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Svezia divisa PDF Stampa E-mail

3 Novembre 2015

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 Da Appelloalpopolo del 31-10-2015 (N.d.d.)

 

Una mattina di un normale giorno di scuola in Svezia in ottobre, ragazzi che si affannano all'ingresso, la spensieratezza nell’aria. Siamo solo a pochi giorni prima della piccola vacanza autunnale di 7 giorni che coincide con quello che una volta era suggellato nella tradizione cristiana nel ricordo dei defunti e che invece nella moderna società svedese, sotto colonizzazione culturale americana, è associato con l´importata festa di Halloween.

Un ragazzo, il cui viso quasi imberbe, coperto da una invisibile peluria bionda, si confonde bene tra gli adolescenti tra i 13 ed i 17 anni che compongono gli allievi degli ultimi anni di questa scuola dell´obbligo nella Svezia occidentale a Trollhättan, entra, con un impermeabile lungo, sebbene abbia 21 anni. Nasconde sotto quell´impermeabile una spada ed un coltello a lama lunga. Il suo obbiettivo: uccidere quanti più studenti di chiara origine non svedese in quell'edificio. Li cerca con attenzione nelle classi, tra tante teste bionde non tarda a materializzarsi una testa nera e riccia; il primo a farne le spese è un ragazzino somalo di 17 anni, Hamed Hassan, la cui famiglia aveva passato tutte le traversie di un viaggio della speranza per metterlo al sicuro dalla guerra, ma il destino comanda sopra l´esistenza umana e lui che sognava solo di calcio non ha fatto eccezione a questa regola.

Con il sangue inizia il panico, tutti corrono mentre il ventunenne Anton Lundin Pettersson continua a dare fendenti selezionati, dal quantitativo di melatonina presente nella pelle. Un assistente pedagogico di origine siriana, Lavin Eskander, un ragazzo di venti anni, invece di darsi alla fuga si getta contro il forsennato Anton, lo fa forse senza riflettere che è una pazzia, lo fa con lo slancio misto di eroismo ed incoscienza che hanno i ragazzi a quell´età: ne segue una lotta feroce in cui Lavin ha la peggio ma fa perdere energie e minuti preziosi ad Anton, dà il tempo sia ai ragazzi di darsi alla fuga sia alla polizia d´intervenire . Un agente con un colpo di pistola ben assestato ferisce a morte Anton.

Ho voluto descrivere questo atto di dramma svedese nei dettagli perché i nostri media atlantico-diretti hanno praticamente censurato la notizia, così come con poco risalto hanno divulgato che vengono date alle fiamme con una media di due alla settimana le strutture selezionate per acccogliere i 190.000 richiedenti asilo che l’UE ha quotato alla Svezia. Nel paese che ha come secondo partito i ”democratici svedesi”, una specie di partito protonazista che ha come cavallo di battaglia la lotta all´immigrazione, non si parla d´altro e si divide tra un blocco di buonisti maggioranza nella politica ma minoranza nella popolazione ed il paese reale che quando non vota ”sverige demokraterna” è francamente contrario a questa invasione di disperati. Lo schema è già noto a noi italiani e non vado nei dettagli perché annoierei il lettore. Qui si aggiunge l´ingrediente della paura di una piccola cultura come quella svedese di scomparire ed essere mussulmanizzata. Pericolo che certo esiste ma che è inferiore rispetto al più concreto pericolo di essere già stati americanizzati ed aver perso gran parte di quei pilastri culturali che caratterizzavano la cultura del paese di Bergman.

Qui i ragazzi non conoscono la letteratura svedese, in quanto semplicemente non è in programma a scuola se non in alcuni selezionati ginnasi. Se un padre chiede all´insegnante di svedese del figlio la lista dei classici da consigliare al ragazzo tra un ”game over” e l´altro riceve delle occhiate piene di sarcasmo accompagnate dalla predica che il ragazzo deve leggere qualcosa che lo stimola. Per cui non è inusuale che sedicenni leggano con piacere la biografia di Ronaldo piuttosto che quella di Bergman.

In questo mondo dove lo sradicamento culturale è pianificato si aggiunge una invasione di disperati altrettanto pianificata da quattro guerre di aggressione made in Usa che producono un effetto collaterale di 1 milione di profughi per l´Europa da ripartirsi per possibilità demografiche ed economiche. Nessuno dei due partiti in cui si sta dividendo la comunità europea sull´argomento ”buonisti” ed ”antimmigranti” vuole o riesce a fare questo semplice ragionamento di sovranità spicciola: ”Questi fanno la guerra e noi ci dobbiamo prendere i disperati che loro creano”. Non ci riescono gli scandinavi, che di senso critico ne hanno sempre avuto pochino, e che copre bene il sentimento di servilismo atlantico ben più visibile a livello macroscopico in noi mediterranei. Per cui in Scandinavia è tutto un ”dagli addosso al mussulmano” da parte dei nazisti di Fronte Nord per finire al signor ”Svensson” che è razzista naturalmente ”senza bisogno di fare il corso”. Lo testimoniano questi atti criminali che non vengono da un fronte terroristico organizzato ma da lupi solitari che spontaneamente incendiano, uccidono a volte solo manifestando flebili simpatie nazistoidi ed anti immigranti come il caso del giovane Anton Lundin Petterssons. Il paese si sta dividendo per la prima volta nella sua storia in due blocchi e la violenza non potrà che aumentare.

Noi italiani che abbiamo un connaturato senso critico, l´analisi sovranista non la facciamo invece per servilismo e paura di contrapporci al potente padrone statunitense e quindi ci accontentiamo di un ”dagli all´immigrato” meno naturale degli scandinavi, come una smorfia del viso, teatrale, in cui negli occhi s´intravede lo sguardo della paura e della schiavitù.

 

Max Bonelli

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