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Tre motivi per non vaccinarsi PDF Stampa E-mail

25 Settembre 2021

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Potrei dire che sono tre, fondamentalmente, le motivazioni per cui non ho inteso finora e non intenderei "vaccinarmi".

La prima è una motivazione di ordine salutistico generale: ad un'età non giovanile non ho mai avuto patologie rilevanti, non ho pressoché mai preso medicinali in vita mia; per quale motivo dovrei alterare il mio sistema immunitario, che mi risulta funzionare bene? Riguardo più particolarmente questa "pandemia", noterei che ho passato circa metà del tempo a Milano, a contatto con molte e diverse persone, deliberatamente senza "precauzioni" particolari; da molte settimane sto andando ogni sabato alle manifestazioni, dove ovviamente ci si assembra, ci si sfiata addosso, gridando degli slogan magari ci si sputazza un po'... Covid per quanto mi risulta niente. La seconda motivazione potrei esprimerla così: di tutta questa situazione mi sembra non ci si possa fidare. Com'è che ad un certo punto si diffonde un virus - poniamo pure - che comunque non fa passare ogni sera il carretto a portare via i morti, tutt'altro, e immediatamente i mezzi di comunicazione ufficiali annunciano che il mondo non sarà più come prima, che dovrà esserci una "nuova normalità"? Si può credere all'onestà di ciò che viene detto, quando un generale dell'Esercito posto a capo di operazioni sanitarie parla di "immunizzazione", "immunizzarsi" a proposito di un medicinale che del tutto evidentemente non rende immuni dal virus i suoi assuntori? Ci si può fidare, in un contesto del genere, di ripetute iniezioni che vogliono a tutti i costi farti? La terza motivazione è una considerazione specifica di questo piano sanitario e di questi medicinali. Tutto starebbe ad indicare che non funzionano. Le nazioni che hanno più rapidamente e maggiormente "vaccinato" sono quelle dove si sviluppano nuove varianti del virus - come da molti esperti era stato previsto. Le stesse autorità sia mediche sia politiche avvisano che i "vaccinati" possono comunque essere contagiati e contagiare. I canali giornalistici, anche quelli ufficiali, confermano che questo effettivamente succede. Perciò anche spostando la considerazione sul piano dell'utilità sociale, di un impegno personale nel contrasto alla diffusione di un eventuale virus, avrebbe senso correre un certo rischio di azioni avverse del medicamento, che sembrano esserci in misura non proprio trascurabile già nell'immediato, e in misura molto sospetta nel futuro?

Come aggiuntiva e finale considerazione direi però questo: se anche dovessero inevitabilmente "vaccinarmi" da parte mia non mi preoccuperei più di tanto. Come mi sento di poter essere immune al virus, così mi sento di poter essere immune allo pseudo-vaccino. Saper trasformare il veleno in cibo è una funzionalità richiesta all'Essere Umano per il suo passaggio nel Mondo. Si tratta di una facoltà di cui l'Essere Umano è propriamente dotato, purché si mantenga o si rimetta nella sua corretta articolazione Spirito-Psiche-Corpo. Una propria facoltà sempre necessaria all'Essere Umano nel Mondo: tanto più in una civiltà avvelenata e velenosa come quella in cui ci troviamo al momento.

Enrico Caprara

 
Lo stato delle cose PDF Stampa E-mail

24 Settembre 2021

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 Da Comedonchsciotte del 22-9-2021 (N.d.d.)

L’atteggiamento di quasi tutti i politici, di Draghi in particolar modo, è l’atteggiamento di chi deve portare a termine un compito senza andare tanto per il sottile. Non si nota un minimo di empatia, un minimo di dubbio o di esitazione, nessun moto umano nei loro sguardi. Sono come autisti addetti al trasporto animali che devono portare un carico in macelleria e che danno per scontato che qualche animale arriverà morto o azzoppato e che tutti arriveranno mezzi morti di fame e di sete, gonfi di terrore. Non si va tanto per il sottile neppure per spingerli dentro il camion. A randellate e urla devono salirci tutti su quel camion e chi si impunta sulle zampe è una bestia testarda e va randellata di più, fa perdere tempo. Il bestiame deve essere condotto a destinazione nei tempi previsti, senza ritardi sul tabellino di marcia.

L’ho guardato bene Draghi in televisione. Trasudava la noia e l’insofferenza di uno a cui è toccato un lavoro di cui non gli importa nulla, ma che è costretto a fare. E allora lo fa, come lo fa chi prende a randellate le bestie per farle salire sul camion. Quello che poi succederà al bestiame non è affar suo. Per questo la campagna vaccinale non prevede sorveglianza attiva. Per questo nei centri vaccinali non si prendono in esame seriamente le anamnesi. Per questo non si richiedono test sierologici a persone che hanno precedentemente contratto la malattia, nonostante sappiano benissimo cosa è l’ADE. Per questo è quasi impossibile essere esentati. Per questo si minacciano i medici che hanno dubbi. Per questo non esistono praticamente controindicazioni. Per questo impongono l’obbligo con il green pass.

Non esiste possibilità di protesta o trattativa o discussione. Noi siamo le bestie.

Tiziana Visaglio
 
Ritorna la questione sociale PDF Stampa E-mail

23 Settembre 2021

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 Da Rassegna di Arianna del 21-9-2021 (N.d.d.)

Piovono tante spiegazioni in merito alla fuga Nato da Kabul. In occidente non ci si capacita di come 30 nazioni siano state sconfitte da soldati con sandali, motorini e turbante. Così imperversa l'ipocrisia dei profughi da aiutare come se la stessa guerra scatenata dalla Nato non ne avesse prodotto milioni. Profughi che, in parte, ora ritornano in patria e di cui nessuno dà notizia.  Alti lamenti si levano per le povere donne afgane come se gli sponsorizzati dall'occidente (afgani, arabi ecc. ecc.) fossero femministi. Come se il fondamentalismo talebano non fosse una costola della visione wahabita alimentata dal principale alleato in Medio Oriente: l'Arabia Saudita! L'unico regime afgano che difendeva donne e contadini è stato abbattuto proprio dagli Usa! In questi giorni, poi, c'è anche da chiedersi se sono peggiori i talebani o i recenti legislatori antiabortisti del Texas?

Aspro è lo scontro in atto negli Usa fra il sistema industrial-militare ed il realistico ritiro deciso da Obama, Trump e Biden. Non è dunque una scelta nuova, ma una strategia di ridislocamento delle priorità americane; motivo per cui hanno deciso da soli. La vicenda dei sottomarini e l'alleanza anglosassone nel Pacifico vanno proprio in questo senso. In Europa si cerca di sfruttare l'occasione per tentare (ancora una volta) di fare passi in avanti nella difesa comune, anche se non è dato sapere per quale politica estera. Si usa qualsiasi crisi per alimentare "Più Europa" ma senza una visione strategica. Cosa del resto impossibile per la composizione storica, culturale e sociale del vecchio continente. Ma la sconfitta di Usa e alleati è di più vaste proporzioni: sono tutte le guerre medio-orientali ad essere state sconfitte o ad essere impallate: Iraq-Iran, Iraq, Siria, Libia. Ed ora, nel Sahel, anche alla Francia non sta andando molto meglio.

Questa frase, tuttavia, non è esatta. Fino alla crisi del 2007/8 le guerre americane, infatti, non avevano come vero obiettivo la conquista e la costruzione diretta di stati fondati sul modello occidentale: Biden dixit. In effetti, dopo lo scioglimento dell'Urss e una dominazione su scala mondiale che sembrava inarrestabile, agli americani bastava destabilizzare i paesi che non rispondevano all'unico comando mondiale. Così si controllavano direttamente le fonti energetiche. Si smaltivano e rinnovavano gli arsenali. Si privatizzava anche la guerra. Il resto sarebbe venuto da sé. Ma la crisi del 2007/8 ha introdotto alcune varianti impreviste. La storia, che doveva finire, ha ricominciato a correre. La crisi dei subprime ha messo in mostra il fallimento dei presupposti finanziari e sociali del neoliberismo globalizzante. Le enormi differenze sociali prodotte hanno cominciato a creare opposizioni. In Europa ciò è stato alimentato dalle politiche austeritarie dell'Unione Europea. Draghi con il QI è sì riuscito a salvare l'euro e le élite ma il resto della popolazione non ha visto miglioramenti. Il populismo è stata una risposta a questa situazione. Populismi "di destra o di sinistra" che, tuttavia, non si sono dimostrati all'altezza e alternativi al neoliberismo. Il sistema ha cambiato politica e sono stati riassorbiti o resi inefficaci. Anzi, con il covid stiamo assistendo ad un populismo dei governi. Chi controlla l'insicurezza vince! Per altro verso, la globalizzazione ha favorito la Cina. La Russia e l'Iran si sono dimostrati ossi più duri di quel che il presunto impero pensava.   In questo quadro, l'Occidente è alla ricerca di una composizione fra un neoliberismo più o meno puro e un'ibridazione che vede la rimozione di numerosi tabù: i deficit, l'inflazione, l'intervento dello stato.  Un reset che ognuno fa secondo gli interessi strategici propri. Il virus è stata la tempesta perfetta per accelerare i vari processi. E di questo reset fanno parte anche le guerre e la pace: la geopolitica. La guerra è intrinseca a questa situazione. Ma la guerra ha molte facce: anche nuove. Tuttavia, se si rimane ai singoli fatti, se si guardano solo i singoli alberi, non si vede la foresta.

La crisi è di portata ben più ampia di una sconfitta militare. È di natura ideologica. Il modello neoliberista e capitalista occidentale ha esaurito la spinta propulsiva. Il resto del mondo infatti ha dimostrato di essere resiliente. Non a caso la Cina fa invidia per i successi di un modello dirigista a guida comunista. Cosa inconcepibile per il pensiero unico. Eppure basta osservare come in occidente ci sono voluti 20 anni per mettere una piccola tassa sui profitti delle multinazionali, mentre in Cina sono bastati tre mesi per tagliare la cresta a quelle cinesi e a salvaguardare i cittadini dall'abuso della richiesta dati da mettere nel frullatore dei profitti.

Dinanzi a questa situazione, Biden ha subito pensato di usare la democrazia per ricostruire il fronte alleato. Ma anche l'arma della democrazia è spuntata in quanto è lo stesso liberismo che la mette in crisi nello stesso "mondo democratico". La democrazia non è conforme al liberismo. Il ministro francese Le Maire intervenendo a Cernobbio, dopo aver indicato gli obiettivi dell'Unione su cui competere: conquista spaziale, cloud, aeronautica, intelligenza artificiale, semi conduttori, ha concluso affermando: "Siamo (Unione Europea) un sogno politico che si basa su pace, solidarietà e democrazia". Ogni commento è superfluo. Se quello che è in crisi non è una mera strategia militare o politica ma un intero sistema ideologico, politico, economico e sociale, non per questo l'occidente non ha più nulla da dire. L'occidente ha anche i germi dell'alternativa: uno fra questi è il socialismo. Un socialismo che, nelle varie espressioni, sovietica o socialdemocratica, è però morto quando è diventato una subordinata o ha pensato di competere con gli stessi meccanismi del sistema che voleva demolire. Compreso il fatto che è anch'esso fallito dove è stato "esportato". Ci sono infatti singolarità dei popoli che non vanno compresse ma comprese: Unione Europea docet. Un concetto, quello socialista, che tuttavia oggi non può essere nominato poiché rappresenta tutto e nulla. In Italia poi il socialismo è associato a Craxi!? Oggi, inoltre, il termine socialismo viene usato come mero intervento dello Stato. La stessa variante "socialista" del mondo cattolico è in crisi. E tutto il mondo cattolico si dimena fra conservatori e sinistrati alla Bergoglio. Siamo dunque in un tempo nuovo. Alcuni nodi sono fondamentali. Quello ambientale, va sottratto all'ennesimo uso del profitto. E non è tanto la questione ambientale che va affrontata, quanto il rapporto, nella sua forma capitalista ed economicista, fra la specie umana e la natura di cui siamo una fra le tante. In questo senso è tutta la filosofia occidentale che andrebbe messa in discussione. Scusate se è poco. Anche la salute, bene primario, è tutelabile anche in tempo di epidemie solo se l'economia è un affare sociale comune.  In caso contrario si alimenta lo scontro fra salute ed economia e, dunque, fra vari strati sociali. A sua volta, la digitalizzazione della vita è una frontiera nuova e pericolosa in quanto porta a de-contestualizzare, de-territorializzare e a "virtualizzare". In questo quadro, scuola, cultura, scienza ed informazione devono essere sottratte alla privatizzazione della gestione e degli scopi.  La questione democratica nella sua forma meramente rappresentativa va ripensata per il limite a cui è giunto il rapporto con il capitalismo. La Costituzione italiana ne è una vittima evidente.  E l'individualismo parossistico è il fondo antropologico di questi nodi. Ritorna dunque al centro la questione sociale in tutte le sue declinazioni alimentata da anni in cui gli squilibri interni e fra nazioni sono aumentati e sono destinati a crescere ancora. L'alternativa post capitalista si imporrebbe come necessità oggettiva, ma siamo ancora lontani da una proposta all'altezza: in particolare in Italia. C'è la trippa, c'è la fame, ma non ci sono i gatti.

Ugo Boghetta

 
L'onda lunga PDF Stampa E-mail

22 Settembre 2021

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 Nel gioco “unisci i puntini” compare una figura che mai si vede finché si guardano i singoli passaggi.

Si può credere che le autorevoli voci scientifiche, filosofiche e della società civile contrarie al vaccino come sola risoluzione del problema del Covid-19, sostenitrici delle cure domestiche, ipotizzanti di una regia extra sanitaria, intenta alla rivisitazione socio-economica del mondo e alla riduzione della popolazione, non siano giunte al tavolo del Governo? Dei Governi? Tendenzialmente no. C’è allora da presumere che i Governi che promuovono l’emergenza ad oltranza e l’attuato stato socio-sanitario, siano marionette dirette a distanza da fili digitali dall’ignoto IP. C’è da domandarsi cosa sia stato promesso ai passacarte della Stampa per disporre della loro quasi bulgara sottomissione.

È un’elementare premessa per arrivare a riconoscere che il problema inquinamento-ambiente-economia-demografia non poteva essere altrimenti risolto se non con strategia scacchistica. Infatti quale società avrebbe mai potuto mettere in atto le riforme utili per ridurre inquinamento e popolazione? Quale società avrebbe mai accettato di venire sterilizzata o consensualmente decimata? Ci voleva un’idea. Per il bene del pianeta e di tutti i rimasti. E a qualcuno è venuta. Sono gli stessi che hanno trafitto la Terra a morte e lo spirito degli uomini si sono presi la responsabilità di porre rimedio al danno compiuto. Naturalmente in stile con la loro biografia predatoria. In ordine con l’intento di mantenere l’egemonia economica del mondo, quantomeno di non farsi fagocitare dalla Cina e suoi sodali. Andare alla radice del problema non poteva non coinvolgere i quasi otto miliardi di persone che popolano la terra, oggi, vera fonte del problema ambientale. Forse più di quanto lo sia il capitalismo con la sua annessa produzione industriale e la quantità di emissioni urbane, private, sociali. Con cibo, risorse naturali e rifiuti si gioca alle tre carte, dove neanche il mazziere vince più. E lo sa. Il progetto smaltitorio della moltitudine mondiale passa forse attraverso le nanotecnologie e le vaccinazioni. Da tempo la ricerca scientifica maneggiava i virus. Da tempo aveva fatto parlare chi era al corrente dei fatti in quanto fautore della ricerca stessa. Si trovano video datati di diversi anni addietro che riferiscono di futuri virus e pandemie. Si trovano affermazioni che sostengono che a questa pandemia ne seguiranno altre, più micidiali. Erano i prodromi dell’intento decimante, del quale stiamo assistendo alla fase Uno, nel quale siamo immersi. Fase necessaria per avviluppare di paura la maggioranza degli otto miliardi che siamo. In preda al rischio di morte, l’esitazione nei confronti del vaccino sarebbe stata minima, nonostante il siero fosse in ammessa fase sperimentale dalle medesime Case farmaceutiche, nonostante le autorevoli voci scientifiche contrarie e mai governativamente ascoltate. La maggioranza avrebbe ascoltato il coro globalista di Governi e Media d’informazione. E avrebbe dato dell’irresponsabile a chiunque avesse invece esitato, a chiunque si fosse posto qualche interrogativo in merito.

Tanta innocente adesione è un fatto apparentemente sopra la capacità di qualunque imbonitore, venditore o leader, ma del tutto comprensibile sapendo della forza economica dei pochi individui che detengono i Media sociali e d’informazione. Ulteriormente di facile evidenza se si considera che quella forza economica è pari a quella di Stati. Costituire lobby d’interesse, disporre di eserciti – cyber o d’altro tipo non cambia –, formare reggimenti di individui uniformati e sparpagliare intelligence capaci di comporre elenchi di fonti di fake news solo perché esprimevano domande e posizioni differenti, è stata cosa che è andata da sé. Del resto, per Big Data e soci, non si tratta di democrazie parlamentari. Nessuna burocrazia le infesta, nessuna politica le inceppa. E come potrebbe: svuotata di tutto tranne che di talk show e progetti ad immediata scadenza, irrigidita dal politically correct, attenta a se stesse, miope sui problemi degli ultimi, e non solo.

Se, come già abbiamo visto, assisteremo ad attriti o peggio, a scontri sociali, non sarà che una strumentalizzazione, un diversivo per distrarre la maggioranza dai puntini che collegati permettono di disegnare l’onda lunga sulla quale plana il Progetto. La modalità della guerra tra poveri, del divide et impera è imperitura e fiorente tra logiche egoiche, le sole che siamo attualmente in grado di generare. Se nei prossimi mesi assisteremo ad un tasso cospicuo di mortalità, oltre all’onda lunga si potrà anche vedere la chiusura del cerchio. Del primo cerchio. La paura sterilizzerà la creatività necessaria a mantenersi lucidi, per seguitare a riconoscere la regia di questi tempi tristi. (Ma anche idonei alla diffusione di consapevolezze evolutive). Il Grande reset globalistico-socio-economico; la mitizzazione della tecnologia; l’apoteosi della digitalizzazione; la celebrazione del progresso nella corsa all’on line; la consacrazione della politica dell’accoglienza senza guardare al terreno identitario che essa decompone e manda al macero; non potevano essere raggiunti in tempi brevi. Nessuna politica sarebbe stata più veloce del virus, della malattia, della paura, della morte.

Intanto, marcia a pieno regime la formazione coatta della nuova intelligenza dei millenials. Vuota della cultura e della tradizione che hanno costituito le identità della precedente storia umana ma piena di agilità individualistica. Quanto mai idonea a creare élite e paria, a riorganizzare la piramide sociale sotto l’egida della flessibilità, del lavoro da remoto, dell’automazione, della precarietà, del reddito di cittadinanza. Del distanziamento sociale come ulteriore separazione e distinzione dall’altro. E della moltiplicata dipendenza dalla tecnologia. Con la quale è facile l’illazione su quanto sarà facile dominare società, individui, sentimenti. Su quanto saremo ricattabili. La dipendenza è il regno opposto a quello della libertà.

Siamo forse perciò all’inizio di uno storico epilogo. La cui parabola ha tempi imprecisati anche per chi sta in regia. E noi, diversamente da loro, non abbiamo che cenci e malridotte zattere. Difficile superare l’onda tanto anomala quanto prevedibile che da qualche parte si sta formando. Salvo cessare di dedicarsi ai diversivi ai quali, come sardine per i delfini nell’acquario, di solito dedichiamo passione e rabbia, energia e tempo.

Lorenzo Merlo

 
Nuova clandestinitą PDF Stampa E-mail

21 Settembre 2021

 Da Rassegna di Arianna del 18-9-2021 (N.d.d.)

L’Italia, come laboratorio politico dell’Occidente, in cui si elaborano in anticipo nella loro forma estrema le strategie dei poteri dominanti, è oggi un paese umanamente e politicamente in sfacelo, in cui una tirannide senza scrupoli e decisa a tutto si è alleata con una massa in preda a un terrore pseudoreligioso, pronta a sacrificare non soltanto quelle che si chiamavano un tempo libertà costituzionali, ma persino ogni calore nelle relazioni umane. Credere infatti che il greenpass significhi il ritorno alla normalità è davvero ingenuo. Così come si impone già un terzo vaccino, se ne imporranno dei nuovi e si dichiareranno nuove situazioni di emergenza e nuove zone rosse finché il governo e i poteri che esso esprime lo giudicherà utile. E a farne le spese saranno in primis proprio coloro che hanno incautamente obbedito.

In queste condizioni, senza deporre ogni possibile strumento di resistenza immediata, occorre che i dissidenti pensino a creare qualcosa come una società nella società, una comunità degli amici e dei vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza. Le forme di questa nuova clandestinità, che dovrà rendersi il più possibile autonoma dalle istituzioni, andranno di volta in volta meditate e sperimentate, ma solo esse potranno garantire l’umana sopravvivenza in un mondo che si è votato a una più o meno consapevole autodistruzione.

Giorgio Agamben

 
Paese maturo per ricevere ordini PDF Stampa E-mail

20 Settembre 2021

 Da Rassegna di Arianna del 17-9-2021 (N.d.d.)

Sono certo che avete tutti notato l'assiduità con cui il presidente Draghi compare in televisione a spiegare, ad esplicitare al popolo le ragioni del proprio operato (Praticamente per quel che ne sappiamo potrebbe essere deceduto da due mesi, tanto mandano sempre in onda filmati di repertorio con Supermario in tre varianti: pensosa, indaffarata e professionale. Il punto è che l'uomo è intelligente. Ha capito perfettamente che tutta la sceneggiata usuale dei politici che fanno la comparsata in TV, fingendo di interessarsi dei cittadini e delle loro opinioni, è una mera perdita di tempo. Il paese è maturo per ricevere ordini e accodarsi con entusiasmo. Basta avere il coraggio di farlo Lo stile è quello che l'uomo conosce bene, tipico degli ambienti che contano, mica di quella buffonata della "politica democratica". Ci si incontra in quella manciata di persone che pesano, si stabilisce cosa fare, cosa dare e cosa ricevere, e poi si manda in TV qualcuno che ama il suono della propria voce ad anticipare gli ordini al pueblo. Così tagli fuori tutta quella roba inutile, ottimizzi i tempi morti e non ti disperdi fingendo di ascoltare i lamenti della plebe. Passi in ufficio, parlotti con i capibastone, decreti, e poi torni a casa a dar da mangiare agli alani. Tanto c'è il coro dei santificatori in servizio permanente effettivo che fa il suo ben retribuito dovere, e tanto basta.

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E ora abbiamo il piacere di offrire al nostro pubblico un documentario sulla violazione dei diritti umani in Tibet e sull'autoritarismo in Ungheria.

Andrea Zhok

 
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