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I valori dell'Occidente PDF Stampa E-mail

22 Marzo 2016

 

 

Da Rassegna di Arianna del 20-3-2016 (N.d.d.)

 

È opinione diffusa che lo scontro tra Occidente (Stati Uniti ed Europa) e Islam radicale non è solo un conflitto militare ma anche di valori e quindi di civiltà: da una parte, l’Islam radicale che vuole imporre il Corano in tutto il mondo mussulmano e in Europa, dove sono presenti milioni di mussulmani; dall’altra, l’Occidente che difende i valori della laicità e della democrazia. Valori che possono essere riassunti nei principi della Rivoluzione francese (1789) e dell’Illuminismo: libertà, fraternità ed eguaglianza. Non importa, se nel nome di questi valori il terrore giacobino e i regimi comunisti hanno giustificato i loro crimini, creando dittature uguali o peggiori di quelle che avevano combattuto; ora l’Occidente ci riprova con le “guerre umanitarie” e i tragici risultati sono sotto i nostri occhi. Peccato che in Occidente dei nobili valori della Rivoluzione francese ne sopravvivano solo i simulacri; le tracce di un grande progetto mai realizzato e impossibile da realizzare.

 

La libertà è degenerata nella licenza (le vignette blasfeme del settimanale Charlie Hebdò, il Cristo nell’urina di Andrei Serrano, l’eutanasia) e nell’autolesionismo (la liberalizzazione delle droghe, la moda dello “sballo”, il suicidio come piaga sociale) il trionfo del “vietato vietare” di sessantottina memoria; oppure è minacciata da un nascente totalitarismo che calpesta la libertà dei popoli e dei singoli cittadini con un sistema invasivo di divieti e di controlli che condizionano la nostra vita nel nome della sicurezza e della lotta alle discriminazioni (i limiti al pagamento in contanti e alla detenzione legale di armi, la schedatura del traffico telematico, i reati di opinione come l’omofobia e il negazionismo, gli adempimenti burocratici inutili e costosi). La fraternità (la pace e la cooperazione tra i popoli) è degenerata nel multiculturalismo suicida, l’apertura incondizionata delle frontiere a milioni d’immigrati che non siamo nelle condizioni di accogliere e d’integrare; oppure è negata dalla politica neocolonialista dell’Occidente, dalle guerre imperialiste camuffate da crociate umanitarie (Balcani, Ucraina, Iraq, Afghanistan, Libia e Siria) alle “rivoluzioni colorate” fomentate dalle ONG statunitensi e dal governo americano a tutela di precisi interessi geopolitici. L’eguaglianza, intesa come lotta alle discriminazioni, è negata da un modello economico (neoliberista) che rende precario il lavoro e demolisce lo Stato sociale, condannando milioni di europei a un futuro di miseria e di emarginazione. L’eguaglianza negata alla maggioranza degli europei è invece concessa alle minoranze omosessuali, a loro sono riconosciuti gli stessi diritti di una coppia normale. Questa politica ha il consenso delle oligarchie finanziarie (il miliardario Soros, JPMorgan, Rockefeller Foundation, l’azienda Ikea, ecc.) e dei partiti al governo, perché non minaccia i loro interessi e nasconde la vera ineguaglianza, l’impoverimento del ceto medio e delle nuove generazioni: disoccupati, esodati, lavoratori precari, pensionati e lavoratori a basso reddito. A questi nuovi poveri i sindacalisti da salotto e i politici “progressisti” non prestano attenzione; sono troppo occupati a tutelare i “diritti” delle lesbiche e dei sodomiti, o i loro privilegi di casta. I diritti degli omosessuali sono un’arma di “distrazione” di massa. La Francia pensa di sconfiggere il terrorismo appellandosi ai valori della laicità e della democrazia; ma questi non sono riusciti a integrare gli immigrati mussulmani e nemmeno in tali valori s’identificano gli europei convertiti all’Islam. La fede dei mussulmani è nel Corano e non nella democrazia; ed è in nome del Corano che milioni di mussulmani vivono e combattono. Inoltre, è impensabile proporre ad altri il nostro modello di civiltà quando i valori sui quali si fonda sono in crisi e per imporli è necessario ricorrere alla forza (l’esportazione della “democrazia” in Afghanistan e in Iraq). Un Occidente di “feroci pagliacci” pretende di creare un “impero” senza averne la forza e l’autorevolezza. Roma creò un Impero con le armi, ma seppe mantenerlo offrendo pace, giustizia e benessere ai popoli conquistati. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno creato il caos, un disastro dietro l’altro: il narco Stato Kosovo, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la Siria.

 

Le guerre si vincono e le civiltà prosperano quando si hanno dei valori in cui credere. A Lepanto e a Vienna abbiamo combattuto in difesa del Cristianesimo, delle nostre famiglie e della nostra terra. Dio, patria e famiglia erano valori forti, capaci di mobilitare milioni europei alla lotta e di costruire una società stabile, capace di sopravvivere nei secoli. Oggi dovremmo combattere per difendere il gay pride, il Cristo nell’orina di Andrei Serrano, i centri commerciali e i fast food, le guerre imperialiste camuffate da crociate umanitarie. Una misera prospettiva, alla quale migliaia di ragazzi europei si ribellano arruolandosi nelle milizie del Califfato; un modo sbagliato per dare significato a una vita priva di valori e di speranze.  In Europa i valori di patria, di famiglia e di religione sono in crisi. Assistiamo alla parabola conclusiva di quello che Oswald Spengler definiva “Il tramonto dell’Occidente” (1918). Infatti, il peggiore nemico non è l’Islam radicale ma la nostra decadenza; un cancro che lentamente ci consuma il corpo e l’anima. Non abbiamo più una Patria: in un mondo globalizzato il governo delle nazioni è condizionato dagli organismi sopranazionali (FMI, Banca Centrale Europea, Commissione Europea, le agenzie di rating, le grandi banche internazionali) e dagli Stati Uniti che dopo aver vinto la Guerra Fredda pretendono di dominare il mondo; l’immigrazione sta disgregando la nostra identità nazionale creando una società priva di storia e di valori comuni. Non abbiamo più una fede religiosa, perché l’Europa secolarizzata ha rinnegato le radici cristiane (vedi la Costituzione Europea), le uniche “divinità” rimaste sono il mercato (produzione, profitto e consumo) e i simulacri di quelli che furono i valori della Rivoluzione francese. Non abbiamo più un’idea di cosa sia la famiglia e nemmeno siamo disposti a crearla; non facciamo figli e promuoviamo i gay pride e le famiglie arcobaleno. Se questo è l’Occidente, non merita di vivere perché ha deciso di suicidarsi.

 

Forse tutto non è perduto. La crisi di valori è stata uno dei temi principali del discorso di Putin a Valdai (24 ottobre 2014); con la fine del comunismo la Russia ha riscoperto i valori tradizionali e ne è divenuta la paladina; in tutta Europa avanzano i partiti identitari e ostili all’Unione Europea, le nazioni alzano i muri e si ribellano all’autorità di Bruxelles. Benedetta sia la guerra e la crisi economica se risveglierà le menti e i cuori degli europei infiacchiti dal benessere e dalla pace; rimbecilliti dal “buonismo” e schiavi dell’ipocrisia. Solo gli eventi traumatici salvano i popoli dal declino, o ne decretano la fine se privi di “anticorpi”. Combattere l’Islam radicale non significa solo sconfiggerlo militarmente ma anche proporre un modello di società credibile e rispettosa dei valori tradizionali, degna di rappresentare quelli che sono le millenarie radici della civiltà europea: dalla civiltà greca, abbiamo ereditato un sistema politico fondato sulla polis (città - Stato); una comunità politica che affida ai suoi membri l’esercizio del potere, trasformandoli da sudditi a cittadini;  dalla civiltà romana, abbiamo ereditato un sistema giuridico (il diritto romano) fondato sulla legge quale limite all’arbitrio dello Stato o del monarca; dal Cristianesimo abbiamo ereditato una religione fondata sul rispetto della vita e della dignità umana, oltre che la separazione tra Stato e Chiesa (l’amore per il prossimo e la parabola dei tributi). Nell’eredità greco - romana e nel cristianesimo si trovano le radici della democrazia europea: un sistema politico basato sulla sovranità e sulla partecipazione popolare, la legalità, il rispetto della vita e della dignità umana. Questi sono gli “anticorpi” per respingere il totalitarismo laico imposto dalla globalizzazione e il fanatismo religioso di matrice islamica; e per costruire una comunità stabile e armoniosa, dove lo spirito comunitario prevale sull’individualismo.

 

Rifondare l’Europa nel solco della tradizione è la sfida che ci attende. Un’Europa che non ha nulla da spartire con quella attuale: un nano politico e mostro burocratico succube degli Stati Uniti e degli organismi sovranazionali. Questa “Europa” e questo Occidente non meritano la nostra fedeltà e nemmeno il rispetto.

 

Giorgio Da Gai

 

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