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19 Maggio 2014

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 "Tenere un milione di uomini sotto le armi è un valido mezzo per calmierare la disoccupazione": così scriveva da Saigon, in "Pelle di leopardo", Tiziano Terzani nel 1972, durante le ultime fasi della Guerra del Vietnam, di cui quel libro è una magistrale raccolta di reportages e corrispondenze.

Ho pensato a queste parole di Terzani leggendo l' ultima trovata dei "renzini": il Servizio Civile per 100.000 giovani, 8 mesi più altri 4 eventualmente prorogabili.

Nulla da eccepire, un bel parcheggio per disoccupati under 30.

Vogliamo guardare freddamente in faccia la realtà e analizzare il tutto?

Il Servizio Civile è nato negli anni Settanta come alternativa per gli obiettori di coscienza che, per vari motivi, ripugnavano di servire sotto le armi: abolita la leva obbligatoria, non ha più alcun senso neppure il Servizio Civile.

Tant'è, infatti, che la copertura finanziaria, dal 2006 ad oggi, è stata in decrescita esponenziale sino ad un budget di 70 mln di euro per meno di 14.000 posti per l' anno 2013-14; inoltre il 70% di coloro che svolgono tale servizio non trovano lavoro nonostante la formazione che fa "curriculum".

Se non trova lavoro il 70% di 14.000 partecipanti, vorrebbe dirmi il premier Renzi le chances che avranno altri 86.000 giovani da inserire in tale sistema, a parte 8 mesi parcheggiati da qualche parte?

Sento già le urla scomposte dei sicofanti di regime e dei buoni samaritani in salsa 2.0: insensibile, il Servizio Civile è un arricchimento umano e personale, un mezzo per rendersi utili, per dare solidarietà, eccetera eccetera...

Rispondo subito a lor signori: lo faccio con un ragionamento logico, che fila.

Visto che il Terzo Settore (no profit, onlus, etc) è in espansione ed è il futuro (questo è verissimo) ed è, certo, utilissimo a livello sociale e visto che la disoccupazione è ormai strutturale e le capacità di crescita del PIL dell' economia reale, in Paesi avanzati saturi a meno di speculazioni e bolle immobiliar-finanziarie che prima o poi esplodono, è ormai nulla, perchè non trasformare da "no profit" a "profit" tali associazioni e rimettere in circolo un giro economico forse più sano e più legato al reale?

Invece che progetti inutili quali EXPO o grandi opere che hanno una ricaduta effimera nel breve, perchè non sviluppare davvero il Terzo Settore, ma in modo serio?

Che senso ha che nelle Croci Rosse ci sono volontari sulle ambulanze (non retribuiti) per un lavoro così impegnativo e di responsabilità? Magari sono volontari che poi si scopre hanno un lavoro salariato, al di fuori del loro servizio: che senso ha? Che senso ha fare un "presidio"(mica leggero, a volte) di diverse ore, gratis et amore Dei?

Non sarebbe meglio formare un lavoratore salariato traendolo dai disoccupati e mettendo alla porta quello che un salario lo ha già? E' una questione di avverbio di negazione:va tolto il "no" davanti al profit, punto e basta.

Dite che questo è mercantilismo della solidarietà, mercificazione del sentimento verso il prossimo?

Va bene, pensatelo..continuate a usare 100.000 giovani l' anno come "esercito di riserva del proletariato"(Marx) per la gioia delle ONLUS che hanno tanta bella manodopera usa e getta e intanto il 42% dei giovani 18-35 sono a spasso..ma tanto, si sa, fa curriculum..così arriviamo ad avere gente di 30 anni che parla inglese, cinese, russo, hindi, ha 5 lauree, 2 Erasmus, 3 certificati, 14 corsi di formazione e poi..sta al bar a giocare col flipper o le slot in quanto inattiva.

Il Terzo Settore sarebbe un volano enorme per una economia ormai ingabbiata a patto che entri, appunto, nei meccanismi della economia e che si liberi delle pastoie del lavoro volontario: andrebbe rivisto, con leggi ad hoc, da capo a piedi. Si sta bruciando una generazione, forse più d' una: non è tempo, questo, di essere "buoni samaritani".

Simone Torresani

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