Meglio la dittatura? |
10 Dicembre 2014
In uno degli ultimi articoli su questo Giornale ("Senza alternative”, di L.Fuschini) si è ipotizzato un partito in grado di raccogliere, in senso costruttivo e davvero alternativo al sistema, il disgusto e la rabbia dei cittadini; l' astensione è stata giudicata gesto nobile ma nella fattispecie né pratico e né risolutivo. Poichè appartengo al 60/70% di coloro che ormai hanno smesso di perdere tempo con la farsa del voto, vorrei dire la mia opinione. Abbiamo visto la fine che fanno tutti i partiti di "protesta", dalla Lega Nord bossiana (ora Salvini cerca di ricostruire una verginità più volte violata dal mortale abbraccio berlusconiano..) al declinante ed inconcludente "Movimento 5 Stelle": semplicemente vengono o ingabbiati e istituzionalizzati dal sistema (Lega) oppure, come nel caso di Grillo, si mostrano contenitori vuoti e si autoghettizzano, non concludendo nulla. L' unico nuovo soggetto politico che voterei ad occhi chiusi sarebbe un partito, o movimento che dir si voglia, che all' articolo 1 del programma mettesse nero su bianco-come necessità improrogabile-la cancellazione della democrazia rappresentativa in Italia, puntando apertamente alla dittatura. Smettiamola di prenderci in giro e parliamo chiaro e netto: in Occidente in generale, ed in Italia in particolare, la democrazia rappresentativa non rappresenta più nessuno. È un sistema di procedure e di regole ormai divenuto autoreferenziale, che serve a legittimare e perpetuare una casta di intoccabili e un nodo di intrecci tra mafie, imprenditori, politici, massoni, un sistema che alimenta corruzione, concussione, malaffare, sprechi immensi e ruberie, il tutto dietro il paravento ideologico del "potere dal popolo, al popolo, per il popolo". Al cittadino si dà la pia illusione di delegare qualcuno a rappresentarlo, inserendolo invece in un sistema di partitocrazia che solo a parole enuncia idee ed ideali nei quali l' elettore si riconosce. Si stava meglio nell' Ancien Regime, quando almeno l' aristocrazia al potere aveva anche degli obblighi verso la plebe e la plebe stessa, a livello comunitario di villaggio, metteva in pratica la vera democrazia diretta: nel Ducato di Milano, ad esempio, tesorieri, sindaci e cancellieri dei paesi venivano eletti dai capifamiglia, in piazza, con durata biennale o triennale. Oppure sono meno ipocriti in Paesi come Uzbekistan, Kazakistan, Turkmenistan, dove il dittatore ruba assieme ad un gruppetto di oligarchi: rubano, certo, ma sono in pochi a spartirsi la torta a differenza che da noi, dove rubano in tanti, rubano tutti e gli sprechi sono vasti come Oceani. E hanno almeno la decenza di mostrarsi per quel che sono, senza ammantarsi dietro le fanfaluche dei "diritti" e delle "libertà". È fin preferibile l' Azerbaigian, dove il presidente-dittatore Aliyev e la piccola oligarchia rubano, vessano, reprimono, corrompono, ma hanno la faccia tosta -che a questo punto diviene onestà intellettuale-di far capire che "al popolo lasciano le briciole". Il più onesto, però, è il presidente bielorusso Alexander G.Lukashenko, il quale -a differenza di Aliyev o Nazarbayev - ha un Parlamento privo di partiti-farsa, con deputati indipendenti che non fanno nemmeno finta di contare un' acca (come in Azerbaigian), non è circondato da una corte oligarchica spudorata, non fa mistero di interdire le libertà di stampa, associazione e parola, ma dosando economia di Stato e libera imprenditoria, sussidi, paternalismo, tenendo il Paese fuori dai cosiddetti "mercati" e muovendosi come vuole in politica estera (si è spesso urtato anche con Putin) ha tenuto la Bielorussia fuori dal mercimonio globale, garantendo alla popolazione pane, companatico, lavoro e sicurezza. Basterebbe solo la metà di questo per prenderlo a modello e fare l' elogio della dittatura. Simone Torresani
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