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Comunità che si autorigenera PDF Stampa E-mail

7 Giugno 2016

 

 

Da Rassegna di Arianna del 5-6-2016 (N.d.d.)

 

Se viveste all’interno di una delle case che fanno parte dell’insediamento in fase di costruzione alla periferia di Amsterdam, la vostra sala da pranzo potrebbe dare su un giardino o un orto coperto. All’esterno avreste un altro orto o giardino. Lungo la strada, quasi tutto ciò che volete mangiare  starà crescendo in fattorie verticali ad alta tecnologia. L’insediamento è il primo Villaggio ReGen, un nuovo tipo di comunità concepita in modo da essere completamente autosufficiente, in quanto coltiva i suoi alimenti, produce autonomamente l’energia di cui ha bisogno, e gestisce i suoi rifiuti in un circuito chiuso. Qualunque rifiuto di una abitazione familiare può essere trasformato in un compost che potrà alimentare del bestiame o dei particolari insetti; questi, a loro volta, alimenteranno dei pesci, e i rifiuti dei pesci arricchiranno di elementi nutritivi un sistema idroponico, che produce frutta e verdura per le abitazioni. Giardini con prodotti di stagione saranno resi fertili dal letame prodotto dal bestiame. Utilizzando i metodi più avanzati per produrre degli alimenti – una combinazione di aeroponica, idroponica, permacultura, alberi da frutto e aziende biologiche ad alto rendimento – l’insediamento produrrà dieci volte più alimenti di una azienda agricola delle stesse dimensioni, impiegando meno risorse. L’idroponica, ad esempio, può produrre dieci volte di più di un terreno delle stesse dimensioni, usando il 90 per cento in meno di acqua.

 

“Noi prevediamo letteralmente tonnellate di abbondante cibo biologico ogni anno – da vegetali, frutta, frutti in guscio, pesci, uova, galline, latticini prodotti da piccoli animali e proteine – che possono essere ogni anno fatti crescere ed essere prodotti nei sistemi di giardini e orti verticali come produzione supplementare rispetto a quella degli orti e delle coltivazioni sui terreni adiacenti,” dice James Ehrlich, dirigente dei Villaggi ReGen, che si stanno sviluppando in California, e che dirige anche la vicina fattoria complementare. L’impresa è socia di Effekt, una società di architetti danese, che collabora per la progettazione. La comunità produrrà anche l’energia di cui ha bisogno, usando una combinazione di energia geotermica, solare, solare termico, eolico e da biomasse. “Noi stiamo pensando a delle tecnologie molto interessanti, in particolare a piccoli impianti a biomassa a basse emissioni, che può utilizzare i residui delle aziende agricole dei dintorni e trasformarli in una significativa fonte di energia, in modo che possa alimentare le comunità del Nord Europa anche nel cuore dell’inverno” dice Ehrlich. Una rete intelligente distribuirà l’energia in modo efficiente, inviandola anche ad una tettoia che accoglie le auto, per rifornire le auto elettriche condivise ogni volta che è necessario. Un impianto di biogas trasformerà qualunque rifiuto delle abitazioni, non utilizzabile per il compostaggio, in energia e acqua. Un sistema di raccolta dell’acqua raccoglierà l’acqua piovana e l’acqua grigia, e la redistribuirà secondo le esigenze dei giardini e degli orti stagionali e dei sistemi idroponici. Questo costituisce il primo di una rete di comunità analoghe, che ReGen ha in mente di realizzare in tutto il mondo. “Stiamo realmente operando in una prospettiva globale”, racconta Ehrlich. “Stiamo elaborando una nuova definizione dello sviluppo residenziale immobiliare, creando questi insediamenti che si autorigenerano, guardando in primo luogo questi campi come parti di una fattoria dove possiamo produrre più cibo biologico, più acqua potabile, più energia senza effetti collaterali e far scomparire più rifiuti di quanto si riuscirebbe a fare  lasciando che la stessa estensione di terra produca alimenti biologici o adottando metodi di permacultura”.

 

Il primo villaggio di cento abitazioni sta sorgendo nei dintorni di Almere, una cittadina in rapida espansione che dista venti minuti di treno da Amsterdam. All’interno di Almere, la società sta anche costruendo una versione più ridotta che comprende trentacinque unità condominiali. La società ha anche in programma altri progetti in paesi come la Svezia, la Norvegia, la Danimarca e la Germania, ma pensa di espandersi dovunque si presenti l’occasione.  “In realtà noi ci consideriamo come la Tesla (l’auto elettrica) degli ecovillaggi”, dice Ehrlich, “Questa è la nostra idea. Noi stiamo  progettando queste strutture  con delle finalità un po’ più adatte ai paesi del Nord Europa”. Ma in seguito la società intende adattare il sistema ai climi aridi come quelli del Middle East.  “Per ora stiamo lavorando su due aree con un clima più rigido, poi dopo di questa sperimentazione  affronteremo situazioni a scala globale – l’India rurale, l’Africa a sud del Sahara, dove noi sappiamo che le popolazioni continueranno ad aumentare e tendono a muoversi verso le classi intermedie. Se tutti in India e in Africa vorranno lo stesso tipo di periferie estreme che noi abbiamo realizzato finora, il pianeta non potrà sopportarlo”. Ehrlich, che lavora anche come “imprenditore nell’edilizia abitativa” alla Stanford University e come un tecnologo senior nella stessa università, si è ispirato ad un Rapporto dell’Onu del 2013, che sosteneva la necessità di creare comunità autosufficienti. Ad Almere, il villaggio sarà in grado di crescere circa la metà di ciò di cui la comunità ha bisogno per mangiare, anche se non coltiverà caffè o banane, ad esempio. Restituirà anche energia alla rete locale. Ma in alcune situazioni la società è convinta che l’insediamento potrà essere completamente autosufficiente. La comunità di Elmere vedrà la luce la prossima estate e sarà completata entro il 2017.

 

Adele Peters

 

Commenti
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Super Administrator) 06-06-2016 22:52

Si deve dubitare dei paradisi promessi dall'ipertecnologia, tuttavia le prospettive di cui si comincia a parlare rendono più credibile l'ideale, finiano e zerista, di una federazione di piccole comunità autogestite e col massimo possibile di autoproduzione e autoconsumo.
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