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Le contraddizioni della Turchia PDF Stampa E-mail

27 Novembre 2015

 

Permane altissima la tensione tra Russia e Turchia dopo l'abbattimento del "Sukhoi-Su 24" da parte di un "F16" dell'aviazione militare turca.

Al momento, per fortuna, le conseguenze sono solo sul piano diplomatico-economico e si spera che in questo terreno rimangano, senza giungere ad una escalation che avrebbe conseguenze tragiche e incontrollabili.

Al di là del fatto se il velivolo russo abbia sconfinato o meno nei cieli turchi, la reazione di Ankara è stata del tutto ingiustificabile, deplorevole e sproporzionata alla gravità dell'accaduto, a prescindere dai diritti di sovranità territoriale: non si abbatte un aereo di un Paese col quale si hanno (meglio, si avevano) rapporti di buon vicinato ed impegnato nella comune causa internazionale di contenimento e repressione dello "Stato Islamico".

Il gesto inconsulto di Ankara va visto nel quadro del labirinto di contraddizioni in cui è immersa la geostrategia turca.

L'aviazione turca, checché se ne dica, è impegnata non tanto a bombardare le postazioni dell’ ISIS quanto a colpire le basi ed i santuari del PKK curdo in Iraq e nel sud-est della Turchia stessa, pericolosamente a contatto con la frontiera siriana.

Il vero nemico di Erdogan non è un terrorismo islamico che non ha nessuna "chance" di conquistare neppure un solo centimetro di territorio turco, ma sono le velleità indipendentiste dei curdi, mai sopite e che specialmente adesso, nel grande gioco della politica internazionale, sono in netta ascesa: è la fanteria curda dei "peshmerga" che affronta faccia a faccia i militi del Califfato, che contende palmo a palmo città, villaggi, vallate, passi di montagna. Sono i peshmerga a riprendere e a liberare le località sotto la bandiera del Califfo, non i poco convincenti raids di supporto dei francesi, degli americani, degli inglesi, dei turchi e di quant' altri, russi a parte -i quali stanno dimostrando di essere i soli, della fantomatica "coalizione", ad agire sul serio.

E alla fine della storia non è detto che i confini mediorientali debbano rimanere in una situazione di status quo ante bellum, considerato che l'Iraq è uno Stato ormai polverizzato, balcanizzato e praticamente fallito; la Siria medesima potrebbe uscirne o menomata o come una federazione/confederazione, a seconda degli avvenimenti.

Chiaro che in questo gioco complicato i curdi cercheranno di inserirsi il più possibile, facendo valere i loro diritti, ritagliandosi magari un embrione di Stato tra Siria e Iraq o comunque ottenendo amplissime autonomie locali.

Un futuro ed ipotetico Stato curdo, seppur piccolo di territorio, sarebbe un pericolo assai serio per l'unità territoriale della Turchia stessa: potrebbero esserci escalation terroristiche, disordini, pressioni insostenibili per il governo di Ankara, che dovrebbe affrontare una grossa gatta da pelare.

Anziché reprimere manu militari i curdi in decenni di guerriglia sterile (come sterili sono, del resto, tutte le guerriglie per chi le affronta con eserciti convenzionali), i governi turchi avrebbero dovuto ad un certo punto prendere in considerazione serie opzioni di autonomia, pur salvaguardando -sia chiaro -l'unità territoriale e nazionale.

Erdogan rischia di cacciarsi in un vicolo cieco: la NATO lo appoggia, certo, ma allo stesso tempo stempera le tensioni parlando di "de-escalation","inchieste","dialogo", ossia fa una politica cerchiobottista perché tanto folle da attaccare direttamente la Russia al momento ancora non lo è; seppur nel torpore letargico una buona  fetta dell'opinione occidentale ora parla apertamente di "doppiogiochismo turco"(e questo lo ha scritto pure un giornale conformista come "Repubblica") e di fiacco se non nullo impegno a contrastare l'ISIS; Bashar Assad, il secondo dei nemici di Erdogan, è ben lungi dall' essere scalzato dal potere, anzi alcune voci in Occidente parlano apertamente di "tenerlo ancora in sella"; la rottura dei rapporti con la Russia significa, per Ankara, una mazzata alla sua economia che da veloce locomotiva sta diventando un triciclo da bambino dell'asilo ed infine i curdi si stanno ritagliando ampie simpatie nel mondo, utili alla loro causa.

Un fallimento su tutta la linea, un disastro che il "sultano" copre ormai solo con una involuzione dispotica interna, censure, chiusure di radio, blog, giornali, processi, arresti e uso massiccio della polizia (questi comunque sono problemi dei turchi e loro dovranno, se vorranno, sbrigarseli) ed una politica internazionale basata su gesti folli, come l'ultimo, in nome di una esibizione muscolare che ha solo complicato ancor di più il ginepraio del Medio Oriente.

E che, alla fine, sta facendo il gioco del Califfato, il quale ha sì molti nemici, ma paralizzati e scoordinati dalle divisioni, dai diversi obiettivi, fanno solo molto fumo e poco arresto...nel frattempo, il mondo diventa un luogo sempre meno sicuro.

 

Simone Torresani 

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