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Anche le spiagge alle multinazionali PDF Stampa E-mail

12 Novembre 2021

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 Da Comedonchisciotte del 10-11-2021 (N.d.d.)

Le spiagge italiane saranno molto presto date in pasto ai grandi gruppi multinazionali. L’Unione Europea ce lo chiede da anni. E in data 5 novembre u.s. aveva dato l’ordine: È importante che l’Italia agisca rapidamente in modo che la legislazione e le pratiche sulle concessioni balneari siano conformi alla legislazione europea e la giurisprudenza della Corte di giustizia. L’Italia dell’ex banchiere centrale Mario Draghi esegue, ma senza metterci la faccia. Così come la Lega di governo: per il momento si salva (in attesa di prendere il 3% alle prossime elezioni), ma non il settore balneare. Ci ha pensato il Consiglio di Stato (sotto la presidenza di Filippo Patroni Griffi, ex ministro del governo Monti), a togliere le castagne dal fuoco a governo e parlamento, lo ha fatto nell’adunanza plenaria di ieri (9 novembre u.s.) che ha sancito l’apertura al mercato del settore delle concessioni balneari: continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023, fermo restando che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, la quale andrebbe considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’U.E .

Il Potere giudiziario arriva addirittura a neutralizzare il potere legislativo, disinnescando di fatto il Parlamento e la sua funzione di indirizzo politico, celebrando così la vittoria della legge sovranazionale europea. Poi aziona la bomba economica, in quanto la drastica decisione della magistratura rischia di mandare sul lastrico un intero comparto del nostro Paese: Non condividiamo le motivazioni giuridiche di questa sentenza. Quanto deciso dal Consiglio di Stato mette a repentaglio le oltre 30 mila famiglie che lavorano nel settore turistico balneare, decretando il blocco degli investimenti con gravi ripercussioni anche a livello occupazionale. In questo modo, infatti, si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori. Reagisce così Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia. Il nostro pensiero va alle decine di migliaia di famiglie coinvolte, indotto incluso.

Questa è l’Italia di Draghi, tutta la società è sotto attacco: non solo l’economia, non solo il patrimonio, non solo il lavoro ma anche la tua nuda vita. È il Grande Reset imposto dalle multinazionali. E se il loro esecutore materiale riuscirà a salire al Quirinale, sarà solo l’inizio.

Jacopo Brogi

 
Luogocomunismo della piazza PDF Stampa E-mail

11 Novembre 2021

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 Da Appelloalpopolo del 9-11-2021 (N.d.d.)

Stefano Puzzer dice che bisogna stare lontani dalla politica, da qualsiasi politica. Dimostrando di avere introiettato l’essenza della Seconda Repubblica, il grillinismo ed il luogocomunismo della quale è impregnata la gente, dopo tre decenni di nulla politico, di grandi equivoci fatti passare come “politica”, causati dal vincolo esterno, dalla cessione della sovranità, dallo svuotamento della rappresentanza democratica, dalla dissoluzione del dettato costituzionale, che ha prodotto Partiti-Marketing e personalistici, utili a tenere in piedi una qualsivoglia scenografia democratica. Insomma, in una parola: liberalismo. Quindi Stefano Puzzer (e company), senza visione politica, con questa presa di posizione apolitica o antipolitica, mette al centro della protesta la piazza, esattamente come tutti i movimenti fin qui visti nella Seconda Repubblica, la piazza vista come unica risposta, questo grande ed illusorio luogo comune. Mettere la piazza al centro della propria azione (a)politica, come culmine di un movimento significa creare la trappola perfetta per pesci inconsapevoli che, credendo di aver trovato la strada, si ritrovano dentro una mattanza. La piazza nella seconda repubblica assume la forma ovale di uno specchio per narcisisti mascherati e per depressi in cerca di adrenalina a basso costo per sentirsi vivi. E la politica ad effetto è un buon modo per non scendere in profondità, disinteressarsi delle radici, delle cause, delle analisi, delle visioni d’insieme. Della politica, insomma, quella vera. Specchiarsi in questi effetti di superficie è uno sballo a basso costo. È un’allucinazione collettiva grazie alla quale si scambiano i propri desideri per grandi ideali e dove gli unici ideali rimangono i propri desideri.

La piazza, il cortile in cui si gioca alla Rivoluzione d’Ottobre. È il frutto malato di questo enorme Truman Show della Seconda Repubblica: ci vogliono grillini e movimentisti, antipolitici, associazionisti, in cui la rete di sigle, associazioni e di individui “liberi” sostituiscano i Partiti e creino quell’orizzontalità che permetterà ai “liberi” cittadini di trasformare la società, di sollevarsi contro il Potere costituito. Quanta ingenuità! Ci vogliono orizzontali, tumulati come monadi dentro i loculi dei nostri individualismi. Questo è ciò che i liberali chiamano “libertà”. Nevrosi, soltanto nevrosi di massa, anzi, di nassa.

Alessandro Ape

 
Morfologia del perbenismo progressista PDF Stampa E-mail

10 Novembre 2021

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 Da Rassegna di Arianna del 9-11-2021 (N.d.d.)

Nulla di nuovo nell’analisi sociale del voto proposta dal Corriere: il Pd è felicemente, e senza rimpianti, il partito dei laureati, del ceto medio-alto metropolitano e dei figli sardinificati e universitari, che conserva un presidio nel mondo della P.A., in particolare in quello dell’insegnamento, ripieno di un precariato storico, essenzialmente per motivi clientelari. L’interclassismo ambiguo del Pd non poteva che portare a questo esito politico, in cui il progressismo dei più forti elimina l’esigenza di socialismo dei più deboli. Di conseguenza, privati della loro rappresentanza storica e traditi, i gruppi sociali tradizionali della sinistra votano Lega e FdI, nel caso degli operai del Centro Nord, e M5S, nel caso dell’enorme sottoproletariato e proletariato dequalificato e sottopagato del Sud. Gli autonomi, parola molto generica per designare le mezze classi emergenti, dalle partite Iva al precariato cognitivo, passando per i mestieri semi imprenditoriali e semi proletari della new economy, votano per FdI, che presenta una offerta politica in un certo senso “protettiva”, che propone le classiche forme assistenzialistiche della destra sociale ed anche un messaggio politico fortemente identitario, molto attraente per gruppi sociali caratterizzati da instabilità e sradicamento legato alla propria precarietà. La marginalità, sociale, geografica ma anche urbana (nelle periferie urbane e nelle cinture periurbane di città medio piccole e territori interni, rurali o abbandonati) si allontana dalla sinistra e avanza una richiesta di protezione e difesa identitaria, che la sinistra non capisce e disprezza. Il M5S ne coglie una parte, localizzata al Sud, grazie alla protezione del Rdc, misura senza la quale il movimento si estinguerebbe definitivamente. Il resto è facile preda di una proposta che mette insieme assistenza sociale, difesa della casa, identità nazionale, sicurezza e respingimento dell’orda migratoria, cioè il classico pacchetto offerto dalla componente sociale e rautiana del vecchio Msi rivista ed aggiornata. La conclusione è banale, solo a volerla vedere con un minimo di onestà intellettuale: la linea di frattura politica non è più fra una sinistra socialcomunista che difende un blocco proletario relativamente omogeneo, proponendone un avanzamento dentro le strutture di una democrazia compiuta e welfaristica ed una destra liberale che difende i padroni ed i loro sgherri, con una destra populista e poujadista a misura della piccola borghesia. Quel mondo lì è finito. La linea di frattura oggi sta fra coloro che, per censo, livello educativo, competenze, possono prendere la nave che porta verso la cittadella del futuro e coloro che rimarranno fuori da questa cittadella, brutti, sporchi e cattivi, disprezzati e abbandonati in balia di una guerra fra poveri per risorse rese sempre più scarse dai cambiamenti climatici, dalla pressione antropica che proviene dal fondo della miseria delle masse africane ed asiatiche e dalla riduzione del lavoro imposta dalla rivoluzione cibernetica. Chi starà dentro le mura non potrà che maturare inclinazioni sempre più autoritarie per difendere i propri privilegi, risciacquando il senso di colpa in innocui diritti civili a propria misura. Fra le mura della cittadella dei soddisfatti ed il fango delle periferie dei miserabili, in questo Medio Evo prossimo venturo (per citare un libro) occorrerà aprirsi la strada per proporre un compromesso sociale, che evidentemente tenga conto delle esigenze materiali, ma anche securitarie e identitarie, degli esclusi dalla cittadella.

Riccardo Achilli

 
Onda su onda PDF Stampa E-mail

8 Novembre 2021

 Da Rassegna di Arianna del 7-11-2021 (N.d.d.)

La quarta ondata del covid annunciata con grande allarme dai media; il terzo vaccino nell’arco di sei mesi prescritto praticamente a tutti con una campagna martellante; il novanta per cento di vaccinati indicata come nuova soglia d’immunità, dopo il settanta e dopo l’ottanta per cento dei mesi scorsi; il terzo anno di pandemia e di emergenza che si annuncia con certezza e apprensione: si può insinuare il dubbio che qualcosa non stia funzionando, che i poteri pubblici, politici, amministrativi e sanitari, e i loro corifei mediatici, abbiano fallito clamorosamente la sfida dei contagi e delle terapie, considerando che si alza sempre l’asticella e si rimanda sempre la salvezza? O si deve per forza concentrare ogni responsabilità, ogni attenzione e ogni condanna sulla esigua minoranza che non si è vaccinata e si ribella al green pass, con manifestazioni che gli stessi media giudicano di poco rilievo e con quattro gatti? Avevo deciso in questa pandemia di sospendere ogni giudizio, non ritenendomi in grado di esprimere pareri netti e autorevoli in merito o indicare soluzioni alternative; con tutte le perplessità che ho sempre coltivato, ho continuato a seguire di malavoglia le prescrizioni e le proscrizioni imposte. Con una sola raccomandazione: allargare e non restringere i campi di ricerca e di sperimentazione, non limitarsi ai vaccini ma investire di più sulle cure per debellare o neutralizzare il virus. Insomma, aggredire il covid su vari fronti, a monte e a valle. Personalmente ho usato come strategia di sopravvivenza quella di evitare tutti i programmi televisivi sul tema e cambiare canale o media quando appariva il santino del virologo di turno e dei centouno virologi di complemento. Sottrarmi, senza nessuna pretesa di insegnare a nessuno il mestiere. Non ho dunque alcuna tesi precostituita, nessuna soluzione alternativa, nessuna propensione al complotto. Però quando ti alzi la mattina del 5 novembre del 2021 e vedi che il titolo principale dei principali giornali e media italiani è incentrato sulla quarta ondata, sull’euroterrorismo, sul pericolo che viene dall’est (dove peraltro sono già sotto osservazione i dodici paesi europei colpevoli di voler ripristinare i confini per arginare l’immigrazione), allora dici: basta, non se ne può più, non potete tenere l’umanità così a lungo in una gabbia di terrore, di obblighi e divieti, spostando continuamente gli obbiettivi da raggiungere, e facendo ricadere ogni colpa sui pochi che non seguono le vie obbligate. Se dopo venti mesi un virus non viene debellato nonostante l’80% di popolazione sia vaccinata, e anche due volte, se il covid è ancora virulento e pericoloso, vogliamo dirlo che siamo davanti a una sconfitta, anzi un fallimento delle classi dirigenti e delle forze sanitarie, farmaceutiche e amministrative senza precedenti? La moltiplicazione dei dubbi a questo punto è più che legittima: la strada intrapresa senza se e senza ma, imposta ai quattro quinti della popolazione, considerando che il restante quinto è per metà costituito da bambini, è stata davvero quella giusta? Un virus che supera il biennio, ditemelo voi perché io non lo so, ha precedenti? O se volete riformulo la domanda: è concepibile che all’entrata nel terzo anno di covid, si debbano ancora allestire, intensificare e amplificare vaccini, controlli e allarmi, senza contemplare soluzioni alternative o supplementari? E sfiorando la blasfemia, la bestemmia contro il dio vaccino: e se ci fosse un nesso tra le varianti e i vaccini, nonostante le dimostrazioni che il contagio riguarda in particolare chi non si è vaccinato? Dobbiamo considerare normale che i virologi si portino avanti col lavoro e si proiettino non nell’anno venturo ma addirittura nel 2023, che era un modo proverbiale per indicare il futuro lontano, predicendo che in quell’anno ci faranno un vaccino multitasking, onnicomprensivo, prodigioso, incluso di anti-influenzale? Se dopo sei mesi siamo al terzo vaccino, dopo ventiquattro mesi saremo alla dodicesima dose? Siamo entrati in un serial horror, in un raggiro universale, in una truffa colossale o che? A fronte di un fallimento così vistoso sono legittimi i dubbi, anche quello di aver imboccato una strada sbagliata, oltre che esserci affidati a percorsi sanitari e farmaceutici errati o inadeguati.

Il dramma, lo ammetto onestamente, è che non siamo in grado di opporre un’altra soluzione organica, né abbiamo poteri, voce in capitolo, mezzi e condizioni per poter indicare altri percorsi o correggere quelli presenti. Dobbiamo però vigilare con la massima attenzione su quel delicato passaggio in cui il regime della sorveglianza sanitaria si estende automaticamente ad altri ambiti civili, culturali, politici, sociali. È impressionante l’ondata repressiva e liberticida che c’è in giro che esonda dai confini sanitari e si allarga ovunque. Oscuramenti sui social, intimidazioni, censure dappertutto e nuove restrizioni si annunciano in ogni campo. Lo dico anche per esperienza personale. Considerando che i social sono, bene o male, l’unico luogo in cui il privato dissenso si fa pubblico, è di una gravità enorme. Se solo tocchi certi temi “sensibili” o presunti tali, anche argomentando, non insultando nessuno né semplificando con tesi “oltraggiose”, sei subito censurato e punito. E non puoi prendertela con nessuno perché ti dicono che il mandante è l’algoritmo, dunque la censura è anonima, come la banda dei sequestri. Anonimo, come il covid. La colpa in ambo i casi non è di chi usa questi agenti anonimi per veicolare e controllare la gente ma del caso o della tecnica. Se non possiamo fare e dire molto in ambito sanitario, sorvegliamo almeno le linee di frontiera della nostra libertà, della nostra dignità e dei diritti. Occhio alla dogana, alle mascherine ideologiche e agli sconfinamenti delle “ondate” sanitarie. Cantava Bruno Lauzi: “onda su onda il mare ci porterà alla deriva, in balia di una sorte bizzarra e cattiva”

Marcello Veneziani

 
Certificato di conformitā ideologica PDF Stampa E-mail

5 Novembre 2021

 Da Comedonchisciotte del 5-11-2021 (N.d.d.)

L’inverno sta arrivando … e sapete cosa significa. Proprio così, è quasi arrivato il momento per le classi dominanti capitaliste globali di frustare nuovamente le popolazioni Nuove Normali e riportarle in uno stato di insensata isteria collettiva per un immaginario e apocalittico virus. Lo stesso immaginario e apocalittico virus che, negli ultimi due inverni, aveva mantenuto le popolazioni Nuove Normali in uno stato di isteria collettiva. Questa volta hanno fatto proprio un bel lavoro. Seriamente, quanto collettivamente più isterici potrebbero diventare i Nuovi Normali a questo punto?

La stragrande maggioranza del mondo occidentale è stata trasformata in una distopia pseudo-sanitaria in cui devi mostrare i “documenti di sicurezza sanitaria” per entrare in un bar e prendere un caffè. Le persone che rifiutano di farsi “vaccinare” in via sperimentale contro un virus che causa sintomi da lievi a moderati (o, spesso, nessun sintomo) in circa il 95% degli infetti e il cui tasso di mortalità complessivo per infezione varia approssimativamente dallo 0,1% allo 0,5%, vengono sistematicamente segregate, licenziate, private delle cure mediche, demonizzate come se fossero “un pericolo per la società,” censurate, multate e perseguitate in altri modi. […] Sì, la Grande Epurazione Nuova Normale è in corso. “I non vaccinati” e altri infedeli ed eretici vengono inseguiti da folle fanatiche e in preda all’odio, trascinati davanti alla Nuova Inquisizione Normale e puniti in modo esemplare davanti a tutto il mondo. […]  Eppure, per quanto la situazione sia già isterica, contate pure su GloboCap per arrivare al massimo dell’isteria collettiva nei prossimi cinque mesi. Il prossimo inverno sarà un periodo di crisi, gente. Hanno bisogno di cementare la Nuova Normalità, in modo da poter abbassare il livello della “pandemia apocalittica.” Se fossero costretti a prolungarla per un altro anno … beh, non se la berrebbero nemmeno i Nuovi Normali più cerebrolesi. O … beh, magari, i più cerebrolesi potrebbero anche crederci, ma rappresentano una piccola minoranza. La maggior parte dei Nuovi Normali non sono fanatici totalitari. Sono solo persone che badano a se stesse, persone che si adatterebbero quasi a tutto per evitare di essere ostracizzate e punite. Ma, che ci crediate o no, c’è un limite al livello di assurdità che sono disposte ad accettare e al livello e alla durata dello stress e della dissonanza cognitiva che sono disposte ad accettare. La maggior parte di loro ha raggiunto quel limite. Hanno fatto la loro parte, hanno eseguito gli ordini, indossato le mascherine, fatto le “vaccinazioni” e sono felici di presentare i loro “certificati di obbedienza” a chiunque li richieda. Ora, vogliono tornare alla “normalità.” Ma non possono, perché… beh, per colpa nostra.

Vedete, GloboCap non può lasciarli tornare alla “normalità” (cioè, alla nuova versione totalitaria della “normalità”) fino a quando tutti (cioè, tutti quelli che contano) non avranno accettato di farsi “vaccinare” e di andare in giro con un certificato scansionabile di conformità ideologica nei loro smartphone. Probabilmente rinuncerebbero anche al requisito della “vaccinazione” se solo ci inginocchiassimo e giurassimo la nostra fedeltà al WEF o a BlackRock o a Vanguard o a chiunque altro e ci portassimo dietro un codice QR a conferma che crediamo nella “Scienza,” nel “Culto Covidiano” e in qualunque altro dogma ecumenico corporativista. Seriamente, lo scopo dell’intero esercizio (o almeno di questa fase dell’intero esercizio) è quello di trasformare la società, radicalmente e irrevocabilmente, in un monolitico campus corporativo dove tutti devono mostrare i loro documenti d’identità ad ogni svolta di un labirinto infinito di “spazi sicuri,” perennemente monitorati, eco-friendly, gender-fluid, ideologicamente uniformi, solo per non fumatori, senza cibi a base di carne, di proprietà e gestiti da GloboCap o dai suoi agenti, filiali e incaricati. Le classi dominanti capitaliste globali sono determinate a trasformare il pianeta in questa Utopia Woke fascista e ad imporre una conformità incrollabile ai suoi valori senza valore, non importa a che prezzo, e noi, “i non vaccinati,” li ostacoliamo. Non possono semplicemente rastrellarci e spararci – questo è il capitalismo globale, non il nazismo o lo stalinismo. Hanno bisogno di piegarci, di spezzare i nostri spiriti, di costringerci, illuderci, molestarci e perseguitarci fino a che non rinunceremo volontariamente alla nostra autonomia. E devono farlo nei prossimi cinque mesi. I preparativi sono già in corso. Nel Regno Unito, nonostante un calo dei “casi” e il fatto (che le “autorità” sono state costrette a riconoscere) che i “vaccinati” possono diffondere il virus proprio come “i non vaccinati,” il governo si prepara a passare al “piano B” e a lanciare il sistema di segregazione sociale che la maggior parte dell’Europa ha già adottato. In Germania, l'”Emergenza epidemica di importanza nazionale” (cioè il pretesto legale per l’applicazione delle “restrizioni legate al coronavirus”) scadrà a metà novembre (a meno che non riescano ad aumentare seriamente i “casi,” cosa che sembra improbabile a questo punto), quindi le autorità stanno lavorando per rivedere la “Infektionsschutzgesetz” (la “Legge sulla protezione dalle infezioni”) per giustificare il mantenimento delle restrizioni a tempo indeterminato, nonostante l’assenza di una “epidemia” o di una “emergenza.” E così via. Credo che abbiate capito. Questo inverno sarà probabilmente un po’ folle … o, OK, più che un po’ folle. In termini di isteria collettiva artificialmente indotta, probabilmente farà sembrare il Russiagate, la Guerra al Populismo, la Guerra Globale al Terrore, la Paura del Comunismo e ogni altra campagna di isteria di massa come una rappresentazione amatoriale del Götterdammerung di Wagner. In altre parole, dite pure addio alla realtà (o a ciò che resta della realtà a questo punto). Il tempo scorre e GloboCap lo sa. Se vogliono portare a termine questo Grande Reset, dovranno terrorizzare le folle dei Nuovi-Normali e farle arrivare ad uno stato di panico prolungato e di odio incontrollabile e irragionevole verso “i non vaccinati” e chiunque sfidi il loro dominio. Una ripetizione degli inverni del 2020 e del 2021 non basterà. Ci vorrà qualcosa di più del repertorio standard di statistiche false e manipolate, di proiezioni raccapriccianti, di foto di “camion della morte,” di ospedali vuoti che traboccano di ricoverati e di tutti gli altri aspetti familiari dell’uragano propagandistico neo-Goebbelsiano a cui siamo stati sottoposti per oltre 18 mesi.

Stanno affrontando una crescente rivolta della classe operaia. Milioni di persone nei Paesi di tutto il mondo protestano nelle strade, scioperano, marciano, “si assentano per malattia” e inventano altre forme di opposizione. Nonostante i tentativi orwelliani dei media corporativi di oscurare qualsiasi copertura o di demonizzarli come “estremisti di estrema destra,” i Nuovi Normali si sono accorti che qualcosa sta accadendo. E che la narrativa ufficiale sta finalmente cadendo a pezzi. I fatti reali sono innegabili per chiunque abbia un briciolo di integrità, tanto che anche i principali punti di propaganda di GloboCap, come il Guardian, sono costretti, a malincuore, ad ammettere la verità. No, GloboCap a questo punto non ha altra scelta che utilizzare tutte le armi a sua disposizione – a parte il dispotismo totale, che non può usare senza autodistruggersi – e sperare, alla fine, di farci crollare, inginocchiare e invocare pietà. Non so esattamente cosa abbiano in mente, ma, di sicuro, non ho fretta di saperlo. Sono già abbastanza provato così. Da quello che ho capito, lo sono anche molti di voi. Se può essere d’aiuto, magari vedetela in questo modo. Non dobbiamo marciare in assetto di guerra contro di loro. Tutto quello che dobbiamo fare è non arrenderci, resistere al prossimo assedio e arrivare ad aprile. O, se continueranno gli scioperi, le assenze per malattia e il “maltempo” potrebbe anche non volerci così tanto.

CJ Hopkins (tradotto da Markus) 

 
Lo stormo PDF Stampa E-mail

4 Novembre 2021

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C’è una comunicazione sensibile, sottile, energetica che non vola sulle ali della materia. Che non si diffonde con le onde acustiche, che nulla ha a che fare con l’intelletto. Ha a che fare con l’ancestralità che risiede in ogni essere senziente. Essa riguarda ciò che sentiamo. Scavalca, seleziona e inficia ciò che sappiamo. Sempreché si sia ancora ancora in contatto con l'infinito che siamo.

Si possono osservare gli effetti di questa comunicazione energetica negli stormi di storni, nei banchi di diverse specie di pesci. Indipendentemente dalla velocità d’origine, ogni componente modifica all’unisono la propria direzione. Il rischio di collisione pare corrisponda a zero. È come se ognuno fosse attraversato dalla medesima emozione che, quale prodotto della vita, non ha che una sola via di espressione. Ciò a cui assistiamo osservando gli stormi di storni e i banchi di sardine ci è utile per figurarci lo sciamare immateriale dell’emozione. Una rappresentazione che, adeguatamente modulata, può essere impiegata anche per spiegare cosa intendono gli economisti quando, parlando di rischio dell’investimento azionario, impiegano il termine “volatile”, per alludere al suo gradiente di stabilità/instabilità. Per dire che ci sono fluttuazioni che sono risultanti del mercato e dell’informazione. Per dire che ci sono movimenti incontrollabili, imprevedibili, che si trasmettono a velocità digitale. Nei confronti dei quali nessuno è escluso. O quasi.

In modo simile sciamano le opinioni. Attraversano le masse. Generano adesioni, opposizioni, reazioni. Sì, una caratteristica permanente in questo genere di comportamento umano è la reazione. Nella reazione è come se non fossimo noi a dirigere noi stessi, ma qualcosa che ha toccato l’ancestralità di ciò che crediamo di essere, che vorremmo credere di essere, che vogliamo dimostrare di essere. Dunque, il moralista non avrà necessità di conoscere le ragioni dell’altrui comportamento per giudicarlo, condannarlo, eliminarlo. Così pure il benpensante, quello che non esita a citare il buon senso per risolvere dimensioni intricate come due universi in collisione, quali sono le posizioni degli uomini che non si comprendono. Che non si riconoscono come pari. Che vogliono profondamente annientare, uccidere l’altro, pur di sentirsi ancora se stessi.

In momenti d’incertezza profonda o superficiale – i pubblicitari lo sanno meglio di altri – la reazione determina la scelta. Ugualmente, nei momenti di sofferenza varia, qualsiasi mano tesa è un Salvatore, con l’eventualità di riconoscere poi che altro ci sarebbe stato da intuire in quella disponibilità di aiuto, in quella falsa solidarietà, parola, politica.  Così, nel contesto socio-politico che stiamo vivendo, al quale arriviamo già minati da – anzi, educati a – effimeri valori, già predisposti a cercare fuori da noi, nell’esperto, nella laurea, nell’informazione, una barra del timone già orientata alla quale aggrapparci, l’individuo si adagia così a subire forze fuori dal suo controllo, simili a quelle che osserviamo negli stormi. Ma se gli animali, liberi dai saperi cognitivi, rispondono a definitive esigenze di sopravvivenza, riproduzione, sostentamento, noi, che abbiamo cessato di sentire le energie, che abbiamo perso, o venduto, la sensibilità, che abbiamo permesso venisse ricoperta, zittita e resa incapace di parlarci, sommersa da strati di rifiuti detti saperi, reagiamo secondo questi e null’altro. Le reazioni alla medesima emozione di paura, l’impotenza nei confronti di un domani che non sceglieremo, che dovremo subire secondo paradigmi alieni, che il grande Truman Show che non sappiamo di essere, ha travestito di verità definitive. Il nostro comportamento massificato è davanti agli occhi di chiunque voglia svegliarsi dal bromuro del consumismo, dall’oppiacea opulenza, sola sede del benessere che possiamo vantare.

Umani rapiti da un magnetico punto di attenzione, adottiamo comportamenti identici che si diffondono secondo una comunicazione sottile, girovagano tra le masse come in quei gruppi di tordi che, come nere nuvole artistiche, disegnano nel cielo irresistibili punti di attenzione, variano nell’aria, come se il messaggio di uno fosse il medesimo di tutti i componenti. Comportamenti di individui ormai inetti a riconoscere che non siamo esogeni alla realtà, ma che la creiamo mentre giudichiamo.

Lorenzo Merlo

 
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