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La strage gender PDF Stampa E-mail

14 Giugno 2015

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Da Il Ribelle, quotidiano on line, del 12-6-2015 (N.d.d.)

 

A ben pensarci, molto peggiori delle calamità naturali, delle carestie e persino delle guerre sono certe moderne ideologie che, pur non causando milioni e milioni di morti, a lungo andare determineranno una vera e propria strage antropologica.

La più nociva, tra le varie oggi in voga, è quella “di genere”, il cui assunto originario (ovviamente, di stampo americano) consiste nel ritenere che alla nascita un individuo sia sessualmente “indifferenziato” e perfettamente “indistinto”. Secondo tale teoria, sono esclusivamente le consuetudini sociali e l’educazione impartita a formare l’identità sessuale di una persona; di conseguenza, chi nasce femmina, se verrà allevata come un maschio, potrà a tutti gli effetti divenire maschio. E viceversa, s’intende. In questo modo, non avendo più il genere (maschile/femminile) niente a che vedere con il sesso biologico, la persona può arbitrariamente essere manipolata o determinare la propria appartenenza sessuale, come se il corpo sessuato non avesse già in sé il suo principio d’essere. Un’aberrazione infinita, questa ideologia di genere, che scavalca una volta per tutte la natura, ignorando a bella posta le creature.

I sostenitori del gender, così, mescolano in unico calderone, fino a confonderli, gli orientamenti sessuali che possono essere senz’altro molteplici, i profili psicologici che non corrispondono obbligatoriamente alle tendenze sessuali – una donna mascolina non è per forza lesbica, così come un uomo effeminato non è per forza omosessuale – e infine i sessi biologici che, fatta eccezione per i casi limite di ermafroditismo, sono esclusivamente due: tertium non datur.

Mettiamo, però, di trovarci ancora nel campo della teoria, in cui anche l’impossibile può divenire possibile, ma come si risolve la questione, se ci si sposta su un terreno meno speculativo, ma sensibile ed effettivo, quale quello dei bambini? Basta osservarli fin dalla tenera età, per rendersi conto di quanto sia artificiale e capziosa la teoria di genere; nella maggior parte dei casi, dovrebbe essere sufficiente guardare le pose che assume e i gesti istintivamente aggraziati che compie, senza artifizio e indottrinamento alcuno, una bimba di appena un anno, osservare gli atteggiamenti più irruenti e scomposti di un bimbo della medesima età, e poi confrontare le inclinazioni, le preferenze, i capricci e persino il loro modo di essere affettivi: l’una è più tenera e fisica, l’altro più libero e giocoso. Ugualmente, si dipanano fin da subito le parti precipue del carattere di ogni bambino, sia esso riflessivo e introverso, gioioso e gentile, curioso e intraprendente o docile e passivo; è già dalle prime settimane che l’arcano durato nove mesi prende forma e pure sostanza in una specifica identità.

Viene quindi da chiedersi, se così non fosse o, meglio, se tutto questo non lo si volesse ammettere, perché non decidere, insieme al genere sessuale, anche che tipo di persona deve diventare un neonato? Se oramai è lecito “contrattare” addirittura su ciò che è un insindacabile sesso biologico, perché non arrivare a modificare persino un elemento così poco accertabile come l’indole personale? Giunti a questo punto, si potrebbe pensare di creare tout court una persona “progettata” in modo da non riuscire più a reperire in essa alcuna specificità che ne attesti l’individualità.

A tale proposito, è bene dire che, sebbene la teoria di genere si nasconda dietro certi specchietti per allodole, le vispe terese del “politicamente corretto” – quali la “educazione alle differenze e al genere”, la prevenzione e il contrasto al “bullismo o violenza di genere” o, ancora, la “formazione dell’identità di genere”, la “educazione affettiva” ecc. – l’obbiettivo finale non è altro che la strumentale rimozione dei legami e delle appartenenze di ogni sorta e specie (da quelle geografiche a quelle religiose, da quelle comunitarie a quelle sessuali) al fine di ottenere un individuo perfettamente anonimo da manovrare, dislocare e magari, all’occorrenza,  sostituire come una merce qualsiasi. C’è dunque da sperare il meglio e aspettarsi il peggio, per le generazioni che verranno, per quei bambini che, fin dagli esordi della vita, verranno depredati senza appello e senza difesa alcuna della propria legittimità d’essere.

Già oggi, e ancor più domani, saranno in pochi coloro i quali, nelle varie tappe dell’infanzia e poi della giovinezza, riconosceranno e manterranno fede alla loro autentica natura: occorrono una lunga fatica e un grande sforzo di onestà, per fare questo. Saranno pochissimi coloro i quali riusciranno a divenire ciò che sono, ma è vero che in tal caso, nonostante l’ideologia gender e altre perniciose cialtronerie, saranno riusciti nel mestiere più duro. A preoccupare, però, sono tutti gli altri, vale a dire quella maggioranza ordinaria che – ormai senza più identità e riferimenti originari – dopo essere stata sradicata, sarà destinata a sua volta a sradicare.

Ecco perché l’ideologia gender è ben più dannosa delle calamità naturali, delle carestie e delle guerre, che, sì, hanno causato milioni e milioni di morti, ma non hanno mai messo fine all’essenza, cioè a quella stretta, strettissima realtà fisica e spirituale dell’uomo; non l’hanno mai reso apolide rispetto a se stesso, anzi, semmai, è vero il contrario: suo malgrado, l’hanno costretto a fare i conti con l’amara e benedetta verità di non essere mai isolato e mai separato dal tutto che l’ha messo al mondo e che, circondandolo, ovunque si manifesta.

 

Fiorenza Licitra 

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