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Giustizia, un sistema allo sbando PDF Stampa E-mail

5 novembre 2007

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Le recenti vicende giudiziarie che hanno visto protagonisti i pm Luigi De Magistris e Clementina Forleo hanno riacceso lo scontro tra i difensori “dell’indipendenza della magistratura” e coloro “che paventano l’ennesima ondata giustizialista” da parte di magistrati che mirerebbero a sostituirsi al potere politico. Sono quindici anni, dall’epoca di Mani Pulite, che assistiamo a questo penoso teatrino. Come Movimento Zero ci rifiutiamo di schierarci con una delle due fazioni, a fianco di un Mastella da una parte o di un Flores D’Arcais dall’altra. Noi ci schieriamo solo dalla parte della legalità.
Perché siamo per il rispetto delle leggi e per la difesa del principio che a tali leggi sono soggetti tutti i cittadini, a partire da quei politici o protagonisti dell’establishment economico-finanziario che per sé vorrebbero una sorta d’impunità, e che in tutti questi anni hanno costruito leggi ad hoc per assicurarsela. Tuttavia riteniamo che il problema della Giustizia non si presti a polemiche da stadio e a divisioni da cortile, e che sia ora di ricondurlo alla sua giusta dimensione, che è quella di cardine dello Stato. Qui non si tratta insomma di difendere un Di Pietro ieri o una Forleo oggi, ma di riaffermare principi basilari.
Noi non siamo solo per una giustizia severa ed imparziale, ma anche anonima. Ovvero perseguita dal potere giudiziario e non dal magistrato x o y. La personalizzazione delle inchieste, il rilievo attribuito dai media sanguisughe all’immagine di questo e quel pubblico ministero, ci ripugna. Ridurre i processi ad una sorta di scontro personale tra magistrato ed imputato è indegno di un Paese che si professa civile: tanto varrebbe tornare all’ordalia. E la colpa è innanzitutto dei media e della politica, che strumentalizzano e manipolano senza ritegno. Vedere le Forleo e i De Magistris difendere sé stessi e il proprio operato da Santoro non è solo avvilente: è il segno, l’ennesimo, che questa società pseudo progredita ha ormai tradito ed affossato tutti i presupposti sui quali è fondata. Non intendiamo, come hanno fatto altri, accusare i magistrati di protagonismo o biasimarli per la loro presenza in ambiti che esulano da quello proprio della loro funzione. Perchè è vero che un giudice dovrebbe "solo parlare attraverso gli atti giudiziari", ma dire questo significa preoccuparsi per la macchia sul pavimento mentre la casa sta crollando.
Se vanno da Santoro, insomma, è perché questo è il mezzo migliore, anzi ormai l’unico, per poter difendere il proprio operato dal potere politico. Se, i magistrati devono tradire il loro ruolo è perché questo Sistema, anche giudiziario, ha tradito i presupposti sui quali è fondato. Nel momento in cui anche la Giustizia è diventata un giochino sul quale imbastire gli scontri delle lobby politiche, uno strumento per garantirsi popolarità sfruttando la propria immagine mediatica, un altro dei campi dove non esistono fatti e verità ma solo versioni di parte e punti di vista, non è più Giustizia. E’ solo un’altra di quelle gambe dal tavolo sulle quali la nostra società è seduta, e che ha masochisticamente provveduto a tagliare.  

Andrea Marcon

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