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EXPO ed esondazioni PDF Stampa E-mail

11 Luglio 2014

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Nel suo capolavoro di denuncia sociale, intitolato "La situazione della classe operaia in Inghilterra", datato 1844, Friedrich Engels, descrivendo la città manifatturiera di Manchester osservava che "si potrebbe risiedere in essa anche per anni, senza vedere mai una sola casa operaia o un singolo operaio per la via": tutto questo perchè le trasformazioni urbanistiche, avviatesi alla metà del XVIII secolo con l' industrializzazione, avevano decentrato il più possibile le misere zone operaie dal centro, quasi nascondendole in dedali di viuzze ai lati delle vie principali di scorrimento, dove il buon borghese, tutto intento a camminare nelle strade "vetrina " cittadine, mai metteva piede.

La stessa cosa si potrebbe dire, parlando di Milano, del fiume Seveso: si potrebbe risiedere nella metropoli meneghina per venti, trenta, quarant' anni, senza vedere mai la sponda del fiume.

Ma, a differenza degli operai della Manchester engelsiana, il Seveso mostra la sua faccia un paio di volte l' anno, quando esonda dai tombini e allaga strade, sottopassi, cantine, negozi, trascina auto e mette sott' acqua tutta la zona di Niguarda, tracimando a volte pure in altri quartieri e paralizzando tutto.

Il fiume Seveso, infatti, a Milano scorre interrato per ben 9 km, che non sono pochi, specialmente in una zona abbondante di acque, fossati, canali, risorgive, cavi, fiumi quale è la Pianura Padana.

Da qualche decennio a questa parte, il Seveso, compresso e ingabbiato per fare spazio alla speculazione edilizia, si riprende il terreno a modo suo mettendo tutti a mollo e bagnomaria.

Gridare all' evento meteo estremo, propinare cifre di mm. di pioggia caduta, è ridicolo: 60 mm in 1 ora e mezza non giustificano 4 kmq di suolo meneghino andato a mollo in questi giorni, anche perchè la statistica record della Lombardia, a livello meteo, ricorda eventi precipitativi di oltre 250 mm. in due-tre ore.

Pisapia ha chiesto scusa ai cittadini e, vedute politiche a parte, non va messo troppo sulla graticola: sindaco dal 2011, ha ereditato questi problemi dalle precedenti gestioni ed è stato assorbito dalle ben famose grane dell' EXPO.

Già, l' EXPO: il deus ex machina che dovrebbe risollevare Milano, la Lombardia, l' Italia, creare valanghe di posti di lavoro secondo i suoi laudatores.

A parte il fatto che sino al momento, parafrasando lo slogan dell' esposizione "nutrire la terra", sono stati satollati solo gli immobiliaristi e gli speculatori, nonchè la corte dei miracoli delle varie mafie, appalti truccati e altre simili amenità, a parte ciò, si diceva, cosa resterà ai posteri?

Lavori edilizi magniloquenti per rifare il volto al centro, la devastazione del territorio con nuove strade tentacolari e tangenziali esterne (fatevi un giro nell' hinterland e guardate il consumo del suolo..), appalti tarocchi, tangenti e mangerie..e poi il Seveso che esonda, dopo un normalissimo forte temporale d' estate.

Un bel biglietto da visita, davvero, per la città che vuole essere, nel 2015, sotto i riflettori del mondo intero.

Senza contare l' emergenza dei profughi accampati alla Stazione Centrale, che come tutte le stazioni è sempre, per i visitatori, il primo impatto con una città nuova.

Ammesso e non concesso che i lavori bradipeschi dell' EXPO vengano finiti entro il 1 maggio 2015, Milano sarà  una città fasulla di cartone, come la Roma mussolinesca addobbata di facciate finte per la visita di Hitler nel 1938.

E al primo colpo di vento, pardon di tuono, i turisti esteri si faranno un bel bagno non in programma, magari dopo essere stati scippati o molestati alla Stazione Centrale, che pare più una "casbah" che un edificio ferroviario.

Sommando il tutto alle figure barbine già rimediate dall' Italia nella gestione EXPO, vedremo il grande bilancio di questa fiera del nulla che si chiama "Esposizione Universale".

Avessero speso quei soldi per risolvere il problema Seveso, si sarebbe  reso un servizio ai milanesi migliore che una rassegna EXPO ormai simbolo di un passato obsoleto: si facevano, queste cose, a cavallo tra Otto e Novecento, altri tempi.

In attesa di nuove figuracce mondiali e planetarie nel 2015, possiamo continuare lo stesso a credere che EXPO vuol dire sviluppo (delle mafie), crescita (degli immobiliaristi) e posti di lavoro (sicuramente precari e a tempo).

Crediamoci, con una mano al portafogli..che il Seveso, degli EXPO, se ne impipa largamente e fa sempre dei fantastici scherzetti..

Simone Torresani

 

  

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