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Cambiamento epocale non protezione degli anziani PDF Stampa E-mail

10 Novembre 2020

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 Da Rassegna di Arianna dell’8-11-2020 (Nd.d.)

Il confinamento non è stato attuato per proteggere gli anziani. Gli anziani vengono strumentalizzati e basta. Anzi, vengono uccisi come cani nelle RSA dove sono stati introdotti, in passato, malati Covid contagiosi. Gli anziani sono gli stessi attori sociali cui, un anno fa, si ventilava di togliere il diritto di voto poiché potenziali elettori di Brexit e candidati "populisti". Ora, improvvisamente, da negletti populisti cui togliere il diritto di voto, gli anziani sono diventati la specie a rischio da proteggere a ogni costo. Un cambiamento della narrazione di 180 gradi in pochi mesi. Il pretesto per il lockdown dev'essere "umanitario" perché le classi dominanti, oltre a connotarsi come perverse, sono pure ipocrite e la verità non la possono dire. Devono aggrapparsi a fattori di legittimazione "nobili" (impedire il "genocidio degli anziani" da parte dei giovani "untori" che vogliono uscire di casa, lavorare e VIVERE). In realtà, come spiega il giornalista Maurizio Blondet, il lockdown viene attuato, previa enfatizzazione mediatica del virus, "per distruggere quel che resta della piccola e media impresa, del terziario autonomo, degli spazi di formazione, socialità e cultura fisici e sostituirli con consumi, intrattenimento, didattica, socialità integralmente digitalizzati, completamente inglobati dalle grandi corporation hi tech globali. La narrazione terroristica del Covid e i lockdown sono lo strumento per rimpiazzare del tutto la socializzazione coi social, le comunità di scuola e università con la didattica su piattaforma, l'amore e il sesso con il dating virtuale, i ristoranti e i bar con il food delivery, i cinema e i teatri con Netflix, lo shopping con Amazon, i concerti con le dirette a distanza, lo sport con il workout casalingo gestito da app, il lavoro con sussidi statali di semi-indigenza". Concretamente, che senso ha imporre il lockdown con la scusa di interrompere la catena del contagio e, in base a tale pretesto, chiudere ristoranti, bar, palestre e negozi e poi permettere pizzate e festicciole private da amici dove, in appartamenti piccoli, chiusi e con l'aria viziata, infettarsi in branco è sicuramente più semplice che non al ristorante e/o in palestra? La realtà è che con queste politiche di chiusura si vuole assestare un duro colpo alle micro-imprese, non proteggere gli anziani. Ristoranti, palestre, bar e negozi. Quelli sono nel mirino. Le multinazionali dell'e-commerce e del food delivery guadagnano oro eliminando quei concorrenti "fisici". Poi toccherà al piccolo terziario, es. le piccole banche. È già tutto scritto, è la grande mossa. Chi rimarrà disoccupato diventerà un sussidiato, un mantenuto per consumare tutto ciò che l'economia da discount gli metterà a disposizione. Una nuova servitù della gleba. Siamo di fronte a un cambiamento epocale, paragonabile solo alla nascita della società curtense e poi feudale.

Paolo Borgognone

 
Il debito pubblico non è più un tabù PDF Stampa E-mail

9 Novembre 2020

 Da Appelloalpopolo del 7-11-2020 (N.d.d.)

La narrazione neoliberale sul debito pubblico sta crollando sotto i colpi della pandemia. Alla fine dell’emergenza sarà chiaro a tutti che la sostenibilità del debito pubblico non dipende dal suo valore assoluto né dal suo valore rispetto al Pil, ma dalla disponibilità della banca centrale, sia essa europea o nazionale, a comprare il debito quando necessario per reprimere gli istinti speculativi dei mercati. Cadrà anche l’obiezione neoliberale della minaccia inflazionistica, perché sarà altrettanto evidente che l’immissione monetaria di migliaia di miliardi di euro nell’eurozona non avvicinerà nemmeno l’obiettivo di inflazione ufficiale della Bce, che da sempre è “sotto ma vicino al 2%”. Anzi tornerà, ed è già tornato, lo spettro della deflazione, che aumenta il valore reale dei debiti di famiglie, imprese e Stati. Ciononostante, il crollo del tabù del debito pubblico non si porterà con sé l’ideologia neoliberale, che continuerà ad imperversare. Semplicemente cambierà la narrazione, ma per i rapporti di forza serve ben altro, e cioè uno scontro sul terreno materiale della produzione mediato dalla politica e, nello specifico, dai partiti.

Cosa ci aspetta, dunque, nell’ipotesi che questo scontro non avvenga in tempi brevi? In astratto i casi sono due: nel peggiore un ritorno dell’austerità europea trainato dalla Germania, con la riattivazione tout court del Patto di Stabilità e Crescita e del divieto di aiuti di Stato. Nel migliore l’affermarsi della linea Draghi, formulata nell’articolo del 25 marzo scorso sul “Financial Times”: livelli più elevati di debito pubblico come caratteristica permanente delle economie avanzate, al fine di cancellare il debito privato.

Suona bene, naturalmente, ed è un passaggio di per sé necessario, ma il punto è come lo si realizza. E allora occorre riaprire i libri di storia, o forse riscriverli daccapo. Negli ultimi quarant’anni l’Italia ha già affrontato per almeno due volte il problema del debito privato delle imprese, che è il vero e principale fattore di instabilità strutturale delle nostre società dalla fine della parentesi keynesiana e social-democratica (1945-1979). La cosiddetta “finanziarizzazione” non è altro che l’accumulo di debito privato al posto del debito pubblico, così da levare di mezzo l’azione ingombrante dello Stato e sostituire lo stimolo pubblico alla domanda aggregata con i mercati finanziari e le banche. E, tuttavia, quando il ciclo di accumulazione privato si scontra con l’eccesso di indebitamento finanziario, il debito pubblico torna di moda perché è strettamente necessario per togliere le castagne dal fuoco al sistema delle imprese (le grandi, mentre le piccole falliscono, vengono assorbite o sopravvivono sul pelo dell’acqua fino alla crisi successiva). È già successo negli anni Ottanta, quando il debito privato delle imprese italiane venne di fatto cancellato dal disavanzo pubblico dello Stato, che intanto stava esplodendo a causa della spesa per interessi (l’ingresso nel Sistema Monetario Europeo aveva infatti consentito alla classe dirigente dell’epoca di alzare i rendimenti per attrarre capitali dall’estero e difendere la parità della lira). Augusto Graziani spiegò così quello che stava accadendo: “quando il settore pubblico gestisce il proprio bilancio in disavanzo, quale che sia la destinazione della spesa…c’è comunque un effetto monetario immediato in quanto attraverso il disavanzo del settore pubblico viene immessa nel sistema economico una liquidità tutta particolare, una liquidità, cioè, che per le imprese non comporta il ricorso al sistema delle banche”. Ciò che più interessa, però, è come venne utilizzato il debito pubblico per raggiungere quello scopo. Basta una manciata di dati:

– la spesa per interessi sul debito lievitò dal 6,8% al 15,3% della spesa pubblica totale – la spesa per il rimborso del debito salì anch’essa dal 3,7% al 13,8% del totale – la spesa per il personale amministrativo pubblico scese dal 23,8% al 15,4% – la spesa per Istruzione e Cultura scese dal 14 al 9% del totale – e scese infine anche la spesa per investimenti pubblici, sia pure più lentamente (dal 29,8% al 24,8%).

Avete presente i folli anni Ottanta, quelli del debito pubblico alimentato dagli sprechi e dalle ruberie dei nostri padri? Tutte sonore cazzate. Il debito esplose per remunerare gli investitori e ripianare i debiti privati delle imprese, mentre si ridusse sia il deficit primario (il deficit al netto degli interessi) sia lo stato sociale. Oggi ci troviamo alla fine di un altro ciclo di accumulazione, del tutto particolare perché scatenato senza preavviso da una pandemia e perché segue di pochi anni l’esaurirsi del ciclo principale della storia recente, quello culminato nella grande crisi del 2008. Se sarà la linea Draghi a prevalere (ancora una volta), avremo finalmente il tanto agognato debito pubblico e qualche stupida regola europea salterà, ma sulla base delle esperienze passate non possiamo che chiederci: a quale prezzo?

Anonimo Sovranista

 
Schiavi della paura PDF Stampa E-mail

7 Novembre 2020

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 Nota dell' Autore: questo articolo non si riferisce a chi lo legge. Non si entra per caso nel Blog, perciò non è dedicato a voi ma diffondete il concetto tra i vispi giulivi che sino a ieri pisolavano allegramente e ora, forse, si sentono smarriti.

 

Chi mi legge lo sa: non ho mai negato l'emergenza sanitaria del virus. Ho solo contestato i metodi con cui la si affronta, ritenendo il "lockdown" inutile, dannoso, controproducente e devastante. Ed in effetti se a distanza di sette mesi siamo passati da un confinamento all'altro, del vero c'è.  Tuttavia da qualche giorno sono diventato un fanatico delle chiusure ad oltranza, tanto che De Luca a mio confronto è un moderato di manica larga. Fosse per me, chiuderei anche i supermercati quattro giorni a settimana. Dovendo una spiegazione a chi legge, la darò, senza curarmi di scrivere cose impopolari che forse mi renderanno odioso. Eh sì: se tutti oggi inseguono "followers" o sognano di essere "influencers", io non mi curo della impopolarità e amo l'anonimato e la vita spartana. Ecco qua le motivazioni, odiose e impopolari ma vere:

- La maggioranza degli italiani il confinamento lo merita tutto. Tutto. È arrivato anche sin troppo tardi. L'angoscia, lo smarrimento, il ricorso agli psicofarmaci? Ma dov' era la maggioranza degli italiani negli ultimi mesi? -La maggioranza non ha usato la testa, ha solo ragionato di pancia ed è caduta nella rete della infodemia, del panico immotivato, della psicosi. Ha ascoltato solo quello che voleva sentirsi dire, senza ragionare con la propria testa e obbedendo almeno per il 90% pedissequamente alle disposizioni più antiscientifiche, assurde, inutili, dannose. Se avessero chiesto di uscire indossando uno scafandro da palombaro, l'80-90% lo avrebbe fatto. Senza pensare, senza batter ciglio. E ora? Ora vi angosciate, protestate, ricorrete al TAR? -Non contenti e paghi di ciò, cantavano sui balconi ed esponevano (anche parecchi dei negozianti/ristoratori che ora protestano) il ridicolo e grottesco slogan "Andrà tutto bene". Si sono viste scene schizofreniche totali, dove a Bergamo gli anziani di una generazione morivano per davvero e nelle altre città la maggioranza degli italiani facevano la foca sui balconi. Pareva un misto tra film dell'orrore e un carnevale kitsch. -"La delazione è una infamia e l'opera sua un assassinio!", disse severo il colonnello austriaco ad Alida Valli in "Senso" quando denunciò per vendetta l'ex amante tenente Mahler. Delatori. Infami. Spie. Perché erano le raccomandazioni delle autorità? A volte sì a volte no. Diciamo anche che ci sarà pur stato qualche caso di colpi bassi e vendette meschine? Il peggio del peggio, indegno di un popolo che vive nel XXI secolo: un popolo schiavo della paura, degenerato etico e morale, senza dignità, non libero ma servo. Scene da XVII secolo, manzoniane. Untori: corridori, ciclisti, individui nei boschi, nelle spiagge isolate, poi via via mille altre categorie.  Forse avrebbero messo anche Giuseppe Garibaldi reo di vivere a Caprera in solitudine, se fosse ancora vivo. -Poi a maggio l'uscita dal confinamento. Giustissimo tornare a vivere e a respirare con leggerezza, ma anche qua buonsenso zero.  A partire dal fatto che tutti coloro i quali, ritornati sobri dopo la classica ed effimera sbronza da "patriottismo fantozziano all' amatriciana" hanno scelto mete assurde per le vacanze quali Spagna, Malta, Croazia, Grecia, ove il contagio era molto alto. Come dite? Erano i giovani (altri untori, anzi gli Untori, per antonomasia) ad andare all' estero? Vero, ma in 9 casi su 10 coi quattrini dei genitori e il loro assenso. Tanto, non si sa più né educare e né dire "no"; valgono solo le prescrizioni assurde: lo spritz alle 17:59 sì, alle 18:01 no. Alle 18, non si sa.

Vergogna: si è assassinata spiritualmente una intera generazione. Vivo a poca distanza dal mare e raramente ho visto gente becera e sguaiata come nell' estate 2020. Qualcuno s'era illuso che la quarantena provocasse introspezione e miglioramento: pia illusione. -Poi la ripresa del lavoro (per chi lo ha ancora...) e la scuola. Mezzi di trasporto mancanti, inefficienti, non pervenuti. Quante proteste ci sono state sul serio, a parte i soliti filmati sui social che sono letteralmente sterili come conseguenze? E al primo aumentar dei contagi è ripreso l'isterismo di massa. -E ancora, sino a ieri, obbedivano alle disposizioni più assurde e anzi, per rincarare la dose, in certi posti, votavano con percentuali bulgare dei folkloristici personaggi il cui credo esistenziale è: "chiudiamo tutto". Bene: li votano con numeri bulgaro-sovietici, sapendo che vogliono chiudere tutto e poi quando chiudono -dimostrando serietà e coerenza tra parole e fatti: non dimentichiamolo- tutto, le piazze si infiammano. -La ciliegina sulla torta però va alla Lombardia. Prima Conte con un DPCM a mezzo ottobre è di manica larga coi ristoranti (chiusura alle 24) e poche ore dopo il governatore Fontana dice che no, non va bene: si deve chiudere molto prima e stringe la vite. Stringendo la vite, dà l'idea di una Lombardia fuori controllo. Il nuovo DPCM mette la Regione in zona rossa e Fontana parla di "schiaffo ai lombardi". In realtà sarebbe l'opposto, cioè i lombardi dovrebbero prendere lui a schiaffi. Fontana: Lega. Quella Lega che a parole è tanto amica degli imprenditori e tanto amata dalla maggioranza dei lombardi. Ah già, c' è sempre l'extracomunitario di turno come untore, è vero...

Bene, signori italiani, ora vi hanno chiuso tutti, o almeno in tantissimi, che solo Lombardia e Piemonte assommano a oltre 14 milioni e mezzo di cittadini. Ora ci dicono che il lockdown sarà durissimo a livello psicologico e sociale ed economico da reggere? Ben vi sta. Godetevelo tutto. Io vivo a due passi dalla campagna, dai vigneti e gli spazi aperti non mi mancano. Alla solitudine e alla introspezione siamo abituati in casa mia. Una rendita piccola ma legale ed onesta mi permette di vivere, al momento, senza preoccupazioni di mettere il pane in tavola o pagare le bollette. Non ho debiti e solo per questo mi ritengo ricco anche se non nuoto nell' oro.

Prima di salutarvi e sprofondare nel mio bellissimo e fantastico anonimato di vita semplice e umile, le ultime parole: la maggioranza degli italiani non è "poltiglia di massa"(Istat,2014) ma ha dimostrato di essere un qualcosa di solido e marrone di cui non pronuncio il nome per non offendere troppo.

Il confinamento-bis è più che meritato: è meritatissimo e Conte è un moderato, anche sin troppo prudente. Parole impopolari, odiose? Era ciò che volevo. La strada della redenzione e della salute spirituale per l'Italia è molto lunga (ammesso che si possa imboccare ancora!) e il tunnel, buio e angosciante, solo agli inizi: prima se ne ha la consapevolezza e meglio è. Servirà una atroce sofferenza per poter sviluppare anticorpi contro altri virus che minano l' anima dell'ex "Bel Paese" e che sono più virulenti del Covid-19, virus che prende solo  il corpo. Noi siamo malati nell' anima. Sofferenza serve. E tantissima. Atroce e immensa. È solo questa la terapia d' urto se si vorrà sperare in una futura quanto complicata guarigione.

Simone Torresani

 
Se il virus facesse il suo corso PDF Stampa E-mail

6 Novembre 2020

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 Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non avendo altro cui pensare, ha deciso di vietare, facendosi forza del Regolamento comunale sulla “qualità dell’aria”, il fumo anche all’aperto cioè alle fermate dei mezzi pubblici, standone lontani dieci metri, nei parchi, nelle aree attrezzate per gioco, sport e attività per bambini, nelle aree cani. Gli uomini politici devono appartenere a una specie diversa. Come si fa a pensare ad un ulteriore divieto proprio mentre siamo gravati da infiniti verboten sotto il cui peso camminiamo come il “vecchierel bianco, infermo…con gravissimo fascio in su le spalle”? Il divieto di Sala rischia di essere il classico capello che fa crollare il cammello. È ovvio che nel periodo d’ansia che tutti stiamo vivendo ognuno cerchi una sua qualche via di fuga. Secondo l’Iss in questo periodo è triplicato l’uso di psicofarmaci e di droghe, leggere e pesanti. Di queste dipendenze il fumo mi sembra, almeno in questo momento, il più innocente o quantomeno il meno dannoso. Per giustificare questo divieto si è detto che il fumo inquina l’aria. Ma la smettano di prenderci per i fondelli, chi inquina è la produzione di CO2 delle fabbriche e il traffico automobilistico, il fumo vi ha una parte marginalissima.

Bisognerebbe piuttosto parlare dei gravi errori compiuti dal Governo italiano che si è fatto sorprendere da una seconda ondata del Covid che gli stessi scienziati avevano previsto e, per quel che mi riguarda e per quel che vale, io avevo dato per certo: una molla fortemente compressa appena si allenti la pressione rimbalza fuori con la stessa forza con cui è stata spinta. Nel periodo che intercorre tra il primo lockdown e quello, forse ancora più pesante, che ci sta per cadere addosso, il Governo doveva rafforzare tutti i presidi sanitari e il trasporto pubblico comprando mezzi ovunque ce ne fosse la possibilità e utilizzando anche i pullman privati che al momento se ne stanno inutilmente negli hangar. Niente di tutto questo è stato fatto. A parer mio, che per fortuna di tutti non sono Presidente del Consiglio, la linea del Governo italiano, peraltro imitata da quasi tutti i Paesi europei, era sbagliata in radice: bisognava lasciare che l’epidemia, pur fronteggiandola con tutti i mezzi (mascherine, lavarsi le mani, eccetera) tranne il devastante “distanziamento sociale”, devastante per le nostre strutture nervose e per l’economia, facesse il suo corso e la propria opera, che Madre Natura gli detta, di sfoltire la popolazione. Dicevo: tutti i Paesi europei. In realtà non proprio tutti. Il Governo svedese si è limitato a dare “raccomandazioni” contando sul notorio senso civico dei suoi cittadini. Nel momento in cui scrivo in Svezia i morti per Covid sono circa 6.000, noi ne abbiamo circa 39.000. È vero che gli svedesi sono 10 milioni e noi 60, quindi, in questa macabra conta, bisogna moltiplicare per sei i deceduti scandinavi. È anche vero che fra Italia e Svezia c’è una densità territoriale molto diversa, 200 abitanti per chilometro quadrato in Italia, 23 in Svezia. In Svezia ci sono poche grandi città, Stoccolma, Göteborg, Malmö, da noi a causa di un movimento di urbanizzazione e desertificazione delle campagne che è mondiale (e anche questo è un dito d’accusa puntato sul modello di sviluppo della cosiddetta Modernità) ci sono molte grandi città, Milano, Torino, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo che sono ormai sfuggite o stanno per sfuggire al nostro controllo. Quanti saranno alla fine della pandemia, ammesso che con questo comportamento stop and go ci sia una fine, i morti svedesi e i morti italiani? Non lo possiamo sapere, i conti si faranno alla fine. Nel frattempo però, due anni, tre anni, gli svedesi avranno continuato a vivere, sia pur con qualche limite autoimposto, come hanno sempre vissuto senza subire lo stress dei coprifuoco salvando contemporaneamente la loro economia. Inoltre, se qualche istituto di statistica sarà in grado di fornirci i dati, bisognerà mettere in conto gli “effetti collaterali” dei vari lockdown: depressione, che abbassa le difese immunitarie, infarti, ictus e tutti coloro che, gravati da altre e ben più pericolose patologie, non hanno potuto avere le cure adeguate e a causa di ciò son morti.

Finalino incoraggiante. Donald Trump ha già immesso nel sistema economico americano tre trilioni di dollari, Biden si appresta a infilarcene altri due. Da dove la vanno a prendere quest’enorme quantità di denaro? Se ce l’avessero avuta l’avrebbero già usata. Non ce l’avevano e non ce l’hanno. In realtà questo denaro è fatto di un credito verso un futuro ipotecato fino a regioni temporali così sideralmente lontane da essere inesistente e, prima o poi, più prima che poi, ci ricadrà addosso, a tutti e non solo agli americani, come drammatico presente, sulla scia di quanto è avvenuto, usando lo stesso paranoico meccanismo, con la Lehman Brothers e la crisi del 2008. È questo che, Covid o non Covid, ci aspetta al varco. Auguri.

Massimo Fini

 
La Terra si comporta come un Organismo PDF Stampa E-mail

5 Novembre 2020

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 Da Rassegna di Arianna del 4-11-2020 (N.d.d.)

Il mondo “ufficiale” parla di solito del Covid-19 senza far menzione della sua possibile origine, a parte quella fisica in un laboratorio cinese: in altre parole la attribuisce al caso, che di solito è un termine inventato per indicare ciò di cui non sappiamo nulla. Poi ci sono i “complottisti” che attribuiscono l’origine del virus all’azione cosciente di pochi umani potenti di vario tipo: finanzieri, multinazionali, politicanti, assatanati di potere, che vogliono soggiogare e dominare il mondo, anche in modo occulto. Qualcuno pensa a gruppi di “iniziati”, Nuovo Ordine Mondiale, Bilderberg, massoneria, gente con conoscenze “misteriose”, che agirebbero sempre con l’intento di un dominio totale sul mondo. C’è un dato comune: è sempre l’uomo che agisce, o un gruppo di umani. Alla base c’è il fortissimo antropocentrismo dell’Occidente. Ci sono poi alcuni (sempre di meno) che pensano si tratti dell’opera intenzionale di un Dio personale ed esterno al mondo, che vuole mandare una punizione a una specie vivente sul terzo pianeta di una stella di media grandezza lanciata nel braccio esterno di una Galassia qualunque.

Ora riporto una citazione da un nativo del Nord-Ovest del continente americano:

“…Ma quest’altra razza di uomo ara il terreno, abbatte gli alberi, uccide tutti gli animali. L’albero dice: “Non farlo. Mi fai male. Non ferirmi”.  Ma l’uomo bianco lo abbatte e lo taglia in pezzi. Come può lo Spirito della Terra amare quest’uomo? Dovunque egli ha toccato, la Terra ne è rimasta ferita.” Naturalmente gli occidentali non hanno mai ascoltato parole simili, dato che considerano lo “Spirito della Terra” come una superstizione primitiva. Ma vediamo anche qualcosa di più moderno, sempre trattando della Terra. Sappiamo che l’Ecosfera è un sistema altamente complesso e che nei sistemi complessi si manifestano fenomeni mentali, non necessariamente coscienti. La Terra si comporta come un Organismo: infatti ha capacità omeostatiche, cioè può autocorreggere le variazioni non troppo grandi e veloci, mantenendosi in situazione quasi-stazionaria, per tempi del nostro ordine di grandezza. Per variazioni patologiche rapide e drastiche, come le conseguenze della civiltà industriale umana, ha bisogno di una specie di “operazione chirurgica”, cioè un evento eccezionale per liberarsi dal suo male.  Qualche esempio, più in piccolo:

-    Mentre sto scrivendo, molte cellule del mio organismo stanno morendo per mantenermi in vita e in salute anche se io non sono minimamente cosciente di quanto sta avvenendo. -    Quando un termitaio viene attaccato dalle formiche rosse, le termiti-soldato escono subito per fermare le attaccanti mentre le termiti-operaie chiudono le uscite, condannando a morte certa i “soldati”. Ma così il termitaio si salva: l’azione ha lo scopo di continuare a far vivere l’organismo, cioè il complesso -    Le migrazioni dei lemmings verso il mare si concludono con la morte nel fiordo di gran parte di quei roditori (circa il 70-80%), ma l’ecosistema della valle si salva e può riprendersi. 

Lo sviluppo economico è una terribile patologia dell’Ecosfera: sostituisce materia inerte (macchine, strade, fabbriche, impianti, città) a sostanza vivente (foreste, paludi, barriere coralline, praterie, savane) e disarticola i cicli vitali della Terra. Per difendersi, l’Ecosfera deve arrestare la crescita economica: quindi l’ipotesi che il Covid-19 sia una difesa della Terra è la più probabile.  Non è indispensabile che la Terra sia un organismo cosciente, come in una delle interpretazioni dell’ipotesi Gaia. Ma ascoltiamo un noto scienziato-filosofo (Sheldrake): “Da qualche secolo una minoranza colta dell’Occidente ritiene che il nostro pianeta sia morto, sia una semplice sfera nebulosa di pietre inanimate che ruota attorno al Sole seguendo le leggi meccaniche. Questa è un’opinione molto azzardata, ove la si consideri in un contesto umano più ampio. Nel corso della storia quasi tutta l’umanità ha ritenuto che la Terra fosse viva …L’ipotesi di Gaia è indubbiamente un notevole passo avanti verso un nuovo animismo; proprio per questo motivo è così discussa. D’altro canto suscita molto interesse perché ci ricollega agli schemi di pensiero del pre-meccanicismo e del pre-umanesimo … Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri. Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini. D’altro canto potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe, come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di una certa dose di coscienza. Questo interrogativo deve restare aperto. …”  (Rupert Sheldrake, La rinascita della Natura, Ed. Corbaccio, 1994)

Allora, cosa possiamo fare? Aiutare la guarigione della Terra: quindi arrestare lo sviluppo economico e la crescita demografica, cambiare radicalmente modello culturale, uscendo completamente dalla civiltà industriale e dai suoi valori e prendendo spunti anche dalle altre culture umane, orientali e native.

Guido Dalla Casa

 
Una scelta politica PDF Stampa E-mail

4 Novembre 2020

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 Da Appelloalpopolo del 3-11-2020 (N.d.d.)

Se i numeri sono allarmanti (e lo sono), ogni ritardo nella chiusura va considerato irresponsabile. Questo se si accetta la logica secondo cui il virus va affrontato a colpi di chiusure perché il fine primario è quello di salvare, nell’immediato, più vite possibili: questa è una scelta, politica, che implica comunque un bilanciamento e un sacrificio: si sceglie di salvare le persone che altrimenti morirebbero per il Covid o per il sovraccarico del sistema ospedaliero, sacrificando quelle che moriranno per gli effetti collaterali delle chiusure. Altrettanto irresponsabili, se si accetta la medesima logica, sarebbero le riaperture prima che la circolazione del virus fosse scesa a livelli di guardia: questo significa che quella logica imporrebbe anche di mantenere misure drastiche a tempo indefinito, quindi anche per tanti mesi, con tutte le conseguenze collaterali che tale scelta necessariamente comporterebbe. Se si adottano certe misure e si crede in quelle misure, del resto, bisogna attendere le tempistiche fisiologiche necessarie per poterne verificarne i risultati e non ha senso continuare ad allarmarsi e ad allarmare per una crescita dei contagi comunque attesa. Qui invece assistiamo a uno stillicidio di allarmi quotidiani e di informazioni (in parte veritiere e in parte distorte) esclusivamente finalizzato a rendere accettabili nuove restrizioni che, in realtà, sono state già decise, ma che non si ha il coraggio e la fermezza di adottare per paura delle reazioni: insomma, non deve essere il governo a prendersi la responsabilità delle misure più drastiche, ma devono essere i cittadini a chiederle. Funzionale a tutto ciò è la continua criminalizzazione dei cittadini irresponsabili, quelli che starebbero continuando ad affollare piazze e strade (voi li avete visti?) fottendosene delle “bare di Bergamo”.

Trovo questo atteggiamento ipocrita e criminale, degno di questa pessima e pilatesca classe dirigente, che tuttavia ha fatto scuola. Il fatto è che il lockdown (termine peraltro abusato e che indica anche situazioni molto differenti, ma fa sempre la sua porca figura) è una scelta esclusivamente politica, anche se apparentemente motivata da ragioni sanitarie: significa scegliere chi deve morire. Come scelta politica è senza dubbio, oltre che vincente nell’immediato, anche la più semplice. Rifiutarla comporterebbe coraggio, responsabilità, competenza e soprattutto onestà, ovvero un diverso rapporto con i cittadini, fondato sulla serietà e sulla sincerità, quindi sulla credibilità, che si conquista anche dando il buon esempio. Ma tutto questo non appartiene alla nostra classe digerente. E allora buon lockdown a tutti: se sarà la scelta più giusta lo sapremo col tempo. Per ora la mia unica certezza è che nei prossimi mesi continuerò a veder diminuire i miei contatti (spero non gli amici), perché non smetterò, neanche di fronte a nuove probabili sfilate di bare, di studiare, ragionare, valutare e dire sempre quello che penso.

Lorenzo D’Onofrio

 
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