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Il ruggito del topo PDF Stampa E-mail

15 Ottobre 2015

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Da Rassegna di Arianna del 12-10-2015 (N.d.d.)

 

Quando un topolino ruggisce, solo i pirla possono cascarci, quelli che sanno tutto (e stanno in alto) se la ridono per niente intimoriti. Buon per il topolino, perché così non minaccia veramente i potenti, subendo ritorsioni letali, e può illudere i più deboli, o meglio i più imbecilli fra i deboli.

Mi perdonino i topolini, che rispetto e mi fanno addirittura tenerezza, ma le recenti dichiarazioni di Maurizio Landini – artefice delle sconfitte operaie seriali e sostenitore dell’impossibile “democrazia nelle fabbriche”, in solido con Cremaschi – mi paiono proprio il classico ruggito del topo. Ancor meno di un “vorrei ma non posso” caratteristico dei finti rivoluzionari, dei massimalisti e radicali posticci che minacciano durissime lotte sindacali e politiche, mai intraprese.

Mamma che paura! Neanche fosse, costui, un condottiero di solide e combattive “coalizioni sociali”, epigono italiano di Lenin pronto ad occupare il Palazzo, d’inverno o in primavera che sia! Il suddetto è più che altro un abile saltimbanco mediatico, parte integrante dello Spettacolo allestito dal sistema, al quale è stata affidata una particina. Quella del difensore intrepido, con un glorioso passato da apprendista saldatore, dei lavoratori vessati e sfruttati in un habitat squisitamente neoliberista.

Tutto nasce dalle dichiarazioni mattutine di Landini, davanti ai microfoni di Agorà, su Rai 3 (6 ottobre, “Cattive Compagnie”). Occupare le fabbriche? Sarei pronto a farlo per difendere il lavoro. Oggi qualsiasi azienda che chiude è persa per sempre. Per difendere posti di lavoro e crearne di nuovi siamo pronti a utilizzare, democraticamente come abbiamo sempre dimostrato, determinate azioni. Questa la versione giornalistica delle dichiarazioni, ma il topolino che ruggisce Landini ha detto semplicemente Occupare le fabbriche, se necessario per difendere il lavoro, non escludiamo nulla … Tenendo conto che è stato molto recalcitrante a descrivere gli strumenti di lotta della fiom. Secondo lui, però, il problema vero non è menare le mani o occupare le fabbriche, ma creare nuove occasioni di lavoro, rivelandoci così di aver scoperto l’acqua calda.

Qualcuno afferma che il capoccia della fiom è stato galvanizzato dalla dura protesta dei lavoratori Air France, minacciati di licenziamento, arrivati al punto di spogliare il manager responsabile delle risorse umane e costringerlo alla fuga. Ma dubitiamo che in Italia possa accadere altrettanto, anche se, a conti fatti, è ben poco. Il bieco direttore del personale, che voleva licenziare 2.900 disgraziati, non l’hanno mica linciato, gli hanno solo strappato la camicia, che potrà ricomprare agevolmente in boutique, grazie agli elevati redditi che il sistema garantisce a questi farabutti.

È improbabile che accada in Italia ciò che è successo in Francia, soprattutto con la guida di leader sindacali come Landini, il cui compito è quello di simulare la lotta, fare dichiarazioni più o meno reboanti, quando serve, ma di cedere sempre, alla fine della fiera, per fottere sistematicamente i lavoratori.

Recentemente un altro pidocchietto della sinistra “massimalista”, “estrema” o “radicale”, tale Giuseppe Civati fuoruscito dal piddì (ma non dal parlamento!), ha individuato il più grave problema nazionale nella legalizzazione piena della Cannabis (una droga!), presentando con altri una proposta di legge, perché la Cannabis pienamente legale assicurerebbe enormi introiti e risolverebbe miracolosamente i problemi nazionali.

Ecco come agiscono le piccole tacche della sinistra postcomunista liberal-libertaria, politica e sindacale. Da un lato, un politico da strapazzo – segnatamente Civati – cerca di sviare l’attenzione dai gravi problemi sociali, concentrandola su questioni non dannose per le élite finanziarie, che anzi gradiscono la legalizzazione delle droghe per infiacchire e neutralizzare la popolazione. Dall’altro lato un sindacalista telegenico – o televisivo? – come Maurizio Landini, promette ciclicamente lotta dura per difendere i posti di lavoro, con tanto di occupazioni ad oltranza (e scontri con la polizia?) ben sapendo che non ci potrà essere alcuna lotta efficace, ma l’ennesimo fallimento aprioristico, muovendosi dentro i recinti della democrazia e del politicamente corretto.

Uno svia l’attenzione, pigliando per i fondelli il popolo bue (Civati), e l’altro millanta cose impossibili, anche lui prendendo per il culo lo stesso popolo bue (Landini). Funziona così e questa è oggi la sinistra, rimasuglio storico degenerato di epoche ben più gloriose. Quella sinistra che ci ha regalato, negli ultimi dieci anni, una “sòla” dietro l’altra, per restare a galla come gli stronzi nella fogna: Sinistra ecologia libertà, la cigl che vogliamo, rivoluzione civile, alba, l’altra Europa con Tsipras, coalizione sociale, possibile-podemos. Tanto che ci si chiede come sia possibile perseverare nell’inganno, facendola sempre franca, salvando il culo (se non la faccia) e ottenendo un po’ di consenso – ma anche di tessere – dagli italiani. Del resto, la cgil di cui fiom e Landini fanno parte, ha perso negli ultimi tempi oltre settecentomila tesserati, che vogliono dire soldi e (sub)potere in meno e quindi bisogna correre ai ripari.

Ti dichiari ancora una volta pronto a occupare le fabbriche, Landini, come un anno fa alle acciaierie di Terni? Perché non lo hai fatto ad oltranza in passato, a giochi ancora aperti, con possibilità di ottenere risultati, quando si decideva la sorte dei metalmeccanici Fiat, prima che gli americani, con l’apporto determinante di Marchionne e la complicità degli Elkann (eredi Agnelli), si portassero l’auto italiana negli States, pagando con i soldi della Fiat stessa e dello stato italiano (incentivi per la rottamazione e altro)?

Perché non hai chiamato a raccolta le forze operaie e metalmeccaniche, estendendo la chiamata a molti altri gruppi sociali in difficoltà (coalizione sociale?), fin dai tempi del governo Monti, molto prima dello jobs act di Renzi e della troika, visto che sei segretario generale fiom dall’ormai lontano 1° giugno 2010? Perché te ne stai a fare da spalla alla Camusso, pur criticandola ad effetto, quando se ne va a cercare un po’ di visibilità nell’Expo renziano senza neppure pagare il biglietto?

Sappiamo entrambi, Landini, che ormai c’è poco da mobilitare – anche per causa tua e di quelli come te – e fra un po’ ancor meno da occupare, in quanto la passività sociale è ai massimi, la solidarietà di classe è un ricordo e le fabbriche nostrane o chiudono, o delocalizzano, oppure sono vendute allo straniero (che chiuderà e delocalizzerà).

Sai meglio di me, essendo un sindacalista molto abile, preparato ma in aperta malafede, che il tuo è il ruggito del topolino. Il ruggito televisivo di un topolino furbo, non intenzionato a minacciare i potenti, che potrebbero schiacciarlo, ma disposto a turlupinare gli imbecilli, in fondo alla scala sociale, suscitando una volta di più false speranze di riscossa dei lavoratori, al solo scopo di mantenere il posto e le tessere.

Sei proprio “di sinistra” Landini, del tutto coerente con la tua storia! Ruggisci ancora come un topolino, finché sei in tempo, perché il Padrone Globalista fra un po’ sarà così potente che non avrà più bisogno degli imbroglioni come te …

 

Eugenio Orso 

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