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Finta libertà PDF Stampa E-mail

13 Gennaio 2015

 

Da giorni i media mainstream e l'opinione pubblica pecorona ridotta a gregge o parco buoi ripete, meccanicamente, le parole d' ordine che oggi sono "difesa della libertà, della satira, libertà di espressione eccetera.

Visto che abbiamo sentito dire, in tutte le salse, che i valori della libertà in latu sensu (quindi comprendente anche le suindicate varianti di : stampa, espressione, satira, pensiero, eccetera eccetera) sono i pilastri dell' Occidente, pensiero espresso dai grandi maitre a penser , vorremmo provare ad analizzare meglio tali fondamenta, che puzzano molto di doppiopesismo e di ipocrisia.

Della libertà di satira si è occupato Luciano Fuschini nel suo ultimo articolo; qui diremo alcune cose circa la libertà di espressione.

Siamo talmente liberi, in Occidente, che uno storico, David Irving, nell' autunno 2005 venne arrestato, processato e condannato a 3 anni di reclusione in Austria per "negazionismo dell' Olocausto" e stette circa 400 giorni dietro le sbarre, venendo liberato solo per gentile intercessione delle autorità britanniche, essendo l’Inghilterra il suo Paese natale.

Non ho alcun problema a dire che le tesi di Irving sono pura spazzatura storica, la sua versione della guerra "preventiva " di Hitler contro l' URSS è ridicola, la sua versione dei fatti d' Ungheria del 1956, manovrati da Israele, è talmente cretina da far ridere i polli.

Eppure una società che innalza la libertà d' espressione dovrebbe, in teoria, consentire ad un Irving o un Pinco Pallino di pubblicare tali fandonie senza sequestri, avvocati, giudici, tribunali, reclusioni.

Si dice: apologia del nazismo, dell'antisemitismo, del razzismo.

Forse il nazismo, il razzismo, l'antisemitismo non sono "pensieri"?

Aberranti quanto si vuole, ripugnanti quanto si vuole, ma sono pensieri: una società che veramente applicasse tali diritti di libera espressione, dovrebbe lasciar libero l’individuo di scrivere e pubblicare di nazismo con un punto di vista filonazista finché resta nel campo delle pure idee, quando però dalle idee passa ai fatti, dovrebbe sì metterlo dentro e buttar via la chiave.

Se Austria e Germania (Occidente, non Medio Oriente o Africa Subsahariana), paesi oggi tanto di moda tra gli eurofili, puniscono coi tribunali i mostri del loro passato, allora significa che non sono Paesi così democraticamente maturi come i loro apologeti fanno credere, al contrario una vera società matura avrebbe in sé gli anticorpi per isolare la minoranza di sostenitori degli scheletri del passato e renderli innocui.

Oltre al caso Irving, come la mettiamo con altre cosucce tipo la legge Scalfarotto, per fortuna ferma, che molto ambiguamente punisce l'omofobia in realtà per punire altre idee non allineate?

O i regolamenti farsa che, negli stadi, vietano i cori di "discriminazione territoriale", impedendo ai tifosi un sano sfogo domenicale?

Adesso un pisano non è nemmeno più libero, allo stadio, di inveire contro un livornese o viceversa?

Nemmeno nell' URSS di Stalin i tifosi erano impediti a inveire contro i moscoviti o i leningradesi o chissà chi.

Senza contare tutti quei divieti di libertà di espressione che sono etichettati con la gabbia del politicamente corretto, dove adesso i neri sono "di colore" e anche i sordi devono essere chiamati "audiolesi".

Allora diciamolo che la famosa libertà di espressione, in Occidente, è a sovranità limitata e vale solo nei casi e nei modi decisi dal potere, per il resto vige una censura mascherata non meno implacabile di quella totale.

Je ne suis pas Charlie: un giornaletto di vignette che nemmeno fanno ridere, non ci prestiamo alla farsa di lavorare per il re di Prussia e il popolo francese dovrebbe porsi altri quesiti, ben più seri e profondi.. ma il paese dei "Lumi" ha le lampadine assai consumate.

Simone Torresani 

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