahi, la carriera! – di riprendere l’intervento di Pino Cabras del 17 marzo 2022 in Parlamento o del signor Alessandro Orsini, il 17 marzo 2022, a Piazzapulita su La7 riguardo alla preziosa focalizzazione relativa alla reciprocità e pari dignità delle posizioni tra Nato/Occidente e Russia.

Si può forse concludere che i menzognisti fanno sempre del loro meglio. Se prima erano in grado di strappare le maschere indossate dai protagonisti invitati ai ricevimenti del Potere, ora possono vantare di passare le veline ai mezzimbusti senza neanche un’orecchia. Si può forse concludere che la spaccatura tra noi e loro è una voragine consapevolmente allargata. Un’opera, un capolavoro dei progressisti, di quelli che una volta erano votati ai miserabili ed ora alle élite. La spaccatura con tutto ciò che è popolo è chiara e dichiarata. Come è chiaro che ancora prenderanno i vostri voti, godranno della vostra solidarietà e vivranno sulla vostra genuflessione permanente, quando non della vostra gianesca ipocrisia.
Bevi Gruber e, se non ti piace, prendi un Giannini. Se così fosse per chiunque abbia ripassato deduzione, non significa altro che nel nuovo ordine non contiamo nulla in senso sempre più stretto. Ma che stupido, è proprio quello che i miserabili del web ci stanno ripetendo da sempre.

Volete finire ridendo? Facile. Chiedete ai menzognisti italiani, ai soci del signor Giannini, la cricca della “vera informazione”, capace di discernere sempre – tranne quando mandano un videogioco a documentare dal campo qualche bombardamento – cosa hanno fatto a favore di Assange. Se vi viene da piangere, non fa niente, vi capisco, anche io sto lacrimando. Ho esagerato? Ho detto il vero? Ho infranto il la barriera del politicamente corretto, neo Muro di divisione tra i giusti e gli inutili? Non so, lo saprà certo il fascismo democratico che per ora è agli Ordini, poi passerà alle squadre.

Lorenzo Merlo

 
Grotteschi PDF Stampa E-mail

22 Marzo 2022

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 Da Comedonchisciotte del 20-3-2022 (N.d.d.)

Oramai le dimensioni della propaganda hanno raggiunto limiti grotteschi, comici, come accadeva nelle vecchie dittature novecentesche, ricordano i “contrordine compagni” della Pravda e gli apparecchi (come li chiamavano allora) di Mussolini che tornavano dalle ardite missioni più numerosi di quando erano partiti. Avete fatto caso che i russi smisuratamente ricchi si chiamano oligarchi, mentre gli omologhi occidentali sono solo “miliardari”? Magari filantropi nei casi migliori, oppure “visionari”, quando sono più stupidi dell’ordinario. Così i media ci raccontano della filantropia di Gates e accostano sempre al nome di Elon Musk l’epiteto di “visionario”, alla maniera di Omero: ricordate “l’accorto Odisseo”, o “Achille dai piedi veloci”? Il filantropo Soros non è forse un oligarca? O quanto meno, la mummia di un oligarca? Ora non state a domandarvi come un filantropo possa riuscire a diventare miliardario, però, se ci fate caso, in Russia o in Cina la politica ancora prevale sull’economia e indirizza l’agire di quei paesi ed è invece proprio in occidente che gli oligarchi sono al potere. Forse proprio per nascondere questo fatto, chiamano oligarchi i russi. Trump è un miliardario un poco rozzo e pittoresco, Berlusconi un simpatico palazzinaro che si è fatto da sé. Immaginatevi cosa direbbero i media di Putin se avesse un patrimonio personale vagamente paragonabile ai loro.

Sempre più grotteschi appaiono anche i servi al potere in rappresentanza degli oligarchi: il ministro degli “esteri” britannico che non distingue le città russe da quelle ucraine mentre pretende di difendere l’indipendenza di Kiev, o di Kursk? No, no, Kiev, ho detto bene! Oppure un ex ministro italiano che fa il guitto in Polonia, senza rete, completamente in balia degli eventi, povera comparsa televisiva rintronata. Ci è dato anche di vedere il super, extra, mega, tre volte grandissimo Draghi, che quando è chiamato ad esprimere questa sua grandezza parlando al popolo, riesce solo a balbettare “chi non si vaccina, muore; chi si vaccina, non muore; chi si vaccina poco, muore poco”. Ricorda molto da vicino papa Bergoglio e il suo primo affaccio alla finestra. Ci si aspetta che un papa abbia da dire qualcosa di profondo ai fedeli, o almeno, se proprio non è nelle sue corde, che si attenga ad un protocollo ben collaudato, vecchio di secoli, invece tutto ciò che riuscì a dire fu “signore e signori, buonasera!” “Signore e signori, Mina!” Pippo Baudo era molto più professionale. Probabilmente sarebbe stato un papa migliore.

Converrete che oramai è praticamente impossibile per una mente pensante seguire i telegiornali o i dibattiti televisivi, è come infilare la testa dentro una lavatrice. O sei già dentro il sogno, o ti pare incredibile che davvero qualcuno possa prendere sul serio quella roba. Nell’attualità, con subitanea svolta, il popolo bue è stato chiamato a non occuparsi più dell’epidemia, che pure era stata propagandata con la più grande e pervasiva campagna mediatica della storia dell’uomo (e della scimmia), ma è improvvisamente dovere civico di tutti sentirsi in guerra con la Russia e con Vladimir il Terribile e solidarizzare con il moderato, umanitario e democratico governo ucraino. Mi permetto di ricordare che gli americani, che hanno dietro di sé la potenza che tutti conosciamo, si sono finora limitati ad invadere Grenada o più ambiziosamente l’Iraq dopo mesi e mesi di accumulo di materiali, bombe e truppe sul posto, già l’Iran gli è sembrato un boccone troppo grande e hanno rinunciato. E noi sudditi della decadente italietta, con un pavido direttore di banca come sovrano assoluto, vogliamo far la guerra alla Russia, probabilmente la prima potenza militare del pianeta? Ma non ci potremmo trovare un nemico più alla nostra portata? Che ne so, Malta? Guardate che è già un obbiettivo molto ambizioso: già nella Seconda guerra mondiale, incredibilmente, non ce l’abbiamo fatta ad occuparla e neppure a neutralizzarla. Il povero Mussolini, con i suoi milioni di baionette, ci si rodeva il fegato.

Qualcuno potrebbe spiegarci perché mai dovremmo amare così tanto l’Ucraina da far la guerra alla Russia a costo della vita? Perché abbiamo bisogno di badanti? Ma se il governo, con le politiche anti covid, sta attivamente eliminando il problema dei vecchietti? Cosa ci troviamo di meritevole e democratico in un regime nato da un colpo di stato finanziato dalla CIA che ha continuato a uccidere parte del suo stesso popolo per otto anni facendo migliaia di morti? Un regime che ha nell’esercito battaglioni che marciano dietro bandiere con le croci uncinate? Ma non eravamo tutti orripilanti dalla “barbarie nazifascista”? Non ci facevano dimostrazioni le coraggiose sardine? Non ce l’avevamo a morte con Saddam Hussein perché “gasava il suo stesso popolo” come ci hanno ripetuto innumerevoli volte i telegiornali? O forse qualunque paese aggredito merita il nostro sostegno? Allora non sarebbe più prudente correre ad aiutare lo Yemen che combatte con l’Arabia che è certo più alla nostra portata della Russia? Perché Bruno Vespa non ce lo spiega a porta a porta?

Vogliamo essere più cinicamente realisti? Un pizzico di real politik? Noi abbiamo bisogno della Russia, del gas, del petrolio, dei fertilizzanti, ma non dell’Ucraina. Perché dovremmo stare dalla parte dell’Ucraina quando sotto tutti gli aspetti possibili (tranne, forse, le badanti), il nostro interesse giace completamente sulla sponda opposta? E allora, se né l’etica né l’interesse ci portano a supportare l’Ucraina, perché dobbiamo essere pronti a sacrificarci per lei? Qualcuno può avere la compiacenza di spiegare al popolo questo arcano? Chi ha autorizzato il governo a portarci in una situazione di guerra? C’è stato un dibattito parlamentare? Una discussione nel paese come prima della grande guerra tra neutrali e interventisti? Il vate D’Annunzio ha parlato? Chi è il vate oggi, Cacciari? Niente di niente, solo propaganda sempre più insensata, sempre più grottesca. Censurato tutto ciò che è russo. Se chiedi un’insalata russa al ristorante, ti sputano in faccia. Io non la prenderei mai, non perché sono fedele al governo e voglio esportare la democrazia, ma perché il mio paese è così democratico che al ristorante non mi lasciano entrare. Neanche fossi russo. Anch’io sono in guerra, ma non sono in guerra con la Russia, i miei nemici li conosco, li vedo, li ricordo, sono quelli che non mi riconoscono neppure la proprietà del mio corpo e lo vogliono usare per i loro esperimenti, che mi impediscono di lavorare, di viaggiare, che mi confinano, mi ricattano, mi negano l’assistenza medica, mi inondano di menzogne, mi aumentano le tasse e mi vogliono ridurre in miseria. Letteralmente chiunque sia contro di loro, fosse pure Gengis Khan, è mio alleato. Si arriva a mostri giuridici. La confisca dei beni dei russi … perché sono russi. Sono compresi anche gli ebrei con passaporto russo? Ce ne sono diversi tra gli oligarchi, questo ricorda qualcosa a qualcuno? Forse si organizzeranno anche falò in piazza con i classici della letteratura. Del resto in Delitto e Castigo già si possono intuire i primi segni del putinismo (per non parlare della torbida storia di colui che era certamente un suo prozio e già aveva rovinato la credibilità della graziosa famiglia reale, il famigerato Ras Putin). Al di là delle semplici menzogne sui fatti, che sono quasi tutto ciò che la stampa riesce oggi a produrre, si leggono titoli di giornale incredibili “come difendersi in caso di attacco termonucleare”. Bé, direi innanzi tutto di usare la mascherina, preferibilmente quelle ffp2, chiudere le finestre (se hanno ancora i vetri, altrimenti non importa), e non guardare direttamente il lampo: pare certo che il vaccino Pfizer sia utile anche contro le radiazioni, specialmente quelle dello stronzio 90, ma solamente dopo le tre dosi canoniche. Rassicura molto anche il fatto che ci sarà la protezione civile e il generale Figliolo a difenderci. Mi aspetto un monito dal vecchietto dai capelli candidi.

Concluderei sottolineando che tre fatti chiave hanno completamente alterato il corso della storia degli ultimi due anni: un’epidemia di una sindrome parainfluenzale, la pretesa necessità di passare immediatamente ad una produzione di energia più sostenibile e, ultimamente, la guerra in Ucraina. Ciascuno di questi temi è reale: infatti esistono epidemie di influenza, esistono l’inquinamento e la possibilità di esaurimento delle materie prime, esistono guerre regionali in corso pressoché ininterrottamente dalla fine della guerra mondiale. Ma l’importanza (o l’urgenza), di ciascuno di essi è stata enormemente esagerata attraverso le più grandi campagne di propaganda della storia, campagne che hanno raggiunto e superato ampiamente i limiti del grottesco. Queste campagne sono nei fatti dirette a far accettare alla popolazione limitazioni decisive della libertà personale e del livello di vita raggiunto dopo la Seconda guerra mondiale, esagerando in modo appunto grottesco l’incidenza dei tre temi scelti, fino a cambiare drasticamente la natura stessa degli stati occidentali. Nella realtà non sono stati e non sono i tre fatti esposti a cambiare il mondo, ma le azioni che il potere ha intrapreso pretendendo di combatterli. I rimedi adottati, oltre ad essere palesemente inefficaci, sono di gran lunga più dannosi e distruttivi dei problemi stessi. In altre parole, stiamo andando a caccia di zanzare col cannone o, se preferite, ci stiamo tagliando gli attributi per far dispetto alla moglie. Oltre a domandarsi perché, sarebbe il caso di smettere. Subito.

Nestor Halak

 
Esperti di nulla PDF Stampa E-mail

21 Marzo 2022

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Ficcatevi in testa una cosa: la Russia è un paese enorme, stracolmo di materie prime e minerali, in grado di assicurare ai suoi 150 milioni di cittadini sicurezza energetica e alimentare per secoli. Ha un debito netto pari a zero, enormi riserve auree, surplus commerciale e mercati di sbocco alternativi in forte crescita, popolati da più di un terzo della popolazione mondiale (Cina, India, Pakistan, Sud Africa, Brasile). È un paese con una identità fortissima, arte e cultura, abitato da un popolo forgiato nel ghiaccio che da agricolo e analfabeta in cinquant’anni è arrivato nello spazio. Ed è pure una superpotenza nucleare. Ma voi veramente pensate che un paese così fallisca dall’oggi al domani perché lo dicono i nostri “esperti”, quelli del crollo di Wall Street e della Brexit che porterà le cavallette? Spegnete la tivù e iniziate a preoccuparvi di tutto ciò che non abbiamo noi. Che è un problema dannatamente più serio.

Antonio Di Siena

 
Metaverso PDF Stampa E-mail

20 Marzo 2022

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 Da Comedonchisciotte del 18-3-2022 (N.d.d.)

Sembra che nemmeno nel mondo virtuale – promesso come futuro e rubricato sotto il nome di metaverso – la maggior parte di noi mortali possa essere felice. Ciò che viene pubblicizzato come la realizzazione del paradiso promesso, finisce per riprodurre il mondo reale. La CNBC (canale americano di notizie economiche in abbonamento) ha appena annunciato che il mercato immobiliare nel metaverso è già intorno ai 500 milioni di dollari. Spieghiamo di cosa si tratta.

Il metaverso è un mondo digitale tridimensionale, dove gli utenti si immergono usando gadget come occhiali da proiezione e sensori per il corpo per “abitarlo” in un’esperienza che promette di essere reale come quella fisica. Il nome deriva da un romanzo di fantascienza del 1992, Snowcrash, di Neal Stephenson, che nell’anno della sua pubblicazione fu nominato per diversi premi editoriali di quel genere. Il metaverso, un progetto ancora più futuristico e ancora da realizzare, permette già riunioni virtuali dove i partecipanti possono sedersi e discutere, come nel mondo reale, anche se sono lontani migliaia di chilometri l’uno dall’altro. Indossate i vostri occhiali per amplificare la realtà, i vostri sensi e vi collegate a un provider di accesso al metaverso e voilà, siete in un luogo dove potete interagire “fisicamente” con gli altri e con l’ambiente virtuale. Qualcosa del genere è già stato provato nel mondo dei giochi digitali. I giocatori non hanno più bisogno di stare davanti a uno schermo, ma sono inseriti nell’intrattenimento e giocare è ora “vivere” nello spazio virtuale del gioco, dove sfide, minacce e ricompense sono proiettate come “esperienza reale”. Nel 2019 la società Facebook, ora ribattezzata Meta, ha lanciato il mondo virtuale Facebook Horizon con la promessa di farlo diventare una nuova realtà senza confini per i suoi utenti. Microsoft ha acquistato la società Altspacevr per sviluppare i propri spazi metaverso.

Cosa offre il metaverso? Mark Zuckerberg ha cambiato il marchio di Facebook annunciando la nascita di un Metaverso: il mondo virtuale dovrebbe presto sostituire quello reale. Le implicazioni per l’esacerbazione dell’alienazione che tutto questo può avere sono ovvie. “C’è un potere nell’essere immersi in un mondo che è molto diverso da quello con cui interagiamo attraverso uno schermo piatto. (…) Una volta che sei immerso in uno spazio, anche se non puoi essere fisicamente toccato, sei esposto a cose che assumono un livello di realismo che può essere psicologicamente aggressivo”, dice lo psicologo Albert Rizzo, direttore della Realtà Virtuale Medica all’Istituto per le Tecnologie Creative della University of Southern California (USC). […] Il pericolo di questa nuova escalation di alienazione è che il suo sviluppo è guidato dal profitto piuttosto che dall’utilità sociale. Alcune minacce sono già realtà nei pochi spazi metaverso esistenti. Al Centre for Countering Digital Hate, hanno scoperto che bambini, adolescenti e giovani adulti sono esposti a violenza eccessiva, pornografia e abusi verbali e psicologici su piattaforme di gioco di realtà virtuale come vrchat, accessibile attraverso il metaverso offerto dalla società Facebook. In un articolo per The Guardian, Keza MacDonald racconta le sue esperienze dopo aver “vissuto” nel mondo virtuale. Il titolo del suo articolo è alquanto esplicito, ho visto il metaverso e non lo voglio. Dopo aver visto come, lontano da un’utopia virtuale dove gli esseri umani si realizzano come esseri sociali, il metaverso “offre qualcosa che assomiglia più a un incubo tecnocratico tardo-capitalista” portato all’estremo: “I mondi virtuali non sono intrinsecamente migliori del mondo reale”. Ma nella realtà le cose possono essere più surreali di quanto possiamo immaginare a priori. L’articolo della CNBC citato all’inizio di questo articolo spiega come le vendite immobiliari nel metaverso dovrebbero raggiungere 1 miliardo di dollari quest’anno. Si tratta di aziende che fioriscono in questo mondo reale, dove centinaia di milioni di persone soffrono la fame, per “vendere” lotti” del mondo virtuale in modo da poter intraprendere progetti di urbanizzazione e sviluppo in quel mondo. Sembra assurdo, ma è reale come business. Secondo Brand Essence Market Research, il mercato immobiliare metaverso dovrebbe crescere annualmente a un tasso del 31%. La società immobiliare virtuale Republic Realm ha pagato 4,3 milioni di dollari per terreni nel metaverso, dove intende sviluppare un centinaio di isole, chiamate Fantasy Island, con ville, barche, piste da sci, ecc. Alcune di queste isole sono già state acquistate per 15.000 dollari ciascuna e messe in vendita per più di 100.000 dollari. Una piccola “bolla” immobiliare virtuale, dove gli acquirenti possono assumere prestiti bancari, ipotecare le loro proprietà e pagare il loro paradiso virtuale a rate. Stiamo parlando di soldi nel mondo reale.

Alcuni hanno avvertito che tutti questi processi non sono altro che sofisticate truffe finanziarie come gli schemi di Ponzi digitali, ma gli “imprenditori” di questi mondi di fantasia sostengono che è reale, finché la gente ci crede ed è disposta a investirci. Una “valanga di aziende, tra cui alcuni marchi globali e investitori di peso, stanno scommettendo su questa nuova mania immobiliare virtuale, sperando di ottenere lotti acquistati in quella che potrebbe essere la prossima Manhattan o Monaco virtuale”. Catene di negozi, servizi, ristoranti e alberghi, tra le altre imprese, stanno esplorando l’acquisto di terreni nel mondo virtuale per mettere le loro strutture commerciali nel metaverso. Ci sono già centri congressi virtuali che possono essere affittati per conferenze e riunioni. In un mondo reale afflitto da povertà, pandemie, guerra, insicurezza sociale, vulnerabilità economica, “fuggire” nel mondo virtuale può essere irresistibile per alcuni. Ma vivere nel metaverso costa denaro e il modo in cui ci vivi dipende dalla tua solvibilità economica in quello reale. Anche nella nuova promessa di una felicità raggiungibile nella virtualità, come ultima frontiera della sua macchina dei sogni, il capitalismo non può più sfuggire alla sua essenza predatoria. Si stima che ci siano 150 milioni di senzatetto nel mondo. Una persona su dieci nel pianeta appartiene alla categoria della povertà estrema, due terzi vivono sotto la soglia di povertà e nessuno di loro sa cosa sia la realtà virtuale, né conosce nessuno che abiti il metaverso. Ma gli “eletti”, soprattutto del vecchio mondo, che diventeranno dipendenti dal mondo fantastico che ci viene promesso, scopriranno che in questo scenario di virtualità varranno per ciò che hanno e vivere il proprio sogno dorato costa denaro sonante. Quando si sveglieranno dal sogno virtuale, scopriranno che pagarlo ha significato la schiavitù in un sistema capitalista reale, che non ha più nulla da offrire al mondo se non continuare a distruggerlo.

 Ernesto Estévez Rams

 
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