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Una finta indipendenza PDF Stampa E-mail

16 Settembre 2014

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È ancora difficile, se non impossibile, fare un pronostico riguardo al risultato del "referendum" sull' indipendenza della Scozia, che si terrà giovedì 18 settembre.

I dati oscillano in continuazione, i due schieramenti si equivalgono (con il fronte indipendentista in ascesa) e, come sempre succede in queste situazioni, la differenza la faranno gli elettori incerti all' ultimo minuto.

Le domande che dobbiamo porci sono due: è auspicabile per noi antieuropeisti, antimondialisti e antiglobalizzatori, una Scozia svincolata dal Regno Unito, dopo tre secoli di assoggettamento politico a Londra?

La seconda domanda è: l' eventuale secessione di Edimburgo farà da apripista ad un effetto domino?

Alla prima domanda possiamo rispondere usando un vecchio ma mai tramontato adagio popolare: " sono cambiati i suonatori, ma la musica è sempre quella".

Premesso che gli Stati-Nazione sono una invenzione della modernità e premesso che -purtroppo per noi- il trend mondiale accelera verso lo svuotamento di sovranità degli Stati e nell' aumento dei poteri di entità sovranazionali, i cui manovratori troppo spesso hanno un volto sconosciuto, ossia quello della grande finanza e del capitalismo selvaggio, apolidi per eccellenza, gli scozzesi dovrebbero ben meditare prima di scegliere la secessione: il premier Alex Salmond non ha mai spiegato ai suoi concittadini come intenderà comportarsi con la sovranità monetaria, uno dei cardini -base della costruzione dello Stato moderno.

Una Scozia indipendente ma dipendente ancora dalla sterlina è una burla: tanto vale, allora, restare sotto Sua Maestà Britannica.

Inoltre, una Scozia con una moneta propria ma agganciata alla sterlina, come in molti propongono ad Edimburgo, è un passo ad alto tasso di rischio, perchè sappiamo tutti le meraviglie che hanno prodotto le monete agganciate e alla pari, da ultimo il disastro dollaro-peso nell' Argentina del 2001.

Seppur indipendente, la Scozia resterebbe lo stesso ingabbiata nelle norme del WTO e del mercato globale, dovendo concorrere - con una scarsa popolazione e basandosi sugli idrocarburi, una fonte che è il passato e non di certo il futuro, con i colossi dei mercati mondiali.

Secondo P.Krugman, un economista a cui diamo il diritto di parola, non essendo egli mai stato tenero con le attuali politiche di Bruxelles, "la Scozia indipendente rischia di essere una Spagna più piccola, oltretutto senza sole": previsioni dettate da un mercato immobiliare a rischio bolla e da un innalzamento del debito pubblico, tra l' altro espresso in sterline o in una moneta agganciata (fatale, in quanto le due economie sono troppo integrate) il che significa dover sempre comprare sterline per essere alla pari (vedi sempre l' Argentina).

Salmond parla pure di restare nell' Europa dei banchieri..

Una Scozia indipendente farebbe l'effetto di una palla da bowling ?

Sì e no.

Difficilmente Belgio, Spagna, Francia ma anche l' Italia ad esempio, tutti Stati con regioni anelanti ad andaresene, accetterebbero nella UE la Scozia: partirebbero subito i veti e Edimburgo starebbe fuori, vanificando così l' aria fritta che Salmond vende ai suoi connazionali.

Ma anche se la risposta fosse sì, anche se nascessero Catalogne, Corsiche, Fiandre indipendenti, eccetera eccetera, cui prodest? dicevano i Latini.

A nessuno di certo. Saranno Paesi che giocheranno ad avere la loro bandierina tutta colorata e nuova, a organizzare la nazionale di calcio (la Scozia l’ ha già, però...) e che prenderanno ordini dalla Troika, da Bruxelles, dalla NATO (Scozia:base nucleare della marina..), da Washington, che commerceranno col disgraziatissimo TTIP, il famigerato trattato euro-atlantico commerciale, ingabbiate dal WTO e dai suoi lacciuoli, senza contare che all' Europa odierna fanno comodo alcuni nuovi Stati piccoli, in numero limitato sia chiaro, in modo da indebolire i grandi Stati e controllarli meglio.

Una Scozia indipendente avrebbe senso e sarebbe auspicabile, certamente, anche perchè per il Regno Unito, una delle colonne dell' Asse Americano in Europa, il colpo sarebbe durissimo, quasi esiziale, ma sarebbe appunto auspicabile se la leadership scozzese parlasse un linguaggio tipo: fuori dall' UE, fuori dalla NATO, sovranità monetaria e Capo di Stato scozzese, rifiutando anche quindi Elisabetta II e rompendo radicalmente con il Regno Unito e con Bruxelles, proclamandosi Stato neutrale.

Ma l' indipendenza proposta dal fronte secessionista è una presa in giro, tra l' altro vogliono pure tenersi la regina come Capo di Stato!.

Salmond inganna gli scozzesi e li buggera; è il classico esempio di suonatore che legge lo spartito e le note della stessa musica.

Uno scozzese col cervello funzionante e una buona dose di cinismo e realismo politico -ahimè se ne trovano sempre meno e non solo ad Edimburgo e Glasgow ma dappertutto- dovrebbe votare NO all' indipendenza.

Tanto vale restare, a questo punto, sotto gli inglesi e sfruttare a mani basse l' autonomia generosa che Londra ha elargito e che, presa dal panico, state certi, elargirà con ancor più liberalità.

Simone Torresani 

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