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La più assurda sperimentazione di massa della storia PDF Stampa E-mail

1 Dicembre 2021

 Da Rassegna di Arianna del 28-11-2021 (N.d.d.)

Tra nausea (tanta) e ilarità (poca e amara) ho cercato d’informarmi a proposito delle novità introdotte nella migliore tradizione di tutte le dittature che non usurpino la definizione. Non sono i “politici” a stupirmi, e nemmeno i gestori di quella che, chissà a quale titolo, ci si ostina a chiamare informazione. Posso solo domandarmi quali sarebbero i politici senza virgolette se li si eleggesse secondo gli articoli 56 e 58 della povera Costituzione, e se non godessero del sostegno dei cosiddetti media foraggiati dichiaratamente a spese pubbliche per raccontare ciò che fa comodo al salottino sempre più affollato e a tacere o a negare o a falsificare il resto. Si veda l’operato di Joseph Goebbels in proposito. A stupirmi sono i giornalisti ormai pensionati che, almeno in apparenza, non avrebbero alcuna ragione per calpestare la propria dignità, se non, magari, la tenera vanità di ritrovarsi ancora alla ribalta e, vedi mai, qualche elemosina per riscaldare l’inverno della vita. Ma forse anche il semplice applauso di chi sta seduto nelle posizioni di comando accontenta quei poveri vecchi, dando loro l’illusione di essere qualcuno.

Naturalmente io non ho idea delle ragioni reali del loro mortificante squallore, e mi limito a fare supposizioni. Resta il fatto che sentire tali e tante idiozie starnazzate pretendendo, e ottenendo il più delle volte, consenso mi preoccupa un po’. Più che la loro abissale ignoranza in campo scientifico ed epistemologico mi preoccupa il fatto evidente che quelli non abbiano la più pallida idea di che cosa significhi il vivere civile e che cosa sia la dignità umana, la loro in primis. Più che a stupirmi, è a deludermi la posizione di regime dei medici e dei farmacisti. Questi non hanno solo cancellato la chimica, la fisica, la fisiologia e la farmacologia, ma rifiutano pervicacemente di applicare le regole riportate dai loro codici deontologici, arrivando perfino ad impedire di operare ai loro confratelli i quali, quanto meno, credono che la loro sia una missione a favore dell’umanità, e come tale la svolgono.

Pare che a nessuno di costoro venga in mente il più ovvio dei ragionamenti e si ponga poi la più ovvia delle questioni: se è vero che l’86% degl’italiani è “vaccinato”, a che cosa si deve la recrudescenza del morbo tanto strombazzata? Qualunque sperimentatore dotato di un minimo di esperienza e di capacità sa perfettamente che un dato del genere, se veritiero, dimostra con chiarezza che si è intrapresa una strada fallimentare. Il che, almeno in campo scientifico, costituisce un’informazione utilissima perché indica che quella strada è sbagliata e non si perde più tempo a percorrerla. Invece… Invece il grado di violenza, tra rozzezza e raffinatezza, al quale siamo arrivati era, almeno per me, impensabile fino a pochi giorni fa. Ora non solo ci si lambicca il cervello per escogitare nuove torture sociali a carico degli adulti, ma nemmeno i bambini sono risparmiati, essendo riconosciuti come la preda più ambita su cui investire. Da padre e da nonno inorridisco. Ora chi non si presta a fare da cavia per la più assurda sperimentazione di massa della storia, magari offrendo la prole come agnello sacrificale, viene discriminato crudelmente in barba a tutta la bava versata componendo regole di cui ci si prende gioco ogni giorno di più. Le gerarchie religiose? Lasciamo perdere: forse qualcun altro provvederà, anche se qualche dubbio lo conservo. Il popolo? Ormai animali da reddito. Dove arriveremo? Io ho paura di dare la risposta che sento essere quella giusta. Certo è che si sta premendo sull’acceleratore come fa un pilota in prova che cerca d’individuare quale sia la velocità massima alla quale può entrare in una determinata curva. Ad oggi, pare, quel limite non è stato ancora raggiunto e, dunque, aspettiamoci qualche chilometro all’ora in più. La domanda che mi pongo è che cosa accadrà quando la macchina uscirà di strada. Dove sbatterà?

Stefano Montanari

 
Rimbombo infinito PDF Stampa E-mail

30 Novembre 2021

 Da Rassegna di Arianna del 28-11-2021 (N.d.d.)

Vai al cinema e trovi la solita storia a sfondo lesbico, con un richiamo storico al Male Assoluto e un’occhiatina complice ai migranti, meglio se neri, più una tiratina di erbe ecocompatibili. Peggio ti senti se vai a teatro, dove adattano a quel presente corretto e a quel presepe ogm anche autori antichi, drammi e opere del passato, travestiti e parlanti con le solite menate di oggi. Poi ascolti la musica somministrata dai media e vedi e senti gruppi di musicanti ossessivi, di quelli che rompono i timpani e non solo, coi loro rumori e le loro grida bestiali di dannati in preda ad allucinazioni, osannati ogni giorno dai media, che lanciano il solito messaggio sui diritti gay e dintorni. Che grandi, si preoccupano dell’Umanità e dei Diritti… Vai in libreria e trovi un nugolo di libri dei più vari autori che dicono tutti la stessa cosa: basta con le identità, accogliamo il diverso, ripudiamo tutto quel che sa di tradizioni, radici, civiltà, famiglie, salviamo il pianeta in pericolo, attenti al nazi che rialza la testa, apriamoci al mondo entrando però tutti dalla stessa parte, percorrendo tutti lo stesso cammino di progresso ed emancipazione. Ridicolo questo elogio del diverso nella ripetizione dell’Uguale. Ti rifugi in chiesa e senti il Principale ripetere le password dell’epoca: accoglienza, poi la solita invettiva contro i muri e i confini, lo stesso pacchetto di precetti e condanne. La Chiesa smette di essere la Casa del Signore e diventa un gommone per trasportare migranti nell’odiato occidente. Torni a casa nauseato e in tv il tg di Stato è il riassunto in cronaca e pedagogia di massa di quel rosario anzidetto, sbriciolato in una marea di episodi e servizi, intervistine da passeggio, anniversari e predicozzi per ammaestrarci. Non sono organi d’informazione ma fogli d’istruzione per conformarsi alle regole impartite. I talk show sono poi la messa cantata di quei pregiudizi e ogni sera si chiamano quattro esorcisti (tre più il conduttore) contro un diavolo per affermare la santa fede. Gli influencer sui social e nei video, ripassati a uncinetto coi loro tatuaggi e ridotti a tappezzeria vivente, veicolano il Non-Pensiero Unico e Conforme e fingono di farlo da spregiudicati anticonformisti, ribelli che sfidano il potere e rischiano grosso: ma la loro predica è del tutto conforme a quel minestrone, è solo un Marchettone alla medesima ideologia al potere, con ricco rimborso a piè di lista. La Monoidea coi suoi corollari passa col conforto della fede e il beneplacito delle istituzioni nei sermoni dei Massimi Rappresentanti interni e internazionali del Mondo Migliore.

Per una volta, anziché reagire, inveire o salvaguardare la tua incolumità mentale sottraendoti al tam tam, ti metti nei panni di costoro – il regista, l’attore, il cantante o il suo gruppo, l’intellettuale, lo scrittore, lo storico, la ballerina, il papa, il Presidente (uno a caso), il giornalista, il conduttore, l’influencer – e chiedi: ma non provate un po’ di vergogna e noia col vostro copia e incolla permanente? Non vi sentite un po’ macchiette e macchinette, pappagalli del mainstream, soldatini di piombo e pupazzi allineati come al calcio-balilla, ripetitori automatici dell’Unica Opinione Ammessa e Protetta? Non vi crea nessun disagio ripetere in massa sempre la stessa cosa, dire sempre le stesse otto tesi d’obbligo, fino all’ennesima dose, e fingere che siano pensate, sofferte e originali mentre sono prefabbricate, anzi premasticate e predigerite? Non vi sentite un po’ miserabili, con le vostre banalità seriali, non vi sentite delle nullità con un cervello-adesivo che non pensa ma si appiccica alle pareti del Palazzo e si uniforma al mainstream? Dov’è la vostra intelligenza, la vostra libertà, la vostra dignità, il vostro coraggio civile, nel ripetere sempre in coro quel rosario di precetti partoriti dallo Spirito del Tempo?

Agli altri invece cresce sempre di più la tentazione opposta: ma a che serve leggere, vedere un film, un’opera teatrale, ascoltare un gruppo musicale, seguire i tg, la tv e i media in generale, ascoltare un’opinione, sentire cosa dicono i Massimi Capi e Presidenti, se ci devono dire tutti le stesse cose del giorno prima, dell’anno prima; le medesime cose che ci ripetono a ogni grado e livello, con sfumature leggermente diverse, magari derivate dal timbro di voce e dall’inflessione? È un’istigazione a farsi selvatici, a ignorare tutto e tutti, a non vedere, non leggere, non sentire quello che si ricava da questo Rimbombo Infinito. Certo, con qualche fatica, cognizione e intelligenza, si può trovare anche qualcosa di diverso; basta cercare. Però gli ipermercati dell’Ovvio offrono con enorme visibilità quei prodotti uniformi con l’istigazione a conformarsi a loro. Non li ho citati per nome perché hanno smesso di essere persone e di esprimere messaggi personali; sono prototipi, moduli, si presentano come pale eoliche, tutti uguali, fissi, mossi dallo stesso vento; e citandone uno farei torto a tutti gli altri. Comunque ciascuno può facilmente risalire, dar loro un nome e una faccia. Ogni riferimento non è affatto casuale.

Si può fare qualcosa? Sì, usare il cervello e l’intelligenza critica, non farsi intimidire, non farsi isolare né addormentare; cercare alternative, denunciare le censure, portare allo scoperto i tanti che non la pensano così. Però una cosa va fatta prima di tutte: non lasciate il mondo in mano a loro, non sentitevi intrusi, non professatevi estranei, non chiamatevi fuori, perché il mondo non è loro, è anche vostro. Bucate quei palloni gonfiati.

Marcello Veneziani

 
Totalitarismo patologizzato PDF Stampa E-mail

29 Novembre 2021

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 Da Comedonchisciotte del 27-11-2021 (N.d.d.)

Così, GloboCap ha passato il Rubicone. La fase finale della sua trasformazione della società in una distopia patologizzata e totalitaria, dove somministrazioni obbligatorie di terapia genetica e documenti digitali di conformità sono la prassi, è ora ufficialmente in corso. Il 19 novembre 2021, il governo della Nuova Normale Austria ha decretato che, a partire da febbraio, le iniezioni sperimentali di mRNA saranno obbligatorie per tutta la popolazione. In Austria, questo decreto arriva in concomitanza con la persecuzione ufficiale dei “non vaccinati,” cioè dei dissidenti politici e delle altre persone di coscienza che rifiutano di convertirsi alla nuova ideologia ufficiale e di sottoporsi ad una serie di iniezioni a base di mRNA, presumibilmente per combattere un virus che causa sintomi influenzali da lievi a moderati (o nessun sintomo di alcun tipo) in circa il 95% degli infetti e il cui tasso complessivo di mortalità è di circa lo 0,1%-0,5%. L’Austria è solo la punta di lancia della Nuova Normalità. In Germania, eminenti Fascisti Nuovi Normali, come il Führer della Baviera, Markus Söder, e il Ministro della Propaganda Karl Lauterbach, stanno già chiedendo un allgemeine Impfpflicht (un “obbligo di vaccinazione”), cosa che non dovrebbe sorprendere nessuno. I Tedeschi non se ne staranno certo con le mani in mano e non permetteranno che gli Austriaci diventino più fascisti di loro davanti agli occhi di tutto il mondo, vero? In fin dei conti i Tedeschi hanno una reputazione da difendere! L’Italia sarà probabilmente la prossima, a meno che la Lituania o l’Australia non battano tutti sul tempo. Ma, seriamente, questo è solo l’inizio dell’assedio invernale di cui ho scritto di recente. Il piano sembra essere quello di normalizzare prima l’Europa (generalmente gli Europei sono più docili, rispettosi dell’autorità, e abbastanza disarmati) e poi usarla come leva per imporre il nuovo totalitarismo patologizzato negli USA, nel Regno Unito e nel resto del mondo.

Non credo che questo piano avrà successo. Nonostante la più intensa campagna di propaganda nella storia delle campagne di propaganda, ne rimangono abbastanza di quelli come noi che rifiutano fermamente di accettare la “Nuova Normalità” come la nuova realtà. E molti di noi sono arrabbiati, estremamente arrabbiati … militarmente, esplosivamente arrabbiati. Non siamo “esitanti sui vaccini” o “anti-vax” o “teorici della cospirazione che negano la Covid.” Siamo milioni di persone normali della classe operaia, persone con principi, che apprezzano la libertà, che non sono disposte a lasciarsi scivolare dolcemente nella notte globalizzata, patologizzata e totalitaria. Non ce ne frega più una beata fava se i nostri ex amici e familiari diventati Nuovi Normali capiscono o no la situazione. Noi sì. Noi sappiamo esattamente com’è. È una forma nascente di totalitarismo e noi vogliamo ucciderla – o almeno ferirla gravemente – prima che cresca e diventi un colosso adulto. Ora, voglio essere assolutamente chiaro. Non sto sostenendo o giustificando la violenza. Ma ci arriveremo. Sta già accadendo. Il totalitarismo (anche questa versione “patologizzata”) viene imposto alla società e mantenuto con la violenza. Combattere il totalitarismo comporta inevitabilmente la violenza. Nelle circostanze attuali non è la tattica che preferisco, ma è inevitabile, ora che abbiamo raggiunto questo stadio, ed è importante che coloro che combattono questa lotta riconoscano che la violenza è una risposta naturale alla violenza (e all’implicita minaccia di violenza) che viene usata contro di noi dalle autorità della Nuova Normalità e dalle masse che hanno portato a un fanatismo sfrenato. È anche importante (essenziale, direi) rendere visibile la violenza della Nuova Normalità, inquadrare questa lotta in termini politici e non in quelli pseudo-sanitari della narrativa ufficiale sulla Covid. Questa non è una discussione accademica sull’esistenza, la gravità o la risposta ad un virus. Questa è una lotta per determinare il futuro della nostra stessa società. Ed è proprio questo ciò che le classi dirigenti capitaliste globali cercano disperatamente di nascondere. Il lancio della Nuova Normalità fallirà se sarà percepito come politico (cioè come una forma di totalitarismo). [Il suo successo] si basa sulla nostra incapacità di vederlo per quello che è. Così nasconde se stesso, e la violenza che infligge, all’interno di una narrativa ufficiale pseudo-sanitaria, rendendosi immune all’opposizione politica. Dobbiamo negargli questo rifugio percettivo, questo nascondiglio ermeneutico. Dobbiamo far sì che si mostri per quello che è, una forma “patologizzata” di totalitarismo. Per farlo, abbiamo bisogno di capirlo…capire la sua logica interna, i suoi punti di forza e le sue debolezze.

Avevo descritto la Nuova Normalità come “totalitarismo patologizzato” e avevo predetto l’obbligatorietà della “vaccinazione” già nel maggio 2020. Uso intenzionalmente il termine “totalitarismo,” non per effetto, ma per amore della precisione. La Nuova Normalità sarà anche un totalitarismo allo stadio embrionale, ma la sua essenza è già evidente in modo inequivocabile. Ho descritto questa caratteristica in un recente articolo: “L’essenza del totalitarismo – indipendentemente dai costumi e dall’ideologia che indossa – è il desiderio di controllare completamente la società, ogni aspetto della società, ogni comportamento e pensiero individuale. Ogni sistema totalitario, che sia un’intera nazione, una piccola setta, o qualsiasi altra forma di corpo sociale, si evolve verso questo obiettivo irraggiungibile … la totale trasformazione ideologica e il controllo di ogni singolo elemento della società … Questa ricerca fanatica del controllo totale, dell’assoluta uniformità ideologica e dell’eliminazione di ogni dissenso è ciò che rende totalitario il totalitarismo.” Nell’ottobre 2020, avevo pubblicato Il Culto Covidiano, [un tema] che avevo poi sviluppato in una serie di saggi dove paragonavo il totalitarismo neo-normale (cioè, patologizzato) ad “un culto vero e proprio, a livello di popolazione.” Questa analogia vale per tutte le forme di totalitarismo, ma soprattutto per il totalitarismo della Nuova Normalità, visto che è la prima forma globale di totalitarismo nella storia, e quindi: “Il paradigma culto/cultura è stato invertito. Invece di esistere come un’isola all’interno della cultura dominante, il culto è diventato la cultura dominante e quelli di noi che non si sono uniti al culto sono diventati isole solitarie al suo interno.” Nel Culto Covidiano (Parte III), avevo scritto: “Per riuscire a resistere a questa nuova forma di totalitarismo abbiamo bisogno di capire le somiglianze e le differenze rispetto ai sistemi totalitari del passato. Le somiglianze sono abbastanza ovvie – la sospensione dei diritti costituzionali, gli organi legislativi che governano per decreti, la propaganda ufficiale, i rituali di fedeltà pubblica, la messa al bando dell’opposizione politica, la censura, la segregazione sociale, le squadre di sicari che terrorizzano il pubblico e così via – ma le differenze non sono così evidenti.“ E avevo descritto come il totalitarismo della Nuova Normalità differisca fondamentalmente dal totalitarismo del XX secolo in termini di ideologia, o, apparentemente, mancanza di essa. “Mentre i totalitarismi del XX secolo (le manifestazioni che la maggior parte delle persone conosce meglio) erano più o meno su base nazionale e dichiaratamente politici, il totalitarismo della Nuova Normalità è sovranazionale e la sua ideologia è molto più sottile. La Nuova Normalità non è il nazismo o lo stalinismo. È un totalitarismo globale-capitalista e il capitalismo globale, tecnicamente, non ha un’ideologia, o meglio, la sua ideologia è la ‘realtà.’” La differenza più importante tra il totalitarismo del XX secolo e questo nascente totalitarismo globale è il modo in cui il totalitarismo della Nuova Normalità “patologizza” la sua natura politica, rendendosi effettivamente invisibile, e quindi immune all’opposizione politica. Mentre il totalitarismo del XX secolo sbandierava apertamente la sua natura politica, il totalitarismo Nuovo Normale si presenta come una reazione non-ideologica (cioè, sovra-politica) ad un’emergenza di salute pubblica globale. Quindi, le sue classiche caratteristiche totalitarie – ad esempio, la revoca dei diritti e delle libertà fondamentali, la centralizzazione del potere, il governare per decreto, l’oppressione poliziesca della popolazione, la demonizzazione e la persecuzione di un sottoproletariato reso “capro espiatorio,” la censura, la propaganda, ecc. – non sono nascoste (perché sono impossibili da nascondere), bensì ricontestualizzate in una narrativa ufficiale patologizzata.

Gli Untermenschen diventano “i non vaccinati.” I distintivi con la svastica diventano mascherine chirurgiche. I documenti d’identità ariani diventano “green-pass.” Restrizioni sociali palesemente insensate e rituali obbligatori di obbedienza pubblica diventano “lockdown,” “distanziamento sociale” e così via. Il mondo è unito in una guerra totale goebbelsiana, non contro un nemico esterno (cioè, un nemico razziale o politico), ma contro un nemico interno, patologico. Questa narrativa ufficiale patologizzata è più potente (e insidiosa) di qualsiasi ideologia, poiché funziona non come un sistema di credenze o un ethos, ma piuttosto come una “realtà” oggettiva. Non si può discutere o opporsi alla “realtà.” La “realtà” non ha avversari politici. Coloro che sfidano la “realtà” sono “pazzi,” “teorici della cospirazione,” “anti-vax,” “negazionisti della Covid,” “estremisti,” ecc. Così, la narrativa patologizzata della Nuova Normalità patologizza anche i suoi avversari politici, spogliandoli della legittimità politica e, allo stesso tempo, proiettando su di loro tutta la sua violenza. Anche il totalitarismo del XX secolo scaricava la colpa della propria violenza sul capro espiatorio del momento (gli ebrei, i socialisti, i controrivoluzionari, etc.) ma non cercava di nascondere la propria violenza. Al contrario, la esibiva apertamente, per terrorizzare le masse. Il totalitarismo della Nuova Normalità non può farlo. Non può diventare apertamente totalitario, perché capitalismo e totalitarismo sono ideologicamente contraddittori. L’ideologia capitalista globale non funzionerebbe come ideologia ufficiale in una società apertamente totalitaria, richiede la simulazione della “democrazia” o almeno una finzione della “libertà” basata sul mercato. Una società può essere decisamente autoritaria, ma, per funzionare nel sistema globale-capitalista, deve permettere al proprio popolo quella “libertà” di base che il capitalismo offre a tutti i consumatori: il diritto/dovere di partecipare al mercato, di possedere e scambiare merci, ecc. Questa “libertà” può essere condizionata o estremamente limitata, ma deve esistere in qualche misura. L’Arabia Saudita e la Cina sono due esempi di società GloboCap decisamente autoritarie che, tuttavia, non sono del tutto totalitarie, perché non potrebbero esserlo e [contemporaneamente] rimanere parte del sistema. Le loro ideologie ufficiali pubblicizzate (cioè il fondamentalismo islamico e il comunismo) sono, in pratica, solo sovrapposizioni superficiali all’ideologia globale-capitalista fondamentale, che è quella che detta la “realtà” in cui tutti vivono. Queste ideologie “sovrapposte” non sono false, ma, quando entrano in conflitto con l’ideologia capitalista globale, provate ad indovinare quale sarà l’ideologia che avrà il sopravvento. Il punto è che il totalitarismo Nuovo Normale, e qualsiasi forma di totalitarismo global-capitalista, non può mostrarsi come totalitarismo o anche autoritarismo. Non può riconoscere la sua natura politica. Per esistere, non deve esistere. Soprattutto, deve nascondere la propria violenza (la violenza a cui tutta la politica in definitiva si riduce) e apparire ai nostri occhi come una risposta essenzialmente benefica ad una legittima “crisi sanitaria globale” (o ad una “crisi del cambiamento climatico,” ad una “crisi del razzismo” o a qualsiasi altra “crisi globale” con cui GloboCap penserà di poter terrorizzare le masse e farle scattare sull’attenti, pronte ad obbedire agli ordini). Questa patologizzazione del totalitarismo – e del conflitto politico/ideologico in cui siamo stati impegnati negli ultimi 20 mesi – è la differenza più importante tra il totalitarismo Nuovo Normale e quello del XX secolo. L’intero apparato globale-capitalista (cioè, le multinazionali, i governi, le entità sovranazionali, i media corporativi e statali, il mondo accademico, ecc.) è stato messo al servizio per il raggiungimento di questo obiettivo. Dobbiamo fare i conti con questo fatto. Noi. Non i Nuovi Normali. Noi. GloboCap è sul punto di rifare la società trasformandola in una distopia patologizzata e totalitaria, dove potranno imporre “terapie” genetiche sperimentali (e qualsiasi altro tipo di “terapia” di loro gradimento) e costringerci a mostrare i nostri “documenti di conformità” per poter svolgere le attività elementari della vita quotidiana.

Questo rifacimento della società è violento. Viene portato avanti con la forza, con la violenza e con la minaccia costante della violenza. Dobbiamo affrontarlo e agire di conseguenza. Qui nella Nuova Germania Normale, se provate ad andare a fare la spesa senza la mascherina, la polizia armata vi scorterà fuori dal locale (e lo dico per esperienza personale). Nella Nuova Australia Normale, se andate in sinagoga, verranno allertati i media e sarete circondati dalla polizia. In Germania, Australia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e in molti altri Paesi, se esercitate il vostro diritto di riunirvi e protestare, la polizia vi innaffierà con i cannoni ad acqua, vi sparerà con proiettili di gomma (e a volte con proiettili veri), vi spruzzerà in faccia sostanze tossiche e, in generale, vi picchierà a sangue. E così via. Quelli di noi che lottano per i nostri diritti e che si oppongono a questo totalitarismo patologizzato conoscono fin troppo bene la realtà della sua violenza e l’odio che ha fomentato nelle masse dei Nuovi Normali. Lo sperimentiamo quotidianamente. Lo sentiamo ogni volta che siamo costretti a indossare una mascherina, quando qualche funzionario (o cameriere) chiede di vedere i nostri “documenti.” Lo sentiamo quando siamo minacciati dai nostri governi, quando cercano di convincerci che i pazzi siamo noi, quando veniamo demonizzati dai media, dai medici, dalle celebrità, dagli estranei, dai colleghi, dagli amici e dagli stessi familiari. Riconosciamo lo sguardo nei loro occhi. Ci ricordiamo da dove viene e a cosa ci porta. Non è solo ignoranza, isteria di massa, confusione, una reazione eccessiva o paura … o, OK, sì, è tutte queste cose, ma è anche totalitarismo da manuale (nonostante la nuova svolta patologizzata). Un corso base di totalitarismo. Guardatelo negli occhi e agite di conseguenza.

CJ Hopkins (tradotto da Markus) 

 
La mossa dei disperati PDF Stampa E-mail

28 Novembre 2021

 Da Rassegna di Arianna del 25-11-2021 (N.d.d.)

Come abbiamo più volte avuto modo di ribadire, tutti noi nella vita facciamo dei progetti, abbiamo degli obiettivi. Poi non sempre le cose vanno come avevamo programmato, perché non tutto dipende dalla nostra volontà. Ci sono i nostri limiti, gli imprevisti. Fa parte delle regole della vita. E così come questa legge universale vige per noi, nello stesso modo è valida per i padroni del discorso, per coloro che hanno il potere, con i loro proclami e i loro editti, di decidere per le nostre vite. Anche loro hanno degli obiettivi, anche loro hanno un piano, ed anche per loro ci sono degli imprevisti.

Sin dall'inizio di questa "emergenza" pareva evidente, per chi si fosse sforzato di analizzare con accortezza la sequenza degli eventi, che tutta la narrativa diffusa in maniera unanime dai governi e dai mezzi di comunicazione - nella loro totalità piegati a far da megafono alle indicazioni governative - che il punto di arrivo sarebbe coinciso con l'imposizione di una serie di strumenti di controllo coercitivi, e il tutto sarebbe passato per mezzo di una campagna vaccinale universale che nella sostanza sarebbe stata resa obbligatoria. Un anno fa questa consapevolezza veniva denigrata e catalogata nel calderone delle ridicole "teorie della cospirazione", oggi è semplice cronaca degli eventi. Questo era il piano sin dall'inizio, e consapevoli o meno, tutti noi l'abbiamo visto compiersi. Ora, in questo momento, le maglie si stanno sempre più stringendo, e pare essere partita, da parte del governo, l'offensiva finale, di proporzioni tanto vaste, e di una essenza liberticida di una portata tale da far nascere qualche dubbio anche in molti di coloro che fino a ieri sostenevano con convinzione ogni misura intrapresa.

Un anno fa ogni posizione critica nei confronti della politica intrapresa dai governanti si scontrava contro un muro di gomma. I vaccini stavano per essere proposti alla popolazione, le speranze erano ai massimi livelli, chi ne metteva in dubbio l'efficacia, oppure più a monte criticava la gestione della "pandemia" nel suo insieme, veniva subito zittito, dal momento che tutto ancora doveva essere valutato. Ora, con la campagna vaccinale conclusa, nella sua prima fase, appare evidente il suo totale fallimento. Ovviamente una grande parte della popolazione crederà senza esitazione alle flebili giustificazioni dei padroni del discorso, avrà del tutto dimenticato le rassicurazioni, espresse quali certezze, secondo le quali coi vaccini "ne saremo usciti". Ma questa parte della popolazione, seppur numerosa, non rappresenta più la maggioranza, come poteva esserlo, con percentuali schiaccianti, un anno fa. Perché nei piani dei governanti quasi tutto è andato secondo programma, con la popolazione pronta a credere a tutto quanto propagandato, impaurita e pronta ad ogni "sacrificio" richiesto. Ma un piccolo particolare è sfuggito al controllo, è successo qualcosa che probabilmente non era stato previsto, qualcosa che rischia di mettere in dubbio tutta la narrativa anche nelle menti di coloro che fino a poco fa ponevano massima fiducia nelle istituzioni.

Quello che è andato storto nel grande piano di riprogrammazione sociale messo in atto riguarda espressamente il fallimento dei vaccini, ed in particolar modo i loro innumerevoli, e non insabbiabili, effetti avversi. Coloro che hanno imposto la campagna vaccinale ed hanno puntato tutto sulla diffusione di sieri genici di nuova tecnologia, mai testati prima sull'uomo, sapevano di avere tra le mani un prodotto ancora imperfetto (e la sperimentazione sugli animali degli scorsi anni aveva dato esiti disastrosi), ma probabilmente non si aspettavano una fallacia così diffusa, con un numero di effetti avversi non celabile, sproporzionato, universale. E non si sta parlando solo delle decine, centinaia, di morti improvvise seguenti la vaccinazione, alcune accertate anche dalle magistrature, o delle migliaia di malori improvvisi "senza correlazione" che riempiono le pagine dei giornali locali. Le reazioni avverse sono state universali, a partire dai classici "febbre e malessere", attesi e "nella norma" che hanno riguardato praticamente tutti, a quegli effetti gravi ma non abbastanza da rientrare nei casi segnalati. Si parla di persone che hanno avuto mal di testa per settimane, altre che hanno difficoltà a camminare dopo mesi, altri ancora che hanno smarrito le forze e si trovano in uno stato di costante affanno e stanchezza. Questi casi riguardano milioni di persone. Alcuni ne parlano, altri si tengono i loro acciacchi in silenzio nel timore di essere catalogati quali "no vax", nel caso esprimessero qualche dubbio. Ma queste persone, e sono milioni, non hanno più l'entusiasmo di un anno fa nell'aderire alle infinite campagne vaccinali che il governo prospetta. Ovviamente se costretti, ricattati, cederanno, a malincuore, ma una cosa è certa: il governo ha perso il sostegno della maggioranza, sostegno che deteneva a mani basse fino a pochi mesi fa. Le ultime misure annunciate sono una chiara conseguenza di questa consapevolezza: il governo ora usa il pugno duro anche nei confronti di chi era dalla sua parte fino a ieri. Le minacce ai "no vax" sono in realtà rivolte a tutti gli altri, si tratta di un monito in stile ricattatorio-mafioso, del genere "attenti che se non continuate a fare come diciamo finirete come quelli, vi annienteremo come stiamo annientando quelli là". Questo è il vero cambio di paradigma di questo momento: fino a ieri le minacce e i ricatti erano rivolti ad una piccola minoranza di irriducibili, con il pieno sostegno della maggioranza, mentre adesso quelle minacce sono dirette alla maggioranza stessa. Questo è un cambio decisivo: ogni regime infatti si regge necessariamente sul consenso della maggioranza, e il modo in cui i nostri governanti si sono prodigati a monopolizzare tutti i mezzi di comunicazione, predicando una unica vulgata, ne è un chiaro segno. Quando quel consenso viene meno i regimi passano alle maniere forti, alle minacce e alla violenza, ma si tratta sempre, e la storia lo dimostra, di un passaggio rischioso. L'intensificarsi della campagna propagandistica, l'asprezza dei toni dello scontro, elevati a livelli impensabili in una società "democratica", indicano che i governanti sono consapevoli di aver perso la fiducia dei sudditi. Si sono quindi lanciati nella stretta finale, nella classica mossa dei disperati, del tutto o niente. Potrebbe andare a buon fine, per loro, ma avrebbero comunque vinto su di una popolazione sottomessa e vittima dei loro ricatti, con un malcontento che alla lunga potrebbe creare grossi problemi. Oppure potrebbero aver tentato il passo più lungo della gamba, facendo crollare per la fretta la loro torre di carte tirata su troppo precipitosamente. Adesso sta a noi, noi tutti: quelli che avevano compreso sin dall'inizio, e quelli che bugia dopo bugia si sono resi conto che c'è qualcosa nella narrativa ufficiale di terribilmente sbagliato.

Carlo Brevi

 
Otto milioni di esclusi PDF Stampa E-mail

27 Novembre 2021

 Da Rassegna di Arianna del 25-11-2021 (N.d.d.)

Il popolo italiano è sempre più spaccato, lacerato al suo interno da una ferita profondissima. Ci si guarda con diffidenza, quasi in cagnesco. È il risultato di quasi due anni di una propaganda vomitevole. Una costante di questa campagna comunicativa è la ricerca spasmodica di un capro espiatorio a cui addossare la colpa dei contagi. In principio furono i runner e gli accompagnatori di cani, poi i «negazionisti» e ora i non vaccinati. Allo stato attuale, si tratta di circa 8 milioni di italiani che, secondo Mario Draghi, neanche fanno più parte della «nostra società».

Queste parole gravissime sono state pronunciate dal presidente del Consiglio durante la conferenza stampa che annunciava il varo del «super green pass». La cosa più irritante è l’ipocrisia con cui Draghi ostenta moderazione e comprensione, laddove dilata la divisione sociale e impone discriminazioni inaudite: «Non bisogna sottovalutare né criminalizzare la diversità di vedute e comportamenti» dei non vaccinati, ha detto il premier, che poi insiste sull’opera di «convincimento» dei renitenti. Naturalmente, in assenza di obbligo, vale la libertà di scelta. Ma se ai non vaccinati si impedisce di vivere o di lavorare (che poi è la stessa cosa), allora la scelta non è libera, ma condizionata. In questo modo, la tanto decantata «libertà» diventa solo la foglia di fico che tenta goffamente di mascherare una misura autoritaria e intollerabile.

La questione non è tanto la liceità o l’efficacia della campagna vaccinale. Di questo abbiamo già parlato in svariate altre occasioni. Il problema è rappresentato da un presidente del Consiglio che, con le sue parole, ha espulso 8 milioni di italiani dal consesso civile: «Bisogna che anche coloro che da oggi saranno oggetto di restrizioni, o a cui saranno riservate le restrizioni, possano tornare ad essere parte della società con tutti noi», ha detto Draghi con la sua retorica melliflua e biforcuta. Il messaggio è chiaro: siete liberi di farvi o non farvi il vaccino, ma chi non si vaccina non fa più parte della società.

Al di là del proprio orientamento politico, un presidente del Consiglio dovrebbe essere il presidente di tutti gli italiani. Questo, però, non è possibile se si trattano 8 milioni di cittadini come degli appestati e degli untori. Tanto più se sappiamo che l’«epidemia dei non vaccinati» è una bufala. L’espulsione dal consesso civile deve rimanere riservata agli eversori e ai traditori. Cosa che i non vaccinati evidentemente non sono, qualunque cosa si possa pensare del vaccino. Draghi questo lo sa, ma continua imperterrito nella sua opera di polarizzazione e spaccatura della società. Dove la democrazia diventa tirannia della maggioranza, e anche un «vile liquidatore» può atteggiarsi a statista.

Valerio Benedetti

 
Il nuovo partito esiste già PDF Stampa E-mail

26 Novembre 2021 

 Da Appelloalpopolo del 23-11-2021 (N.d.d.)

In tempi di emergenza, ovvero una volta proclamato lo stato di eccezione, sostanzialmente qualsiasi Governo, anche quello formalmente democratico, assume veste e poteri dittatoriali. Il dispositivo emergenziale in fatto e diritto sospende ogni pratica giuridica e politica ordinaria per entrare in una modalità di indistinzione tra fatto e diritto. Questa condizione consente di catturare all’interno dell’ordinamento il fenomeno che si vuole dominare, contrastare o controllare, che non è in alcun modo per sua natura disciplinabile con i mezzi ordinari. È evidente, però, che questo scopo deve sempre essere commisurato alla realtà dell’emergenza, ovvero alla necessità della sospensione delle regole ordinarie in rapporto al fenomeno. I Governi dei paesi occidentali nel sospendere gli ordinamenti per affrontare l’emergenza stanno utilizzando il dispositivo eccezionale attraverso due strumenti pratici: la somministrazione di massa di farmaci e le limitazioni delle libertà costituzionalmente garantite. Questo in un quadro di tendenza già spinto verso la governamentalità tecnocratica, che ha già grandemente ridotto lo svolgersi di ogni genuina pratica democratica popolare. Credere a questo punto che si potrà recuperare la normalità precedente, che tale non era neanche più in relazione al modello di Democrazia popolare, è una pura e pia illusione.

Prendano atto, allora, coloro che si contrappongono allo stato di emergenza di essere già pienamente dentro un grande e nuovo raggruppamento politico, l’unico veramente in grado di lottare per una ripresa dei principi di ogni Democrazia popolare. Questa condizione è ormai certificata, semplicemente bisogna esserne consapevoli, tale consapevolezza consentirebbe in poco tempo di creare il nuovo fronte democratico. Del resto, chi è catturato nel dispositivo emergenziale è completamente cieco e non può vedere ciò che coloro che si sono situati all’esterno possono, invece, vedere. E il dialogo tra chi vede e chi non può o non vuole vedere esce dai binari del confronto democratico, ma è guidato da una contrapposizione tra un potere e un contro-potere. A ciò e alla visione nuova conseguirà l’azione, ovvero il nuovo raggruppamento, ovvero il nuovo partito esiste già, deve solo trovare la formula organizzativa per sintetizzare l’azione politica necessaria. È solo una questione di tempo: più durerà lo stato di emergenza, più il processo di sintesi e raggruppamento si velocizzerà, sfociando nel nuovo partito, che avrà la veste organizzativa più consona all’esigenze attuali.

Andrea D’Agosto

 
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