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Promesse renziane PDF Stampa E-mail

19 Marzo 2014

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Adesso che è finito lo "one man show" di Matteo Renzi, adesso che la stampa di regime monodirezionale ha finito di incensare l' immagine pubblica e comunicativa del trentanovenne rottamatore e del suo governo di fighetti da Erasmus, usciti dal mondo dell' iperuranio, delle promesse reboanti e delle fantasie oniriche degne di un Salvador Dalì d' annata migliore, possiamo dunque riaprire gli occhi e ritornare alla dura, grigia, complessa realtà quotidiana che ci circonda?

Il neopremier ha promesso che dal prossimo primo maggio -notare bene la scelta simbolica della data, sovrana concessione paternalista al mondo "ei fu" dei sindacati  e delle classi "operaie"- coi tagli dell' Irpef a tutti coloro con reddito inferiore ai 25.000 euro annui, la busta paga sarà appesantita di circa 80 euro al mese, un migliaio di euro l' anno nel complesso; Irap tagliata del 10% e tra le mille altre cose, udite udite, il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese. Il libro delle favole si completa nelle pagine finali col fatto che non vi saranno tassazioni supplementari per finanziare tali promesse, in quanto le risorse sono reperibili e a portata di mano, pardon di spending review, senza magari osare infrangere il paradigma mastrichtiano del rapporto deficit/PIL al 3%.

Vorremmo ora chiedere: ammesso e non concesso che l' Europa , vero padrone dei cordoni della borsa, permetta tutti questi interventi da favola e da sogno, siamo sicuri che una ottantina d' euro in più solo a un 15% o forse meno della popolazione possa far rilanciare l' economia in caduta libera ormai da trimestri su trimestri?

Diamo noi, i numeri al Governo: abbiamo un 12,8% di disoccupati tra la potenziale forza lavoro, destinati secondo l' ultimo outlook dell' agenzia di rating Fitch a toccare il 13,0% entro il 2015; il PIL se non verrà rivisto al ribasso, come accade nel 99,99% dei casi, si fermerà su base annua totale a un ridicolo +0,6%, assolutamente non in grado di riassorbire la disoccupazione, che anzi rischia ormai di diventare , da congiunturale, strutturale. A cosa servono 80 euro in più in busta a una piccola aliquota di neppure il 15% di italiani, per lo più di reddito medio-basso, quando abbiamo esclusi dai provvedimenti tutti i cassintegrati, i disoccupati, i pensionati, le partite IVA che specialmente nelle mitiche Brianza e Nord-Est sono state la spina dorsale delle ultime fenomenali cavalcate economiche italiche?

Sempre Fitch, nel suo ultimo outlook per l' Italia, ha parlato impietosamente di tendenza alla stagnazione, sia per i consumi interni che per gli investimenti esteri, per il biennio 2014-2015 completo.

E’ una spirale che si autoavvita, un cane che si morde la coda. Quelle del rottamatore fiorentino sono solo cure palliative, da casa di riposo e di riabilitazione, non da malato in terapia intensiva.

Come pensano, costoro, di riassorbire qualche milione di persone a spasso, senza investimenti, senza sovranità monetaria, finanziaria, inchiodati agli assurdi parametri europei, con misure da sottoporre sempre a Bruxelles, che è libera di approvare o bocciare?

Servirebbe creare lavoro, ma sappiamo tutti che ormai siamo arrivati, negli attuali paradigmi economici, a una curva esponenziale di caduta libera del lavoro stesso, anche nei paesi che se la sfangano meglio di noi. Il lavoro andrebbe rivisto, ma non è politicamente corretto dirlo. Così come è un tabù dire che lo "sviluppo" ha ormai esaurito la spinta propulsiva..

Questi sono appunto sogni, illusioni, fantasie, circenses per abbindolare le masse credule che leggono i giornali omologati, le TV omologate, che si lasciano turlupinare da accenti toscani, ministri giovani e patinati, basati solo sul politicamente corretto e sull' immagine da marketing.

Fatevi un giro nelle agenzie interinali (ho accompagnato io una carissima amica, l' altro giorno) e guardate la bella offerta di lavoro che c' è in giro..altro che raccontare le favolette di Esopo ai bambini prima di addormentarsi.

L' ultimo Consiglio dei Ministri e le sue misure sono stati, al solito, gattopardeschi: per far sì che tutto resti come è (se non che peggiori..), bisogna che tutto cambi.

Simone Torresani

 

  

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