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Solo la guerra ci salverà? PDF Stampa E-mail

5 Gennaio 2022

 Possiamo girarci intorno. Possiamo aver paura di parlarne. Possiamo credere che le cose stiano diversamente. Possiamo convincerci dell’assurdità che comporta. Possiamo perfino dire che la storia insegna per sottoscrivere che la guerra è male. Ma, liberi da ideologie e dal loro ontologico moralismo, la sola osservazione possibile che possiamo fare sulla storia è che essa, certamente, si ripeterà. Non è vero che la cosa sola certa è che moriremo. È di pari verità che, finché gli uomini si identificheranno nei sentimenti che provano, la storia si ripresenterà nell’eterno ritorno dell’identico. La storia è sentimento e i sentimenti sono solo due. Se non escogitiamo come fare per divenire amore, l’equilibrio, per quanto momentaneo, ce lo renderà solo l’odio.

Non c’è pace in territorio di pace. La pace richiede la consapevolezza e la pratica dell’evoluzione spirituale. Diversamente, quella ottenuta per consuetudini morali, è falsa. Vera perché non impiega le armi che condanna. Ma falsa perché ne impiega di ogni altro tipo. La progressiva coercizione dei pensieri, dei diritti, messa in campo da anni, ne è un campione esistente. In ogni caso, volendo insistere a realizzare la pace a mezzo di modalità morali, si autogenerano i mezzi per mantenere fede all’intento buonista. Tutta la violenza si riversa nello spettacolo. Ma la violenza non è soppressa, semmai compressa. E lo spettacolo, come anticipatoci dal situazionismo e da Guy Debord, diviene la realtà. Tuttavia, nel gioco delle tre carte, la sostituzione dell’autentico con il fittizio imbambola i pensieri e il razionale, ma non riesce a stravolgere i cuori. In quest’ottica, anche il bromurico intento del pensiero unico non avrà che vita limitata, nonostante il suo riflesso pacificatorio. Così, come sale la coercizione che passa come giusto canone della struttura identitaria del Sociale, sale anche l’esigenza di guerra, di applicazione della forza. La ratione, dominata dalla morale, lo nega, mentre il cuore, comunque vada, lo esprime. Il sempre florido mercato/consumo di violenza fittizia ne è espressione.

Oltre a quanto detto, tra le brevi considerazioni che si possono fare sul tema pace/guerra ce n’è un’altra. Non è minore delle precedenti. Ne è la base. Si tratta della stabilità dell’uomo. Tutti siamo stabili se all’inseguimento di uno scopo, anche risibile, nei giorni e nel tempo. In quel mentre, possiamo distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato. Privati della carota, come asini ci fermiamo in balia di forze superiori alla nostra inconsistenza. Se ciò è vero, è vero che le grandi calamità hanno il potere di tenere viva la nostra attenzione allo scopo della sopravvivenza, del ritorno alla normalità. Si vive il senso dell’autostima, derivante dalla soddisfazione di essere in corsa per qualcosa che riteniamo sia importante. Anche la guerra rientra nel novero delle calamità.  Se deprecabile, per tutti i motivi che chiunque può elencare, di fatto è anche salutare a causa di quanto detto. E se fin qui si tratta, in parte, di un discorso astratto, totalmente realistica è invece l’osservazione della crescente alienazione, quindi malessere e squilibrio, di tutti noi. Razionalmente, andiamo a giocare a calcio, andiamo a scalare e andiamo al cine, portandoci la consapevolezza di realizzare una passione, ma meno quella di scaricare le tensioni sottili ma permanenti che una vita senza creatività tende a produrre. E non si tratta di dire “ma io sono creativo”. È più forte e fa più testo l’ambito in cui viviamo. Che è un ambito totalmente orientato alla mortificazione delle potenzialità umane. Tutt’altro epilogo dal viva la guerra si otterrebbe con la consapevolezza incarnata, non solo intellettualmente colta, che tutte le forme della storia sono caduche. Ruoli, idee, ideologie, passioni, battaglie, tradimenti, ingiustizie sono occupazioni risibili e più, se assunte identificandocene. Una presa di distanza dalle forme che via via le circostanze ci invitano a prendere, diviene possibile attraverso la modalità evolutiva.

È il disincanto da consuetudini e ideologie la nuce dell’alienazione e dei suoi malesseri nichilisti, vuoti pieni di proto-feticci, surrogati di vita vera, oggetti inermi che, per un po’, animiamo e che ci animano, ma a scadenza certa ed improvvisa. Non si tratta di non credere più in niente – degrado disponibile solo in ambito alienato – ma di divenire via via meno vulnerabili, ovvero di vivere un’esistenza più centrata, meno portatrice di malessere, più libera dai vincoli consuetudinari e creatrice, sola medicina antialienazione.

Diversamente, solo la guerra ci salverà.

Lorenzo Merlo

 
Calendario del 2022 PDF Stampa E-mail

4 Gennaio 2022

 Da Comedonchisciotte del 31-12-2021 (N.d.d.)

GENNAIO- Dichiarato il Giubileo dei Vaccinati. Indulgenza plenaria alla quinta dose. Seconda settimana: luna calante, ma curva crescente. Situazione ottimale per l’inoculazione: diluire il preparato galenico con orina di vacca per allungare di un altro mese la protezione. Il Papa dichiara l’infallibilità del Siero e inaugura la nuova benedizione: “Vax Vobiscum”. FEBBRAIO- Pellerossa capeggia una rivolta di commercianti: Ristoro Seduto. È lanciato un nuovo quiz: “indovina la variante”. Furibonda lite tra virologi per averne la conduzione. La sigla è già pronta. MARZO-Aumento delle bollette. Pensionato finisce in terapia intensiva, dopo aver passato un mese a tentare di riscaldarsi col proprio alito. I tamponi oro-faringei sostituiti con quello anale. Il CTS: “sarà permanente”. APRILE- Esce il sito Suddito.it, il tuo schiavo su misura. Il bicameralismo perfetto è relegato agli annunci immobiliari. MAGGIO-Presentato il film “L’uomo dal braccio di silicone”. Non ottiene il visto della censura. Il denaro contante va sparendo. Proverbio del mese: “Meglio pochi che contanti”. GIUGNO- Il vaccino fa miracoli: la moltiplicazione delle dosi. Indulgenza plenaria almeno alla sesta. A Napoli, grande vincita al Superenalotto coi numeri del termoscanner. L’essere umano è ibridato con le macchine. A voi tocca una vecchia Fiat 126. LUGLIO- Primi segnali di sconforto nel CTS: “Ci abbiamo provato, ma i sani sono incurabili”. Il riconoscimento facciale fallisce: le facce da culo sono tutte uguali e pare che siano almeno l’80 per cento. AGOSTO- Finalmente, grazie al vaccino, avete capito come eliminare la suocera. Purtroppo, vostra moglie vi ha già vaccinato a tradimento nel sonno. La digitalizzazione è inarrestabile. Gesù Cristo resuscita e predica: “Chi è senza PEC scagli la prima pietra”. Per i non abbienti, Microsoft lancia Pover Point. SETTEMBRE- Dopo la polmonite bilaterale, la massoneria impone la Trilaterale. Nuove regole antinquinamento: le ceneri dei non vaccinati devono essere smaltite separatamente. OTTOBRE- I droni ci spiano. Per fortuna, nella vostra camera da letto non c’è niente da vedere. Quest’anno le stelle sono propizie per avere un figlio. Peccato che vi abbiano sterilizzato. NOVEMBRE- Salvini annuncia: “Ci staccheremo dall’Italia in modo matematico”. La secessione di Fibonacci. Non è vero che non si voterà più: il presidente Draghi eleggerà direttamente il popolo. DICEMBRE- Trovato l’ultimo non vaccinato: è Bruno Vespa. Cambia anche il segno della croce: “In nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo”.

Accattone il Censore

 
Sono tornati i padroni PDF Stampa E-mail

3 Gennaio 2022

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 Da Comedonchisciotte dell’1-1-2022 (N.d.d.)

Le oligarchie dominanti dell’occidente hanno cominciato ad aver davvero paura delle popolazioni dominate a partire dalla rivoluzione francese, dove si è dimostrato che quella testaccia vuota del re, dopotutto, si poteva anche tagliare e Dio non fulminava proprio nessuno, nonostante la chiesa, da sempre alleata e compartecipe del potere, lo avesse assicurato in ogni modo. Noterete che l’aristocrazia europea, nata nell’alto medioevo sostanzialmente dal consolidarsi di bande di tagliagole, ha sempre odiato a morte Napoleone, che della rivoluzione fu conseguenza, anche se lui si adattò volentieri alla dignità imperiale e nominò re amici e parenti in giro per l’Europa. Hanno avuto ancora più paura dopo la rivoluzione del 1917 in Russia, dove non solo un’altra testaccia di re è caduta, ma si è costituita una grande potenza con al comando un’oligarchia irriducibilmente nemica della vecchia. Sarà stato per questo e per la sconvolgente carneficina appena trascorsa che all’indomani della seconda guerra mondiale è stato necessario costruire un capitalismo dal volto umano. La Russia e la Cina erano cadute in mano comunista, c’era poco da scherzare. Se si fossero rivoltate anche le popolazioni occidentali, e c’erano andate vicino più volte, la testa dei potentati partiva di sicuro. Per tutta la guerra fredda è stato un susseguirsi di blandizie. Hanno lasciato prosperare una vastissima classe media che si è ritenuta per tanti anni intoccabile in cambio del suo silenzioso supporto. Hanno regalato ai pezzenti la legislazione del lavoro, le pensioni, il benessere, le cure mediche gratuite, perfino una certa democrazia, pur di tenerli buoni e pur di mostrare a quelli dall’altra parte della cortina di ferro e ai mostri che li governavano, quanto il capitalismo fosse superiore: non solo sfamava tutti, non solo curava tutti, ma elargiva perfino le ferie, l’automobile, il frigorifero, la moda e tutta roba colorata e fighissima, altro che il funebre grigio del socialismo reale! Siamo arrivati al punto che Fantozzi poteva scrivere in cielo “il padrone è uno stronzo!”, addirittura avere una vita propria fuori dalle ore di lavoro, il famoso “tempo libero”.

Ma si sa come sono i pezzenti: hanno finito per montarsi la testa, hanno cominciato a pensare che i loro diritti erano “innati”, non una concessione dei loro padroni e si sentivano speciali rispetto agli sfruttati del terzo mondo e anche rispetto ai liberati dal comunismo del mondo secondo. I paesi “in via di sviluppo” potevano essere spremuti a piacere, che tanto non avevano una voce che qualcuno potesse udire, la cultura, l’organizzazione, la condizione per potersi rivoltare. Laggiù si potevano fare le “guerre per procura” e gli esperimenti in corpore vili che erano impossibili da noi. […] Poi la guerra fredda è finalmente finita, l’oligarchia nemica è andata a puttane ed è tornato il momento dei padroni. I pezzenti ormai credevano che il sistema fosse irreversibile, di poter andare avanti in quel modo all’infinito, di avere il diritto, la politica, le elezioni, la democrazia che li proteggevano, che non ci fosse più necessità di indicare ogni tanto, sogghignanti, la ghigliottina, di lottare di volta in volta per tutto. Si sono messi in pantofole davanti alla televisione ed hanno finito per credere davvero a quello che gli raccontavano. Uh, che bello il privato! Che spreco il pubblico! Privatizziamo! Immaginando di essere loro i padroni, si sono convinti che per far funzionare le cose, ci vuole il padrone! Bisogna liberalizzare, aprire ai mercati! Efficienza, competizione, mercato! Non si ricordavano più delle manifatture inglesi dell’800 dove i loro bambini lavoravano fino allo sfinimento tutti i giorni di tutta la loro breve e rachitica vita senz’altra prospettiva che quella di avere cibo sufficiente per arrivare al giorno dopo. Oramai pensavano di essere dalla parte dei ricchi. Sì, il governo poteva essere birichino talvolta, ma fondamentalmente erano sicuri di essere protetti dagli abusi più gravi. Dopotutto erano loro che lo eleggevano, quelli là erano i loro rappresentanti, erano loro, il popolo, i titolari della sovranità. C’era scritto pure nella costituzione. Ancora i loro nonni sapevano perfettamente che non ci si poteva fidare dell’autorità, che il questurino, il sindaco, il giudice, se messi alle strette, avrebbero sempre preferito i potenti a loro, ma i nipoti lo avevano dimenticato completamente: oramai si fidavano e si confidavano dentro i telefonini sentendosi terribilmente protagonisti e incredibilmente moderni. I padroni hanno lavorato molto su questo, per anni, sotto traccia, hanno svuotato la democrazia dall’interno con innumerevoli mosse. Le privatizzazioni delle industrie pubbliche, l’abolizione del finanziamento ai partiti, il sistema maggioritario, la fine della sovranità monetaria, il trasferimento del potere ad organi distanti, opachi e poco noti e non eletti. I telefoni sempre connessi, “social media”, l’intelligenza artificiale, le comunicazioni istantanee, che figo! E il popolo ad applaudire. Prese ad una ad una non sembravano cose importanti, ma tutte insieme sono state esiziali. Oramai l’intervallo è finito, i padroni son tornati e sono quelli di una volta. Non hanno più bisogno di far rappresentare i loro interessi davanti al governo, possono governare direttamente senza neppure passare per le elezioni. In situazioni del genere, inevitabilmente, idee pazzerelle cominciano a fluttuare nelle teste di molti. Si sentono onnipotenti, tanto da poter rimodellare il mondo come fosse creta, ma attenzione: spesso idee del genere portano allo sprofondo. Però i pezzenti continuano ad essere troppi, sempre di più, vivono troppo a lungo e rimangono troppi anni senza fare nulla a sbafarsi la pensione. Tutti bei soldi che potrebbero essere dirottati in altre tasche, ma non preoccupatevi: adesso gli daranno una spuntatina a questi fannulloni.

Non stanno tanto a chiedersi cosa, alla fine, ci faranno con tutti questi soldi: l’importante è che non li abbiano gli altri, l’importante è essere demiurghi, anche se con poca fantasia. Innanzi tutto che senso ha questa sanità pubblica? La pellaccia è qualcosa per cui tutti sono disposti a pagare qualsiasi somma anche se non ce l’hanno, insensato sottrarre agli affari questa meravigliosa e inesauribile fonte di profitto. E poi è giunto il momento di modernizzare il mercato: che senso ha vendere medicinali solo ai malati? Quelli che si pensano sani, sono molti di più, occorre far loro capire che non sono affatto sani: l’uomo è un animale malato fin dalla nascita, sempre gli necessitano cure, può diventare eccezionalmente e temporaneamente sano solo in virtù di queste cure e di un apposito certificato. Rilasciato da noi. Per quanto diciamo noi, a chi diciamo noi. I bisogni vanno indotti, le malattie ”scoperte”, prevenire è meglio che curare, questa è scienza, mica noccioline! Tutti, fino a certificazione medico-scientifica contraria, sono malati, tutti si devono curare per poter vivere nel consesso civile. Prima lo capiscono, meglio è, sarebbe anzi opportuno cominciare a cambiare quanto basta quel loro inopportuno sistema immunitario che respinge troppe malattie in modo da far capire meglio la necessità delle cure. Noi siamo la medicina e la medicina non è democratica!

Si dice che i totalitarismi del ventesimo secolo, anche se di matrice ideologica molto diversa, si somigliassero tutti: certo, condividevano lo stesso Zeitgeist e la stessa tecnologia di base. Inevitabilmente e per lo stesso motivo, anche quelli del ventunesimo, si somiglieranno, anche se al comando ci sono classi dirigenti nemiche. Oggi gli stati che decidono al mondo sono tre: gli Stati Uniti col codazzo delle colonie, la Cina e la Russia. Noterete che nessuno dei due nemici dell’occidente ha preso davvero le distanze dalla narrazione pandemica che serve ad introdurre il nuovo regime: che interesse ne hanno? Tanto per cominciare se l’occidente ha deciso di suicidarsi da solo, modello URSS, non può che venirgliene bene. La Cina ha già in essere un sistema di totalitarismo digitale perfettamente avviato, la Russia è più indietro, ma non ha motivo di opporsi. Quale governo non desidera un controllo maggiore sul popolo? Perché non dovrebbe cogliere l’occasione sia pure cum grano salis? Per di più ne hanno alcuni considerevoli vantaggi. Soprattutto la Cina. Le loro classi dirigenti, sono classi politiche, hanno una visione più ampia del futuro, una visione nazionale fornita di un popolo, progetti a lunga scadenza, scenari che li proiettano in futuri da prevedere e studiare. L’oligarchia occidentale è intellettualmente ben poca cosa, sono solo molto ricchi, è composta perlopiù di “vili affaristi” che come prospettiva hanno soprattutto due obbiettivi: pararsi il culo e il profitto immediato. Non sono confrontabili per qualità. Considerate solo questo esempio: gli affaristi al potere in Italia sono talmente vili che pur controllando governo, parlamento, finanza e magistratura impongono l’obbligo di trattamento sanitario non giuridicamente, come farebbe un governo legittimo, ma con il ricatto che è un’arma a loro molto più congeniale, essendo quella delle bande di strada e dei clan mafiosi. Si preoccupano perfino di obbligare le vittime a firmare un foglio dove si dichiarano consenzienti. Evidentemente non si sentono troppo sicuri. Ecco, prima di essere rapinato, firmi questo foglio, qui, qui e qui per le clausole vessatorie: loro, mi rapinano, ma la rapina l’ho decisa io! Decisamente raffinati, altro che Mengele. L’altro fattore è che la popolazione cinese è molto più abituata per cultura a pensare in termini collettivi: l’occidente è in questo momento in pieno sconvolgimento rivoluzionario, questo lo indebolisce ed è difficile essere certi di come andrà a finire.

Di sicuro per noi non si mette bene. A parte le vessazioni che verranno, abbiamo intanto da fare i conti con l’obbligo vaccinale e non è poco. Il clan dei farmaceutici ha già annunciato di stare sviluppando un nuovo “vaccino” per la terribile variante Omicron. Indovinate nei corpi di chi dovrà andare a finire. Questo, da un punto di vista astrattamente logico, sembrerebbe dover rendere obsoleta la vaccinazione in corso studiata per la prima variante ormai pressoché estinta, ma nulla di tutto questo gli passa per la mente: si va avanti con entrambe naturalmente! Si prospetta, insomma, una vaccinazione ogni sei mesi o magari anche meno. Saranno sicure queste dosi continue per un tempo indefinito? Ma ovviamente sì, come dubitarne. […] In buona sostanza, se non interviene qualche fattore nuovo e ben robusto, è possibile che diventare vecchi tornerà ad essere un fatto eccezionale. Almeno per i pezzenti. Sono quasi certo che non moriremo di covid, e tutto sommato neanche di vaccini: più probabilmente moriremo di malattie circolatorie, di cancro, di malattie autoimmuni, di immunodeficienza acquisita: vai poi a collegare queste patologie ai vaccini tra qualche anno. Non c’è correlazione neppure se uno ci resta secco con l’ago ancora infilato, figurati se muore di cancro cinque anni dopo. La pubblica sanità sarà ridotta a poco più di un ente burocratico che propone una corsa ad ostacoli per ricevere qualsiasi tipo di cura, ma sarà generosa nel distribuire bollini premio e palliativi. Raccogliendo i punti su un apposito album si potrà ottenere un set di mascherine di marca, con il gratta e vinci sanitario la possibilità di vedere un medico di persona e per i meno fortunati una luce votiva gratuita con led ecocompatibile. Vedo già i cartelli per le strade: “attenzione, si ricorda agli utenti che tutto ciò che non è obbligatorio è rigorosamente proibito”.

Nestor Halak

 
Un'umanità terminale PDF Stampa E-mail

2 Gennaio 2022

 Da Appelloalpopolo del 26-12-2021 (N.d.d.)

Un secolo fa gli scrittori modernisti come Mann, Musil, Kafka, Joyce (e, in Italia, Svevo, Tozzi, Pirandello, Montale) diagnosticarono con precisione infallibile la grave crisi di senso in cui si dibatteva la civilizzazione. Da allora, nessun cambiamento è venuto a incidere significativamente sul corso degli eventi. Con rapidità sconcertante la Megamacchina tecnoscientifica che si è avviata agli esordi dell’era moderna ha prodotto un’umanità terminale via via ridotta a mera espressione biologica: nevroticamente paralizzati come la Eveline dei Dubliners, dissipiamo enormi energie in uno sforzo di autoconservazione sempre più ignaro della bellezza e della grandezza del rischio.

Nel saggio L’eroe virile (Einaudi, 2021, 109 pp., 15 euro) Alberto Asor Rosa riflette invece su un autore della generazione immediatamente precedente al modernismo, Joseph Conrad, soffermandosi su tre celebri racconti (o romanzi brevi), scritti nell’arco di circa un ventennio (1899-1917): La linea d’ombra, Cuore di tenebra, Tifone. In tutti, osserva il critico, ricorre il motivo dello scontro dell’uomo con forze soverchianti: quelle dell’Assenza (La linea d’ombra), della Cecità (Cuore di tenebra) e della Violenza (Tifone), simboleggiate rispettivamente dalla bonaccia, dalla tenebra e dall’uragano. Asor Rosa pensa giustamente che i protagonisti dei tre racconti conradiani rappresentino “il senso di un costume collettivo” e insieme “il destino di un’intera civiltà umana”, cioè quella occidentale, colta nel momento della transizione dal paradigma, in parte ancora preindustriale (mi rifaccio per questo spunto allo Zolla dell’Eclissi dell’intellettuale), dell’eroe borghese virile a quello dell’inetto novecentesco: dove la virilità, secondo Asor Rosa, “consiste nel tener fede eroicamente al rigore di una missione senza scopo né contenuto”, insomma nella “vocazione alla resistenza morale”. Quest’ultima fa leva sulla “forza potenzialmente invincibile”, dice il critico, “del proprio essere se stessi, diversamente dagli altri, se necessario, contro tutto” – e si ricordi al riguardo quanto afferma il giovane capitano protagonista di The Shadow Line: “Io stavo in piedi tra i miei uomini come torre ferma, inaccessibile al male (impervious to disease), cosciente solo dell’infermità dell’anima mia”. L’allusione all’“infermità” non deve stupire: da sempre (da Gilgamesh in poi, intendo) oltrepassare la linea d’ombra per conquistare la virilità fa tutt’uno con l’acquisizione della consapevolezza dei limiti e delle lacune insiti nella virilità stessa. Nessuna sfida titanica al cielo, nessuna hybris; tutt’al più, il pericolo, come avviene al Kurtz di Cuore di tenebra, di andare incontro alla degenerazione, che è del resto il destino di qualsiasi cosa si muova sotto il sole, come osserva Asor Rosa. Kurtz, in effetti, “retrocede” al livello degli indigeni (Conrad insegna che le differenze tra gli uomini si fondano soltanto sulle azioni che essi compiono) fra i quali ha scelto di vivere: non è diverso, ha accolto nella sua anima la “profondità selvaggia” (depths of the wilderness) che anche il razionalista Marlow, protagonista del racconto, scopre dentro se stesso. Commenta Asor Rosa: “la grande identità occidentale di Kurtz (…) presentava lesioni e fratture, che la suprema solitudine di quegli spazi e il fascino dei riti selvaggi avevano penetrato e conquistato irrimediabilmente”.

Oggi più di ieri la conquista della virilità appare un’impresa proibitiva, certamente impossibile senza prendere coscienza di quelle lesioni e fratture (vieppiù allargatesi, intanto, con il venir meno del kathechon metafisico) e del fatto che la “immense darkness” rimane continuamente in agguato, non solo nell’infuriare della tempesta oceanica di Tifone o nella foresta equatoriale ma nel cuore stesso della civiltà: “le tenebre sono dappertutto”, leggiamo nelle righe conclusive del saggio di Asor Rosa, “nessuno può pensare di liberarsene tranquillamente, neanche quando le vince”.

Giampiero Marano

 
Pulizie di fine anno PDF Stampa E-mail

1 Gennaio 2022

Sarebbe bello pensare che non ce ne sia bisogno. E se dovesse essere così, tanto meglio. Ma intanto lo faccio: chiunque, tra i miei “amici” di Facebook, dovesse riconoscersi nelle politiche dell’attuale governo, è pregato caldamente (e istantaneamente) di cancellarsi dall’elenco. Quali che siano stati i motivi che lo hanno indotto ad avvicinarsi a me, non è più il caso di permanere nell’equivoco.

Semplice: chi è dalla parte dell’establishment – con i suoi orridi grovigli di ipocrisia e di cinismo, di neoliberismo fratricida e di viscida retorica sui diritti universali – appartiene a una schiera, una fazione, una genia, che mi è totalmente estranea.   Draghi & C. hanno già prospettato la possibilità di far scattare a gennaio un “lockdown per i non vaccinati” (vaccinati?! Sierizzati, semmai). Allora è il caso di precederli e di decretare, unilateralmente, un LOCKOUT. Non temporaneo: definitivo. Destinato a tutti quelli che non solo si sono piegati alle imposizioni pseudo sanitarie ma che addirittura le condividono.  Per chi le abbia accettate a malincuore, sotto il ricatto della perdita del lavoro e del reddito necessario a sostentare sé stessi e la propria famiglia, si può avere una fraterna comprensione. Sperando che in loro, al di là dell’obbedienza coatta alla quale si sono sottomessi, sopravviva la scintilla di un’autonomia intellettuale e soprattutto etica.  Per gli altri, invece, non ci può essere altro che un rifiuto senza appello. Che è allo stesso tempo viscerale e limpidissimo. Lockout, appunto: chiusi fuori. Fuori dal mio microscopico, ma libero, mondo personale. Non siamo della medesima natura e non lo siamo mai stati. Come è stato possibile, che non vi fosse già chiaro?

Federico Zamboni

 
Un'operazione criminale su scala globale PDF Stampa E-mail

31 Dicembre 2021

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 Da Rassegna di Arianna del 28-12-2021 (N.d.d.)

È passato esattamente un anno dal “glorioso” V-Day, il giorno in cui sono iniziate le vaccinazioni di massa in Italia. Quelle famose vaccinazioni che “entro l’estate ci permetteranno di sconfiggere il covid e di tornare alla normalità”. Invece siamo a dicembre, il covid non è affatto stato sconfitto, e la normalità ormai non ci ricordiamo nemmeno che cosa sia. Durante questi 12 mesi abbiamo visto cambiare la narrazione ufficiale sul vaccino in maniera imbarazzante: Il vaccino immunizza al 94% ed è per sempre. No anzi, immunizza al 70%, ma ci vogliono due dosi. No scusate, immunizza poco più del 50%. In realtà solo il 39%, quindi ci vuole la terza dose; e poi la quarta e la quinta. In verità il vaccino non immunizza, ma riduce il contagio. Non riduce il contagio, ma almeno non ti ammali. Ti ammali, ma non finisci intubato. Finisci intubato, ma non muori. OK, puoi anche morire, ma molto meno di prima. Parallelamente, anche la narrazione sulla famosa “immunità di gregge” è cambiata nel corso dell’anno. Prima “la scienza” ci parlava di raggiungere un 65-70% di vaccinati per sconfiggere il virus. Poi siamo passati all’80%. Una volta raggiunto quello – visto che il virus continuava a circolare - l’asticella è stata spostata al 90%. E ora che stiamo arrivando al 90%, e il virus circola esattamente come prima, si comincia a dire che “solo vaccinando il 100% della popolazione vinceremo questa battaglia”.

Di converso, nel corso del tempo abbiamo avuto una escalation delle restrizioni uguale e contraria: ovvero, man mano che l’efficacia del vaccino mostrava di calare venivano aumentate le restrizioni per quelli che il vaccino non se lo vogliono fare. Prima il greenpass semplice, per andare al cinema o in pizzeria. Poi lo stesso greenpass esteso a tutti i lavoratori. Poi il super greenpass (che equivale a vaccinazione obbligatoria) per chi lavora nella scuola, oppure per cinema ristoranti eccetera. Oggi siamo arrivati al punto che il cittadino non vaccinato, CHE NON HA MAI VIOLATO NESSUNA LEGGE, non possa nemmeno andare al bar a bersi un caffè in santa pace. Per la prima volta nella storia la colpa di un medicinale che non funziona è stata data a quelli che non lo usano.

Nel contempo, abbiamo assistito ad una campagna di criminalizzazione del non vaccinato da fare invidia alle leggi razziali del secolo scorso: ormai non c’è trasmissione televisiva o radiofonica in cui il non vaccinato venga additato come un untore, un essere indegno di vivere nella società, un paria, una persona da cui è indispensabile tenersi alla larga. Naturalmente, questa criminalizzazione è ciò che serve per giustificare agli occhi del pubblico le restrizioni ai non vaccinati. E le restrizioni ai non vaccinati servono a mantenere in uso il greenpass, che è il vero scopo ultimo di tutta questa operazione: renderlo permanente, con modalità ed usi ancora tutti da scoprire.

Ma non c’è soltanto la bugia del “vaccino salvifico” ad aver dominato le cronache di quest’anno. C’è anche un’altra bugia, molto più grave e strisciante, che avviene per omissione: ovvero tutto quello che NON ci è stato detto sulle reazioni avverse. La regola generale, sui media mainstream, è stata fin dall’inizio quella di negare categoricamente le reazioni avverse gravi (morte o danni permanenti). Le reazioni avverse gravi comparivano soltanto sui giornali locali, ma sui media nazionali venivano ignorate sistematicamente. Ricordiamo tutti l’imbarazzo di Mentana & company nel negare disperatamente “una qualunque correlazione” durante il periodo dei trombi di AstraZeneca. Solo per riassestarsi più tardi su un più mite “sì, ma i benefici superano comunque i rischi”, quando finalmente la correlazione divenne innegabile per tutti. Ma i danneggiati da vaccino sono rimasti comunque un argomento tabù su tutte le televisioni italiane. Naturalmente, se i dati reali dei danni da vaccino venissero diffusi sui media nazionali con la stessa insistenza e precisione con cui vengono diffusi ogni giorno i dati dei “nuovi contagiati”, la campagna vaccinale sarebbe morta e sepolta ormai da molti mesi. Tutto ciò non si può avere, perché è Big Pharma che comanda. Per cui da un lato si continua a magnificare come “salvifico” un vaccino che, nella migliore delle ipotesi, riduce appena l’impatto della malattia, mentre dall’altro si continuano a nascondere sotto il tappeto le centinaia di migliaia di morti o danneggiati permanenti in tutto il mondo. Il massacro continua. E fra poco toccherà ai bambini, che saranno sacrificati sull’altare del dio vaccino esattamente come venivano sacrificati gli innocenti agli dèi migliaia di anni fa. Ma verrà un giorno in cui verrà scritta la vera storia di questo covid. E in quel giorno noi ci ricorderemo di tutti coloro che, per menzogna o per omissione, per compiacenza o per interesse personale, si sono resi complici di questa operazione criminale su scala globale. Nessuno sarà perdonato. Nessuno sarà risparmiato.

Massimo Mazzucco

 
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