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Avere non è essere PDF Stampa E-mail

27 Agosto 2015

 

Da Rassegna di Arianna del 25-8-2015 (N.d.d.)

 

Leggo su Il Fatto Quotidiano alcuni interventi di Stefano Feltri secondo cui “Studiare cose belle e interessanti ma inutili per il mercato del lavoro, condanna migliaia e migliaia di ragazzi alla disoccupazione o alla sottoccupazione”. Caro Feltri, l’essere umano e la vita non sono merci, anche se vogliono convincerci che sia così.

Vorrei partire da una citazione che mi piace molto. “Non c’è nulla di più triste di un essere umano che non possa perseguire la propria vocazione”, di Erika Di Martino, maggior rappresentante dell’homeschooling in Italia.

Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia, affermò che in Italia con la cultura non si mangia. Tempo dopo ha trovato un degno ammiratore nel vicedirettore del “Fatto Quotidiano” Stefano Feltri che, in alcuni interventi sul sito web del suo giornale, ci ha regalato recentemente perle di non saggezza di cui riportiamo due passi significativi.

“In tanti commenti ai due post precedenti, si rivendica il diritto di studiare come (e quanto) si crede, seguire la propria vocazione senza “mercificare” le proprie scelte di vita. Mi spiace informarvi, cari difensori del “studia quello per cui ti senti portato senza pensare alle prospettive”, che questa è una posizione di destra: l’istruzione è l’unico ascensore sociale che funziona, in Italia e non solo".

Feltri poi prosegue: “Studiare cose belle e interessanti ma inutili per il mercato del lavoro, condanna migliaia e migliaia di ragazzi alla disoccupazione o alla sottoccupazione. E congela l’ascensore sociale”.

Secondo queste affermazioni e altre di questo tono, per Feltri le persone non dovrebbero seguire i propri talenti, le proprie aspirazioni e interessi ma essere motivati esclusivamente dalla possibilità di stipendio nelle scelte degli studi o dalla “carriera” da intraprendere. Sostanzialmente se sei Paganini ma le statistiche ti dicono che i soldi li farai come ingegnere, lascia perdere il violino e fai l’ingegnere e conseguentemente vivi una vita di frustrazione e tristezza fino alla fine dei tuoi giorni. Perché si sa, in questa società mica ti devi realizzare come persona, essere felice, fare qualcosa di sensato, devi solo percepire uno stipendio e comprare tutto quello che ti dice la pubblicità. Come se poi un qualsiasi Paganini facesse necessariamente la fame e anche se non sei Paganini non è detto che non puoi trovare lavoro o comunque da vivere con la tua passione. Con i corsi dell’Ufficio di scollocamento (a cui invitiamo Feltri a partecipare), incontriamo persone che hanno fatto quello che “conveniva” e ora però si ritrovano comunque senza granché di soldi e “sicurezze”, perché quello che “conveniva” si accompagna spesso a spese e bisogni indotti, sprechi e acquisti inutili. Per contro la “convenienza” regala un senso di fallimento e insicurezza interiore per aver seguito un modello assurdo che non ha alcun futuro. Il paese è pieno di persone che non sanno più il perché di quello che fanno, che si sono fidate dei vari Feltri e ora hanno vite a pezzi, problemi relazionali, perdita di senso, pensano di aver sprecato tempo. Allo stesso tempo però sono sempre di più coloro che, dopo aver fatto le scelte tragiche che suggerisce Feltri, adesso magari a 35, 40, 50, 60 anni, finalmente si licenziano o iniziano a fare quello che veramente avrebbero voluto fare da sempre; e spesso ci riescono, vivono dignitosamente e si sentono più realizzati. Il successo dei nostri corsi di scollocamento sta a dimostrare che la realizzazione e la vocazione sono molto più forti, importanti e vitali di quello che Feltri pensa e non  è vero che non contano nulla. Lui vuole salire sull’ascensore sociale; ma una volta che si è arrivati in cima, può anche capitare di volersi buttare di sotto. È una società senza prospettive quella che si dirige solo dove ci sono i soldi senza preoccuparsi minimamente dove si dirige il cuore e direi anche il cervello, visto che le scelte di cuore sono sempre le più intelligenti. Il cuore non ha bisogno di frequentare le facoltà “sicure” che dice il Feltri perché c’è anche chi studia per il piacere di studiare e poi fa tutt’altro per campare e meno male, altrimenti lo studio sarebbe solo propedeutico allo stipendio, una realtà veramente triste e misera che, se produce risultati come il povero Feltri, non c’è da seguirla per niente, anzi. Piuttosto fermatevi alle medie se poi diventate aridi e senza prospettive come lui. Non è un caso che lui abbia studiato alla Bocconi, posti quelli dove cuore, senso, vocazione, libertà, arricchimento personale non monetario, sono ben poco frequentati.

 

Paolo Ermani 

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