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Proletari di tutto il mondo, non mischiatevi PDF Stampa E-mail

16 Dicembre 2014

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Da Rassegna di Arianna del 12-11-2014 (N.d.d.)

Socialismo e lotta all’immigrazione, due concetti che in Occidente sembrano essere in inconciliabile contraddizione. Eppure, a ben vedere, le cose non stanno proprio così. Dietro fumosi slogan ed ipocrite intenzioni buoniste, tipiche dell’intera estrema sinistra radical chic e sciocca d’Europa, la realtà sociale dell’immigrato residente nel Vecchio Continente è facilmente sintetizzabile con un’unica parola: schiavismo.

Non solo lavori modesti e mal pagati, che noi europei con la laurea in tasca e la puzza sotto al naso non accetteremmo di fare nemmeno sotto tortura; ma anche case fatiscenti e zero vita sociale, se non quella all’interno della propria comunità etnica di appartenenza. Fatevi un giro in qualche locale alla moda di una qualunque città italiana. Troverete il manager rampante, l’impiegato e l’operaio, accomunati dal medesimo stile di vita consumista, piccolo-borghese e privo di valori ma non troverete lui, il novello Spartaco del ventunesimo secolo: l’immigrato.

A parole sono tutti antirazzisti e figli della medesima Terra Madre, ma questo vale solo finché l’immigrato se ne sta buono in un angolo, senza rompere più di tanto le balle ai “clienti del Grand Hotel Europa”. Eppure col termine socialismo, almeno nei tempi passati, si indicava una precisa ideologia che aveva come fine ultimo la riduzione delle diseguaglianze sociali, esattamente l’opposto rispetto a quanto anela l’attuale Sistema capitalistico, che ci vorrebbe singoli individui atomizzati abbandonati all’anarchia del libero mercato.

 

Ma allora non sarebbe il caso di ripensare, in un’ottica autenticamente socialista e rivoluzionaria, l’intera questione immigratoria? Vogliamo lasciare le cose come stanno, diventando nei fatti complici del capitalismo predatore e schiavizzante, o cominciamo a pensare ad una valida alternativa? Vi ricordiamo che nei paesi del blocco sovietico, prima della nefasta caduta del Muro di Berlino, vigeva il divieto di emigrazione, ma nessuno si sarebbe mai sognato di definire gli Stati socialisti come razzisti, alla stregua del Sudafrica dell’apartheid.

Invece, oggi, il tema dell’immigrazione è diventato un vero e proprio tabù, senza possibilità di aprire un serio dibattito sulla materia. A guadagnarci, in questo modo, sono i partiti di estrema destra che, utilizzando slogan xenofobi, ottengono vasti consensi, soprattutto tra gli strati più popolari della popolazione, dando vita ad una vera e propria guerra tra poveri. Eppure basterebbe parlare di blocco delle frontiere e percentuale massima di immigrati presenti sul territorio nazionale (il 5% potrebbe essere un’ottima soluzione), per cancellare immediatamente questa novella forma di schiavitù.

Ma questa soluzione, nell’attuale Sistema capitalistico, è da tutti osteggiata. L’immigrato ha infatti una funzione fondamentale: scardinare il complesso dei diritti sociali che la classe operaia ha duramente conquistato con le lotte degli ultimi due secoli. Nessun lavoratore osa più pretendere la tutela dei propri diritti per paura, anzi la certezza, di essere licenziato; mentre il capitalista non si fa alcun problema a pretendere orari di lavoro sovrumani o paghe salariali da fame, tanto sa benissimo che ci sono già migliaia di disperati provenienti dal Terzo Mondo disposti ad accettare le sue catene.

Che il capitalista ragioni in quest’ottica è anche comprensibile, ovviamente dal suo punto di vista. Ma che anche i sedicenti antagonisti la pensino nel medesimo modo è quanto meno ridicolo. Questi ultimi spesso si giustificano tirando fuori la nota frase di Marx “proletari di tutto il mondo unitevi”. Ma siamo proprio sicuri che il filosofo di Treviri fosse un globalizzatore mondialista ante litteram? A ben vedere, ha scritto “unitevi” non “mischiatevi”. Il suo intento era quello di invitare l’intera classe proletaria, presente in tutto il mondo, a ribellarsi al capitalismo, non certo a mischiarsi in una poltiglia informe, come quella che tanto piace a chi ci vuole consumatori e non più cittadini.

Chissà cosa scriverebbe oggi, di fronte a questa marea di immigrati provenienti dal Terzo Mondo. Secondo noi, di sicuro, non prospetterebbe le medesime soluzioni del Sistema capitalista, che voleva abbattere. Vuoi vedere che, in fondo, l’estrema sinistra europea, nonostante le bandiere rosse, ha assunto nei contenuti una politica anti-marxista? A volte la storia delle faccende umane è propria comica, anzi tragica.


Alessandro Cavallini 

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