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Indignazione a comando PDF Stampa E-mail

9 Marzo 2022

 Da Rassegna di Arianna dell’8-3-2022 (N.d.d.)

Ehi, vi ricordate del Covid? Quella terribile malattia che, secondo la Pravda nostrana non lasciava scampo, faceva strage d'innocenti e poteva essere contenuta solo con le misure più draconiane? Direte, dov'è sparita? Tranquilli, è ancora serenamente là, ieri abbiamo avuto circa lo stesso numero di contagi del picco delle ondate precedenti (40.000) e circa 200 decessi (ora come allora, con età media 80 anni). Le inoculazioni sono ferme, il super green pass è ancora in funzione, la gente sospesa dal lavoro è ancora sospesa, i ragazzi discriminati per andare a fare sport o altro sono ancora discriminati, ecc. ecc. Però l'allarme e l'isteria collettiva sono cessati di botto.

Questo perché la nostra realtà è integralmente una realtà mediaticamente costruita, e la regola aurea della, chiamiamola, "informazione" è che c'è spazio per un solo titolone a piena pagina, per un solo scoop d'apertura, per una sola chiamata alle armi dei teledipendenti. Altrimenti la concentrazione si perde e l'animosità della truppa si disperde. Ora, e finché non avremo ottenuto il risultato di demolire quel che rimane dell'economia europea a colpi di emergenzialismo bellico, il Covid può essere ricondotto alla sua dimensione naturale, di preoccupazione sanitaria da monitorare senza instillare terrore o fomentare odio. In questo momento tutto il terrore e l'odio che siamo in grado di mobilitare nel pubblico pagante serve a dipingere Putin come il nuovo Hitler e i russi come i nuovi nazisti (con un pizzico di ironia, viste le inclinazioni politiche prevalenti nelle truppe che vi si oppongono in Ucraina). Una volta disfatta l'economia in modo terminale, con la benzina che verrà servita in calici di cristallo, per soli estimatori, potremo passare alla necessità urgentissima e inderogabilissima di approvare senza se e senza ma tutte le riforme richieste dall'Europa per erogare le salvifiche tranche del PNRR. Visto il disastro, mica ci potremo permettere di cincischiare?

E così avanti nei secoli dei secoli a farci menare per il naso, mentre ci indigniamo a comando, ci scateniamo nei due minuti d'odio, ci gonfiamo il petto in empiti moraleggianti e nobili sdegni a molla verso gli obiettivi che ci hanno messo di fronte.

Andrea Zhok

 
Sconforto PDF Stampa E-mail

8 Marzo 2022

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 Da Rassegna di Arianna del 6-3-2022 (N.d.d.)

Ho affrontato la pandemia senza titubanze, senza mai un ripensamento. Il clima era pesante, soprattutto all'inizio, le critiche continue, gli insulti gratuiti, ingiusti e pesanti, anche da parte di amici e persone che ritenevi dallo stesso lato della barricata. Cercare di mantenere gli eventi all'interno di un quadro unitario e coerente è un'impresa titanica, il rischio di defezioni e coltellate alla schiena è continuo, ma soprattutto, si è continuamente esposti al fuoco nemico, senza un attimo di tregua.

Molti pensano che la posizione dell'uomo solo contro il Sistema, del personaggio sempre in direzione ostinata e contraria sia profittevole, assicuri sempre una buona fetta di "mercato del dissenso". Sicuramente è un'immagine romantica, almeno lo era, convoglia un discreto consenso, ma una cosa è certa, di sicuro non paga, ma soprattutto, non è una posizione comoda. Il fuoco di fila delle critiche in certi momenti è asfissiante: arrivano via mail, via Messanger, via commento su Facebook, Instagram, YouTube, Telegram. È un continuo. Le persone amiche si allontanano, cominciano ad evitare di incontrarti per non dover toccare certi argomenti. La famiglia dubita della tua sanità mentale e pone continui dubbi sull'opportunità di proseguire su un percorso suicida dal punto di vista professionale e reputazionale. Per coerenza, ma soprattutto per convinzione, scegli di andare avanti, ma a ogni passo senti il terreno sotto i tuoi piedi meno solido, hai sempre l'impressione di camminare su un filo, la paura del vuoto si fa sempre di più concreta. Il tutto perché non esiste una rete, non hai un paracadute, manca una struttura attorno che ti dia certezze, un minimo di protezione e conforto.

Credetemi, il mio non è pietismo, è la realtà. La macchina infernale che stiamo combattendo, ovvero la Nato, è quella della strategia della tensione, delle bombe, delle stragi di Stato, della Loggia P2, che ha protetto per decenni le mafie, che ha guidato la stagione di Mani Pulite e degli omicidi dei magistrati, delle menti raffinatissime, dei colpi di stato, degli omicidi eccellenti, delle guerre umanitarie, delle bombe intelligenti. Oggi noi abbiamo a che fare con questa roba qui. Una struttura che controlla istituzioni, media, industria culturale, che dispone di fondi illimitati e che può comperare tutto e tutti. Se ogni tanto qualcuno cede alla tentazione di allentare la tensione su di sé, va compreso. È facile fare il tifo, più difficile giocare la partita. Talvolta mi capita di vedere le dirette di colleghi che si muovono dall'altro lato della barricata: la cosa che più mi sconvolge, al di là del fatto che si trovano a documentare situazioni pazzesche, è il fatto che loro siedono dalla parte giusta della narrazione. Le loro storie vengono veicolate, il loro punto di vista è rafforzato dalla convergenza totale delle opinioni, la loro verità è più vera di quanto potrà mai esserlo la mia. Come si può andare avanti in queste condizioni, senza una struttura alle spalle di sostegno? Quanto potrà durare?

Nel frattempo i marchi dell'infamia si accumulano: novax, filoputin, antimoderno, negazionista del clima...

Giorgio Bianchi

 
Il risveglio sarà brusco PDF Stampa E-mail

7 Marzo 2022

 Da Rassegna di Arianna del 5-3-2022 (N.d.d.)

La realtà è una: la guerra esiste e fa da regolatore finale dei conflitti. L’europeo medio vive una dimensione post storica dove il tempo non esiste più. Non esiste più il passato e il futuro è un presente eterno. Parlate coi vostri amici, io l’ho fatto, e la cosa che ne è uscita è che questa dimensione è oramai insita in quasi tutti. È parte delle persone, sta dentro di loro, di quasi tutti loro, e ben pochi se ne sono liberati. Come si fa a capirlo? Semplice: basta vedere come quasi tutti hanno pensato che la “pandemia” fosse un incidente di percorso per poi tornare all’eterno presente della normalità. Quando facevo notare loro che la storia si era messa in moto (e a grande velocità) e che la “pandemia” non era solo una secchiata di merda che cade da un balcone, che basta quindi spostarsi di un passo di lato e al massimo arriva qualche schizzo e poi a posto come prima, mi prendevano per pazzo.

Ed eccola là la storia: con tutto il suo impatto magnificente e la sua pomposità. Alla “pandemia” è seguita la guerra, come era ovvio (almeno per me e qualcun altro che già ragionavamo come la “pandemia” era anche una fase preparatoria alla guerra), e alla guerra seguirà la nascita di un blocco nuovo che si trascinerà altri pezzi di mondo in un turbine globale che ridisegnerà completamente le nostre vite. È finito l’universo deflazionato di un’Europa stanca che mastica sé stessa. Fine anche alla fantasia ridicola del mondo delle libertà. Inflazione, disoccupazione e disciplinamento saranno le nuove colonne portanti del mondo che verrà. L’assaggio l’abbiamo avuto con la “pandemia”: lockdown come i razionamenti energetici a venire, green pass come possibile strumento di controllo della fedeltà atlantica, vaccini a durata limitata come nelle guerre batteriologiche del futuro, controllo capillare dei media e dei social con conseguente silenziamento di ogni voce vagamente sospetta. D’altronde dicevo tempo fa: la pandemia finiva quando finiva di essere trasmessa in tv. Così è andata: oggi 200 e fischia morti, eppure zero trasmissioni e quindi pochissima gente negli hub vaccinali. Flop di Novavax (e pure degli altri). Però l’impianto del green pass rimane, anche se oramai tutti i sani di mente sanno chiaramente (e se lo dicono a bassa voce, non si sa mai) che non serve ad un cazzo e non è servito manco prima. Lo strumento rimane, lì in bella posta, a ricordarci che da ora in poi il tuo grado di libertà corrisponderà al tuo livello di passività.

Dicevamo che la guerra c’è e serve a dirimere lo scontro quando il perimetro politico non riesce più a contenerla. L’Europeo post storico non può neanche concepire questo ragionamento perché nella post-storia non esistono cause pregresse che scaturiscono conseguenze mostruose, e non esiste neanche una visione strategica del domani, perché il domani non esiste. E invece sorpresa, i popoli attorno a noi raccolgono il passato, lo custodiscono nel presente e lo usano per proiettarsi nel futuro. Ahi noi che abbiamo a rappresentarci un Di Maio che dice di un presidente di una potenza nucleare di dimensione continentale che è peggio di una bestia. Lui pensa che quello che ha detto termina nel momento stesso in cui finisce di parlare. Che non avrà conseguenze future. […] Non esistono conseguenze nel presente eterno. E lo spazio è uno spazio digitale dove la mia incolumità non è mai a repentaglio seriamente. Non si muore sul Meta. Spazio e tempo, due aspetti cruciali che l’occidentale ha completamente trasfigurato e che si affrontano in Ucraina. I Russi non rilasciano video. Manco un soldato con una gopro in testa. Gli Ucraini vivono di fake news e produzioni cinematografiche continue. Tweet, post, video, Photoshop e chi più ne ha più ne metta. E l’europeo ci sguazza in questo magma, lo adora, perché per lui alla dimensione reale deve essere sempre sovrapposta una dimensione aumentata che fa da filtro polarizzante. Uno Xanax virtuale che a ciclo continuo gli confermi i bias cognitivi. D’altronde sono due anni che si va avanti così: trasfigurando la realtà per mantenere intatta una psiche collettiva oramai ridotta a spezzatino. Non c’è tanta differenza d’altronde dalla bimba malata gravemente portata via in aereo (o elicottero, ora mi sfugge) e spacciata per gravissima novax, dal filmato della metro di Roma spacciato per i bombardamenti di Kiev. Gli alti lai che sembrano salire come fuliggine dai comignoli delle case ogni sera all’apertura dei telegiornali non sono altro che il lamento di un Occidente non più in grado di comprendere che fuori dal “noi” esiste un “loro” che la guerra la concepisce eccome come esercizio dell’arbitrio umano. Non sono tanto i pelosi piagnistei a geometria variabile per i bambini ucraini che scuotono le anime belle dell’Europa, quanto l’idea che la guerra non è più solo un elemento scenico dell’esotismo teletrasmesso all’ora di cena, bensì una possibilità concreta. E l’occidentale, che è oramai essere quasi completamente emozionale e basta, vive come un sogno acquerellato questa opzione, senza capirla a fondo in nessuno dei suoi aspetti razionali (e manco quelli profondi, perché le emozioni “galleggiano” sugli strati sottostanti dove risiedono gli spiriti dei popoli), ma cogliendo solo un indistinto senso di smarrimento atavico.

Il risveglio sarà brusco e non sarà per tutti. Perderemo pezzi consistenti per strada. Alcuni proprio fisicamente. Si dissolveranno senza avere capito nulla, con una espressione di incredulità incisa sul volto. E toccherà a chi rimarrà in piedi (sulle rovine?) prendere la fiaccola del vero spirito europeo, deturpata da anni di occidentalismo che con l’Europa non c’entra nulla, e, depurata la sua fiamma, posizionarla sull’altare della storia che verrà. Sarà compito arduo e non necessariamente arriverà a compimento. In quel caso di noi rimarrà una ballata come di un’Atlantide sepolta per sempre.

Marcello Siragusa

 
Lettera aperta a Putin PDF Stampa E-mail

6 Marzo 2022

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 Da Rassegna di Arianna del 3-3-2022 (N.d.d.)

Signor Presidente, a lei è ben noto che il Parlamento italiano non riflette più la reale volontà popolare. Così pure in Italia si sono succeduti in questi ultimi anni Governi presieduti da persone mai elette e dunque anche il governo in carica non riflette la volontà e i sentimenti del Popolo italiano. I vertici militari non garantiscono l’indipendenza delle libere istituzioni come la Costituzione impone. La Costituzione italiana viene sistematicamente violata nel silenzio di chi dovrebbe garantirne il più assoluto rispetto, ed è così che ora si viola anche il suo articolo 11 che preclude all’Italia la partecipazione a guerre di aggressione o comunque a guerre altrui, dovendo essere la politica militare italiana esercitata solamente per scopi difensivi. I mezzi di informazione, i più diffusi quotidiani e le televisioni a diffusione nazionale sono completamente asserviti e diffondono costantemente una informazione consapevolmente falsa. Larghi strati della Magistratura che dovrebbe essere il baluardo delle quotidiane libertà e diritti, agiscono fuori dalla legge continuando nella loro tradizione di compiacere il potere governativo. L’opinione pubblica italiana è frastornata e confusa e crede a quel che raccontano le televisioni fino ai limiti del ridicolo. Giornalisti italiani in Ucraina con l’elmetto in testa ovvero filmati di guerra cinematografici o immagini di esplosioni avvenute anni prima in luoghi molto distanti dalla Ucraina.

Il messaggio che viene diffuso è che lei è un autocrate e che la Russia persegue una politica aggressiva espansionistica. Non tutti gli italiani pensano questo e sono moltissimi gli italiani di ogni ceto sociale e di ogni esperienza culturale che condividono la sua iniziativa militare ucraina consapevoli delle finalità provocatorie degli USA attraverso la NATO. Questa è una vecchia storia che purtroppo si ripete, se c’è un Paese guerrafondaio, questi sono gli USA: nei loro tre secoli di vita hanno avuto solo 12 anni di pace. Questi sono numeri, non opinioni.

La parte sana dell’Italia e degli italiani sa che la difesa dei diritti dell’uomo è un volgare pretesto come è un pretesto più ridicolo che delittuoso, quello di esportare la democrazia. L’opinione pubblica sana dell’Italia è perfettamente consapevole che la sua iniziativa in Ucraina è un atto di legittima difesa e di risposta alle provocazioni e alle minacce nordamericane e degli Stati che servilmente appoggiano gli USA. Vede, Signor Presidente, l’Italia ha perso la Seconda guerra mondiale ma non è questo quel che conta. Le guerre si vincono e si perdono. Questo è nel gioco della storia. La tragedia dell’Italia è che essa ha perso la guerra e ha perso anche la pace. L’Italia oggi è un territorio asservito alle esigenze militari imperialistiche degli USA e della NATO. Non c’è altra spiegazione per la presenza in Italia di 115/centoquindici basi militari USA o NATO, che poi è la stessa cosa. La mia Regione, la Sicilia, è oggi una grande caserma americana. In vari punti del territorio nazionale gli USA dispongono di depositi di armi nucleari di potenzialità devastante. Io sono un vecchio Professore e non voglio continuare a insegnare niente a nessuno, ma desidero dirle che lei in Italia rappresenta l’ultima speranza di contrasto efficace al globalismo o mondialismo e al capitalismo di speculazione monetaria che non ha volto ma del quale si conoscono i nomi.

Colgo l’occasione, Signor Presidente, per manifestarle assieme a milioni di italiani, la mia ammirazione per la sua onestà intellettuale e politica, per il suo coraggio e per il contributo che lei dà alla vera pace, contrastando le mire aggressive di quella che io chiamo la North Atlantic Terroristic Organization. Non ce l’abbia con l’Italia che, avendo perduto pure il senso del ridicolo, ha mandato un piccolo contingente militare ai confini occidentali dell’Ucraina. È stata una decisione patetica del Governo in carica che avendo esaurito il pretesto del Covid per governare contro la Costituzione, ora coglie il pretesto della crisi in Ucraina per continuare in uno stato di emergenza finalizzato all’annientamento della identità e della dignità del Popolo italiano.

Augusto Sinagra

 
La vita a punti PDF Stampa E-mail

5 Marzo 2022

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Il buono scalatore non è quello muscoloso, coraggioso, vanitoso. Nessuna di queste e simili doti permette scelte e comportamenti idonei alla sicurezza, alla soddisfazione. Il buono scalatore è quello che ascolta il terreno. Per lui, è il terreno che dice la verità. Così muovendo, è in grado di non farsi prevaricare dalle proprie paure, dalle proprie ideologie, dalle proprie vanità. Egli non è lì per affermare se stesso, ma per capire, scoprire, creare. Capire, scoprire e creare la combinazione di spinte, trazioni e orientamento ideale per stare e, dallo stare, proseguire. La premessa alpinistica per scalare pareti è buona in sé e in quanto metafora per muoversi nelle pareti della vita. Essa è metafora di tutti i contesti dell’uomo. Banalità per chi ci è arrivato per i fatti suoi. Segreti inaccessibili per chi è preda di qualche entità che lo domina, che gli succhia le energie, quali la paura e le ideologie.

La comunicazione in mano a gruppi globalisti ha da tempo un solo intento: operare per non perdere l’egemonia economico-finanziaria-culturale del mondo o del cosiddetto Occidente. L’atlantismo ne è il braccio militare. Si tratta di un progetto che ha quale prima arma proprio la comunicazione. Anche questa è una banalità. Ma non per tutti. Negli ultimi due anni abbiamo fatto un’esperienza concentrata dell’azione della comunicazione e dei suoi devastanti effetti nei confronti del pensiero critico. Ci cono numerosi campioni per rappresentarne gli effetti. Uno di questi riguarda le categorie che la vulgata considera le più intelligenti: Giornalisti e il loro Ordine, Medici e il loro Ordine, Farmacisti e il loro Ordine, Magistrati e la loro Associazione, Politici e i loro Partiti. Se ci fosse l’Ordine dei Cantanti, farebbe parte del qui presente elenco, anche se non tutti li considerano al pari degli individui che riempiono le categorie segnalate. Nel senso che li considerano di più di quanto non accada nei confronti di un problema politico-sociale. Il Festival di Sanremo è più seguito della finale di Champions e dell’elezione (ahi!) del Presidente della perduta Repubblica italiana. Tutto un insieme di ubbidienti, inconsapevoli scientisti e apologeti dell’Istituzione in quanto tale, qualunque cosa sputi fuori, che ha remato contro, fino alla criminalizzazione, chiunque ponesse domande e esprimesse dubbi sulla politica imposta a colpi di decreti-legge e a suon di parlamento esautorato. Il bombardamento a tappeto, quotidiano, prolungato, ininterrotto nei confronti di tutti, le scomuniche nei confronti degli eretici professionali che oltre che pensare, osservare e dubitare altro reato non commettevano se non rispettare quanto giurato a Ippocrate, alla Corte costituzionale e sottoscritto con codici deontologici.

Due anni siffatti hanno avuto un epilogo in forma varia. Ne prendiamo due tra i più. La spaccatura sociale e ciò che di misero economico e culturale ne consegue. Un particolare ringraziamento andrebbe a molti per tale importante risultato. Ma, anche qui, prendiamo a campione Draghi e Mattarella che senza esitazione (accettabile) ma anche senza ammenda (inammissibile) hanno affermato menzogne sul vaccino, sulla sua efficacia, sulla sua protezione dalla morte, sulla recuperata libertà che implicava. Il secondo aspetto è che ancora una cospicua percentuale di connazionali crede che il grinpaz abbia ragioni sanitarie. Mortificante. Oltre ai due altolocati citati si uniscono agli squadristi democratici Mentana, Formigli, Gruber, Brindisi, Severgnini, Fontana e molti altri. Ogni italiano è in grado di compilare lunghi elenchi. Così, il grinpaz, mascherato da elemento sanitario, è entrato nelle abitudini. Aspetto tutt’altro che secondario, soprattutto in vista della logica egemonica occidentale e del cosiddetto capitalismo della sorveglianza.

Esso allude a controlli via via più minuti del comportamento dei sudditi. In particolare, di quelli convinti di vivere in una democrazia. Il coro della stampa unificata con qualche reiterato “allora vai in Cina a vedere cos’è il controllo” o “il grinpaz serve a smantellare l’evasione, a eliminare i lavativi, a curare l’ambiente” ci farà sentire ripetere e sostenere la bontà, il valore, l’importanza della inverosimile tessera a marchio verde. Intanto ci si abitua di buon grado alla detenzione della medesima e alla sua esibizione per andare a cena, in libreria e in ospedale, ©Pregliasco (e sodali). Il primo passo verso il controllo minuzioso è compiuto. In nome del nostrano sol dell’avvenire – e senza dubbio alcuno – ci si abituerà al punteggio civico, alla vita a punti. Strutturalmente né più né meno di quanto già in essere per la patente e le infrazioni stradali. Sostanzialmente, assai, mostruosamente, di più. I nuovi terrapiattisti si troveranno confinati a casa propria, se non peggio, per aver trasgredito qualche diktat tecnocratico. Uno qualunque di quelli che calpestano la Costituzione come già avviene sotto gli occhi – più che ciechi – pagati per non vedere, degli squadristi democratici.

La vita a punti, ovvero meritocrazia della sottomissione e dell’ubbidienza. Ciò che già accade per le infrazioni stradali e la patente di guida ne rappresenta la struttura. Un intento comprensibile non solo per ridurre i costi del lavoro, per alzare la precarietà, per mortificare i contratti dei lavoratori, per tentare di essere all’altezza della competitività imposta dalla Cina, ma anche per cacciare dietro la lavagna gli asini sociali. Per ghettizzarli e farli sopravvivere con assegni di cittadinanza o di sopravvivenza, dalla spesa naturalmente controllata. Se pare poca cosa o perfino accettabile in sé, in termini di soluzione del problema del controllo sociale è un gran bel progetto. Come avrebbe fatto sennò la democrazia di facciata a mantenere quieti e sotto controllo il crescente gradiente di malcontento che virtualmente potrebbe costituire la sesta internazionale non più proletaria, né ideologica, ma esistenziale di base, e ribaltare tutti e tutto in un colpo soltanto? La disoccupazione non può ridursi, né scemare, il Pil non potrà crescere se non con occulte iniezioni di capitale e sostegni in forma varia che un paese senza sovranità, come vediamo, non fa neppure più finta di negoziare. Le pensioni saranno ridotte, centellinate e gli anziani considerati zavorre abbandonabili. La sanità in smantellamento da tempo e nonostante le dichiarazioni della sua carenza strutturale, si trova dedicata una irrisoria fetta del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (ma cos’è? Il nome di un altro incantesimo?). Così la scuola, ma non così la difesa. L’esponenziale crescita del costo della vita che alza il livello di esclusione della fascia meno abbiente dalla vita italiana. La privatizzazione e la svendita dei beni dell’estro italiano è un dato di fatto esiziale dell’Italia stessa, nei confronti del quale nessun connazionale danaroso, consapevole del significato storico, culturale e identitario, potrà porre rimedio. La Cina già domina i pensieri delle autorità che, ogni tanto, distrattamente la citano nei Tg, nei vari consessi televisivi politici e di varietà, generi che, in nome dell’ascolto, sono in progressivo melting pot. Agli ubbidienti puoi dare qualunque cibo. Lo mangeranno. Non è così per le politiche di ripresa che altro scopo non hanno se non eliminare la microimpresa industriale, artigianale, agricola o zootecnica che si voglia? Forse è per questo che molti genetisti hanno notato le similitudini del DNA umano con quello del porco. Con la coercizione dell’abbondanza sottostaremo tutti e, in particolare, le generazioni che se la troveranno come realtà costituita, alla misurazione dell’ubbidienza. Ognuno avrà il suo punteggio per sapere ciò che può o non può fare. Anche di figliare se il reddito o i punti – che si muoveranno spesso insieme – della vita disponibili sul QrCode non lo dovessero – accidenti signor Rossi – consentire.

Dunque, non abbiamo a che fare con fessi, come mi dicono certi amici dopo aver visto il rosario di vergogne cui abbiamo assistito, ultima delle quali è l’annuncio del termine dello stato di emergenza, ma non la fine delle restrizioni ad esso coniugate. Chiunque entri in Italia con un tampone e i cinquantenni irresponsabili ed egoisti non possono consumare un caffè neppure al tavolo esterno del bar. Ma, a pensarci bene, non ho scritto che banalità. Terrapiattisti, brigatisti, ciarlatani vari, fin dalla prima ora ce lo avevano detto. La protesta nogrinpaz, nazionale ed internazionale, non è un caso che non esista sui tavoli del palazzo, tantomeno – salvo eccezioni – sulla seminaristica stampa unificata. La cortina sociale è stata eretta, sebbene a mezzo di distruzione.  Come colonia di altri poteri, quelli che Fiorello cita per deridere chi li crede vere ed operanti entità sovrannazionali, non abbiamo niente da temere. La direzione è presa. Tutto ciò che ci ha fatto crescere, il territorio psicologico che abitavamo, l’orizzonte geografico con il quale ci confrontavamo, puff, spazzato via in nome della lotta alla Cina e adesso anche della Russia. Eh sì, chi detiene la comunicazione ha detto che il cattivo è la Russia e tutti lo ripetono. Tra un po’ perderebbero pure punti di vita se non lo facessero. Sennò come dichiarare serenamente (Josep Borrell Ue, Boris Johnson Uk, Jens Stoltenberg Nato, Kamala Harris, Usa) che la Russia sta scatenando, in Europa, la più grande guerra dopo la Seconda guerra mondiale senza che neanche un farabutto tra gli squadristi democratici alzi la manina per ricordare che in Serbia la Nato e l’Italia hanno bombardato Belgrado per una questione di politica loro interna e hanno ucciso 2500 civili, di cui 89 bambini, oltre ai 12500 feriti. Perché nessuno ricorda l’unilaterale dichiarazione di indipendenza del Kosovo sotto l’ala della Nato?

La detenzione della comunicazione in poche mani e della medesima cricca rende impossibile una democrazia popolare. Tuttavia, il nefasto progetto ordoliberista non potrà essere considerato attestato come realtà ordinaria di riferimento finché l’attuale generazione della società civile non sarà perita o annullata. Se, per allora, qualcosa dovesse andare per loro storto, si aprirà forse la condizione per giocare la carta spirituale la sola che i perdenti di oggi hanno in mano. È una carta spirituale, che punta tutto su una nuova nascita. L’opzione per una vita non più a punti.

Lorenzo Merlo

 
Mettiamo le cose in chiaro PDF Stampa E-mail

3 Marzo 2022

 Da Rassegna di Arianna dell’1-3-2022 (N.d.d.)

Allora, mettiamo le cose in chiaro: in politica, e soprattutto nelle relazioni internazionali, esistono rapporti di causa-effetto nella maggior parte dei casi facilmente prevedibili, visto che le logiche in base alle quali operano gli Stati nazionali (e soprattutto le grandi potenze regionali) sono più o meno le stesse da qualche secolo a questa parte. Ergo, se per anni (anzi, decenni) alcune delle menti più brillanti delle classi dirigenti euroatlantiche - nessuna delle quali può essere neanche lontanamente tacciata di filoputinismo - non fanno che ripetere «se l'Occidente fa A, guardate che la Russia farà B» - laddove A sta per "espansione della NATO ad Est" e in particolare "arruolamento dell'Ucraina, paese di fondamentale importanza geostrategica per la Russia, nella sfera d'influenza occidentale", e B sta per "sbroccare", e non perché sia giusto o sbagliato ma semplicemente perché è così che va il mondo - e l'Occidente continua bellamente a fare A, ha poco da sorprendersi che oggi, dopo vent'anni di provocazioni, la Russia reagisca facendo B, come era chiarissimo sarebbe accaduto a chiunque viva nel mondo reale e non nel film hollywoodiano di serie B raccontato dai media occidentali. Anzi, la cosa era tanto chiara che sorge spontaneo il sospetto che provocare la reazione B fosse esattamente ciò che voleva l'Occidente. Quali sono alcune delle menti brillanti in questione? Personaggetti da due soldi come:

- G͟e͟o͟r͟g͟e͟ ͟F͟.͟ ͟K͟e͟n͟n͟a͟n͟, il leggendario diplomatico statunitense che era presente al momento della nascita della NATO e che ispirò la dottrina Truman e la strategia di "contenimento" dell'Unione Sovietica durante la guerra fredda (non proprio uno di primo pelo, insomma, e di certo non un russofilo), che nel 1998, in seguito all'approvazione da parte del Senato americano dell'ingresso dei primi tre nuovi membri nella NATO - Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca -, dichiarò al "New York Times": «Penso che sia l'inizio di una nuova guerra fredda. Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e ciò influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c'era alcun motivo per questo. Nessuno stava minacciando nessun altro. Questa espansione farebbe rivoltare nelle loro tombe i Padri Fondatori di questo paese. [...] Quello che mi infastidisce è quanto sia stato superficiale e mal informato l'intero dibattito al Senato. Sono stato particolarmente infastidito dai riferimenti alla Russia come un paese che muore dalla voglia di attaccare l'Europa occidentale. Ma non capite che le nostre differenze durante la guerra fredda erano con il regime comunista sovietico, non con "la Russia"? E ora stiamo voltando le spalle alle stesse persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime? Senza considerare che la democrazia russa è avanzata quanto se non più di quella dei paesi che abbiamo appena fatto entrare nella NATO. Si tratta di una decisione che mostra una mancanza totale di comprensione della storia russa e della storia sovietica. Ovviamente ci sarà una brutta reazione da parte della Russia, e a quel punto [gli espansionisti della NATO] diranno "Vedete, ve l'abbiamo sempre detto che i russi sono cattivi" - ma questo è semplicemente sbagliato».

- H͟e͟n͟r͟y͟ ͟K͟i͟s͟s͟i͟n͟g͟e͟r͟ (che non richiede presentazioni; se non sapete chi è allora forse dovreste tornare a guardare "L'isola dei famosi" invece di parlare del conflitto ucraino), che nel 2014, in seguito al colpo di Stato antirusso orchestrato dai servizi americani in Ucraina, dichiaro al "Washington Post": «Nell’attuale congiuntura, sono comunque gli ucraini a restare l’elemento decisivo. Essi appartengono a una terra dalla storia complessa, teatro di barriere di conflitti dovuti all’esistenza di barriere linguistiche e religiose. Qualsiasi tentativo dell’Ucraina cattolica e di lingua ucraina di dominare l’altra Ucraina ortodossa e russofona condurrà necessariamente alla guerra civile e alla fine dell’unità nazionale. Considerare l’Ucraina come parte del confronto Est-Ovest, spingerla a far parte della NATO, equivarrebbe ad affossare per decenni ogni prospettiva di integrare la Russia e l’Occidente – e in particolare la Russia e l’Europa – in un sistema di cooperazione internazionale. Una saggia politica statunitense verso l’Ucraina avrebbe dovuto cercare il modo di favorire l’intesa tra le due parti del Paese. L’America avrebbe dovuto favorire la riconciliazione e non, come ha fatto, il dominio e la sopraffazione di una fazione sull’altra».

- S͟e͟r͟g͟i͟o͟ ͟R͟o͟m͟a͟n͟o͟, ambasciatore italiano presso la NATO e poi a Mosca tra il 1985 e il 1989: «In Occidente si è fatto finta di non sapere quali fossero gli obiettivi di Putin, che erano anche, in un'ottica russa, abbastanza comprensibili. [...] lo credo che se avessimo in qualche modo aiutato Putin [a restituire autorevolezza alla Russia], per esempio senza insistere per l'allargamento della NATO fino ai confini della Russia e lasciare che l'Ucraina chiedesse di far parte della NATO, mettendola, per così dire, in una lunga sala d'aspetto piuttosto che lasciarla sperare, beh tutto sarebbe stato probabilmente diverso e meno imbrogliato. Le ripeto oggi quanto ho avuto modo di affermare in tempi non sospetti: che la collocazione che intravedevo come desiderabile per l'Ucraina era quella della neutralità, il paese doveva diventare neutrale. È stato completamente irragionevole prospettare la possibilità dell'ingresso dell'Ucraina nella NATO. Perché la NATO è un'organizzazione politico-militare congegnata per fare la guerra. Farla quando in gioco sono gli interessi del dominus dell'Alleanza atlantica: gli Stati Uniti. Ora, se Washington punta all'ingresso dell'Ucraina nella NATO vuol dire che la guerra può essere portata alle frontiere della Russia. Questa è comunque la percezione di Mosca di cui non si può non tener conto. Ritengo che si tratti di una preoccupazione in qualche modo fondata e non l'"ossessione" di Putin».

- R͟o͟m͟a͟n͟o͟ ͟P͟r͟o͟d͟i͟ (che vabbè non è una mente brillante ma un po' di esperienza ce l'ha), che nel 2015 affermò: «Isolare la Russia è un danno. Il problema è avere chiara l’idea di dove devi arrivare. Se vuoi che l’Ucraina non sia membro della NATO e dell’UE, ma sia un paese amico dell’Europa e un ponte con la Russia, devi avere una politica coerente con questo obiettivo. Se l’obiettivo è portare l’Ucraina nella NATO, allora crei tensioni irreversibili».

Di esempi così potremmo farne all'infinito ma insomma il senso dovrebbe esservi chiaro, mi auguro: chi semina vento raccoglie tempesta. Se quello che sta accadendo vi preoccupa, avete solo da prendervela con i vostri leader. Anzi, con voi stessi, che in questi anni vi siete bevuti così tante stronzate che oggi siete talmente ubriachi di propaganda da invocare la terza guerra mondiale. (Stendiamo infine un velo pietoso su quelli che fino a ieri non avevano nulla da ridire sul fatto che Bruxelles e Francoforte decidessero anche il colore delle nostre mutande, ma oggi si riscoprono difensori a oltranza della sovranità e della democrazia dell'Ucraina - popolazione (nota di colore) perlopiù "no-vax", cioè gli stessi a cui fino a ieri auguravate la morte. Gli scienziati ce n'avranno per decenni nello studiare il vostro cervello).

Thomas Fazi

 
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