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Salvini in Africa e la trappola malthusiana PDF Stampa E-mail

23 Agosto 2015

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Dal 29 settembre al 1 ottobre il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, si recherà in Nigeria per incontrare i ministri del presidente Mohammed Buhari, capo dello Stato da pochi mesi, subentrato a Goodluck Jonathan -il cui nome di battesimo, data la situazione in cui versa lo Stato africano, pareva una burla.

Questo viaggio, il cui scopo palese è quello di chiedere cosa serve per "trattenere in patria i giovani" e lanciare idee di cooperazione per lo "sviluppo di strade, porti, fabbriche, scuole" del Paese africano, è perfettamente inutile e Salvini farebbe meglio a devolvere le spese del suo tour a quegli italiani che davvero ne hanno bisogno.

Ancora una volta il Carroccio si presenta come un partito dal respiro provinciale e scarsamente consapevole della realtà contemporanea; ancora una volta si mostra come un partito di "chiacchiere e distintivo", con iniziative mediatiche che magari fanno clamore ma non servono a nulla, nel concreto.

Che significa " sviluppo, lavoro, scuole, strade?"

Forse l'Africa non cresce?

Eppure parecchi Stati del Continente Nero hanno un PIL nettamente superiore a quelli dell' Eurozona, vedi Guinea Equatoriale, Angola, Gabon, solo per citarne tre a caso e la Nigeria stessa, se la memoria non ci inganna, pochi anni fa giunse ad arrivare al sesto posto nella produzione mondiale di petrolio.

Rebus sic stantibus, molti Stati africani dovrebbero allora surclassarci, se non fosse che tali crescite favolose vengono fagocitate o da élite politiche locali corrotte oppure dalle dirigenze delle multinazionali di turno, che assieme alle suddette élite corrotte -e di una corruzione che la nostra, a confronto, è acqua di rose- si spartiscono in amicizia tutti i profitti: esempio lampante la Guinea Equatoriale di T.Obiang Mbasogo, presidente da 36 anni, grande amico dei colossi petroliferi mondiali che lo sostengono in quanto si "accontenta" (si fa per dire..) di royalties "modeste" (il virgolettato è d' obbligo).

Quello africano è un PIL che non genera benessere collettivo ma miseria diffusa per tutti questi motivi, uniti al neocolonialismo e ai postumi del vecchio colonialismo, a gap strutturali vecchi di decenni e ad una classe politica disastrosa, aggravata dal fatto che tutte le entità statuali subsahariane sono "Stati senza Nazione": la sola Nigeria, ove andrà Salvini, annovera qualcosa come quasi 200 gruppi tribali e rivalità secolari tra Fulani, Ibo, Yoruba, eccetera nonché un profondo fossato tra un Sud cristiano maggiormente avvantaggiato rispetto al Nord musulmano dal punto di vista economico e politico-sociale, fonte di tensioni continue che non da ultimo hanno giocato a favore dello sviluppo di Boko Haram.

Nemmeno la forma federale in questi Stati privi di Nazione riesce a tenere coesi i vari gruppi.

A questa ridda di problemi da far tremare le vene nei polsi, va aggiunto il fatto che in buona parte dell'Africa la modernità è arrivata portando il companatico, non il pane: sono cioè arrivati i feticci della modernità ma non la mentalità moderna.

Sono arrivati i cellulari e le televisioni e i computer, insieme alla medicina moderna che ha contenuto la seppur sempre drammaticamente alta mortalità infantile, ma non sono mai arrivate le concezioni di limitare la natalità come forma mentis.

La modernità ha insomma portato invenzioni e scoperte senza il relativo benessere, limitandosi solo a contenere il rapporto nati/morti, di modo che il Continente è passato dai 100 milioni di anime del 1899 al miliardo e cento milioni del 2014: un aumento del 1.100% in un secolo, mentre altre zone del mondo (Europa) toccate dalla modernità hanno visto una diminuzione lenta e costante delle nascite, tipica dei Paesi davvero sviluppati. E con tale boom demografico, anche una crescita economica equilibrata sarà destinata a fagocitare risorse per rincorrere l'aumento della popolazione, rigenerando povertà: al massimo nascerà una piccola classe media del tutto insufficiente a creare quella tanto amata "società dei consumi" tipica del nostro decadente e declinante Occidente, giunto ad un coma irreversibile.

Insomma, tra i guai africani esiste pure la trappola malthusiana, introdotta dall' Occidente con tutte le sue buone e caritatevoli intenzioni di civilizzare un Continente che, quanto a civiltà, ha avuto una Storia non di certo inferiore a noi seppur da noi mai approfondita.

Sommiamo tutti questi mali, mettiamoli nel mondo globale assieme alle tante guerre che dilaniano il Continente Nero e capiremo allora perché i flussi subsahariani sono destinati ad aumentare.

Salvini va in Africa con il solito atteggiamento di carità accattona occidentale, dimostrandosi egli stesso ai livelli dei cattocomunisti che tanto vitupera e mostrando di non capire un bel nulla del mondo globalizzato che, a parole, combatte.

Ripetiamo: stesse a casa sua, farebbe opera di bene.

Simone Torresani 

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