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Un bagno di verità PDF Stampa E-mail

17 Febbraio 2022

 Da Rassegna di Arianna del 13-2-2022 (N.d.d.)

Chi scrive ha il cuore a destra e il portafogli a sinistra. In parole povere, non si riconosce nella destra né nella sua sorella furba, la sinistra. Ha rinunciato da un pezzo a sperare nella destra. L’affetto più caro, da quelle parti, è il portafogli, ovvia l’alleanza con il liberismo progressista che distrugge famiglia, società, identità, legami, legge naturale e cancella ogni anelito spirituale. Importante è che nessuno tocchi la tasca interna, business as usual. Il resto è noia, direbbe Franco Califano. A sinistra sono più complicati, ma il risultato non cambia. Partirono per istituire la giustizia sociale, difendere i poveri e contrastare i “padroni”. Ripiegarono sui diritti inguinali, legati alla sfera intima e sessuale. I miseri, i deboli, gli ex dannati della terra, si arrangino. Di qua e di là, corrono al centro, il luogo d’incontro degli interessi in cui si mettono all’asta i principi. Tranne poche eccezioni, inutile parlare di valori con la destra, vano il richiamo alla giustizia sociale a sinistra. Solo la realtà, la brutale realtà può risvegliare le coscienze e soprattutto gli stomaci. Il globalismo porta ricchezza e dominio in alto, sottomissione, povertà, precarietà in basso. I fatti hanno la pessima abitudine di tornare a galla e contra factum non valet argumentum. Lasciamo la sinistra da salotto e la destra mercatista ai loro balocchi.

Cosas veredes, amigo Sancho, que faran fablar las piedras, vedrai cose, amico Sancho, che faranno parlare le pietre. È una citazione apocrifa del Don Chisciotte che ripetiamo, rassegnati a combattere contro giganti scambiati per mulini a vento. Vediamo cose che dovrebbero risvegliare ogni coscienza. Ai destri domandiamo di considerare nemici i vertici della finanza (fondi d’investimento, sistema bancario, corporations) e la cupola Fin Tech.  Alla sinistra, che torni a difendere la gente comune e il lavoro. Nel mondo ci sono sei miliardi di telefoni cellulari e più di due miliardi di computer. Il sistema operativo della grande maggioranza è Windows di Microsoft (Bill Gates). Il motore di ricerca Google è utilizzato da oltre l’ottanta per cento degli utenti, Facebook ha quasi tre miliardi di iscritti; i colossi tecnologici controllano oltre il settanta per cento del mercato pubblicitario digitale, che rappresenta ormai due terzi del totale. Insieme con Apple, detengono il monopolio sulla rete Internet.  Amazon distrugge milioni di attività commerciali nel mondo, tratta i dipendenti in modi che i nostri padri non avrebbero tollerato. Oltre a ricchezze mai viste, esercitano un potere ferreo di sorveglianza e orientamento. Hanno conquistato il ruolo di censori privati delle idee che disapprovano. Fanno strame di qualsiasi accenno di concorrenza: la saccheggiano, la comprano, la distruggono o la fanno a pezzetti. Chiamano tutto ciò libero mercato, l’oceano degli squali. Rappresentano un pericolo anche per l’innovazione, poiché nulla può crescere al di fuori delle onnipotenti corazzate. Multinazionali, fondi d’investimento, banche d’affari, maneggiano mezzi finanziari superiori al PIL di grandi stati nazionali, determinano la politica, ricattano i popoli con l’inganno del debito. In più, non pagano imposte. Il sistema deterritorializzato consente di decidere l’importo ridicolo delle loro tasse. Oppure scelgono dove pagarle, paradisi fiscali o Stati di cui sono i padroni, l’Irlanda, Lussemburgo o Cipro nell’Unione Europea, dove insediano comodi domicili fiscali. Agli enormi profitti del monopolio, aggiungono il doping fiscale. Big Tech alimenta un’impressionante autocensura per il timore generale di essere espulsi dal mondo digitale. Possiede e utilizza tutti i nostri dati, conosce i nostri gusti, determina preferenze e idiosincrasie.  Il sistema finanziario crea la moneta e si appropria del denaro di tutti, abolendo progressivamente i contanti. Un esproprio totale e beffardo: pensateci, mentre accarezzate il portafogli. Nulla è risparmiato, neppure il voto, la libertà di pensiero e di espressione. Gli algoritmi rilevano gli argomenti sensibili, qualsiasi deviazione dalla linea è cancellata, con annesso ostracismo. Big Tech e le grandi multinazionali sono i vettori della cultura della cancellazione e dell’ideologia progressista. Voi destri vedete tutto questo e vi girate dall’altro lato, cercando di raccattare le briciole. Ne avete visto di cose che fanno parlare le pietre, ma incolpate il marxismo culturale, che è accusare il cane da guardia anziché il pastore. Voi sinistri non avete nulla da obiettare perché il piano alto del capitalismo globalista è alfiere e ufficiale pagatore del progressismo arcobaleno, del suo finto moralismo e delle sue bandiere, mondialismo, ideologia climatica, correttezza politica, identitarismo di minoranze permalose, nuovi diritti individuali. Tutto ciò a cui vi siete convertiti. Nonostante tutto, molti ancora vi considerano difensori della povera gente. Come spiegherete che il destino è l’assenza di lavoro, la sostituzione con i robot, l’irrilevanza sociale delle masse, fungibili, superflue, esuberi strutturali?

Uno studio pubblicato prima dell’era covidiana anticipa i concetti espressi dal Forum Economico Mondiale. I processi di automazione avanzano a una velocità sorprendente, i cambiamenti avvengono a un ritmo tale che la società non li percepisce appieno, accelerati dalla pandemia che ha mostrato la fragilità del sistema, della produzione e delle catene di approvvigionamento. Il globalismo che ha infranto i confini per produrre profitti straordinari, concentrare potere e ricchezza, condizionare gli Stati, compresi i più potenti, è controllato da una manciata di giganti posseduti da alcuni fondi di investimento. Ciò ha creato le condizioni per il salto che abbiamo cominciato a sperimentare in coincidenza con l’irruzione delle tecnologie digitali: la quarta rivoluzione industriale. L’ automazione dei processi produttivi rompe il vecchio sistema capitalista, estendendo il dominio all’intera società. Avanza l’Intelligenza Artificiale in grado di svolgere compiti che pensavamo riservati agli umani; i posti di lavoro diminuiranno fino a diventare irrilevanti in moltissimi settori. La percezione comune è inferiore alla realtà per l’interesse del potere a nascondere o edulcorare la verità. Per chi non potrà vantare specializzazioni avanzate, il calo dell’offerta di lavoro raggiungerà l’ottanta per cento. Per la minoranza più qualificata la diminuzione non sarà inferiore al 40 per cento. Sette persone su dieci verranno escluse dal sistema. Diminuiranno drasticamente gli addetti all’istruzione. Aule virtuali, didattica a distanza sperimentate nella pandemia diverranno la normalità. L’ indotto alimentato dalla scuola, compresi i trasporti, avrà un tracollo. Non importa se l’istruzione sarà peggiore, la decisione riguarda il rapporto economico costi benefici. Mille figure professionali, anche di alto profilo cognitivo, saranno eliminate; se l’impatto non è ancora devastante è perché il timore di rivolte resta elevato. Robot e sistemi automatici non vanno in ferie, non si ammalano, non si assentano per gravidanza e non scioperano. Chi è al potere non vuole allarmare la società e generare reazioni ostili, gli economisti spiegano che nasceranno nuovi mestieri. In passato è accaduto, ma nelle precedenti rivoluzioni industriali la tecnologia restava ausiliaria. Oggi basta a se stessa e ha scarso bisogno di controllo umano. L’uomo è antiquato, un utensile inutile. Poco importa il giudizio morale, importa che si può fare, dunque si farà. Le masse saranno espulse dal sistema. Illusorio sperare nel volano virtuoso del consumo: ci vuole denaro e i più non l’avranno. Perché Blackrock dovrebbe essere interessato a mettere in moto il processo produttivo? Il capitalismo produttivo è in coma e i super padroni possiedono già tutto ciò che li interessa. La conclusione è terribile: siamo troppi e siamo inutili, anzi dannosi. Siamo fonti di potenziale conflitto; a un certo punto ci solleveremo poiché questa è la natura umana. Che cosa accadrà quando i lavoratori si renderanno conto che la disoccupazione non è temporanea ma permanente? Quando sapranno che non avranno più nulla e non saranno felici? Cosa diranno i professionisti, se metà di loro non avrà futuro e l’esercito degli insegnanti e degli impiegati comprenderà che non c’è più posto? Ci esortano a diventare imprenditori di noi stessi, ma a chi venderemo beni e servizi se mancano gli acquirenti, espulsi dal sistema? Non esisterà neppure la prospettiva di un’economia parallela, come nel comunismo reale, poiché la digitalizzazione del denaro la ridurrà al semplice baratto.

Inutile negare la verità della società senza lavoro. Le ideologie promosse dal potere “corporativo” attraverso le sue agenzie, i media, lo spettacolo, il mondo culturale, le reti, tutto converge nella stessa direzione, la riduzione della popolazione. Aborto, eugenetica, coppie sterili, vita solitaria, distruzione della famiglia, sanzioni per l’impronta di carbonio. La decisione di chi controlla i fondi di investimento padroni di tutto è chiara. Non si parla di razze superiori o spazio vitale, solo di diritti individuali che mirano ad atomizzare la società in rivendicazioni multiple, contraddittorie e irrilevanti. Per chi non ci crede, intrappolato nella contemplazione del presente, basta uno sguardo alle bollette e al livello dei prezzi. È tornata l’inflazione, spinta da vari fattori, tra cui le massicce iniezioni di liquidità creata dal nulla, la medicina delle banche centrali per abbattere il valore reale dei debiti fuori controllo. Il conto lo paga la classe media e medio-bassa, risparmiatori, titolari di redditi fissi, piccole e medie partite IVA. I rincari più pesanti riguardano il gas naturale, con i venti di guerra nell’Europa dell’est. Salgono petrolio, carburanti, metalli, componenti industriali, prodotti alimentari, materie prime. Schizzano i noli marittimi dopo il crollo della prima fase pandemica. Rincari a doppia cifra del costo di gas e elettricità, con ovvi effetti sul carrello della spesa e sui settori economici “energivori”. Negli Usa inflazione al 7 per cento, nell’eurozona, Italia compresa, al 4,8 per cento, il livello del 1996. La pandemia sta massacrando i settori trainanti dell’economia italiana in assenza di una politica energetica e di un progetto industriale. L’inflazione è al 14 per cento nell’energia, quasi al 10 nei trasporti.

La denatalità mette in pericolo la persistenza dei popoli europei e, da subito, la sostenibilità dei modelli previdenziali e sanitari. Non ci troviamo di fronte a eventi naturali avversi, imprevedibili e inevitabili, e neppure a bolle speculative. Sono conseguenze di scelte errate. Una è il catastrofismo ecologista, alimentato dalle élite, drammatico per l’Europa e in particolare per l’Italia, che ha rinunciato al nucleare e non osa impegnarsi nella ricerca di fonti energetiche sul territorio, prigioniera di un ambientalismo parolaio. La transizione ecologica, incoraggiata dall’Agenda 2030 dell’ONU costerà cinquemila miliardi di dollari annui a un’economia globale che ne vale ottantamila.

Pagheremo noi, per questo ci bombardano di informazioni apocalittiche. Il solito Gates assicura che “ogni anno moriranno milioni di persone per il cambiamento climatico e non ci sarà nessun vaccino disponibile.” Cos’è la destra, cos’è la sinistra, di fronte alla realtà e alla menzogna? L’ideologia liberista e falsamente libertaria affascina la destra e acceca la sinistra nutrita del mito del progresso. Occorre liberarsi della narrazione dominante, privilegiare l’iniziativa privata diffusa, restituire dignità e prestigio sociale al lavoro ricostruendo un mondo a misura d’uomo. Idee di destra o di sinistra? Poco conta, entrambe camicie di forza, gabbie mentali, due delle infinite maniere che l’uomo può scegliere per essere imbecille, secondo Ortega y Gasset. Serve un bagno di verità: il vero Grande Reset è la lotta contro le menzogne. I popoli capiranno.

Roberto Pecchioli

 
Lontani dal mondo PDF Stampa E-mail

16 Febbraio 2022

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Forse vivo o vengo da un altro mondo. In questi ultimi due anni sono accadute cose che ci avrebbero fatto perdere la casa e qualunque patrimonio se ci avessero proposto di scommettere su una simile distopia. Eppure, a cose fatte, la maggioranza ha accettato con indifferenza – al massimo con malesseri individualistici – la sua realizzazione. Anche la sovranità individuale è stata delegata, il guinzaglio attaccato e i canini mostrati ai propri simili meno disponibili ad alienare se stessi. Abbiamo assistito a cambi di versione di verità, a minacce, a dichiarazioni di persecuzione, a preghiere di morte e di esclusione dallo stato sociale, a elicotteri a caccia di solitari in riva al mare, a cambi di definizione del concetto di pandemia; abbiamo saputo dell’obbligo contrattuale di irresponsabilità delle case farmaceutiche del siero e sapevamo della sua eterodossia, abbiamo sentito affermare bugie da capi di stato e di governo, da politici e giornalisti, mai seguite da dimissioni né smentite, tanto meno mea culpa; abbiamo visto affermare posizioni come fossero verità definitive, ci hanno fatto credere fosse per il nostro bene e tutto si è rivelato una strategica azione politica per alzare il controllo necessario al nuovo assetto socio-economico che ne azionava le mosse. Abbiamo visto ricatti nascosti sotto trasparenti foglie di fico tinte di verde, olezzanti di merda. Abbiamo visto la gioia in volto ai Figliol-codanti, che sarebbero potuti tornare a sciare e in discoteca, che credevano di scambiare un buco tossico per l’immunità. Abbiamo visto la frattura sociale alimentata dalla cosmologia del regime. Abbiamo visto ridicolizzate le manifestazioni nazionali e internazionali, come non contassero, come non esistessero, come fossero quattro gatti. Abbiamo visto ignorare i cambi di politica protopandemica di un crescente numero di paesi. Abbiamo assistito al miglior mondo che gente e agende meschine potessero realizzare. Abbiamo assistito ai peggiori tradimenti felici di vedere Fiorello a Sanremo e di applaudire ai suoi insulti ai sofferenti. Tutto ciò in mezzo al tradimento [nessun aggettivo disponibile, nda] dei 5Stelle, alla sideralizzazione del Pd, alla falsa fermezza delle destre, alla farsa dell’elezione presidenziale e a quella dell’Italia che riprende dopo essere stata veramente condannata.
E nessuno ha detto nulla. Meglio, anche se ultimamente qualcuno sta dicendo qualcosa, per lungo tempo nessuno ha detto nulla. Nessuno ha reagito. Tutti hanno seguitato ad accreditare la classe politica, i sindacati e le istituzioni, nonostante i fatti discriminatori così sostanzialmente identici a ciò che la storia dei totalitarismi ci ha mostrato fino a poco fa. Nessuno della maggioranza, infatti, nonostante la quantità di società andate a gambe all’aria, di lavoratori e di studenti impediti ad accedere alle sedi di lavoro e di studio, di bambini sottratti dal gioco, di medici non solo non ascoltati nonostante i loro successi di cura, ma anche sospesi dai loro ordini, di disoccupati condannati da probiviri governativi che offrono lavoro solo ai sottomessi, di malati rifiutati se privi della vergognosa tessera, ovvero di ciò che non serve a nulla, ha ritenuto di indignarsi, di cessare di dare il proprio accredito a chi ci ha offerto il peggior esempio della cosiddetta democrazia. E miglior campione di educazione sociale in vista delle prossime vessazioni per l’ambiente, per il clima, per l’energia, per i poveri, per la guerra. Nessuno ha reagito, se non contro chi gli faceva presente che un nuovo modello socio-politico-economico si era attestato nella spaccatura sociale, e l’hanno chiamato complottista e gli hanno augurato la morte. Se l’operato dei giornalisti è fuori dalle classiche del demerito, quello dei medici gli è pari. Quello dei politici e della magistratura non è neppure più esorcizzabile. Il barcone che tutti insieme governavano nelle bonacce della paura si è subito riempito di piccoli uomini le cui doti di coraggio e determinazione si sarebbero subito palesate per gettare a mare gli ipotetici untori, solo perché si ponevano interrogativi elementari su quanto stava accadendo. Non è un’illazione. Chiunque, in questi anni, si sia mosso senza maschera, ha potuto vedere spettacolari salti di marciapiede e udire alle spalle insulti ed improperi a lui destinati dal popolo solerte alla vanitosa ubbidienza. Da pochi giorni abbiamo visto cadere il governativo obbligo di maschera, ma non abbiamo visto perdere la condizione di zerbini alla buona percentuale che ancora, forse con orgoglio, lo protrae come pusillanimi proboviri capoclasse.
Ma ci vorrebbe qualcuno che avesse preso nota strada facendo o qualcun altro che avesse voglia di spulciare l’archivio dei giorni per moltiplicare gli argomenti annotati in queste poche righe, che vogliono essere soltanto evocative di uno stato di incantesimo diffuso. Alla stessa maniera è accaduto che i paesaggi si siano popolati di ciminiere, la strada di scatole meccaniche, il pensiero di pretese e vanità. Di volta in volta, nessuno ha detto nulla. E chi diceva era screditato, criminalizzato, colpevolizzato, ciarlatanizzato. E chi non lo è stato era solo un cantante, un cantautore o un teatrante: Celentano, Faber e Gaber. E se proprio rompeva, poeta, scrittore o regista che fosse, per ragion di stato si poteva anche fare ciò che essa richiede. Quello di ora, come per tutti gli altri che in nome del progresso materiale hanno ammazzato più di Pasolini, è stato un processo di realtà che nulla aveva a che vedere con la conoscenza. Non quella dei saperi analitici, tanto utili quanto stupidi se concepiti come i soli degni di epistemologia, ma quella che fa riferimento alla natura, senza lucro né colore. Rispetto a quanto accaduto in passato, il tempo di ora ha beneficiato di mezzi di comunicazione a terminale digitale. La quantità di attenzione che questa implica ha comportato assuefazione e, quindi, dipendenza. Significa che la tecnologia domina il nostro fare. Oppure che il fare naturale che terrebbe legati alla terra e alle sue verità è, per la maggioranza, divenuto lontano vaneggiamento new age. Nuovamente da screditare, criminalizzare, colpevolizzare e, se necessario, eliminare. Niente più.
Se ci vuole una rara virginea visionarietà per tracciare un progetto capace di interrompere il declino spirituale abbozzato in queste considerazioni, osservare cosa comporta proseguire secondo le logiche dell’attuale politica, è cosa più accessibile a molti. Se ne potrebbero scrivere volumi. Probabilmente se ne sono scritti. E se ne scriveranno. Basterebbe una loro pagina, una loro briciola per evocare l’impressionante esigenza di fermare la folle corsa. Ma sarebbe un’evocazione raccolta da pochi, da quelli che alla maggioranza piace chiamare apoti. Se ne può scrivere, allora, anche qualche riga, almeno come pianto e invocazione. Privati di identità sociale e individuale, come la politica globalista richiede, non solo siamo perduti, non solo siamo volatilmente disponibili a quella della maggioranza, dell’occasione e della moda, ma diveniamo definitivamente incapaci di evolvere, di divenire individui compiuti,
il cui destino è nel sentire la dignità che ci viene data e quella che
necessariamente daremo, nel riconoscere la natura come madre e maestra, come fonte e dimora, come essere e non più come oggetto. O nessuna storia potrà essere diversa da quella di un incantesimo. Il cui principio è di essere mossi da entità a noi aliene.
Forse vivo o vengo da un altro mondo. Davanti a queste considerazioni, il meglio che mi sono sentito dire è di essere disadattato, che non mi occupo di realtà, che devo dimostrare ciò che esprimo, che devo studiare. Erano le voci della maggioranza, quelle lontane dal mondo. Dentro l’incantesimo.
Lorenzo Merlo

 
Il prossimo vaccino PDF Stampa E-mail

15 Febbraio 2022

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 Da Comedonchisciotte del 13-2-2022 (N.d.d.)

La narrativa sulla Covid-19 si è rotta, quella battaglia è finita. Sì, ci sono ancora sacche di resistenza simbolica, piccole roccaforti sotto assedio che non sono ancora pronte a morire, ma, per la maggior parte, l’establishment sta lasciando perdere. Sempre più Paesi stanno “allentando” le restrizioni Covid, abbandonano i progetti di passaporto vaccinale e tentano di “tornare alla normalità. “Sembra che ogni settimana qualche nuovo “esperto” che aveva passato gli ultimi due anni a prevedere che saremmo tutti morti si presenti al telegiornale sostenendo che dovremmo “trattare la Covid come l’influenza.” Ma solo perché ci stanno dando un po’ di tregua sulla Covid non significa che l’agenda dietro alla Covid sia sparita. Tutt’altro. Infatti, anche se cercano di seppellire questa pandemia in una tomba poco profonda, stanno già preparando il pubblico per il prossimo allarme sanitario – l’AIDS.

A dicembre Joe Biden aveva affermato che l’obiettivo della sua amministrazione era quello di “porre fine all’epidemia di HIV/AIDS entro il 2030.” Una campagna simile, lanciata nel Regno Unito nello stesso periodo, aveva usato la stessa identica frase, parola per parola. Poi, proprio la settimana scorsa è stato improvvisamente riportato che in Europa circolava una “nuova variante” dell’HIV, un nuovo ceppo presumibilmente “più virulento,” “più trasmissibile” e che “sviluppa molto più velocemente l’AIDS.” Allo stesso tempo, i giornali riportano che, per la prima volta da anni, gli eterosessuali hanno più probabilità di contrarre l’HIV rispetto agli omosessuali e che sono “più a rischio di AIDS” perché vengono “diagnosticati in ritardo.” Sulla scia di questa “notizia,” un articolo del Guardian sostiene che abbiamo bisogno di una “nuova strategia” per affrontare l’AIDS. Dietro questa nuova ondata di paura c’è l’invito a fare il test dell’AIDS il più presto possibile rivolto ai politici, alle celebrità e a chiunque altro.

Il principe Harry sta guidando la carica; in un video che ha fatto sì che la stampa evocasse lo spirito di sua madre, la principessa Diana, Harry ha insistito che tutti abbiamo il “dovere” di fare il test dell’HIV “per garantire la sicurezza degli altri,” paragonandolo all’epidemia di COVID. “Conosci il tuo stato,” dice il video. Che probabilmente sarà un hashtag nel prossimo futuro. (Ho appena controllato, in realtà lo è già).

Hanno davvero incominciato a spingere sull’acceleratore. Anche se il problema e la risposta sono ancora appena fuori dalla fase di ricerca e sviluppo stanno già parlando della soluzione. Indovinate qual è? Se avete pensato “un altro vaccino mRNA” vuol dire che avete prestato attenzione. Sì, pare che Moderna abbia imparato così bene dal suo affrettato vaccino Covid che non funziona che stanno già producendo un vaccino HIV che sperano sia altrettanto “sicuro ed efficace.” In una coincidenza davvero sorprendente, il vaccino HIV di Moderna ha iniziato i test clinici esattamente lo stesso giorno in cui è apparsa sui media la notizia della “nuova variante” dell’HIV e nella stessa settimana dell’annuale “Settimana del test HIV” del NHS. Strano il mondo, vero? Comunque, preparatevi tutti a mettervi in fila per l’iniezione anti AIDS. Oh, e anche quella per il cancro. La battaglia sulla Covid si sta lentamente esaurendo, ma la guerra dei “vaccini” mRNA è praticamente appena iniziata.

Kit Knightly (tradotto da Markus)

 
L'Europa vittima di sé stessa PDF Stampa E-mail

13 Febbraio 2022

 Da Rassegna di Arianna del 12-2-2022 (N.d.d.)

Alla pandemia sanitaria si sta sostituendo la pandemia economica, con ricadute sociali devastanti. I facili entusiasmi per la ripresa post pandemica sembrano di colpo scomparsi. Il caro - energia e l’inflazione avranno un duro impatto su di un tessuto economico – sociale già devastato non solo dalla fase pandemica, ma soprattutto da una ultradecennale compressione salariale, dovuta alle politiche di austerity europee. Il calo della produzione dello 0,7% registrato in dicembre sale all’1,3% in gennaio. La crescita realizzatasi nel 2021 subirà nel 2022 una rilevante contrazione a causa del caro - energia: l’elettricità è rincarata del 450% rispetto al 2021. L’aumento dei costi di produzione ha determinato una estrema compressione dei margini, rendendo per molte imprese più conveniente non produrre. Il caro – bollette per le imprese inciderà nel 2022 per 37 miliardi (i costi dell’energia ammontavano nel 2021 a 8 miliardi), e per i consumi dei cittadini per circa 50 miliardi. Si ipotizza che l’aumento dei costi energetici determinerà un decremento del Pil per il primo trimestre 2022 dell’1,1%. Il rincaro energetico colpisce maggiormente le imprese energivore, cioè quelle operanti nei settori della siderurgia, della chimica, della ceramica, della carta che sono spesso costrette a rallentare la produzione se non a sospenderla. Ma finirà per trasmettersi all’intera industria manifatturiera.

Il caro – energia è inoltre un fattore determinante nella crescita della spirale inflazionistica, che, oltre ad incrementare a dismisura i costi di produzione, erode la domanda ed i risparmi dei cittadini. L’inflazione avrà certamente un impatto negativo sui fondi per gli investimenti previsti dal Pnrr. Il ministro Cingolani ha affermato di recente che “Il caro – energia costerà in un anno più di tutto il Recovery Plan”. È tornato a salire anche lo spread, che si è attestato pochi giorni fa a 165 punti. Si invocano misure governative a sostegno della produzione e dei consumi e soprattutto di una popolazione che già annoverava nel 2020 5,6 milioni di individui sotto la soglia di povertà. Il governo Draghi non intende effettuare nuovi scostamenti di bilancio e ha predisposto una serie di misure per imprese e cittadini per 5 miliardi. Tali provvedimenti sono del tutto insufficienti per fronteggiare la crisi. Secondo Confindustria il loro impatto sarebbe appena dello 0,8%. La stessa Confindustria propone un abbattimento pari al 95% dell’imposta nazionale e regionale sul consumo del gas naturale. In realtà, occorrerebbe varare misure per almeno 14 miliardi con il ripristino del regime dei prezzi amministrati con cui fu affrontata la crisi energetica degli anni ’70 e procedere, data la situazione di emergenza, agli scostamenti di bilancio necessari, onde salvaguardare la produzione industriale in Italia. La contrarietà agli scostamenti di bilancio del governo Draghi è facilmente comprensibile. In attuazione delle riforme previste dal Pnrr, quale condizione posta per l’accesso ai fondi europei, il governo Draghi si apprestava a mettere in atto un vasto programma di spending review, anche in vista del ripristino nella UE delle regole del patto di stabilità nel 2023. Realizzare manovre di riduzione di spesa pubblica in fasi di crisi emergenziale come quella attuale sarebbe devastante per l’economia, come lo fu l’austerity del governo Monti. È del tutto evidente che il governo Draghi è la reincarnazione del governo tecnico di Monti. Qualora non si desse luogo ad un rilevante sostegno pubblico per imprese e cittadini per sostenere il caro – energia, si verificherebbe un crollo verticale e strutturale della produzione industriale, con la chiusura di migliaia di imprese. L’attuale crisi non penalizza l’attività industriale solo nel settore dell’energia: si registrano infatti nel ciclo produttivo carenze di materiali, scarsità di manodopera, rilevanti incrementi dei costi all’esportazione e il dilatarsi dei tempi di consegna. L’attività industriale subisce inoltre gravi rallentamenti a causa delle interruzioni delle catene di approvvigionamento. In mancanza di adeguati sostegni pubblici, si verificherebbero delocalizzazioni industriali in massa verso paesi che praticano il dumping produttivo e salariale. Con il ristagno della produzione le imprese sarebbero inoltre indotte all’acquisto di materiali all’estero, con la distruzione progressiva delle filiere dell’indotto italiane. Di inaudita gravità sarebbero poi le ricadute della crisi sull’occupazione. Infatti, riguardo alla spesa pubblica, per effetto di una crisi di questa portata, quali costi spaventosi comporterebbero per le finanze pubbliche l’espandersi dalle cassa integrazione e l’erogazione di sostegni alla povertà per milioni di disoccupati vecchi e nuovi, senza peraltro alcuna prospettiva futura di occupazione?

Si rileva in Italia la mancanza di una politica energetica da decenni. Gli imputati di tutte le nostre disgrazie energetiche, secondo i media, sarebbero i no – tav, i no – tap, i no – pale eoliche, i no – trivellazioni, gli ambientalisti no – tutto. Al di là della facile demagogia elargita a piene mani da tanti (specie il M5S), si rileva che la produzione nazionale di energia incide attualmente per il 4% dei consumi interni. Si potrebbe raddoppiare, ma sarebbe comunque poco rilevante. Si invoca anche il ritorno al nucleare, ma l’impianto di centrali sicure, quelle della quarta generazione, richiederebbe una tempistica di almeno 20 anni. Occorre tuttavia mettere in risalto che l’energia eolica in Italia rappresenta il 9% della produzione nazionale. Un risultato eccellente, anche rispetto agli altri partner europei.

L’aumento dei prezzi energetici ha invece cause diverse. Con la ripresa post – pandemica, la Cina ha assorbito larga parte della domanda energetica mondiale e la Russia, a causa della crisi ucraina, ha rallentato la produzione. Ma è sotto accusa soprattutto la politica energetica europea. Essa, avendo concentrato i propri programmi sulle energie rinnovabili (Green Deal), ha destinato gli investimenti esclusivamente a tali progetti, determinando nel contempo un totale disincentivo alle attività estrattive e di stoccaggio delle imprese del settore. A tali cause è specularmente imputabile la crisi del settore dell’automotive: gli investimenti finanziari si sono concentrati sull’avvento dell’auto elettrica, determinando nel contempo carenze di produzione nella componentistica, con l’effetto di far precipitare la produzione dell’auto ai livelli degli anni ’70. L’imposizione su scala mondiale del sistema toyotista, quello della produzione just in time, ha generato nella attuale crisi la carenza globale di scorte, cui fa riscontro la scarsità di riserve nel settore energetico. Aggiungasi poi che allo stato attuale la produzione di energie rinnovabili è del tutto inadeguata al fabbisogno mondiale. Tale situazione viene analizzata con estrema lucidità da Giulio Sapelli: «È anche un colossale fallimento manageriale: i responsabili degli acquisti delle società energetiche europee, avrebbero dovuto capire che centinaia di navi alla rada (cariche di idrocarburi) avrebbero creato colli di bottiglia. Avrebbero dovuto comprendere che il just in time non funzionava più e che bisognava fare scorte. È anche vero che lo strabismo della Borsa premia il green, che le stock option vengono assegnate a chi fa operazioni verdi: si assiste ad una discrasia sempre più profonda tra la finanza e la realtà. E ora ci troviamo senza riserve». Sono infatti i meccanismi dell’economia finanziaria che si sono sovrapposti alle logiche dell’economia reale ad aver generato questa crisi. Tali analisi appaiono oltremodo convincenti, qualora si prendano in considerazione i meccanismi di formazione del prezzo del gas. Fino al 2013 i prezzi del gas in Europa erano basati su contratti a lungo termine. I prezzi erano quindi stabili. Oggi, il prezzo del gas è determinato dalle quotazioni di una borsa olandese, il Title Tranfer Facility (TTF), e da altre minori. Pertanto, poiché nella fase pandemica le quotazioni erano ai minimi, i prezzi erano assai convenienti. Con l’impennata della domanda globale nella fase post – covid, invece le quotazioni hanno registrato incrementi vorticosi con relativa risalita dei prezzi energetici. Questa crisi rappresenta l’ennesima tragedia provocata dalla liberalizzazione dei mercati, innalzata a dogma indiscutibile dal sistema economico neoliberista. Il caro – energia è diretta conseguenza di una impostazione finanziaria dell’economia, in cui la speculazione genera immensi profitti per i grandi investitori a danno dell’economia reale, cioè degli stati e dei popoli. Fattori geopolitici e speculazioni finanziarie si intrecciano nella crisi provocando squilibri economici e conflittualità crescenti. In Europa la Nato, volta ad eliminare la dipendenza energetica europea nei confronti della Russia, ha programmato l’impianto di una serie di rigassificatori per rifornire il Vecchio Continente con gas di scisto americano. Nel corso della attuale crisi però, le navi metaniere americane si sono dirette verso i mercati asiatici che offrivano prezzi più elevati, piuttosto che rifornire gli impianti europei. Il libero mercato quindi può solo generare volatilità dei prezzi ed instabilità permanente nei rifornimenti.

In Italia si è registrato l’aumento dell’importazione del gas algerino ed il vistoso calo delle forniture libiche (43%), a causa delle note conflittualità interne alla Libia. È diminuita anche l’importazione dalla Russia, oggi accusata dall’Occidente di praticare una politica di ricatto energetico verso l’Europa, in cui il gasdotto Nord Stream 2 non è entrato ancora in funzione per decisione del nuovo governo tedesco, che tuttavia subisce forti pressioni politiche da parte degli Stati Uniti. Nessuno in Occidente però rivolge accuse alla Norvegia (paese atlantista di ferro), che ha ridotto le sue forniture dell’80%, o alla Germania che ha rivenduto il gas russo a Polonia e Ucraina al triplo del prezzo di acquisto. Occorre infine rilevare che mentre in Europa i prezzi del gas sono ancorati alla volatilità delle quotazioni finanziarie, i contratti con la Russia sono ancora a lungo termine e prevedono prezzi stabili. Vengono peraltro rispettate le condizioni di fornitura pattuite.

Questa crisi ci offre l’ennesima conferma che l’Europa è vittima di se stessa, della propria dipendenza dagli USA e dalla Nato e non dalla Russia. L’Europa è alla canna del gas, perché prigioniera di un sistema economico e politico che può solo condurla alla sua dissoluzione.

Luigi Tedeschi  

 
La demenza delle FAQ PDF Stampa E-mail

12 Febbraio 2022

 Da Appelloalpopolo del 9-2-2022 (N.d.d.)

Una FAQ pubblicata sul sito del Governo dice che i commercianti controllano il green pass ‘a campione’ ossia, in sostanza, quando decidono di farlo. Cioè mai. Sembra una cosa di buon senso che sgrava gli esercenti da un compito, anche pericoloso, che non gli compete, facendo tornare alla razionalità un sistema paralizzato dalla follia. Peccato che la legge non dica affatto che sia possibile un controllo a campione del green pass. Per due motivi; il controllo a campione è riservato dalla legge alle sole amministrazioni (art. 71 dpr 445/2000) e i commercianti non possono mai qualificarsi ‘amministrazioni procedenti’. Soprattutto la disciplina delle certificazioni covid, nel suo delirio totalitario, non lascia alcuno spazio a un controllo a campione. È previsto che l’accesso alle attività e agli esercizi sia consentito “esclusivamente” ai soggetti muniti di GP (v. art. 9 bis decreto-legge 52 del 2021). Lo stesso decreto si preoccupa di ribadire che “I titolari o i gestori dei servizi e delle attività […] sono tenuti a verificare che l’accesso ai predetti servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni”. Sono tenuti. A campione c’azzecca poco. Non solo. Il dpcm richiamato dal decreto disciplina specificamente come si verifica e chi verifica le certificazioni verdi. E, tra le modalità di verifica, non è richiamata nemmeno indirettamente la verifica a campione (art. 13 dpcm 17 giugno 2021).

Non si scappa. E infatti si ha notizia di pesanti sanzioni applicate a commercianti. Che invocano la FAQ. Ora, alcuni di questi impugneranno la sanzione (in alcuni casi addirittura è stata disposta la sospensione dell’attività) e potrebbero anche vincere perché la FAQ escluderebbe la colpa, l’elemento soggettivo dell’illecito. Ma si tratta di una ricostruzione facilmente superabile. La lettera della legge è chiarissima e le FAQ non hanno nessun valore giuridico. Non sono una fonte del diritto, sono più simili all’attività del giudice che risponde a quesito concreto applicando le norme (E come le sentenze dei giudici nell’epoca del diritto europeo anche le FAQ tendono ad essere anarchiche, a disapplicare la legge, in ultima analisi a deresponsabilizzare il governo e a nascondere conflitti). Sono manifestazioni della demenza dei nostri tempi.

Sia che le sanzioni vengano annullate sia che non vengano annullate, però, oltre all’ingiustizia e al disordine giuridico che contribuiscono a creare, questa brillante trovata di un governo di bari costerà a tutti noi un sacco di risorse. Processi, attività giudiziaria, sentenze e, ancora, attività chiuse che magari non riapriranno, confusione. Un danno erariale non piccolo. Sarebbe bello che i dirigenti che hanno consentito la pubblicazione della FAQ domani venissero chiamati a rispondere dalla Procura della Corte dei conti. Un organo che un tempo alle Pubbliche amministrazioni faceva piuttosto paura. Così magari la smettono. Le FAQ piacciono tanto a quelli che vogliono l’amministrazione che dialoga, che spiega. L’accountability. Il contact center. I bambini. Io mi accontenterei che l’amministrazione facesse quello che c’è scritto nella legge. Se la legge fa schifo, si cambia la legge. E chi ha fatto una legge che fa schifo se ne prende le responsabilità. La legge deve essere seria.

Stefano Rosati

 
I due volti dell'Apocalisse PDF Stampa E-mail

10 Febbraio 2022

Veniamo da due anni di pura follia globale. Per fronteggiare un’epidemia che uccide dallo 0,2 allo 0,5 per cento della popolazione, quasi tutte persone molto vecchie e già minate da malattie gravi, si sono adottati provvedimenti adatti alla Peste Nera, che uccideva il 30% della popolazione, compresi giovani nel pieno delle forze. Un delirio di previsioni sballate, di misure assurde e ridicole, di menzogne spacciate ossessivamente da tutte le emittenti.

Diventa così inevitabile chiedersi quale sia il non detto, cosa ci sia sotto. Una tesi ricorrente è che il virus abbia offerto ai poteri sovranazionali il pretesto per superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, per decimare la popolazione in eccesso, per imporre la green economy, per schedare ogni cittadino nel quadro di quel capitalismo della sorveglianza già individuato decenni fa da pensatori come Foucault.

La tesi è suggestiva ma non del tutto convincente. Presuppone una strategia complessa e definita nei minimi particolari, una élite compatta e pressoché onnipotente. La green economy è l’ennesimo inganno propagandistico perché è una tappa ulteriore dello sviluppismo. La green economy è la digitalizzazione integrale e globale della produzione e dei servizi, il che comporta l’utilizzazione di una quantità di energia superiore a quella della civiltà industriale degli ultimi secoli. Pannelli solari e pale eoliche potranno produrre una minima parte dell’energia necessaria. Infatti nessuno vuole seriamente rinunciare a carbone, metano e petrolio. Del resto, il discorso sta spostandosi verso la riproposizione delle centrali nucleari, come se i rischi annessi e il problema delle scorie radioattive fossero già rimossi. Quanto alla schedatura dei cittadini, il processo era già in atto, senza bisogno dell’infamia del green pass. Tutto fumo negli occhi, come i progetti avveniristici di sfruttamento dei materiali lunari e marziani, o addirittura dei minerali preziosi degli asteroidi nella fascia fra Marte e Giove, a cui attingere grazie a sonde che dovrebbero prelevare quei materiali e portarli sulla Terra. Fantascienza realizzabile fra secoli, mentre urgono catastrofi incombenti nei prossimi decenni.

Altre considerazioni ci chiariscono l’aspetto autolesionistico della nostra civiltà in questa sua tarda maturità. Non ci sono soltanto le clausure che hanno massacrato l’economia e messo sul lastrico intere categorie. C’è la distruzione dell’istituto familiare. C’è una finta trasgressione nei costumi che è diventata la norma. C’è un susseguirsi di messaggi martellanti che propongono come modello l’omosessualità e la separazione fra sesso e genere, come se la specie umana non fosse divisa in due generi segnalati da due sessi: assurda deformazione della realtà in quanto ha di più basilare e ovvio. C’è l’ignoranza o il disprezzo delle radici nazionali, delle tradizioni, del passato dei popoli. C’è la mercificazione di ogni momento della vita relazionale. In definitiva, c’è un mondo che sceglie di estinguersi. Per questo c’è chi ritiene che la causa di tutto ciò che accade, compreso il delirio vaccinista e covidiano, sia semplicemente l’imbecillità. Una non rara ondata di imbecillità generalizzata.

Si può convenire che le spiegazioni più semplici sono generalmente le più convincenti, ma questa appare, più che semplice, semplicistica. Lo storicismo vichiano mantiene una validità inalterata dopo tre secoli. Ogni civiltà cresce partendo da una barbarie originaria, si sviluppa e si consolida prima di decadere per precipitare in una nuova barbarie. Ciò è quanto si svolge sotto i nostri occhi. La reazione irrazionale e paranoica al virus svela niente altro che lo stato di estrema decadenza di una civiltà in putrefazione. Una società ancora vitale non occulta la morte, sa affrontare la sofferenza, progetta, pensa al futuro delle nuove generazioni. Una civiltà allo sfacelo esorcizza l’idea della morte, non tollera la sofferenza, pretende il “tutto e subito”, esige soddisfazioni immediate, giudica intollerabile la presenza di un virus potenzialmente mortale.

Stiamo vivendo un’Apocalisse. Etimologicamente “apocalisse” non significa distruzione. Significa svelamento. Questa Apocalisse svela due volti originali, non evidenziati da altre svolte storiche. Questi volti sono lo scientismo di un progressismo prometeico e l’inconsistenza della democrazia. Lo scientismo dilaga nella ripetizione della formula “ma chi sei tu che pretendi di contestare la competenza di chi sa”; nella fiducia cieca non nel metodo scientifico, che è una cosa seria che può vantare successi strepitosi, ma negli scienziati che hanno ambizioni e interessi, anche come azionisti o consulenti di Case farmaceutiche; nella pretesa che per ogni pericolo ci sia il rimedio offerto dalla tecnologia e dalla medicina. L’inconsistenza della democrazia è dimostrata clamorosamente dalla facilità con cui il martellamento di una propaganda tesa a diffondere paura e a confidare nel vaccino miracoloso ha intruppato le moltitudini nel gregge. Ne avevamo avuto innumerevoli precedenti storici. Fra gli ultimi, il famoso 11 settembre. Il fatto che i grattacieli collassati sono stati tre mentre soltanto due sono stati colpiti da grandi aerei, avrebbe messo in crisi la narrazione ufficiale. È bastato ignorare il terzo e riproporre ossessivamente l’immagine dei due Boeing esplosi nelle torri gemelle per far credere a quasi tutti che 19 beduini dopo un corso di pilotaggio di pochi giorni avessero fatto da soli un simile sconquasso. La minoranza che non l’ha bevuta, nulla ha potuto contro la massa dei creduloni manipolati dal potere. I pochi nulla possono contro i più. Ce lo aveva detto Machiavelli, 5 secoli fa. La democrazia non esiste perché non è mai esistita. Può verificarsi teoricamente in piccole comunità in cui tutti possano riunirsi in assemblea per decidere. Chi si richiama alle poleis greche ignora volutamente che dalle assemblee cittadine erano esclusi donne, salariati e schiavi, cioè la grande maggioranza della popolazione. Idem nei Comuni medievali. Oggi la pratica democratica, che può essere solo democrazia diretta, è concepibile unicamente come ricorso sistematico al referendum. Tuttavia il quesito referendario è necessariamente riassunto in una domanda semplice o in un’alternativa secca. Il risultato dovrà poi essere tradotto in una legge, che può essere elaborata e scritta solo da specialisti. Il testo finale sarà così molto diverso da come era stato immaginato dagli elettori. Pertanto le uniche forme di governo possibili e praticabili sono la monarchia assoluta e l’oligarchia. L’oligarchia ammantata da democraticismo si sta trasformando in una oligarchia sempre più dittatoriale, nell’apatia di una massa inebetita, indifferente o consenziente.

In conclusione: l’Apocalisse evidenziata dal virus scaturisce da una decadenza della civiltà occidentale fattasi mondo, una decadenza che già sta sfociando in barbarie. Essa svela due volti prima occultati, quello di uno scientismo prometeico e quello dell’inganno democratico, pura e semplice propaganda di un regime morente.

Luciano Fuschini    

 
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