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Una brutta rivoluzione PDF Stampa E-mail

19 Dicembre 2021

 Da Appelloalpopolo del 18-12-2021 (N.d.d.)

In molti considerano con qualche ragione il 1978 come l’anno spartiacque della Repubblica italiana, con l’omicidio Moro, il fallimento definitivo di una prospettiva di riformismo radicale, diciamo pure di matrice costituzionale, e l’ingresso nella fase storica compiutamente europeista. Ebbene, non va mai dimenticato che nel 1978 l’Italia, con un rapporto debito/PIL intorno al 60%, registrava con le imprese a controllo pubblico un volume di affari pari al 51,8% del volume totale prodotto dalle grandi imprese, contro il 24,9% della Francia, il 12,5% della Gran Bretagna e il 3,9% della Germania (fonte: Elisabetta Gualmini, L’amministrazione nelle democrazie contemporanee, pag.67). Quello che spesso viene sottovalutato è che l’Italia, a partire indicativamente da quell’anno e passando per l’apice del 1992, ha realizzato una Rivoluzione. Ognuno la può pensare come vuole sull’esito, ma si tratta di una Rivoluzione. Mi hanno sempre fatto sorridere quei giornalisti e politologi che accusavano (e ancora oggi hanno il coraggio di accusare) la classe dirigente della Seconda Repubblica di immobilismo. La Seconda Repubblica è stata rivoluzionaria, essendo intervenuta con l’accetta in tutti i settori normativi e avendo proceduto a un’opera di privatizzazioni che in percentuale al PIL non ha eguali nei Paesi OCSE.

Ora, i risultati comparati in termini di produttività (che dagli anni Novanta ristagna), di diseguaglianza di reddito (i salari reali si sono fermati anch’essi negli anni Novanta), di mobilità sociale, di crescita del PIL e di partecipazione democratica sono sotto gli occhi di tutti. A qualcuno può piacere che i redditi siano oggi più polarizzati che mai nella storia repubblicana e che l’astensione cresca, e a qualcuno può piacere persino che il PIL sia cresciuto a livelli ridicoli per trent’anni e che oggi debba ancora recuperare la botta del 2008, perché deve essere chiaro che alle grandi imprese private della crescita del PIL non frega nulla. Se il PIL ristagna, significa che ristagnano i salari e la domanda interna e che quindi le suddette grandi imprese possono competere sul prezzo nei mercati internazionali e aumentare i profitti in termini assoluti e relativi sfruttando in patria lavoro a basso costo. Come è normale che sia, in un Paese avanzato non tutti hanno gli stessi interessi e c’è chi cura quelli delle minoranze, soprattutto se potenti.

L’importante è capire da che parte stare e finirla di raccontarci la storia dell’immobilismo. Abbiamo vissuto una Rivoluzione. Valutiamo i risultati e agiamo di conseguenza.

Simone Garilli

 
Dio e storia PDF Stampa E-mail

18 Dicembre 2021

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 L’hanno detto in tanti. C’è una via che porta la storia verso dio e una verso la dannazione.

Tra le molteplici radici ontologiche del comportamento dell’uomo, si può forse ritenere ve ne sia una di grado superiore, una specie di matrice sostanziale delle moltitudini formali. Si tratterebbe della concezione egoistica dell’egoico. Non è un gioco di parole. A causa di questa concezione, tendiamo a credere che gli uomini siano entità tra loro separate. In questo senso, la nostra concezione degli ego è egoistica. Se così non fosse, cioè se non fosse egoistica, ovvero se la nostra concezione del prossimo non derivasse dalla posizione centrale che l’inconsapevolezza del tutto ci obbliga ad occupare, non avremmo difficoltà alcuna a osservare come e quanto l’altro si muova nel mondo assoggettato alle medesime leggi che tutti sono costretti a rispettare.

La prospettiva ecoistica, non-egoistica, è una nostra disponibilità in ambito evolutivo. Cioè diviene possibile riconoscerne la verità quando ci interessiamo della condizione umana, dei perché essa versi nella sofferenza, perché la storia sia storia di guerre e così via. Traguardare la realtà, il mondo, noi stessi tutti attraverso il mirino evolutivo, significa interessarsi alla via della bellezza, dell’invulnerabilità, della creatività e dell’amore. Significa aver colto entro il caotico conflitto della nostra condizione lo spazio per emanciparsene. Per realizzare una condizione di vita e dunque di storia alternativa. In grado di farci sentire all’altezza di tutte le situazioni. Per mantenere la rotta evolutiva, l’interessato a questo percorso diviene consapevole che questa appena descritta è un’attività allenabile e che, tra le altre doti da estrarre da se stessi, dovrà divenire acqua, fuoco, terra e aria.  Allenabile, in quanto qualunque intento umano tende al successo attraverso un iter sempre ripetuto e rispettato che si compone di due soli elementi, motivazione e dedizione. La cui consistenza si riflette sempre e subito nella realtà. Divenire i quattro elementi elementali intende, invece, tanto emanciparsi da quanto crediamo di essere – un nome, un cognome, un ruolo, ecc. –, quanto conseguentemente riconoscere che sempre, noi e tutti, in tempi differenti, esprimiamo affermazioni peculiari dei quattro elementi. Essere acqua allude a prendere la forma utile per perseguire il proprio intento. Il cui aspetto negativo corrisponde a adeguarsi sic et simpliciter. Essere fuoco comporta il sopraffare senza senso di colpa. Il cui aspetto contrario, se la modalità è inopportunamente dosata, è trovarsi al centro di una terra bruciata. Essere terra comporta l’irremovibilità, l’insensibilità, il disinteresse. Tutte psicologie utili a non farsi trascinare dove sconveniente. All’opposto, esse implicano modestia spirituale, inettitudine alla crescita. Essere aria è tanto librarsi leggeri sopra le pratiche faccende del mondo, quanto non essere in grado di assolverle quando necessario, pena qualche pena.

Ma tutto ciò è ancora niente se non prodromo del passaggio successivo: riconoscere l’altro come un sé in altro tempo-spazio-forma. Non si tratta di uno scopo fine a se stesso, né inquadrabile in una logica di successo personale; saremmo in contraddizione con l’impianto del discorso. Avvedersi delle identicità di tutti gli uomini, liberarsi dall’apparente inestirpabile modalità di trovare innumerevoli distinguo tra noi – ma vale anche il suo rovescio, cioè le affinità – è quanto utile per alzare il rischio di realizzare in noi e nel mondo una storia d’amore che tenda a ridurre quella dell’odio.

Nel cristianesimo, ma certo in mille altri luoghi, quanto detto è rappresentato dai Vizi e dalle Virtù. I primi non sono altro che l’espressione, la creazione e il presupposto del mondo duale: ciò che sono io, non sei tu. Ogni vizio, inclusi i sette cosiddetti capitali, implicano una concezione egoistica dell’altro. Comportano separazione. Non solo dall’altro ma dal tutto, o da Dio, secondo il cristianesimo. Le seconde, indipendentemente da quale specie si voglia considerare tra cardinali, teologali, platoniche, aristoteliche, o altre, implicano una concezione del prossimo come nostro pari. Attraverso la cruna dell’ago delle virtù passa la forza di unione con l’altro e, per estensione, con il tutto. O, secondo il cristianesimo, con Dio.

Lorenzo Merlo

 
La grande rimozione PDF Stampa E-mail

17 Dicembre 2021

 Da Appelloalpopolo del 15-12-2021 (N.d.d.)

La rimozione è formidabile. Non ti fa vedere che tua moglie o tuo marito non ti ama o ti tradisce. Che la tua vita fa schifo e tuo figlio ti odia. Che, in fondo, sei una m&rda.

Figurati se, con la paura che hai, puoi accettare che il vaccino non blocchi la circolazione del virus (e che quindi sarai costretto a vivere così per almeno 20 anni). La rimozione ti protegge, ti fa sopravvivere ma non ti fa vedere le cose e quindi cambiare. Accettare che il vaccino non blocchi la circolazione non vuol dire minimamente che il vaccino non serve o è inutile. Non è un atto di lesa maestà al vaccino. Semplicemente, il vaccino non ha questo effetto e quindi bisogna regolare la nostra vita in base a questa semplice conoscenza ormai acquisita, ma purtroppo rimossa. La dad, le quarantene, le chiusure, i coprifuoco, il green pass, se continuiamo a rimuovere, saranno con noi a lungo, inutilmente.

Stefano Rosati

 
Giornalisti silenti PDF Stampa E-mail

15 Dicembre 2021

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 Da Rassegna di Arianna del 12-12-2021 (N.d.d.)

Quest'uomo, da quasi 10 anni, non vede la luce del sole. Pensateci un istante. Pensate a dove eravate 10 anni fa e a cosa stavate facendo. Ebbene da allora Assange non ha più libertà. A volte mi stupisco che sia ancora vivo. Giorni fa ha avuto un ictus (per fortuna lieve) dovuto alle disumane condizioni di vita oltre che al dolore per essere in prigione senza aver commesso alcun delitto. Assange non ha ammazzato nessuno. Semmai ha mostrato gli assassinii commessi in nome della democrazia. Assange non ha corrotto nessuno. Semmai ha svelato casi di corruzione internazionale. Assange non ha preso i nostri soldi, semmai ci ha mostrato dove miliardi e miliardi delle nostre tasse siano finiti: nelle guerre senza fine. Come quella in Afghanistan. Guerre nate non per esser vinte ma solo per esser combattute decenni interi per la gioia dei produttori di armi. Eppure Assange è in carcere. E temo ci morirà in carcere. Se ciò dovesse avvenire i principali responsabili saranno i giornalisti silenti. Gli ignavi della carta stampata. Gli editorialisti incapaci di abbandonare la loro comfort zone. Sono loro i più grandi sicari della libertà di stampa. Più dei politici, più dei potenti, più della CIA, più del Pentagono. Sono loro i più grandi traditori di Assange.

I giornali più conformisti del Paese si scandalizzano per le fake-news di qualche cazzone ma tacciono sulle menzogne dei potenti. Menzogne che, come per la guerra in Iraq, hanno provocato centinaia di migliaia di morti. Forti con le balle dei deboli e deboli con le bugie del sistema. Facile, molto facile, fare i giornalisti così. Assange in un mondo normale, sarebbe in giro per le università del mondo intero a ricevere applausi. Gli avrebbero consegnato il Premio Nobel per la Pace. Si godrebbe la famiglia. Invece, nel mondo alla rovescia, marcisce in carcere. Per adesso in una prigione di massima sicurezza britannica (la Guantanamo dell'UK), un domani, chissà, in una prigione americana, anche se penso che difficilmente ci arriverebbe vivo. Viviamo in un mondo di merda dove il carrierismo uccide gli ideali. Un mondo in cui un eroe è in carcere da 10 anni senza che ciò provochi sufficiente indignazione. Ed è anche un mondo stupido. Come non capire che il futuro di Assange è legato al futuro di tutti noi? Come non capire che la sua prigionia e la sua estradizione (tra l'altro verso un Paese che in passato pensò anche di ucciderlo) ha a che fare con la libertà di stampa, dunque con il diritto ad essere informati? Come non capire che l'obiettivo è "ESTRADARNE UNO PER EDUCARNE CENTO", ovvero silenziare sul nascere tutte le voci libere di questo mondo terrorizzate di fare la fine di Julian? Se Assange avesse pubblicato documenti top-secret prodotti dall'intelligence russa o se, braccato dagli uomini di Putin, si fosse rifugiato nell'ambasciata inglese di Mosca, tutti i pennivendoli nostrani l'avrebbero dipinto come un eroe. Il Parlamento europeo avrebbe imposto sanzioni alla Russia, i Presidenti occidentali avrebbero promosso riunioni straordinarie, i giornali italiani avrebbero pubblicato speciali su speciali. Invece qui si aspetta la sua morte per piangere qualche lacrima di coccodrillo o per fare l'elogio di un defunto che non può più nuocere ai potenti. Solo da morto Assange verrà glorificato dalla stampa. D'altronde da morto sarà simile alla stragrande maggioranza dei giornalisti di regime. Muto. Proprio come loro.

Alessandro Di Battista

 
Carbonari di oggi e rivoluzionari di domani PDF Stampa E-mail

14 Dicembre 2021

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 Da Comedonchisciotte dell’8-12-2021 (N.d.d.)

Il Comitato Di Sana e Robusta Costituzione sintetizza in un’efficace formula la sinergia tra lotta giuridica e professione sanitaria, quella del suo fondatore, l’infermiere Raffaele Varvara.

Varvara, “attivista no vax” per la stampa che ha ormai perso il coraggio dell’inchiesta, rischia la radiazione dall’albo per aver fatto accedere un familiare accanto al letto di una persona in fin di vita, quando i protocolli lo vietavano. L’associazione romana, come una società segreta del duemila, in cui potete trovare spesso gli stessi volti -ma quasi mai nella stessa sede- organizza proiezioni docufilm, flashmob, riunioni, e conferenze. Un sottobosco di attività e di idee in fermento; mentre la legge italiana li esclude, qui non è escluso nessuno. E anzi il comitato cresce e accoglie sempre più persone. Si tratta di una realtà apartitica ma non apolitica, anzi, uno degli obiettivi è quello di rinforzare una nuova fiducia per ciò che la Politica, l’arte di governare, rappresenta. Attorno a questa nuova carboneria gravitano legali, economisti, sanitari, docenti, forze dell’ordine, sindacati, e chiunque -vaccinato o meno- si senta oggi di dissentire o abbia riserve e dubbi sulla condizione in cui versa la democrazia nel nostro Paese. L’accoglienza è calda, i dibattiti talvolta infuocati. Abbiamo partecipato a diversi eventi del Comitato raccogliendo alcune dichiarazioni. […]

“L’obiettivo delle nostre serate è fare in modo di condividere e scaricare le passioni tristi che tutti noi accumuliamo (ansie, paure, frustrazioni). E fare invece il pieno di emozioni positive necessarie a vivere la resistenza contemporanea. Se ne sente un gran bisogno, proprio in questi giorni in cui il potere sta procedendo con una nuova infusione di paura tramite la minaccia della quarta ondata. Da una settimana si è registrato effettivamente un aumento del flusso di ricoveri, trasferimenti, dimessi e decessi, ma in realtà, quella che ci vogliono far passare per quarta ondata è “solo” l’esplosione delle criticità organizzative di un SSN ridotto all’osso. A ogni riacutizzazione del contagio, o, in generale, ad ogni aumento dei bisogni di cura e assistenza della popolazione, gli ospedali si sovraccaricano e si congestionano. Questo poiché devono fare i conti con le pochissime risorse personali a disposizione, soprattutto dopo aver svuotato gli organici con le sospensioni. Così interi reparti vengono chiusi, sale operatorie dismesse con interventi rimandati e tutto il personale dirottato altrove: nei centri tampone, negli hub vaccinali per le terze dosi o nei reparti Covid. Mentre nei reparti cosiddetti puliti, sguarniti di personale, l’assistenza a tutti gli altri pazienti è di scarsissima qualità e sicurezza.

Negli ospedali quindi non c’è alcuna quarta ondata. C’è solo un gran caos organizzativo conseguente al fatto che la coperta del personale, tra i tagli del passato e le sospensioni di oggi, è non corta ma striminzita! Dunque stiamo pagando con la privazione di alcuni diritti costituzionali, la stratificazione di colpe, errori ed omissioni politico/gestionali accumulate per anni, di cui noi non siamo responsabili. Con il comitato stiamo impiegando tutte le nostre energie psicofisiche per contestare questo vecchio mondo e per costruirne uno nuovo. Tramite la creazione di reti sociosolidali, utili a dare risposte a chi è escluso dalla società e già versa in condizioni di indigenza. Stiamo inoltre procedendo alla mappatura degli effetti collaterali da vaccino e alla presa in carico dei problemi dei nostri concittadini che hanno voluto credere nella scienza ma che ora si ritrovano isolati, danneggiati e senza risposte”.

L’avvocato Andrea Perillo ha partecipato come relatore ad una delle serate del Comitato e ci spiega: “Io non faccio parte del Comitato, sono un legale di Avvocati Ultima Linea con Italexit, ma sono stato invitato ad una serata organizzata da esso per parlare delle questioni Costituzionali in ballo, che sono molte e piuttosto serie. Ci sono delle normative introdotte dal Governo che sono chiaramente in contrasto con diversi principi costituzionali, come, per ultimo, il cosiddetto super green pass. Per quanto riguarda i sanitari sospesi abbiamo avuto un provvedimento cautelare del Tribunale di Velletri. Il giudice in prima udienza, senza nemmeno che le parti fossero nel contraddittorio, ha dichiarato che l’infermiera ricorrente ha diritto di tornare a lavorare. Il giudice ha fatto intendere che manderà gli atti alla Corte costituzionale. Ha dichiarato infatti che l’infermiera sospesa è stata lesa nella dignità personale. Questo costituisce un precedente importante. Noi abbiamo decine di cause in corso relative all’obbligo vaccinale per i sanitari, stiamo facendo ricorsi in tutta Italia e finalmente qualcosa si sta muovendo. La prossima settimana abbiamo un’udienza ad Arezzo e poi a Roma. L’obbligo vaccinale che si estende anche a forze dell’ordine e corpo docente implicherà altre cause di questo tipo. Adesso stiamo cercando di organizzare una manifestazione per coloro che hanno subito danno collaterali da vaccino, e sono tanti glielo assicuro. Abbiamo depositato svariate denunce, come hanno fatto altri avvocati non aderenti a Ultima Linea. Verifichiamo anche se le procedure del consenso informato vengono rispettate, in alcuni hub il modulo non viene neppure rilasciato. Lo scudo penale per i medici vaccinatori non regge per questo motivo. La Giustizia è lenta ma inesorabile”.

Viviamo in un paese le cui leggi attualmente ci permettono di scegliere se sottoporci o meno ad un trattamento sanitario non obbligatorio de jure ma veniamo criminalizzati e perseguitati se lo rifiutiamo. Trattamenti sanitari che sono stati convalidati e ritirati in modo convulso, per i quali sono aperte indagini da diverse procure, e di cui le stesse case farmaceutiche ammettono di non conoscere gli effetti a lungo termine, né l’effettiva percentuale e durata di protezione dall’agente patogeno. Ci viene detto dagli stessi esperti che proprio i tamponi che decretano la sussistenza della pandemia hanno una percentuale di affidabilità stimata al solo 50%. Per piegare la democrazia (perché chi doveva farlo non ha aggiornato il piano pandemico per ben 14 anni, come provato da Report?) la scienza è stata corrotta, non certo osservata e glorificata come ci ripetono ogni giorno. È stato esaltato il ricatto e la minaccia come valore civile e soprattutto si è abiurato alla logica. Non ci stiamo fidando della scienza ma di una politica malata e divisiva.

Rivivificare la politica, la cura della polis, per una collettività di sana e robusta Costituzione. Lo scopo del Comitato è dunque anche quello di spostare l’attenzione dalla dicotomia sì-green pass/no-green pass per aprire un dibattito più ampio, una riflessione più profonda su anni di liberismo globale che ci hanno portati fino a questo punto. Carbonari di oggi, rivoluzionari di domani?

 Giulia Bertotto

 
Pagati per diffondere notizie false PDF Stampa E-mail

13 Dicembre 2021

 Da Appelloalpopolo del 12-12-2021 (N.d.d.)

«Popolo di euromiracolati», titolo senza senso del ridicolo MF-Milano Finanza.

Da quando siamo entrati nell’Unione Europea (1992) e nell’Eurozona (1997 col rientro nello SME) l’Italia ha privatizzato più di tutti, sia in termini assoluti (110 miliardi di dollari) che in percentuale al PIL (il 10%). Siamo contribuenti netti della UE: circa 200 miliardi di euro dal 1992 al 2027, nonostante la “pioggia di miliardi” del Recovery Fund. Veniamo da quasi 30 anni di avanzi primari, cioè di taglio della spesa pubblica: circa 900 miliardi di euro dal 1992 a oggi. Gli investimenti pubblici sono stati tagliati del 30%. Rispetto al 2001, il PIL è crollato del 7% (siamo tornati ai livelli del 1995, un salto indietro di quasi 30 anni), quello pro capite è crollato dell’11,8%, quello per occupato del 12,6%. La domanda interna è crollata dell’8,6%. La produzione industriale è crollata del 25,4%. Le retribuzioni lorde sono state tagliate del 7%. Il reddito delle famiglie è sceso del 5,4%. Il tasso di risparmio è passato dal 28% degli anni ‘80 all’attuale 3%. Il numero di poveri assoluti è triplicato, passando da 1,9 milioni (3,3%) del 2005 ai 5,6 (9,4%) del 2020. Abbiamo un tasso di disoccupazione imposta del 10% circa. Ogni anno circa 200.000 italiani sono costretti a lasciare il Paese per mancanza di lavoro e di salari dignitosi. La maggior parte di questi sono giovani laureati.

Il “dividendo dell’euro” è questo. I tassi di interesse sul debito invece sono scesi in tutto il mondo con la stessa dinamica, sia nei Paesi senza euro che fuori dall’Unione Europea. Gli unici ad averci guadagnato sono i ricchi, l’1% della popolazione italiana. Ancora di più ci ha guadagnato lo 0,1% più ricco. Che ha visto più che raddoppiare sia la ricchezza che il reddito. Ecco, gli unici “euromiracolati” sono quelli che da 30 anni si arricchiscono a nostre spese. E i servi che vengono pagati per diffondere notizie false in nome della propaganda liberal-unionista.

Gilberto Trombetta

 
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