Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Cittadini disarmati PDF Stampa E-mail

8 Maggio 2016

Image

 

 

«Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, non potrà essere infranto il diritto dei cittadini di detenere e portare armi». II Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.

 

I “fascisti” di Bruxelles vogliono disarmare i cittadini. Mi scuso per l’uso improprio del termine “fascista”, le istituzioni europee del Fascismo hanno solo la retorica e lo spirito illiberale; non il consenso e nemmeno lo slancio ideale. Ancora una volta l’Unione Europea per mano della Commissione ha mostrato il peggio di sé. Non bastavano le politiche lacrime e sangue imposte dalla Troika (Commissione Europea, BCE e FMI) alla popolazione europea; la politica neocolonialista e filo - atlantica che ha destabilizzato il Medio Oriente e scatenato una nuova Guerra Fredda con la Russia, la politica suicida adottata in materia di immigrazione, la produzione di leggi spesso inutili e dannose. Ora l’Unione vorrebbe disarmare i cittadini con la scusa di combattere la criminalità e il terrorismo. Un’operazione di facciata per illudere la gente che le istituzioni europee tutelano la sicurezza dei cittadini; un passo avanti verso la deriva totalitaria dell’Unione Europea. Contro la proposta di inasprire la legislazione sulle armi si sono schierate: la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Finlandia, la Svezia, la Slovenia, la Polonia, l’Ungheria, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania. A favore di norme più restrittive sulle armi si sono schierate: il Belgio, la Francia, l’Italia e il Regno Unito. In Europa il fronte degli anti armi è rappresentato dall’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (Partito Democratico per l’Italia) e da uno schieramento trasversale di parlamentari che comprende anche membri del Partito Popolare e di partiti vicini alla sinistra.

 

Non esiste nessuna relazione tra uso legale delle armi e le attività criminali o terroristiche. Le limitazioni sulle armi volute dalla Commissione Europea sono espressione di un nascente totalitarismo fondato su un sistema invasivo di divieti e di controlli che limita la libertà senza garantire la sicurezza (vedi gli attentati di Parigi e di Bruxelles): la schedatura del traffico telematico, i reati di opinione (l’omofobia e il negazionismo), gli adempimenti burocratici inutili e costosi, i controlli sui conti correnti e sui depositi, la proposta di inserire la scatola nera alle auto per controllare i nostri spostamenti e stile di guida, i limiti al pagamento in contanti e alla detenzione legale di armi. Il ministro per gli Affari Europei Cecilia Malmstrom e il responsabile della Task Force Commissione Europea armi da fuoco Fabio Marini, vogliono limitare - negare l’uso delle armi ai cittadini (Direttiva 91/477/CEE): si va dal bando delle armi semi-automatiche “simili a modelli militari”, la famigerata categoria B7 (concetto vago che può essere applicato in maniera arbitraria a quasi ogni arma); al sequestro di quelle già detenute in forza della vigente legislazione. A tutto questo si aggiungono i limiti contenuti nella proposta di legge delle senatrici P.D. Granaiola e Amati: maggiori adempimenti burocratici alla concessione e alla validità del porto d’armi per uso sportivo, il divieto di detenere presso la propria abitazione le armi considerate sportive, ecc. Su posizioni analoghe si schiera l’ex sindacalista Cofferati che oltre alle limitazioni sopra elencate, vorrebbe che le munizioni fossero custodite separate dalle armi; una norma che sarebbe in contrasto con l’articolo 52 del codice penale, che concede al cittadino il diritto di difendersi con le “armi legittimamente detenute”. Anche un cretino sa che è impossibile difendersi con un’arma scarica.   Il Governo Renzi tramite il Ministro degli Interni si sta adeguando alle misure restrittive della Commissione: i caricatori delle pistole superiori a 15 colpi vanno denunciati, come quelli dei fucili superiori a 5; i caricatori dei fucili catalogati sportivi possono contenere solo 29 colpi e non 30 come quelli militari. L’imbecillità dei rappresentanti delle nostre istituzioni non ha limiti, come il loro servilismo verso i poteri sovranazionali. Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge della Regione Veneto n. 7/16 (legge di stabilità regionale), per la parte che istituisce un Fondo regionale per il patrocinio legale gratuito a sostegno dei cittadini vittime della criminalità. Detto Fondo è stato creato dalla Regione per pagare la difesa legale dei cittadini citati a giudizio per l’esercizio della legittima difesa. Secondo il Consiglio l’istituzione di detto Fondo è di competenza dello Stato, titolare della potestà legislativa in materia di ordine pubblico, sicurezza e ordinamento penale. È chiaro che si tratta di un pretesto per affermare il potere dello Stato sulle Regioni; anche a scapito della sicurezza e dei diritti dei cittadini. La Regione Veneto è stata costretta a istituire il Fondo sopra citato per porre rimedio alla latitanza dello Stato. Infatti, grazie alla legislazione vigente, chi si difende da vittima diventa carnefice, è sottoposto a una lunga e drammatica peripezia giudiziaria, che spesso termina con la condanna del malcapitato: la pena detentiva, il pagamento delle spese processuali e il risarcimento al delinquente dal quale si è difeso.

 

È illiberale limitare o negare le armi ai cittadini. I regimi totalitari negano le armi al cittadino perché lo considerano un potenziale nemico o un irresponsabile. Le democrazie concedono le armi ai cittadini per esercitare attività sportive, difendere se stessi e la Patria (vedi la Guardia Nazionale negli Stati Uniti). Recita il II emendamento della costituzione americana: «Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, non potrà essere infranto il diritto dei cittadini di detenere e portare armi». Una vera democrazia si limita ad accertare che i cittadini abbiano i requisiti per detenere e usare le armi (l’assenza di condanne e di procedimenti penali, di disturbi mentali, la non dipendenza da droghe o da alcol, la maggiore età) vieta le armi da guerra (automatiche o a raffica, granate, mine, lanciarazzi, missili, pezzi di artiglieria, ecc.). Questi limiti e condizioni sono già presenti nella legislazione italiana ed europea, è inutile aggiungerne altri. È irresponsabile limitare o negare le armi ai cittadini, perché li espone alla violenza della criminalità che le nostre istituzioni spesso deboli e latitanti non riescono a reprimere. Non si tratta di spingere il cittadino a farsi giustizia da sé e trasformare la nostra società in un “Far West”; ma di permettere al cittadino di difendere la propria vita e i propri beni, quando aggredito nella propria abitazione o attività commerciale. L’Italia è già un “Far West”: dove la criminalità straniera delinque indisturbata, macchiandosi di crimini aberranti come l’omicidio dei coniugi Pellicciardi di Gorgo al Monticano (21 agosto 2007); e dove le organizzazioni mafiose si sostituiscono alla Stato nel governo del territorio. Dobbiamo temere i cittadini armati o i criminali armati? Dobbiamo temere il benzinaio Stacchio che si difende o chi lo rapina? È inutile limitare o negare le armi ai cittadini per combattere il terrorismo e la criminalità. Negli attacchi terroristici che hanno colpito la Francia e il Belgio non sono state usate le armi che la Commissione vorrebbe vietare (armi semiautomatiche o B7); ma armi automatiche reperite nel mercato clandestino ed esplosivi prodotti artigianalmente. Nel mercato clandestino è possibile acquistare in modo anonimo e senza limitazioni: armi, munizioni ed esplosivi. Gli altri canali sono il furto e le “donazioni”: il Califfato sottrasse le armi all’esercito iracheno, le milizie islamiste sono armate dall’Arabia Saudita e dal Qatar; in Italia le organizzazioni mafiose utilizzano armi provenienti dai mercati clandestini dell’est Europa o dell’Africa settentrionale. A Trieste (26.11.2015), la Guardia di Finanza sequestrò un carico di 781 fucili a pompa provenienti dalla Turchia e diretti in Belgio, Germania e Olanda. Gli autori degli attentati di Parigi acquistarono due versioni cinesi dell’AK-47 e due Zastava M70 (AK 47 di produzione jugoslava) da un venditore tedesco che sfruttava i canali offerti dal “deep web”. Il “deep web” è una rete sotterranea, accessibile tramite il programma TOR, dove è possibile navigare in anonimato e senza censura, acquistando e vendendo: armi, droga e materiale pedo pornografico. Questo sottobosco di traffici illegali è ignorato dalla Direttiva 91/477. In Francia, dove sono vietate le armi simili a modelli militari, le vittime degli attentati di Parigi (13 novembre 2015) furono 130; negli Stati Uniti, dove si possono acquistare armi automatiche, nella strage di San Bernardino in California furono uccise 14 persone (2 dicembre 2015).

 

Con le armi legalmente detenute è possibile delinquere o provocare incidenti mortali (vedi la caccia); ma questo vale per qualsiasi oggetto, anche il più inoffensivo. La pericolosità non sta nell’oggetto ma nell’uso improprio o criminale dello stesso. Adottare una legislazione più restrittiva sulle armi legalmente detenute non impedisce ai pazzi e ai criminali di delinquere. Coltelli da cucina, utensili da lavoro, auto, bombole di gas e aeroplani possono trasformarsi in “armi”, anche più efficaci di un Kalashnikov. In Ruanda nel 1994, gli hutu massacrarono circa 800 mila tutsi con armi improvvisate: coltelli, accette, mazze e bastoni. Le bombole di gas quando esplodono possono provocare una strage, ne sanno qualcosa le sventurate vittime di tanti incidenti domestici e stragi. Le pentole a pressione riempite di chiodi ed esplosivo prodotto artigianalmente con materiali di facile reperimento (fertilizzanti, acetone, ecc.) sono state le armi utilizzate negli attentati di Boston (15.4.2013) e di Bruxelles (22.3.2016). Le automobili sono un’arma micidiale quando il guidatore è pazzo, drogato o ubriaco; come nel caso del marocchino Chafik El Ketani, che in preda all’alcol e alla droga investì una comitiva di ciclisti, uccidendone nove (Lamezia Terme 5.12.2010). Peggio delle auto sono gli aerei: Andreas Lubitz, pilota della Germanwings, si uccise con l’aereo della compagnia provocando la morte delle 150 persone imbarcate (24 marzo 2015); negli attentati dell’11 settembre 2001 il dirottamento di 4 aerei fece quasi 3000 morti. Per evitare queste stragi vogliamo vietare: i coltelli, le bombole di gas, le pentole a pressione, le auto e gli aeroplani? Negli Stati Uniti le stragi non sono il frutto di una legislazione permissiva sulle armi, ma di un profondo disagio personale o di tensioni etniche e sociali. In Svizzera ogni cittadino che presta servizio militare può detenere in casa il proprio fucile, ma non avvengono le stragi degli Stati Uniti. Per fermare i pazzi e i criminali è necessario stroncare sul nascere i loro comportamenti violenti. Quanti femminicidi si potevano impedire se le istituzioni avessero soffocato nel nascere la violenza dei molestatori? Gli autori degli attentati di Parigi e di Bruxelles erano noti alle forze dell’ordine per i precedenti penali e per le posizioni estremiste; ma non furono fermati in tempo. La Gran Bretagna dal 1997 mise al bando le pistole e adottò la legislazione più restrittiva in materia di armi, ma è nell’Unione Europea al primo posto per crimini violenti: aggressioni, stupri, rapine violente (226 ogni 100 mila abitanti) e per gli omicidi (203 ogni 100 mila abitanti) (Eurostat Ufficio Statistico U. E. 2002 - 2012). La “civile” Gran Bretagna è più violenta della “mafiosa” Italia.

 

In Europa la principale causa di morte violenta non sono le armi da fuoco ma gli incidenti stradali, domestici e sul lavoro. Inoltre, le armi che uccidono sono spesso illegali. Nel periodo 2008 - 2010, secondo l’European Injury Data Base (Banca dati dell’U. E. - Cause di morte violenta) dei circa 4.600 omicidi annui commessi all’interno del territorio degli Stati membri, solamente il 17% (381) è causato dalle armi da fuoco (quasi tutte illegali) mentre ben il 34% da oggetti contundenti. Nel 2010 lo sport ha causato la morte di circa 7.000 persone, soprattutto per affogamento e cadute. Dobbiamo abolire lo sport? Limitare o negare le armi ai cittadini non è solo irresponsabile, illiberale e inutile, ma anche dannoso per la nostra economia e per l’attività delle forze dell’ordine. Uno studio dell’Università di Urbino (F. Musso, M. Cioppi, B. Francioni: Il settore armiero per uso sportivo, venatorio e civile in Italia. Imprese produttrici, consumi per caccia e tiro, impatto economico e occupazionale Edizioni Franco Angeli 2012) indica che il settore armiero italiano genera circa 90.000 posti di lavoro e circa lo 0,8% del Prodotto Interno Lordo; le inutili e vessatorie norme “anti armi” possono solo danneggiare questo settore vitale della nostra economia, già indebolita dalla crisi. Inoltre il sequestro di armi retroattivamente dichiarate illegali imporrebbe allo Stato pesanti costi economici (i rimborsi dovuti ai cittadini espropriati, le spese legali per fronteggiare i ricorsi delle associazioni e dei cittadini, le spese per il sequestro, il censimento, lo stoccaggio e la distruzione di migliaia di armi legalmente detenute); avrebbe ripercussioni negative sulla sicurezza (una parte degli agenti destinati a compiti di ordine pubblico sarebbero costretti a dedicarsi a inutili attività burocratiche).

 

Nell’aprile del 2015 è nato il Comitato Direttiva 477, un’associazione che ha lo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, italiani ed europei, che detengono legalmente armi da fuoco. I soprusi di Bruxelles giustificano il diritto di resistenza e la disobbedienza civile (San Tommaso e John Locke). Non meravigliamoci se alle politiche dell’Unione Europea i cittadini risponderanno con la disobbedienza: il rifiuto di consegnare le armi legalmente detenute o l’acquisto di armi nel mercato clandestino. Non si tratta di difendere un diritto astratto all’uso delle armi, ma di combattere la deriva totalitaria dell’Unione Europea.

 

Giorgio Da Gai

 

Commenti
NuovoCerca
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
 
< Prec.   Pros. >