Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Interconnessioni PDF Stampa E-mail

7 Luglio 2021

Image

 Da Comedonchisciotte del 5-7-2021 (N.d.d.)

Il giornalista e autore tedesco Paul Schreyer ha prodotto un video di un’ora in cui mostra come una ‘guerra al bioterrorismo’ stesse prendendo forma già molto prima dell’emergere della Covid-19, prefigurando e forse dettando la risposta internazionale alla pandemia. Questa “guerra” si era intensificata negli anni ’90 e nei primi anni 2000 con una serie di esercizi di simulazione pandemica di alto livello condotti tra le nazioni industriali più influenti dell’Occidente. Le preoccupazioni su possibili pandemie erano state brevemente sospese durante la crisi finanziaria del 2007-08, ma erano emerse con maggiore intensità durante il panico per l'”influenza suina” del 2009. L’epidemia aveva spinto l’eminente teorico economico e sociale francese, nonché visionario networker, Jacques Attali, a fare una dichiarazione che Schreyer considera cruciale per aiutarci a capire alcune delle idee e delle forze che stanno dietro l’attuale “psicosi globale,” che circonda il SARS-CoV-2. Dopo l’allarme creato dalla diffusione di questo virus geneticamente modificato i governi di tutto il mondo hanno messo in pratica lockdown estremamente dannosi e trattato intere popolazioni con vaccini sperimentali, per un virus geneticamente modificato che avrebbe dovuto suscitare allarme, ma non dare origine ad una risposta sproporzionata e letale. Attali è consigliere speciale della politica francese ormai da diversi decenni, al servizio di presidenti come Francois Mitterand, Nicolas Sarkozy e Emmanuel Macron. Aveva previsto la crisi dei mutui subprime iniziata negli Stati Uniti nel 2007 e, nel 2009, era stato acclamato come uno dei 100 migliori “pensatori globali” dalla rivista americana Foreign Policy. È a capo di una società di consulenza internazionale che si occupa di strategia, finanza aziendale e capitale di rischio. Nel 2009, quando era scoppiata l’influenza suina, aveva scritto: “La storia ci insegna che l’umanità avanza a grandi passi se è spaventata. La pandemia in corso potrebbe innescare una di quelle paure che portano a cambiamenti strutturali. Allora saremo in grado di gettare le basi per un governo mondiale, un qualcosa che potremo realizzare molto più velocemente di quanto sarebbe stato possibile con le sole motivazioni economiche.” Un anno dopo, nel 2010, era stato pubblicato negli Stati Uniti uno studio basato su analoghe preoccupazioni globaliste, intitolato “Scenarios for the Future of Technology and International Development.” Era stato finanziato dalla Fondazione Rockefeller, una delle più antiche, ricche e potenti fondazioni private del mondo. Includeva una sezione intitolata “Lock Step,” dove [si ipotizzava uno scenario in cui] il 20% della popolazione mondiale veniva infettato da un nuovo virus e, in sette mesi, otto milioni di persone perdevano la vita. Lo scenario era descritto come segue: “Una mortale pandemia di influenza si diffonde a livello globale e getta le popolazioni nel panico. La Cina, con il suo approccio restrittivo, è vista come un modello di gestione efficace della crisi e viene ampiamente emulata. Indossare la mascherina diventa obbligatorio ovunque. Viene imposto un controllo autoritario sulla popolazione, che rimane in vigore anche dopo la fine della pandemia. I cittadini rinunciano volentieri alla loro sovranità e alla loro libertà. È solo dopo circa dieci anni di governi autoritari che la gente inizia a ribellarsi.” L’obiettivo di fondo dello studio, dice Schreyer, era quello di “seminare una nuova conversazione strategica tra i principali attori pubblici-privati e filantropici” per “ottenere un impatto più efficace” per un futuro designato.

L’antropologa e scrittrice Karen Harradine ha documentato il ruolo della Fondazione Bill e Melinda Gates (GF) nella realizzazione di questo obiettivo come autoproclamato leader della risposta globale alla Covid-19. […] Nel 2017 Gates aveva detto che il mondo era impreparato per le pandemie e che gli investimenti del CEPI in “vaccini DNA/RNA” avrebbero contribuito a risolvere i l problema. Secondo la Harradine, “la Fondazione Gates si è trasformata in una macchina da guerra globale con un potere svincolato da ogni forma di regolamentazione. Enormi quantità di denaro vengono incanalate secondo i pensieri, le passioni e i pregiudizi di un uomo dal giudizio discutibile,” scrive. “La spinta megalomane di Gates a vaccinare il mondo, che il mondo lo voglia o no, segue un modello ben noto,” dice la Harradine, modello che era iniziato quando Gates aveva convinto i funzionari della sanità pubblica statunitense a spostare le risorse necessarie al proprio Paese verso il mondo in via di sviluppo. Nel febbraio 2017, Gates era intervenuto alla Munich Security Conference, il principale forum mondiale per la politica sulla sicurezza internazionale, avvertendo che “ignoriamo il legame tra sicurezza sanitaria e sicurezza internazionale a nostro rischio e pericolo. È solo una questione di tempo prima che un agente patogeno pericoloso si diffonda, per un capriccio della natura o per mano di un terrorista. . . Il mondo deve prepararsi alle epidemie così come i militari si preparano alla guerra.” Per la prima volta, nel maggio dello stesso anno, i ministri della salute del forum intergovernativo G20, che rappresenta le nazioni industriali più ricche e potenti del mondo, si erano incontrati a Berlino. Erano rappresentati Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea. La Cina aveva partecipato ad un esercizio di simulazione per la messa a punto di una risposta coordinata alla minaccia di una futura pandemia. Invece di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) il pericoloso virus dava origine ad una patologia denominata MARS (Mountain Associated Respiratory Syndrome), perché nella simulazione il virus proveniva da una zona di montagna. Nel suo video, Schreyer ci mostra funzionari della sanità e ministri in carne e ossa mentre osservano con attenzione lo scenario fittizio della pandemia che evolve sullo schermo. “Guardando quell’immagine,” dice, “potremmo capire un po’ meglio perché nella crisi odierna tutti, o almeno la maggior parte dei Paesi, stanno procedendo in modo coordinato e perché in ogni nazione vengono fatte più o meno le stesse cose. Sono state fornite stesse ricette generali e le stesse istruzioni procedurali che ora vengono realizzate in modo sincronizzato. Almeno, così sembra essere.” Sempre nello stesso anno, nell’agosto 2017, il ruolo di guida nello sviluppo della politica sanitaria globale era stato assegnato alla Germania, che aveva ospitato un altro un incontro di alto livello, questa volta sotto gli auspici del ministro della salute Hermann Gröhe, che aveva inaugurato un comitato consultivo internazionale. Era presente Christian Drosten, il virologo noto per aver introdotto il primo (e molto contestato) test diagnostico al mondo per la Covid-19, così come due figure di alto livello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questi due personaggi presenti a quell’incontro “erano di un calibro completamente diverso,” dice Schreyer. Uno era Sir Jeremy Farrar, del consiglio di amministrazione del Wellcome Trust inglese, la quarta fondazione di beneficenza più ricca del mondo, con una base finanziaria di 29 miliardi di sterline, gestita da un team investimenti di grande successo che includeva lo stesso Farrar. L’obiettivo dichiarato del trust, per cui ha costruito un’enorme rete per lo sviluppo della governance sanitaria globale, è “sostenere la scienza per risolvere le sfide urgenti della salute che riguardano tutti.” L’altra personalità presente era il dottor Christopher Elias, il presidente per lo sviluppo globale della Fondazione Gates, che, con un patrimonio di circa 50 miliardi di dollari (36 miliardi di sterline), è in grado di esercitare un’influenza ancora maggiore.

Il successivo esercizio di bioterrorismo, ancora una volta ospitato dal Johns Hopkins Centre for Health Security, si era svolto a Washington, DC, il 15 maggio 2018. Chiamato CLADE X, era focalizzato su una immaginaria risposta del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti ad una pandemia virale globale causata da un virus trafugato da un laboratorio di Zurigo da una setta elitaria con l’obiettivo di ridurre la popolazione globale. Vi avevano preso parte anche due noti conduttori televisivi statunitensi. Lo scopo dichiarato era “illustrare le decisioni strategiche di alto livello e le politiche che gli Stati Uniti e il mondo dovranno perseguire per prevenire una pandemia o diminuire le sue conseguenze in caso di fallimento della prevenzione.”

Infine, un esercizio di simulazione chiamato Event 201 si era tenuto nell’ottobre 2019 all’Hotel Pierre di New York, di fronte a Central Park. Schreyer fa notare che il lussuoso hotel era stato costruito dai banchieri di Wall Street nel 1930, durante la Grande Depressione. Tra i delegati vi erano gli attuali direttori dei centri cinesi e americani per il controllo delle malattie e un ex vice direttore della CIA. Era presente il dottor Elias della Fondazione Gates, insieme al vice presidente per la salute pubblica globale di Johnson & Johnson, la più grande azienda farmaceutica del mondo, e il direttore operativo globale di Edelman, la più grande azienda globale di relazioni pubbliche e comunicazione. Lo scenario postulava la diffusione di un coronavirus mortale e, questa volta, la simulazione si concentrava sulle relazioni pubbliche. Il copione recitava: “I governi avranno bisogno di collaborare con i media tradizionali e sociali per ricercare e sviluppare approcci agili che contrastino la disinformazione. Questo richiederà lo sviluppo della capacità di saturare i media con informazioni rapide, accurate e coerenti. Da parte loro, i media mainstream dovranno garantire che i messaggi autorevoli siano prioritari e che quelli falsi siano soppressi, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie.” Erano stati presentati grafici, mappe e tabelle che mostravano i Paesi colpiti e in che misura, la crescita del numero di casi e le proiezioni su come il tasso di mortalità si sarebbe sviluppato nei mesi successivi.

“Questo è praticamente ciò che sta accadendo in questo momento,” commenta Schreyer. “Questo è esattamente lo stesso tipo di infografica che stiamo ricevendo dalla Johns Hopkins University. Sono le informazioni che ci vengono date da tutti i media tradizionali. E l’attuale censura da parte dei giganti dei social media, come YouTube e Google, era stata espressamente consigliata in Event 201, pochi mesi prima dell’attuale crisi del coronavirus. Ciò che era stato pianificato allora, adesso è realtà.” Chi stava pianificando cosa? Schreyer dice che tutte queste informazioni, viste nel loro insieme, forniscono il contesto perfetto affinché la gente possa arrivare in modo autonomo a capire ciò che sta succedendo. Schreyer ci fa capire quale sia il suo punto di vista ricordando una crisi finanziaria quasi inosservata che aveva avuto luogo poco prima della comparsa della Covid-19. “Molte persone, me compreso, non si erano rese conto che, a metà settembre 2019, i mercati azionari erano nel panico,” dice. “Nel 2019 si era verificata una crisi di liquidità chiamata ‘cash crunch’.” Un articolo del settimanale tedesco Zeit Online del 2 ottobre titolava: “Blackout nel sistema finanziario: La Fed cerca di prevenire un crollo del mercato dei contanti iniettando miliardi di dollari nel sistema finanziario. Quanto è allarmante la situazione?” Il rapporto continuava: “La crisi è arrivata all’improvviso. Le banche erano a corto di contanti. La Fed è intervenuta con massicce quantità di dollari per evitare il peggio. Questo ricorda il culmine della crisi finanziaria globale di 11 anni fa [nel 2008], ma, in realtà, sono cose accadute solo l’altro ieri, quando una parte importante del sistema finanziario globale si era trovata sull’orlo del collasso e il grande pubblico non si era accorto praticamente di nulla.” Schreyer ha controllato il bilancio della Fed e ha scoperto che, nella crisi del 2008, quando le banche avevano bloccato i prestiti interbancari, il patrimonio della Fed era raddoppiato nel giro di poche settimane, da circa un trilione di dollari (1.000 miliardi di dollari) a due trilioni, poiché aveva pompato denaro nel sistema acquistando titoli del tesoro e obbligazioni societarie. Questo processo, che in effetti crea denaro dal nulla, è eufemisticamente noto come quantitative easing. Le successive iniezioni di denaro avevano portato il totale a quattro trilioni di dollari alla fine del 2017. “Quando la si guarda da una prospettiva odierna ci si rende conto che la bolla era gigantesca, ed era diventato chiaro che quella pratica non poteva essere mantenuta,” dice Schreyer. “Bisognava sgonfiarla o sarebbe scoppiata.” La Fed aveva cercato di sgonfiarla nei due anni successivi, sottraendo delicatamente denaro dal sistema. Ma una nuova crisi di fiducia, a metà settembre 2019, l’aveva costretta a riprendere ad iniettare liquidità in quantità sempre maggiori. Queste iniezioni sono continuate anche dopo l’arrivo del nuovo coronavirus, con il pretesto della pandemia. Ma cosa c’era dietro gli interventi precedenti? Schreyer cita un rapporto del 16 gennaio 2020 di Norbert Häring, un giornalista economico tedesco: “La Fed ha giustificato i suoi interventi con la motivazione, assai poco convincente, di temporanei errori di calcolo, asserendo che era fuori questione che le banche non si fidassero l’una dell’altra. Questi presunti errori di calcolo sembrano però essere piuttosto persistenti. Quattro mesi dopo, la Fed stava ancora concedendo prestiti di emergenza in quantità incontrollate. Non se ne vede la fine… Potrebbe essere che il boom finanziario alimentato dalle banche centrali sia nella sua fase finale, quella prima del crollo.”

Come siano collegati la crisi finanziaria, la Covid-19 e il “Grande Reset,” che, com’è noto, era stato anticipato dal World Economic Forum (WEF), rimane ancora da vedere, ma non ci vuole un teorico della cospirazione per capire che sono tutti interconnessi.

Klaus Schwab, che dirige il WEF, il summit annuale a cui partecipano alcune delle personalità più ricche e potenti del mondo, ha detto che la pandemia rappresenta “una rara ma stretta finestra di opportunità per riflettere, reimmaginare e resettare il nostro mondo per creare un futuro più sano, più equo e più prospero.” Ma se, nel nostro scenario di vita reale, una parte del ruolo della Covid-19 è stato quello di evitare un imminente collasso finanziario, arricchendo ulteriormente pochi e impoverendo molti, quello che prevediamo per il futuro è un percorso molto accidentato.

Neville Hodgkinson

 
Retorica formalistica e menzognera PDF Stampa E-mail

6 Luglio 2021

 Da Rassegna di Arianna del 4-7-2021 (N.d.d.)

Quindici partiti europei hanno firmato una comune "carta dei valori". Nel testo:

- viene rivendicata l’idea di un’Europa «rispettosa dei popoli e delle nazioni libere», - si giudica inaccettabile che «i popoli siano sottomessi all’ideologia burocratica e tecnocratica di Bruxelles che impone norme in tutti gli ambiti della vita quotidiana», - si osserva che «le nazioni si sentono lentamente spogliate del loro diritto ad esercitare i loro legittimi poteri sovrani», - si chiede il «rispetto dell’eredità giudaico-cristiana dell’Europa», e infine - si riafferma la «convinzione che la famiglia è l’unità fondamentale delle nostre nazioni.»

Questo manifesto ideologico è mirato a dare ai cosiddetti "partiti sovranisti" un'omogeneità spendibile sul piano elettorale, sia sul piano interno che su quello europeo. Ci sono, credo, due punti di vista da cui questo manifesto può essere valutato. 1) Da un lato questo manifesto è stato salutato da molti esponenti del centrosinistra - in Italia da Letta - come la prova provata dell'incompatibilità delle "destre sovraniste" con i "valori europei". Curiosamente le obiezioni che si sono sollevate sembrano concentrarsi esclusivamente sulle 'cattive compagnie', piuttosto che sui contenuti espressi. In Italia si rimproverano Salvini e Meloni di accompagnarsi ad Orban e Le Pen, altrove si fa il gioco inverso, basandosi efficacemente su meccanismi di discredito mediatico della stampa interna. Conformemente con lo stile dell'odierna politica, sui contenuti si sorvola. In effetti, un documento che - testo alla mano - sembra chiedere rispetto per le principali religioni monoteistiche praticate in Europa, per le nazioni europee e per la famiglia è difficile da presentare come inaccettabile e inaudita mostruosità. Non che non esista chi pensi esattamente questo. Esiste realmente una parte dell'opinione pubblica per cui "Dio, Patria e Famiglia" sono percepiti come il Male. Si tratta di gruppi significativamente rappresentati tra le élite cosmopolite, nella stampa liberale, e in alcuni ambiti progressisti, dove la felicità è immaginata come la possibilità di sguazzare in una società liquida di individui fluidi, in un perenne presente senza passato (eccezion fatta per il passato monetizzabile delle proprie rendite). Tuttavia, nonostante l'ampio spazio culturale lasciato a queste istanze, esse rimangono minoritarie a livello popolare, e proprio in ciò sta la vera preoccupazione del centrosinistra (e dei 'moderati') rispetto a quel "manifesto dei valori": quella mossa è percepita come un appello valoriale potenzialmente dotato di seguito popolare. Peraltro, che le destre da decenni abbiano un seguito soprattutto popolare, fondato più su fattori di identificazione ideal-valoriale che su prove di buon governo, è abbastanza evidente. In quest'ottica, in una prospettiva di spostamento dei flussi elettorali, la preoccupazione dei partiti di centro-sinistra (ma anche dei moderati di destra) è comprensibile. 2) C'è però anche, forse soprattutto, un secondo lato da cui la cosa merita di essere vista. Questa mossa da parte delle "destre europee" non è davvero una grande novità. Il fatto di giocare la carta della conservazione culturale in un contesto liberale è un evergreen, dall'Action Française di Maurras al conservatorismo sociale dei Reagan e delle Thatcher. Si tratta di quella che altrove ho chiamato una "falsa opposizione" che caratterizza l'epoca del trionfo liberale: a fronte allo smantellamento delle identità sociali, ideali e personali implicito nello sviluppo della ragione liberale sorge ciclicamente come apparente 'correttivo' una linea “reazionaria” che fa il gesto di ripristinare o conservare residue identità preliberali. Questa mossa funziona perché dà l'impressione di andare incontro a problemi reali generati dallo sviluppo liberale, prendendo verso di essi una posizione valoriale critica e di buon senso. Il problema, tuttavia, è che siamo in effetti davanti ad una falsa opposizione tutta interna alla ragione liberale. Infatti gli stessi partiti che apparentemente si stracciano le vesti per difendere il Cristianesimo, la Patria e la Famiglia, sostengono senza freno e ritegno una concezione mercatista della società e sono i più assidui promotori di una concezione di stato minimo, con tassazione minima (es. Flat Tax) e deregolamentazione del mercato. I nostri "promotori dei valori cristiani" rimuovono in perfetta cattiva coscienza il fatto che non c'è nessuna compatibilità possibile tra la totale negoziabilità richiesta dai meccanismi di mercato, dove tutto ha di diritto un prezzo, e la non negoziabilità di valori cristiani (e umani). Rimuovono il fatto che non c'è meccanismo più erosivo di ogni istanza trascendente e sacra dell'individualismo mercatista, e che, per dirla con parole antiche, "Non potete servire insieme Dio e Mammona." (Mt6, 24)

Con la stessa cattiva coscienza questi "difensori della patria" fingono di non vedere che per la sovranità dei meccanismi di mercato nessuna sovranità nazionale può esercitarsi davvero. Le libertà di mercato, i liberi spostamenti di capitali, merci e forza-lavoro annullano le capacità operative degli stati, ne demoliscono l'autorità legale e ogni controllo sulle forme di vita della popolazione.

Parimenti i nostri integerrimi "difensori della famiglia" dimenticano che la prima fonte di disgregazione delle famiglie esistenti, e la prima causa dell'impossibilità di far esistere una nuova famiglia, sono le condizioni del mercato del lavoro: la flessibilità degli orari, l'instabilità dei luoghi, la precarietà degli impieghi, i salari di sussistenza, i tempi di lavoro che fagocitano ogni altro tempo umano e relazionale.

Così, i nostri crociati dei valori umani si mettono sul mercato politico come persone tutte d'un pezzo, con il cuore dalla parte giusta, e nel contempo vendono all'incanto al miglior offerente i "propri popoli". E la cosa peggiore in questo processo è che finisce per produrre un disincanto terminale in quegli stessi valori difesi a chiacchiere, che vengono identificati con una retorica formalistica e menzognera.

Andrea Zhok

 

 
Solo propaganda PDF Stampa E-mail

5 Luglio 2021

Image

 Da Comedonchisciotte del 27-6-2021 (N.d.d.)

Oramai la propaganda trasuda da qualsiasi cosa i media trasmettano, dai telegiornali, ai telefilm, alla pubblicità dei dentifrici, per non parlare dei talk show. Tanto che non si avverte più nemmeno l’incoerenza più stridente. Recentemente si è parlato molto della guerra tra Israele e Palestina (Striscia di Gaza? Hamas? Come bisogna chiamarla? Io la chiamerei guerra civile), il che fa venire in mente alcune considerazioni. Secondo l’ideologia obbligatoria ufficiale noialtri italiani dobbiamo accettare di buon grado e con animo grato che il paese venga progressivamente invaso da un’immigrazione di massa africana e medio orientale, cioè, in prospettiva, che da qui a pochi anni (un paio di generazioni? Tre?), questo paese non esista più come un’Italia abitata da gente di cultura e tradizione italiana, ma divenga un luogo anonimo a popolazione mista (fate conto Detroit), probabilmente a prevalenza culturale islamica con tutti i mutamenti di costume che ne conseguono, senza più un’identità che la diversifichi dal Belgio o dalla Svezia, che a loro volta saranno nelle stesse condizioni. Proprio come l’ideologia obbligatoria ufficiale, che qualifica come fascista e razzista chiunque abbia dubbi in proposito, auspica e impone. D’altra parte Israele è curiosamente esentato da tutto ciò. Israele può (e deve), rimanere uno stato ebraico, cioè abitato da persone di sangue puro (e, presumibilmente, superiore), confinando quelli che di sangue puro non sono, in apposite aeree recintate, formalmente extraterritoriali, affinché il sangue puro ebraico continui ad avere la maggioranza e Israele rimanga tale. Il tutto è reso ancora più fantasticamente incoerente dal fatto che Israele non esiste da duemila anni, come piacerebbe far credere, ma dal non lontano 1948: prima di allora quelle terre non erano disabitate, ma appartenevano proprio a quella gente ora rinchiusa nei recinti, che non può più rientrarci, altrimenti inquina il sangue puro. Perciò la televisione ci insegna che Israele, per difendere la propria sacra esistenza come stato nazionale di sangue puro, può e deve, sia pure a malincuore, uccidere e fare la guerra. Per difendersi, certo. Noi italiani, invece, che non occupiamo terre rubate ad altri nel 1948, ma stiamo in questo luogo da tanto tempo che non sono più neppure conoscibili coloro ai quali le abbiamo eventualmente sottratte, dobbiamo non di meno accettare, e a breve termine, la prospettiva di una dissoluzione culturale, senza alcuna difesa o opposizione, stando bene attenti, a casa nostra, a non discriminare a nostro vantaggio.

Perché loro, che quelle terre le hanno occupate da una generazione, possono difenderle e noi, che siamo qua da sempre, no? Alla fine siamo arrivati a dar ragione al Metternich: l’Italia è un’espressione geografica. Ma perché, allora continuiamo a definire il nostro patrimonio culturale, senza peraltro portare prova alcuna, il più importante del mondo? Nostro di chi?

Daniele Vannini

 
Dalla disperazione nasce la speranza PDF Stampa E-mail

3 Luglio 2021

Image

Negli ultimi mesi la cronaca nera sta registrando, con una frequenza allarmante, episodi che nelle strade italiane un tempo erano impossibili se non inconcepibili, episodi tipici della società americana e non di un Paese profondamente di cultura europea come il nostro: solo nelle ultime 4 settimane in una borgata romana un uomo ha ucciso due bambini e il loro nonno senza ragione, quindi a Roma stazione Termini un ghanese ha minacciato di ammazzare passanti (senza ragione) dando in escandescenze, quindi nel bolognese un adolescente ha ucciso una sua coetanea: ovviamente senza ragione, manco ha saputo giustificarsi dinnanzi agli inquirenti.

Liquidare il tutto gridando al "migrante pericoloso" (il ghanese) o al "malato mentale" ha lo stesso significato del proverbio che fu tanto caro a Mao Zedong: "Se allo stupido indichi la luna col dito, lo stupido osserva il dito, non la luna". Qui non c' entrano né ghanesi, né passaporti, né perizie psichiatriche, spesse volte usate come comodo alibi per giustificare l'ingiustificabile. Forse su dieci episodi simili un colpevole (massimo due) è pazzo, ma gli altri otto o nove sono capaci di intendere e di volere. Questi sono omicidi e crimini puramente nichilisti, specchio della deriva totalmente nichilista imboccata dalla estrema decadenza della nostra civiltà e che in una società ormai ridotta a poltiglia di massa come quella italiana (europea, occidentale) altro non faranno, in futuro, che intensificarsi.  La diagnosi del male è stata approfondita più volte, ripetere le cause sarebbe noioso, questo è il tempo di analizzare la eziologia e di azzardare cure sperimentali.

Per due grandi studiosi di sociologia e psichiatria come Eugenio Borgna e Umberto Galimberti (testa pensante che ha il solo difetto di scrivere per un rotocalco turbomondialista) una delle cause principali va ricercata nella "distruzione del futuro positivo". Il ragionamento è questo, grossomodo: siamo figli della civiltà greco-romana ma ancor di più della civiltà cristiana e la civiltà cristiana -che permea nel pensiero anche chi cristiano dice di non essere- si basa su una tripartizione del tempo: il passato della colpa, il presente della redenzione e il futuro dell'ottimismo.

Per secoli e secoli di cristianesimo, insomma, il presente doveva essere il tempo della purificazione personale in attesa di un futuro migliore. La Modernità dapprima in sordina e la post-modernità poi, in maniera ancor più eclatante, oltre ad aver totalmente ridotto al silenzio il passato, che da tempo della colpa è giunto ad essere tempo della rimozione -scollegandoci dunque ad esso- hanno finito per guastare il presente stesso, con la "morte di Dio" (Nietzsche) e cancellare il futuro dell'ottimismo. La "società della ipertecnica"(Galimberti) che non corrisponde totalmente alla tecnologia seppur da essa permeata, ha quale caposaldo una iper-razionalità che tende a decostruire per ricostruire solo a propria immagine e somiglianza, in base ad un utilitarismo funzionale soltanto ai propri ingranaggi. Se questo meccanismo permette da un lato all' ingranaggio di funzionare, per rovescio della medaglia non dà alcun fine, alcuno scopo di essere e di agire a uomini e donne, che diventano puri meccanismi sempre più fluidi, liquidi e labili. "Quando il futuro non è più una promessa positiva, mancano gli scopi, manca il senso, ecco che mancano le risposte ai perché" chiosa Borgna nel suo dialogo con Galimberti e il "perché" più grande è la domanda: "perché devo stare a questo mondo?".

Di mio aggiungo questo esempio, applicabile all' "hic et nunc" che stiamo vivendo: vi è una campagna martellante, specie presso i giovani -la fascia più delicata e sensibile al nichilismo- affinché si facciano il vaccino. Apro e chiudo la polemica dicendo che il vaccino dovrebbe essere solo su base volontaria, non rompo le palle a chi vuol farselo purché non rompano le palle a quelli che hanno deciso di non farlo, secondo il loro libero arbitrio. Secondo questa campagna persuasiva e melliflua i giovani dovrebbero farsi il vaccino...per riprendere, semplicemente, a fare quello che facevano sino a marzo 2020, cioè gli utili idioti del consumismo funzionale alla società ipertecnica. Al di là del fatto che si voglia farlo o meno, nessuno ha mai spiegato a questi giovani -per una buona parte impauriti, conformisti, confusi, che proprio bene non stanno- quale dovrebbe essere l'orizzonte oltre il vaccino, quale lo scopo, quale la meta da raggiungere, il futuro da conquistare, la stabilità e l'armonia da cogliere. L' unica cosa che si coglie è quella di un ritorno a libertà ottriate che dovrebbero invece essere naturali, ma chiudiamo il capitolo per non uscire dal seminato.

E si ritorna sempre alla domanda da un miliardo di euro: che fare? Borgna e Galimberti, nel loro dialogo, rispondono dicendo di "coltivare l'amore e l'empatia e di conoscere noi stessi, riscoprendo le parti irrazionali insite nell' essere umano". È una risposta certamente non sbagliata ma troppo generica e più adatta al singolo che alla società nel suo complesso. Una integrazione a tale quesito potrebbe scaturire dall'asserzione sociologica che negli ultimi secoli ad ogni trasmutazione della struttura sociale non è mai corrisposto, sino ai tempi nostri, una cancellazione dei valori supremi: nel passaggio dall' Ancien Regime alla Rivoluzione e poi alle Rivoluzioni Industriali prima maniera, mutavano le gerarchie e i rapporti di forza del potere, si poteva essere "sudditi" o "cittadini", formalmente uguali o ineguali dinnanzi alla legge ma concetti quali onore, rispetto, senso del dovere, parola data, onestà, lealtà, dignità e coraggio erano solidi e radicati sia ai tempi di Luigi XVI che delle acciaierie Krupp ad Essen durante la Prima Guerra Mondiale (il 1914 fu uno dei grandi spartiacque storici). Nel suo utilitarismo funzionale all' ingranaggio, la società iper-razionale ed iper-tecnica ha spazzato via pure questi valori atemporali ed eterni. Mai come oggi, allora, servirebbe una élite di pensiero e di comportamento che alla positività del futuro sappia unire il saggio concetto di senso del limite di derivazione greca, unito a tutti gli elementi e valori più volte citati: non è il tempo delle prediche ma quello degli esempi che devono essere colti ed introiettati, anche se i tempi saranno lunghi e quasi nessuno di noi vedrà l'aurora.

Il nichilismo deriva dal latino "nihil", nulla: è un enorme spazio vuoto che risucchia (come il "Nulla" de "La storia infinita " di Michael Ende, che è tutto tranne un romanzetto per adolescenti come qualcuno erroneamente potrebbe pensare) e il "Nulla" va riempito per poter essere neutralizzato. Di esempi, di valori, di contenuti. Affinché si possano trovare le risposte ai perché. Sta a noi farlo, provare a farlo, è un compito arduo e disperato, ma come scrisse Bernanos" è dalla disperazione che nasce la speranza".

Simone Torresani

 
L'attacco finale PDF Stampa E-mail

2 Luglio 2021

Image

 Da Comedonchisciotte del 28-6-2021 (N.d.d.)

Multinazionali, Gotha della finanza, Massoneria, case regnanti e Chiesa post-Conciliare hanno stretto un’alleanza di ferro per acquisire un sempre maggior potere, a danno dei popoli. Contro i pericoli insiti nel progetto mondialista, l’antropologa Ida Magli ci aveva già messi in guardia sin dal 2010, anno in cui la Bur pubblicò il suo illuminante saggio intitolato La Dittatura europea. Fra i grandi burattinai che muovono i fili delle sorti umane, figurano i vari Attali, Bezos, Elkann, Gates, Musk, Sassoon, Schwab, Soros, Rothschild, Rockefeller, Warburg, Zuckerberg, etc. Costoro posseggono immensi capitali, grazie ai quali si sono assicurati il controllo dei mezzi di informazione, l’industria cinematografica, le agenzie pubblicitarie… Così manipolano l’opinione pubblica, orientano il consenso popolare, manovrano elezioni, allo scopo di costruire governi-fantoccio, confezionati ad hoc per soddisfare i loro desiderata. Benché agiscano da furfanti, i signori delle banche, della guerra, del petrolio, della farmaceutica amano autodefinirsi filantropi. Tiranni del pensiero unico, si fingono paladini della democrazia, e se ne servono invece come di un cavallo di Troia, per esercitare un liberismo sfrenato e inasprire la sorveglianza sulla popolazione. Questi filibustieri cosmopoliti e pedo-satanisti si appoggiano a una rete di organismi incaricati di dare piena e fedele esecuzione all’agenda mondialista: Bilderberg, Trilateral, Aspen Institute, Gruppo dei Trenta, Club di Roma, Banca Centrale, Fondo Monetario Internazionale, Federal Reserve, ONU, NATO, OMS, FDA, EMA, CDC, AIFA, Commissione Europea, Corte Internazionale dell’Aja e, dulcis in fundo, World Economic Forum, per citarne solo alcuni. Con il ricorso a conflitti scellerati, attentati terroristici, privatizzazioni selvagge, embarghi arbitrari, minacce, rappresaglie, leggi inique, norme assurde, creazione di trust in paradisi fiscali e in virtù di false emergenze sanitarie che si reggono su dati fasulli, paura gonfiata ad arte, protocolli criminali e corruzione mirata, rapinano le ricchezze dei singoli Stati e stabiliscono equilibri geo-politici a loro convenienti.

 Il Sars Cov 2 potrebbe essere una chimera, cioè un virus ingegnerizzato, costruito nel laboratorio di Wuhan. L’ipotesi, sostenuta fin da subito dal Nobel per la Medicina Luc Montagnier, in sostanza è stata ora confermata anche dall’immunologo statunitense Antony Fauci. La Covid, a ogni modo, ha funzionato da catalizzatore e da acceleratore per alcuni eventi dalla portata storica, tutti in linea con gli interessi delle élite globaliste e con i traguardi da esse perseguiti. Ne citiamo cinque:

I) Il Nuovo Ordine Mondiale è infine diventato una realtà. Nel 2020 le Costituzioni di oltre un centinaio di Paesi sono cadute in sincrono, come tanti birilli. Nello stesso momento, con le medesime modalità, e da oltre un anno, miliardi di persone sono state poste agli arresti domiciliari, hanno subito misure da Stato di polizia: multe, TSO, divieto di circolare, libertà negate, diritti calpestati, repressione, censura, Parlamenti esautorati. II) Lo stato di emergenza ha paralizzato le attività lavorative e bersagliato le piccole e medie imprese, favorendo i colossi di Wall Street. Nel primo trimestre ‘21, l’utile de “i magnifici 6” – Apple, Amazon, Facebook, Google, Microsoft e Netflix – rispetto allo stesso periodo del 2020, è più che raddoppiato, con un balzo da 36,99 a 76,3 miliardi di dollari. Per non parlare dei guadagni da capogiro conseguiti da Big-Pharma. III) Con il Recovery Fund, i giovani europei sono stati schiacciati sotto il macigno di un debito mostruoso, che non potrà essere ripagato prima del 2050 e presumibilmente, per l’incremento dei tassi di interesse, sarà anzi destinato a ingrossarsi nel tempo o forse a diventare perpetuo. IV) Mentre la popolazione mondiale era confinata nelle proprie case, ovunque si è registrata un’impennata nell’installazione di antenne 5G. E il lancio in orbita di satelliti Starlink della SpaceX di Elon Musk, per estendere l’Internet globale anche alle aree più remote del pianeta, procede a pieno ritmo. Al momento la flotta conta 1.500 unità. Ma è stata ottenuta l’autorizzazione a rendere operativi altri 12.000 dispositivi. La sorveglianza sulla popolazione mondiale diventerà così più omogenea e capillare. V) Sono state approntate le condizioni per introdurre una “nuova normalità”. Con il Great Reset, cui a Davos nel gennaio ‘21 è stato dedicato l’incontro annuale fra i potenti della Terra, si è sferrato l’attacco finale all’architettura sociale dell’Occidente. Nel mirino, le identità, la cultura, la lingua, la logica. E, soprattutto, l’infanzia. L’isolamento sociale planetario coatto sembra preludere a un inquietante processo di mutazione antropologica. La quarta rivoluzione industriale, entrata di prepotenza nella storia, ne ha già modificato il corso. Si prevede che la digitalizzazione porterà alla perdita di 800 milioni di posti di lavoro. Altro che aiuti alle attività sofferenti: le più recenti linee-guida fissate dal Gruppo dei Trenta parlano piuttosto di “distruzione creativa”, un piano spietato, diretto a spazzare via le “aziende zombie”, in tal modo i cinici e bari decisori globali definiscono bar, ristoranti, palestre, negozi, locali di intrattenimento, operatori del turismo e dello spettacolo, come spiega Pietro Ratto nel suo recente studio dedicato alle Lobby. L’umanità verrà traghettata, suo malgrado, verso la china della depopolazione e della decrescita felice. Scuola e lavoro si svolgeranno perlopiù a distanza. Le automobili viaggeranno senza conducente. Il medico di famiglia lascerà il posto alla tele-medicina. Tante professioni spariranno, sostituite da efficienti sistemi informatici. O verranno affidate a intelligenze artificiali.

Ma l’umanità dovrà fare i conti anche con realtà mefistofeliche come l’editing del DNA, la bio-ingegneria, la cibernetica, la robotizzazione, le nanotecnologie. E dovrà cimentarsi con scenari distopici quali il transumanesimo, gli embrioni sintetici da staminali, la vita generata dai metalli, i chip impiantabili nella corteccia cerebrale, il controllo di neuroni da remoto. Non si tratta di fantascienza ma di soluzioni cui la scienza, asservita ai poteri forti, lavora da decenni. L’essere umano, come noi lo conosciamo, sarà insomma esposto al rischio estinzione.

Morta la giustizia, corrotta la magistratura, disattesi i Trattati Internazionali, per educare i sudditi all’obbedienza oggi intanto si è spianata la strada ai trattamenti sanitari obbligatori e alle terapie sperimentali. In un quadro di questo genere, non c’è dunque da stupirsi se la correlazione fra reazioni avverse o decessi da sieri genici viene puntualmente negata, minimizzata, sottaciuta. Non c’è da stupirsi se il sito europeo Eudra Vigilance per la farmacovigilanza sugli effetti indesiderati dei cosiddetti vaccini risulta di difficile accesso, farraginoso, poco trasparente. Non c’è da stupirsi se le case farmaceutiche non si assumono responsabilità per i cocktail micidiali che ci iniettano in vena. Non c’è da stupirsi se le vaccinazioni sono gestite dall’esercito e le analisi dei vaccini da parte di laboratori di ricerca indipendenti sono impedite. I buoi al macello vanno tenuti nell’ignoranza. E nel terrore. Se per caso qualcuno osa dissentire protestare ribellarsi, allora c’è sempre la macchina del fango, la gogna mediatica, la riprovazione sociale, gli algoritmi a bannare la contro-informazione. Ammazzare il pensiero critico è una priorità. Perché il peggio, purtroppo, deve ancora venire.

Per capire che cosa ci aspetta nel medio termine, non serve però la sfera di cristallo. È sufficiente osservare quanto accade ora in Cile, dove il 75% degli abitanti ha già ricevuto la prima dose di vaccino anti-Covid e il 58% anche la seconda, eppure si è già tornati all’incubo del confinamento in “zona rossa”. I vaccini infatti, ormai è dimostrato, non solo non prevengono il contagio ma anzi lo diffondono. Con l’aggravante delle varianti. Del resto la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ci ha avvertiti: “L’Europa si prepari a un’Era delle Pandemie.” I nostri aguzzini, talvolta, si mostrano compassionevoli: se non altro si prendono la briga di comunicarci il martirio orchestrato per noi.

Lidia Sella

 
Uomini e topi PDF Stampa E-mail

1 Luglio 2021

Image

 Da Rassegna di Arianna del 28-6-2021 (N.d.d.)

Secondo Bacone vi sono tre modi di accostarsi allo studio della realtà. Uno è quello della formica, empirico, tipico di chi semplicemente accumula dati, informazioni. Un altro è quello dogmatico, simile all’azione del ragno che trae da sé stesso, dalle proprie fantasie o speculazioni, tutto ciò che gli importa sapere. Infine v’è l’ape, che raccoglie il polline dell’esperienza e lo elabora dentro di sé, lo sottopone ai succhi digestivi della logica, fino a trarne il miele di una conoscenza reale. La scienza moderna è di fatto un maestoso alveare in cui, grazie alla ricerca e alla collaborazione di tanti operosi cervelli, si produce la pappa reale della verità.

Spesso inattese scoperte nascono attingendo a fiori nascosti, lungo sentieri inesplorati. Ad esempio, la scienza avrebbe sicuramente ignorato l’oscura Bertha Hegel se per alcuni anni non fosse stata cuoca e governante del grande Richard Wagner. Pare che il compositore amasse particolarmente una zuppa di cavoli e rape che Bertha gli preparava. Non vi sono dubbi sul fatto che Wagner, dopo aver mangiato detta zuppa, compose alcune delle sue pagine più felici: l’impetuosa Cavalcata delle Walkirie, la struggente Morte di Isotta. Alcuni ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università del Michigan hanno perciò ipotizzato una relazione tra questi ortaggi e l’ispirazione musicale. Gli esperimenti condotti finora sui topi, ai quali per mesi è stata somministrata giornalmente un’abbondante razione di cavoli e rape, ancora non consentono conclusioni certe. I roditori manifestano solo un insolito meteorismo, ma secondo gli psicologi questo rappresenterebbe una rudimentale elaborazione di forme musicali. Da questi primitivi incunaboli dell’arte di produrre suoni si arriverebbe secondo loro, attraverso una lenta evoluzione, ai sublimi capolavori di Bach, Mozart ecc. Ulteriori studi potranno indicarci come trarre da questa teoria utili applicazioni nell’insegnamento della musica.

Di grande interesse per l’arte sono anche i test condotti sui topi da un’équipe di medici e psicologi dell’Università del Minnesota. La loro ricerca ha preso l’avvio da un lavoro dello psichiatra Reginald Keynes, volto a stabilire una correlazione tra il Giudizio Universale di Michelangelo e i reumatismi che affliggevano l’artista. Secondo lo studioso inglese, il grande affresco rappresenterebbe una sublimazione dei dolori correlati alla patologia del Buonarroti. Per trovare conferma a tale ipotesi sono stati posti sotto osservazione due gruppi di ratti, gli uni sani, gli altri isolati in ambienti umidi e malsani, per produrre in loro l’insorgere di sintomi reumatici. A entrambi è stato poi permesso di zampettare tra inchiostri di diverso colore, creando spontanee espressioni pittoriche. L’analisi delle opere così ottenute ha evidenziato l’emergere di tendenze stilistiche diverse, più impressionistiche nei topi sani, più classiche e severe nei topi reumatici, forse a causa delle loro oggettive difficoltà motorie. Gli scienziati stanno ora vagliando i risultati per verificare analogie e differenze con la Cappella Sistina e la pennellata michelangiolesca. Vorrei prevenire le obiezioni di chi trovasse crudeli tali esperimenti. A prescindere dalla loro indubbia importanza scientifica, basta pensare ai flagelli causati dai topi – saccheggi di derrate alimentari, terribili pestilenze, orripilazione di donne indifese – per capire che torturare o uccidere questi animali non è che un equo contrappasso, un parziale risarcimento per i danni subiti. Il topo ha contratto un debito inestinguibile con l’uomo e deve pagare. D’altro canto, se la scienza soffrisse di tenerezze animaliste, non avremmo mai beneficiato del trapianto di organi, della chirurgia estetica o delle vaccinazioni di massa. Fortunatamente non si sono posti tali scrupoli gli scienziati dell’Università del Michigan, che hanno provocato in alcuni topi l’infarto del miocardio e indotto in altri l’arresto cardiocircolatorio tramite soffocamento. Ne dà notizia una prestigiosa rivista, “Proceedings of the national academy of sciences of the United States“, pubblicando uno studio dal titolo “Surge of neurophysiological coherence and connectivity in the dying brain”. Ovviamente non si è trattato solo di una curiosa derattizzazione. Lo scopo era di registrare l’attività cerebrale in topi clinicamente morti. Questo ha permesso di scoprire che in stato di morte clinica il loro cervello emette ancora intensi segnali elettrici. Per la precisione si tratta di onde gamma, onde ad alta frequenza che si pensa concorrano alla percezione cosciente. Questo dimostrerebbe che, prima di spegnersi per sempre, la coscienza dei ratti si accende di ultimi misteriosi bagliori. Gli elettrodi hanno registrato una significativa vitalità neuronale proprio sopra la corteccia prefrontale, nella zona deputata alla visione, il che farebbe supporre che quei topi, benché privi di funzioni vitali, stessero osservando qualcosa. Non possiamo certo dedurne che abbiano visto il film della loro vita, incontrato parenti defunti o guardato ratti che volavano come angeli. Possiamo però capire perché alcune persone clinicamente morte e poi rianimate raccontino di strane visioni, di luci e di incontri con esseri disincarnati. I tracciati cerebrali di questi topi chiariscono finalmente il misterioso fenomeno delle cosiddette esperienze di pre-morte o Near Death Experience, rendendo superflua ogni congettura irrazionale e misticheggiante. Ora sappiamo che quei racconti sono semplici allucinazioni, effetti di un’ipossia cerebrale, di alterazioni chimico-elettriche del cervello riscontrabili anche nei topi. Le NDE trovano così una solida spiegazione scientifica, senza ricorrere ad assurdità come corpi eterei, anime immortali o metafisici aldilà. Sperando che a qualcuno non venga in mente di attribuire un’anima anche ai topi.

Sulla scorta di metodologie scientifiche altrettanto ineccepibili si stanno aprendo nuovi fruttuosi orizzonti anche nella comprensione dei fenomeni religiosi. In questo ambito di ricerche, un gruppo di neurologi dell’Università di New York ha recentemente dimostrato che l’esperienza mistica non è altro che un fenomeno di natura epilettoide. Così si spiegherebbe, ad esempio, la visione avuta da Saulo sulla via di Damasco. I colloqui tra Maometto e l’arcangelo Gabriele rientrerebbero invece in un quadro schizofrenico. Secondo gli psicanalisti, la fenomenologia mistica poggerebbe su problemi psicosessuali inseriti in una struttura isterica della personalità. Questo sarebbe spesso causa di drammatiche somatizzazioni, come le stimmate di un Francesco d’Assisi o la trasverberazione (trafittura del muscolo cardiaco) di una Teresa d’Avila. Mentre il misticismo cattolico si spiegherebbe dunque come sublimazione di un erotismo represso, in ambito protestante – Lutero, Zwingli, Calvino – sembrerebbe accertato un legame tra dottrina della predestinazione e sensi di colpa associati a episodi infantili rimossi, sfocianti nell’adulto in turbe depressive. La neuro-scienza privilegia tuttavia riferire tali esperienze a patologie dei lobi temporali. Alle obiezioni di tipo filosofico o culturale risponde non con argomenti astratti ma con l’evidenza di concreti e rigorosi test clinici. È stato dimostrato infatti come alcuni topi, sottoposti a elettro-stimolazione di specifiche aree cerebrali, cadano in stati stuporosi simili al deliquio estatico e alcuni di loro vengano seguiti poi dalle altre cavie come leader carismatici. Soggetti umani sui cui è stato condotto lo stesso esperimento hanno udito voci misteriose e visto luci o apparizioni immaginarie. In seguito ai fenomeni psichici così indotti, un rabbino ebreo ha fondato una setta shintoista riformata mentre un cuoco cinese intende ricostruire il Tempio di Salomone a Pechino. In altri casi la conversione è meno radicale; alcuni riferiscono di contatti con gli extraterresti, altri diventano vegetariani o decidono di cambiar sesso. Ancora non si è trovata una spiegazione a questa disparità di reazioni. Ma la maggioranza della comunità scientifica è persuasa che dipendano da anomalie o disfunzioni organiche. Questa conclusione è avallata anche dal Cicap, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, o sulle Pseudoscienze. Organismo che svolge un’encomiabile opera di demistificazione, lottando con zelo quasi religioso contro ogni forma di illusione e di credenza, alla ricerca di quei trucchi che la nostra stessa mente continuamente usa per ingannarci. Irriducibile avversario della Maya, delle apparenze ingannevoli. Il Cicap ci ricorda che tutto nell’universo è effetto di cause fisiche scientificamente dimostrabili e misurabili. Se oggi qualcosa sembra sfuggire a questa regola è solo per un limite, in futuro certamente superabile, delle nostre conoscenze. Le visioni metafisiche, religiose e spirituali sono solo i fatiscenti relitti dell’ignoranza passata, o una grossolana confusione tra la realtà e i nostri desideri. È essenziale educare i bambini fin dalla più tenera infanzia a questa visione, che definirei ‘cicapismo’; a guardare il mondo attraverso occhi lucidi, non col filtro distorto di fiabe e narrazioni immaginarie. Abituarli a un’osservazione obiettiva e scientifica dei fatti, perché siano un domani individui razionali che ‘cicapiscono’ il mondo.

Vorrei a tal proposito segnalare un’altra notizia sorprendente che arriva dall’Università del Colorado. Un gruppo di neuroscienziati di varia nazionalità sembra aver trovato la risposta a una domanda fondamentale: come nasce il linguaggio? Gli studiosi si dicono certi che il complesso fenomeno della parola derivi dalla conformazione muscolare dell’apparato fonatorio. Quest’ultimo determinerebbe la creazione di specifiche aree nervose e cerebrali deputate alla parola, benché ancora non sia chiaro come fibre muscolari e onde elettriche si trasformino in discorsi di senso compiuto. Per trovare una risposta, gli scienziati hanno sottoposto i topi a chirurgia plastica della laringe e a stimolazioni elettriche in precisi punti del cervello, osservando se ciò li porti a creare frasi coerenti. I suoni emessi dai topi restano al momento incomprensibili. Nonostante si facciano molte ipotesi a riguardo, gli analisti non sono ancora riusciti a ordinare gli squittii in campi semantici definiti. Secondo gli esperti ci vorranno non meno di cinque anni per giungere a conclusioni plausibili. A quel punto gli scienziati del Michigan e del Colorado, unendo gli sforzi, potranno farsi narrare dai topi le loro avventure ai confini della vita.  Quello che possiamo fin da ora affermare con certezza è che la letteratura, la poesia e le varie forme del linguaggio, sono solo epifenomeni di cariche elettriche cellulari.

Per concludere, vorrei accennare a un’importante ricerca finanziata dal Governo americano presso la prestigiosa Harward University, da cui emerge la stretta relazione tra ormoni sessuali e ipofisari e il comportamento sociale. Il 56% dei topi trattati con overdose ormonali manifesta infatti un aumento della funzione copulatoria e dell’aggressività. Nel 58% dei casi si è notato un rafforzamento del legame tra le madri e la prole. Queste percentuali sono indubbiamente significative. Dimostrano che l’uomo, come il topo, è solo un complesso meccanismo biochimico, un sistema di fisiologiche ruote dentate che ingranano una nell’altra. Il valore di queste ricerche è incalcolabile. Esse dimostrano che la fede, l’amore, l’arte, la poesia, sono puerili illusioni, sogni consolatori. Attraverso la neuro-topologia e la bio-topologia, scienze della corrispondenza tra i comportamenti e precise zone del sistema nervoso, cui afferiscono specifici processi chimici, si può risalire all’origine di ogni nostra funzione morale, affettiva, intellettuale. Ciò può apparire arido e deprimente. Ma compito della scienza è spiegare, non soddisfare aspettative romantiche. Chi cerca la verità saprà quindi, come un’ape laboriosa, estrarre da questi studi il succo dolce della conoscenza, far tesoro di ciò che i topi ci insegnano. Dobbiamo capire che ogni sevizia inflitta ai topi per scopi scientifici è un passo in avanti per l’umanità. Usando i topi come lampade possiamo far luce sui misteri della vita. Senza di loro saremmo ancora avvolti dalle tenebre della superstizione. Non esitiamo dunque a provare su di loro gli effetti di virus e vaccini, di agenti tossici e mortali, radiazioni e campi magnetici, stress e dolore. Solo così potremo costruire una società più sana e consapevole. La dignità del topo sta dunque tutta nella sua utilità scientifica e nel profitto che l’uomo può trarne. Certo, nessuno può negare che la sperimentazione su soggetti umani sarebbe più sicura e rapida. Il secolo scorso gli scienziati tedeschi proposero infatti di usare come cavie gli individui di razza ebraica, giudicandoli per molti versi simili a topi. Noi sappiamo che alla base di questa parzialità di vedute, assolutamente ascientifica, v’erano fattori storici e ideologici. Ma oggi, liberi da pregiudizi di razza o religione, noi possiamo vedere in ogni uomo una potenziale cavia per i nostri esperimenti medici e scientifici. È perciò motivo di grande soddisfazione per uno scienziato vedere una folla di volonterosi cittadini che sgomitano, fanno code estenuanti, si espongono ai rischi di farmaci sperimentali di cui non si conoscono le possibili conseguenze, per avere il privilegio di far da cavie e rendersi utili alla società. Questo apre nuovi orizzonti al progresso scientifico, mettendo finalmente su un piano di uguale dignità uomini e topi.

Livio Cadé

 
<< Inizio < Prec. 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 Pross. > Fine >>

Risultati 705 - 720 di 3744