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Internazionale islamica PDF Stampa E-mail

25 Ottobre 2013

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Da Appelloalpopolo del 17-10-2013 (N.d.d.)

 

Da tempo sostengo che, almeno in Italia, pochissimi hanno compreso, nella sua complessità, il fenomeno dell'internazionale islamista che sta combattendo in Siria, in Afghanistan, in Somalia, in Mali, in Iraq e altrove. Ogni gruppo "culturale" occidentale è, per una o altra ragione, a tal punto prevenuto da perdere la necessaria obiettività nel giudicare il fenomeno degli Jihadisti.

I sostenitori della "civiltà occidentale" sono islamofobi che, all'interno di una cultura di generale fobia per l'islam e odio o disprezzo per i musulmani, temono  in particolar modo i guerrieri ascetici, i quali simboleggiano al livello più alto e palese le "ragioni della paura e dell'odio" che gli occidentalisti provano e diffondono. Chi giudichi il fenomeno degli Jihadisti da questo punto di vista è, ovviamente, tanto prevenuto da avere soltanto raramente la capacità di un giudizio equilibrato, complessivo, che sia fondato in primo luogo sulla descrizione del fenomeno.

I sostenitori europei del panarabismo e degli esperimenti socialisti e "laici" del mondo arabo – gli "antimperialisti" – hanno in odio gli jihadisti, sebbene questi ultimi abbiano combattuto e combattano in Afghanistan contro gli aggressori della NATO, in Iraq abbiano a lungo combattuto al fianco della resistenza bahatista – la quale poi è stata costretta ad elevare gli Jihadisti a nemico primario, a causa del fatto che trovavano sempre più seguito tra gli iracheni e avevano sempre maggiori capacità di attrarre giovani da ogni parte del mondo – e in Mali si oppongano all'ingerenza francese. Il ruolo assunto da Jabhat al Nusra in Siria e la possibile partecipazione, sia pure in posizione defilata, all'aggressione alla Libia, rendono prevenuti gli antimperialisti occidentali, che definiscono i combattenti di Jabhat al Nusra come mercenari e tagliagola al servizio degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita.

I pacifici, materialisti, individualisti, narcisi, senza storia e impolitici consumatori occidentali vedono nei guerrieri dell'internazionale islamista l'altro da sé: il guerriero ascetico, che sceglie di dedicare la vita a pregare e a combattere – anziché a consumare e a lavorare dietro retribuzione – per un motivo ultra-politico, ricostituire il califfato,  e quindi per partecipare alla realizzazione di un disegno storico, che qualche anno fa poteva essere definito visionario ma che oggi appare addirittura possibile, anche se non probabile: la ricostituzione del califfato, appunto. Gli islamisti internazionalisti sanno che questa guerra durerà un secolo o almeno cinquanta anni e ce lo dissero al momento in cui la NATO aggredì l'Afghanistan. Ma noi non li ascoltavamo e li credevamo dei poveri scemi: poveri noi!

A noi europei e agli statunitensi mancano completamente le chiavi e i criteri per giudicare il fenomeno, che sembra riemerso da un tempo lontanissimo. Ovviamente pochi di noi vivrebbero meglio sotto il regime della Sharia, anziché nella Siria di Assad, come essa era fino a prima della guerra. Quindi è comprensibile e giusto che per questa ragione si appoggi idealmente l'esercito siriano. Ma non indagare l'obiettivo che gli Jihadisti hanno (ricostituire il califfato), non sapere che Igor Panarin, qualche anno fa, dava per certo che entro dieci anni "Al Qaeda" sarebbe divenuto un soggetto della politica internazionale con cui dover trattare o fare i conti, non dare per scontati i rapporti ostili tra Al Qaeda e l'Arabia Saudita (simili ai rapporti tra Mazzini e i Savoia), non tener conto che in Iraq lo Stato islamico in Iraq (Al Qaeda) ha combattuto fino alla fine l'esercito degli Stati Uniti e che in Afghanistan la guerra di Al Qaeda contro gli Stati Uniti continua, non riflettere sulle descrizioni che i giornalisti rapiti e poi liberati fanno degli jihadisti – in particolare su questa dichiarazione di Domenico Quirico: "… per una settimana siamo stati affidati ad una brigata di Jabat Al Nusra, l'Al Qaeda siriana. E' stato l'unico momento in cui siamo stati trattati come esseri umani, per certi aspetti persino con simpatia: ad esempio ci hanno dato da mangiare le stesse cose che mangiavano loro. I qaedisti in guerra fanno una vita molto ascetica e sono dei guerriglieri radicali, islamisti fanatici che si propongono di costruire uno stato islamico in Siria e poi in tutto il Medio Oriente, ma nei confronti dei loro nemici – perchè noi, cristiani, occidentali, siamo loro nemici – hanno un senso di onore e di rispetto. Al Nusra è nell'elenco delle organizzazioni terroristiche degli americani ma sono gli unici che ci hanno rispettato" -, a cosa serve? che senso ha? Possibile che la volontà di giudicare debba sempre obliterare la volontà di conoscere?

Al contrario di molti o forse di tutti ho da tempo cercato di indagare il fenomeno dell'internazionale islamista con spirito obiettivo e senza preconcetti. Perciò, appena avevo saputo della discesa in campo di Jabhat al nusra in Siria, avvenuta dopo oltre un anno e mezzo dall'inizio della guerra civile, avevo scritto:"Adesso il nemico di Assad è Al Qaeda (che non è composta dai mercenari che hanno combattuto in Libia e simili), la quale è nemica anche degli Stati Uniti, qualsiasi cosa ne pensino tanti contro-informati che di questa materia non hanno mai capito nulla. E Al Qaeda conquisterà il cuore della parte islamista o solo fortemente islamica del popolo siriano" e che "Sono certo che prima o poi Jabhat al-Nusra attaccherà anche i mostri drogati torturatori e mercenari, che per lungo tempo hanno imposto di tifare per Assad". E in seguito avevo osservato: "In caso di vittoria dei ribelli, scoppierebbe comunque una guerra "civile" tra Jabhat al nusra, Ahrar al sahm, la brigata Al-tawheed e altre piccole formazioni internazionaliste da un lato, e il resto dei ribelli dall'altro: sarebbe guerra civile, perché più passa il tempo e più i siriani che vogliono combattere Assad stanno entrando ed entreranno nelle file degli internazionalisti, originariamente in gran parte stranieri".

Ebbene, cosa è successo di recente in Siria? E' accaduto: i) che 11 gruppi di islamisti si sono uniti assieme a Jabhat al Nusra e tra essi c'è la consistente milizia Al-tawheed, nonché l'altra consistente milizia Ahrar al-Sham; alcuni di questi gruppi fino ad ora combattevano per L'Esercito siriano libero; ii) che la nuova alleanza islamista ha negato ogni riconoscimento alla Coalizione Nazionale Siriana (CNS) ossia ai pretesi "rappresentanti" dei rivoltosi che vivono all'estero e hanno rapporti con gli Stati Uniti; iii) che sono cominciati gli scontri tra forze ribelli. Insomma tutto come avevo previsto.

 

Stefano D’Andrea 

Commenti
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www.arcadianet.blogspot.com
simone.org (Registered) 27-10-2013 19:00

La libertà di espressione è sacrosanta e certamente fa da stimolo al dibattito... ma dopo tanti mesi in cui non frequentavo più il sito del GdR non avrei mai voluto tornare a commentare un articolo di questo tenore, di una miopia geopolitica e strategica spaventosa. A monte di ogni discorso sulle lotte targate Islam non si possono non fare distinzioni marcate e pesanti. Qui vedo messi in un unico calderone dei movimenti definiti genericamente "islamisti" come se tutti fossero assimilabili a un'unica matrice e questo rende di difficile commento l'articolo (che appunto su fonda su una premessa scorretta) e ne impone invece una drastica rivisitazione. I Taliban, i Pasdaran, Hezbollah, sino al 2011 la stessa Hamas sono movimenti islamici (sunniti o sciiti che siano) indipendenti e realmente ostili ai giochi del capitalismo, dell'imperialismo americano e alla costituzione di un ordine mondiale orwelliano. I gruppi di ispirazione salafita, wahabita, al-Qaeda, i mercenari che hanno "combattuto" in Libia e Siria, molte delle stesse cellule impegnate in Iraq in operazioni false-flag sono solo lo squallido prodotto dell'ingegneria tattica dell'intelligence a stelle e strisce. I legami finanziari e personali sono già emersi (nel caso di al-Qaeda e dei salafiti la cosa risale ad anni fa). E non ci vuole molto a capire come questi ultimi gruppuscoli, non a caso i più vili anche sul campo di battaglia dove dimostrano le loro dote solo fino a che arrivano i petrodollari, non facciano nulla che non sia funzionale agli interessi di Israele e dell'Occidente.

Ho accennato ad Hamas e alla sua svolta nel 2011. In quel momento guerriglieri di Hamas sono stati inviati in Siria a combattere, clamorosamente, contro Assad, assumendo in questo una posizione diametralmente opposta a quella d Hezbollah. L'errore politic di Hamas è stato quello di ritenere che una primavera araba in Siria potesse portare al potere, come in Egitto, un governo islamista funzionale alla causa palestinese. L'involuzione della situazione egiziana, libica e tunisina con l'emersione dello zampino occidentale ha poi fatto rinsavire i dirigenti di Hamas che hanno ammesso il clamoroso abbaglio e oggi stanno cercando di riprendere i rapporti con la vera Siria, quella di Assad, e con Hezbollah.
Sono un sincero estimatore dell'Islam e dei movimenti di resistenza che questa fede sa produrre. Ma a differenza dell'autore dell'articolo ritengo fondamentale capire che esiste un unico vero Islam libero, il resto sono gli scarti della servitù filoccidentale.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Super Administrator) 27-10-2013 23:12

Come simone, credo che l'islam meriti rispetto in quanto religione fiera e combattiva, che negli ultimi anni è stata l'unica opposizione culturale seria all'egemonia dell'occidentalismo. Penso comunque che nel mondo arabo e non solo in quello, il vero nemico dell'imperialismo americano sia il nazionalismo laico e socialista, in definitiva il nasserismo con i suoi ultimi residui.Quando i gruppi islamici hanno osteggiato il nazionalismo socialista panarabo, come i Fratelli Musulmani nell'Egitto di Nasser e i movimenti islamici radicali in Libia e in Siria, l'Occidente li ha foraggiati. Esistono però movimenti che combattono sia il nazionalismo socialista sia l'impero occidentale. D'Andrea si è sforzato di operare questa distinzione, che non convince nemmeno me ma che meritava di essere conosciuta e discussa.
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