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Emigrazione, immigrazione e globalizzazione PDF Stampa E-mail

12 novembre 2007

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No alla globalizzazione di uomini significa no all’emigrazione. In un senso preciso: lo spostamento di individui e famiglie dalla terra natale verso Paesi con un’altra storia, un’altra cultura e altre condizioni di vita è il portato dell’essenza stessa della globalizzazione: la riduzione del mondo intero a un unico e uniforme modello economico, il nostro. Ovvero il modello capitalistico, fondato sulla crescita illimitata e avvitata su se stessa, in cui il valore supremo è lo scambio di merci tramite il denaro (sempre più virtuale: basta un click sul computer e si creano, si muovono e si tolgono ricchezze immense da un angolo all’altro del pianeta).
Essere contro la globalizzazione conduce perciò, necessariamente, a volere una Terra in cui ogni popolo ritrovi le radici e gli scopi del proprio destino là dove ha il proprio passato. Preservando così il segreto della dignità umana: la propria specificità. La propria unicità.
Ma bisogna essere realisti. Le grandi masse di immigrati che si riversano da decenni dalle diseredate lande del cosiddetto Terzo Mondo ai sobborghi e alle province dell’Impero del “benessere” occidentale, non sono un accidente della Storia: sono un fenomeno epocale che non si può pensare di fermare con una legge, men che meno di un singolo Stato (come l’Italia).
E’ la conseguenza della terra bruciata fatta da noi occidentali in Africa, Asia e nei Paesi ex comunisti dell’Est europeo, vittime della nostra conquista neo-coloniale. Il colonialismo del 21° secolo non marcia con le armi in pugno: converte i popoli con l’apertura al mercato unico mondiale, inculcando loro il miraggio del felice consumatore che passa il weekend al centro commerciale. Compra le classi dirigenti locali facendo sbarcare nei loro Paesi le banche e le aziende americane, inglesi, tedesche, francesi, italiane. Giustifica l’inglobazione nello Sviluppo con il totalitarismo democratico, con la balla assassina della democrazia universale da esportare ovunque. Grandi eccezioni all’espansione politica, ma architravi della dittatura globale del mercato, la Russia autocratica e la Cina capital-comunista (ma si può tranquillamente togliere il secondo aggettivo, ormai). E così i marocchini, algerini, nigeriani, congolesi, turchi, rumeni, albanesi, filippini, cinesi inondano l’Occidente, senza limiti e controlli.
Da noi a comandare sono i signori del credito e i capitani del vapore. La nostra economia ha bisogno di manovalanza a basso costo da sfruttare. Lo fa già con un ceto medio “autoctono” sempre più largo ma sempre meno medio (cioè sempre più povero). E con ancor maggior scientifica e sfacciata sistematicità lo fa coi poveracci del Terzo Mondo che arrivano qui.
Quegli stessi che difendono a spada tratta il Dio Mercato, sono poi quelli che si vestono da guardia bianca dei sacri confini e riscoprono l’identità nazionale che il Mercato ha provveduto da un pezzo a svuotare e archiviare fra i ferrivecchi della Storia. Perciò la Destra è semplicemente ridicola quando si scaglia contro la “troppa” immigrazione. (L’estrema destra, poi, è semplicemente stupida, con le sue teste rasate e vuote che vivono eternamente di spedizioni punitive e giustizia-fai-da-te: si arrocca nel suo disumano razzismo non capendo ancora e sempre che così fa il gioco del capitalismo, a cui servono ogni tanto degli scoppi di intolleranza per far accettare il normale ordine migratorio funzionale a bassi salari, bassa occupazione e precarietà lavorativa).
La Sinistra moderata converge sulla Destra criticando l’eccesso di immigrazione, e propone una regolamentazione e una limitazione impossibile. Impossibile perché il sistema di controllo è un colabrodo: chi entra in Italia e non trova casa e lavoro riceve un foglio di via, diventa cioè irregolare. Ma le nostre forze di polizia non hanno neppure benzina sufficiente per le auto, figurarsi se riescono a rispedire fuori dai confini gli irregolari. (La sinistra estrema è per l’accoglienza indiscriminata: bravi, signori morti viventi del marxismo, così aiutate quel capitalismo che oramai combattete solo a parole. Iscrivetevi alla Caritas, sareste più onesti e fareste un favore alla politica italiana).
Insomma, è una farsa che include tutti, nessuno escluso. Ma allora, che fare? PROPOSTA SULL' IMMIGRAZIONE

Alessio Mannino

Commenti
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Poggesi (Registered) 13-11-2007 15:05

Ottimo, bisogna cercare di arginare il processo -consapevole o meno, eterodiretto o supinamente assecondato dal basso- di dissoluzione delle identità plurali e composite delle singole patrie europee, non chiudendosi pregiudizialmente agli "estranei", ma vincolando però un salutare accoglimento nei singoli contesti di apporti umani di differente provenienza, ma per questo potenzialmente complementari, all'adesione a progetti condivisi e orientati ad uno sviluppo buono e armonico delle relazioni civili. Bisogna ravvisare un kosmos possibile nello scomposto chaos di questa post-modernità.
etcasadei@yahoo.it
Ettore (IP:213.230.155.24) 13-11-2007 21:53

la necessità di regolare il processo è impellente.
ritengo ottima e necessaria la proposta di alessio, ma i suoi criteri a mio parere sono ancora troppo permissivi, soprattutto per quanto riguarda i tempi richiesti per ottenere la cittadinanza. 2 anni per ottenere una cittadinanza provvisoria sono pochi. e in generale 5 per ottenere una cittadinanza definitiva (che significa passaporto italiano) sono sempre pochi, credo sia necessario trovare delle vie alternative.
trovo inoltre difficile verificare i precedenti penali di un immigrato, a meno che non si riferiscano a reati commessi in precedenza in italia. i controlli vanno intensificati, e chi è senza passaporto (che si suppone lo stato di origine non rilasci con molta facilità a chi ha precedenti penali) va rispedito immediatamente al mittente. a meno che non si tratti di un rifugiato, che ha uno statuto internazionale speciale.
infine eliminerei qualsiasi sconto di anni nel caso di matrimonio di un immigrato con un cittadino italiano, per evitare i matrimoni di convenienza. non so se questo sia già stato fatto.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 14-11-2007 14:15

Anche secondo me i criteri di Alessio sono troppo permissivi, soprattutto quando dice che lo stato italiano deve aiutare gli immigrati che non son cittadini italiani a trovare casa e lavoro. Vi faccio un esempio, conosco un mio concittadino emigrato a Bologna come elettricista che ha fatto domanda per casa popolare e si è ritrovato scavalcato in graduatoria da immigrati e lui in mezzo alla strada. Può L'Italia dare una casa prima ad un immigrato che ad un cittadino italiano?

P.S.=ormai anche da certi movimenti di destra seri comunque arrivano proposte vicine alle tue Alessio, non bisogna pensare che la destra radicale sia ancora ferma al razzismo e alla xenofobia spicciole.

Alberto Cossu
AlMan (Registered) 14-11-2007 16:22

Cari Alberto ed Ettore,
sottolineo che la mia proposta vuol essere solo un punto di partenza per la discussione (quindi, ad esempio, si può benissimo pensare ad allungare il periodo di attesa per il rilascio della cittadinanza). Quanto agli aiuti per casa e lavoro, non si deve trascurare il fatto che essi sono pensati in una situazione che, a regime, vedrebbe considerevolmente diminuito il numero di immigrati nel nostro Paese. A quel punto la "concorrenza" con i cittadini italiani sarebbe di fatto annullata, consentendo di venire incontro sia gli uni che agli altri.
Quanto ai movimenti di destra "seri": o considerano l'immigrato come una merce, un oggetto da lavoro (è la logica, perfettamente capitalistica, della Bossi-Fini), oppure lo considerano estraneo tout court per la sua cultura e la sua origine etnica (la destra radicale). A mio avviso sono da rigettare entrambe le posizioni. Il fine ultimo è azzerare l'emigrazione, nel frattempo, dovendo affrontare il problema, collegando l'immigrazione a un percorso di cittadinanza che renda compatibile una ridotta presenza di immigrati col contesto sociale del nostro Paese e delle sue diverse realtà locali.
Alessio Mannino
lukaroma70@yahoo.it
epifaniog (Registered) 14-11-2007 22:40

La proposta nel complesso non è malaccio, non mi convince molto la parte inerente la cittadinanza. Non vedo perché si debbano mettere con le spalle al muro le persone, e dirgli "o chiedi subito la cittadinanza italiana o mai più". Al contrario, ritengo che solo dopo un periodo di diversi anni di permanenza regolare in Italia si debba poter richiedere la cittadinanza. Non credo che sarebbe utile far studiare l'educazione civica per la cittadinanza italiana: se io ho vissuto e lavorato dieci anni in Italia, se sono incensurato, e se ho pagato le tasse e ho le marchette dell'Inps tu la cittadinanza me la devi dare per questo, non per l'educazione civica, che non la studiano nemmeno gli italiani.
Luca
sebastiano080@yahoo.it
sebastiano (Registered) 16-11-2007 21:14

Il problema irrisolto dell immigrazione non riguarda, a mio avviso, l interrogativo circa la legittimità del trasferimento di singoli da una stato all altro, da un continente all altro. La mobilità degli abitanti nel pianeta è una cosa del tutto normale se non auspicabile, quando la realizzazione di un individuo può anche dipendere dalle condizioni del luogo in cui desidera vivere. Ma il fenomeno diventa assolutamente anormale quando intere popolazioni, provenienti da quasi tutte le parti del mondo, decidono di trasferirsi contemporaneamente ed in massa in un altro luogo, poiché in esso vedono la sola possibilità di riscatto e, non raramente, di sopravvivenza.
Nel secondo caso si palesa, che il desiderio di emigrare non è più legato a scelte o necessità soggettive di determinati individui (asilo politico, motivi di impiego, di studio, sentimentale, etc.), ma è strettamente correlato ad una allarme mondiale che denuncia una rottura dell equilibrio in seno alla vita sociale, culturale ed economica delle popolazioni da cui partono i flussi migratori.
Risolvere la questione dell immigrazione di massa significa quindi investigare sulle ragioni che ne stanno alla base ed agiscono da propulsore del fenomeno, e non tanto nel varare una legge che si limiti esclusivamente ad agire sugli effetti del problema ignorandone la causa.
Innanzitutto bisogna prendere atto che il costante aumento dell immigrazione di massa è imputabile al persistente accrescimento demografico dei paesi in via di sviluppo ed allo smarrimento culturale a cui li ha condannati il colonialismo prima e la globalizzazione oggi. . Molti studi prevedono che nel giro di un trentennio la popolazione mondiale raggiungerà l esorbitante cifra di 10 miliardi di abitanti e vista la continua polarizzazione della ricchezza, dall immigrazione si passerà rapidamente all invasione, e poi alla guerra molto probabilmente, per ricacciare queste orde nelle lande desolate dalle quali provengono. Non si dibatterà più su quanti anni siano necessari per concedere la cittadinanza ad un extracomunitario, ma su come organizzare una guerra navale contro gli invasori o su come trincerare le frontiere terrestri nel modo migliore possibile. E tutto questo perché?
Perché qualcosa si è rotto nel perfetto, in quanto selettivo, equilibrio naturale che regolava anche quello culturale ed economico di tutte le popolazioni della terra. Ma cosa si è rotto?
Per capirlo facciamoci aiutare da Malthus. Il reverendo Thomas Robert Malthus, nel suo Saggio sulla Popolazione (1798 ), partendo dallo studio delle colonie inglesi della Nuova Inghilterra, giungeva alla decifrazione di alcuni principi naturali che regolerebbero le dinamiche demografiche di ogni popolo.
Il reverendo affermava nel suo celebre saggio che la popolazione mondiale tendeva a raddoppiarsi ogni 20-25 anni, il ché avrebbe comportato una crescita demografica in progressione geometrica (1,2,4,8,16,32) e quindi soffocante, per gli uomini stessi e per il pianeta, se alcuni limiti non si fossero posti per arginare questo processo. Ma gli ostacoli a questa frenesia riproduttiva esistevano, ed erano imposti dalla Natura e dalla simbiosi che gli uomini e tutti gli altri esseri della terra avevano con essa. Mentre, infatti, la crescita della popolazione poteva benissimo evolversi con progressione geometrica, le risorse per sfamarne gli abitanti (agricoltura, allevamento, pesca, etc) potevano aumentare, malgrado gli sforzi, solo con progressione aritmetica (1,2,3,4,5) rendendo impossibile ed anche doloroso il sostentamento di tutti. Carestie seguite da epidemie, in caso di sovrappopolamento, intervenivano ciclicamente per ristabilire l equilibrio e per riconsegnare alla terra solo quel numero di uomini che essa fosse stata in grado di accogliere. Il reverendo-economista raccomandava, quindi, il controllo e la limitazione della nascite per evitare all umanità immani sofferenza che si sarebbero potute evitare con accortezza e lungimiranza.
Sebbene le analisi di Malthus fossero abbastanza azzeccate, qualcosa, in seguito, non ha funzionato come avrebbe dovuto e la popolazione mondiale, dal Diciannovesimo secolo in poi, cominciò ad aumentare con quei ritmi sbalorditivi e innaturali che il reverendo aveva preconizzato solo in via teorica.
Qualcosa si è rotto dicevamo sopra. Be, ciò che si è rotto è il rapporto fra l Uomo ed il suo Ambiente. La Natura che dall alto della sua navigata saggezza, si era, sin dalla notte dei tempi, dedicata giorno e notte a perseguire un equilibrio ed una armonia planetaria (agendo certamente con cinismo ma in maniera indiscriminata per garantire a tutti gli esseri della Terra la possibilità di vivere), è stata scalzata e sostituita dalla Tecnologia.
Quest ultima, gestita dall uomo per modificare i sistemi di sfruttamento del pianeta con lo scopo di intensificare ogni forma di produzione (da quella alimentare a quella di utensili) è riuscita a scardinare il limite posto dalla Natura (intuito da Malthus) all aumento incessante dalla popolazione. L uomo, ormai affrancato dalle leggi di natura, si avvia quindi come una metastasi ad invadere tutto il pianeta ed a non lasciare più spazio agli altri esseri.
Nel momento storico di più grande sviluppo tecnologico fra il 1950 e il 1990, la popolazione dei paesi sviluppati aumenta del 45%, mentre quella delle zone in via di sviluppo cresce del 143%. La popolazione mondiale, che intorno al 1950 contava circa due miliardi e mezzo di abitanti, cresce, con un ritmo elevato sia in termini relativi che assoluti e giunge nel 2000 alla cifra esorbitante di 6,3 miliardi di individui, con la prospettiva, ancora più scandalosa, di raggiungere i 10 miliardi fra circa 30 anni, come dicevamo sopra.
Mi si potrebbe controbattere la constatazione che il problema del sovrappopolamento sia imputabile esclusivamente ai paesi in via di sviluppo, poiché l Occidente ha invece negli ultimi anni imboccato la fase della stagnazione demografica. Ciò è vero. I Paesi sviluppati abitati dagli High Tech Men, si avviano, nonostante l immensa cornucopia di beni che producono ad una fase stagnante e in alcuni casi regressiva dello sviluppo demografico perché non rispondono più alle leggi di natura ma all egoismo, tipicamente moderno, di chi ha tutto e non vuole perderlo né dividerlo con nessuno, nemmeno coi propri figli. E soprattutto perché in Occidente non si vive di solo cibo, ma di giocattoli e svaghi che pretendono ingenti investimenti!
Anche se i paesi sviluppati non sono i protagonisti di questa folle frenesia riproduttiva, ciò non li scagiona affatto dall essere i soli colpevoli di questo fenomeno. Il progresso diffuso a livello mondiale dal liberismo economico per omologare tutti i popoli della terra ad un'unica forma di mercato ha rotto l equilibrio naturale di cui parlavamo sopra, inserendo una discrasia all armonia che da secoli regolava la vita e la morte di questi popoli. La diffusione del progresso in maniera frammentaria ha portato molte popolazioni a ridurre enormemente la mortalità infantile, che era un elemento essenziale nell economia della loro esistenza naturale, ma non ha creato le condizioni per un ulteriore sviluppo che ne avrebbe permesso l autosufficienza. L alto ritmo riproduttivo di queste popolazioni, assolutamente necessario in condizioni di vita naturale, diventa patologico se opera in società che non sono regolate né dalla natura né dal progresso.
La Nigeria, per fare un esempio, che si sostiene esportando petrolio ed importando derrate alimentari, nel 2025, secondo le previsioni dell'ONU, avrà una popolazione superiore a quella degli Stati Uniti. Una volta esaurite le risorse energetiche funzionali allo sviluppo degli Stati Occidentali, cosa credete che facciano queste popolazioni senz arte né parte? Be, ciò che hanno cominciato a fare tutti i disperati della Terra negli ultimi vent anni: dirigersi in massa là dove la frattura con la Natura è avvenuta in modo totale, e alla misurata generosità di Madre Terra si è sostituita l immensa produzione Tecnologica.
Ma la convinzione di poter trovare una via d uscita nel modello di sviluppo capitalistico o emigrando nei territori dei Paesi occidentali è una illusione. Una illusione collettiva che non sa di essere tale e che perciò condurrà ad un caos assoluto! Le risorse non rinnovabili, che sono state sinora il motore del grande progresso mondiale prima o poi finiranno, e le energie rinnovabili, in quanto naturali, non saranno mai sufficienti per intrattenere dieci, quindici miliardi di persone. Discutere, come fate voi, sul come reagire agli effetti del problema (dare la cittadinanza agli stranieri fra 5, 10 o100 anni) è fondamentale per la gestione di uno Stato, ma vi invito nello stesso tempo a riflettere sul come affrontare il problema di fondo e a non rimandare gli interventi strutturali e la loro teorizzazione ad una data in cui sarà impossibile agire. Il buonismo, la carità, il cosmopolitismo, che oggi ci influenzano nei giudizi sull immigrazione fra non molto diverranno carta straccia di fronte all assoluta necessità di non vedere trasformato il Tevere nel Gange. Se nulla faremo, dopo tutti questi avvertimenti, contro questa nauseabonda modernità, lasceremo mano libera alla Tecnologia che non essendo una Dea come lo è la Natura, si dedicherà, come ha sempre fatto, al bene di una parte sola: di quei pochi che dispongono del capitale funzionale alla sua consacrazione.
giulianolapostata@tin.it
Apostata (Registered) 18-11-2007 16:54

Caro Alessio,
sinceramente e col cuore in mano, dissento totalmente ed integralmente dalla tua proposta di regolamentazione dell%u2019immigrazione pubblicata nel blog %u2013 che, francamente, non trovo, nella sostanza molto diversa da quelle della destra o (mi verrebbe da dire peggio ancora!) della sinistra %u2013 anzi dissento da qualsiasi proposta di regolamentazione tout court. Una motivazione di questo mio dissenso la puoi trovare scritta sul cartello del nero fotografato in testa al tuo articolo: %u201CI capitali circolano, gli uomini no%u201D. Appunto: e perciò, visto che i capitali circolano liberamente, almeno devono poter circolare liberamente anche gli uomini.
Ma esiste, secondo me, una motivazione ancor più importante %u2013 sostanziale, %u2018naturale%u2019 %u2013 e cioè che diritto di qualsiasi uomo è di andare dove vuole e di fare ciò che vuole: principio di libertà prima che proprio noi, adepti della filosofia del Ribelle, non dovremmo mai dimenticare.
Sinceramente, trovo questo tuo scritto preoccupante: mi dimostra dove si va a finire quando si scende in politica %u2013 proposte, controproposte, gestione della cosa pubblica, %u2018sporcarsi le mani%u2019 (espressione che ho sempre odiato: significa accettare qualsiasi porcheria in nome del %u2018bene comune%u2019, dello %u2018interesse superiore, di Patria, di Nazione, di Partito%u2019 eccetera), compromessi eccetera %u2013 e mi convince ulteriormente di essere stato nel giusto quando ho deciso di non immischiarmi più in alcun modo con la %u2018politica%u2019. Premesso ciò, voglio fare solo alcune minime considerazioni, che non intendono essere l%u2019inizio di un dibattito politico, ma solo, appunto, %u2018ciniche%u2019 riflessioni personali.
1) Già riconosco poco l%u2019autorità dello Stato italiano, meno ancora riconosco quella della UE: mi sembra letteralmente un%u2019eresia che in MZ qualcuno ragioni in termini così %u2018statalisti%u2019 ed europeisti (vedi ultimo punto del manifesto finiano).
2) Sì, ci mancherebbe solo un rafforzamento della Polizia %u2013 sappiamo bene a cosa serve! %u2013 e addirittura l%u2019istituzione dei corpi speciali antiimmigrati.
3) Vedi frase sottolineata.
4) Quello dell%u2019onestà basata sui precedenti penali mi sembra qualunquismo grillesco, tutto sommato molto piccolo-borghese: sai già come la penso in merito.
5) Bene, ma in base allo stesso principio espelliamo dall%u2019Italia anche tutti gli italiani con precedenti penali. Resteremmo in pochi, è vero, ma sai quanti posti di lavoro si libererebbero %u2026
6) Divertente. A parte che un immigrato potrebbe scegliere, come %u201Cassociazione di carattere sociale, politico o economico a cui aderiscano cittadini italiani%u201D anche di militare in Forza Nuova, questa mi sembra la teorizzazione dell%u2019omologazione forzata: quanto di meno libertario e di meno %u2018ribellistico%u2019 io riesca ad immaginare.
L%u2019unico passo con cui mi trovo d%u2019accordo è l%u2019ultimo, cioè la necessità di un %u201Ccambio di modello di sviluppo economico e sociale, così da togliere all%u2019esodo di disperati i presupposti per trasferirsi in Europa%u201D, ma sai bene che questo non è nelle nostre possibilità.
Invio questo modestissimo contributo solo a te: vedi tu se inserirlo nel blog ed offrirlo al dibattito pubblico.
Cordialmente.

Giuliano Corà



----- Original Message -----
From: Alessio Mannino
To: Giuliano Corà
Sent: Sunday, November 18, 2007 12:41 PM
Subject: Re: Immigrazione

Giuliano, il punto è sempre quello: tu non accetti la dimensione dell'agire politico tout court, che necessariamente si basa su regole, che mai potranno essere giuste in modo assoluto. Il problema è che tu ragioni sempre in modo assoluto.
La cosa che preoccupa me, invece, è quando parli, sempre in termini assoluti, della libertà di circolare. E' vero che se i capitali circolano devono circolare anche gli uomini. Ma noi, e il Manifesto in questo caso è chiarissimo, siamo contro, almeno idealmente, a entrambe le libere circolazioni, perchè figlie della globalizzazione. E non mi puoi dire che c'è sempre stata libertà di circolare. Ti pare che l'immigrazione contemporanea sia comparabile a qualsiasi altro fenomeno del passato?
E quindi la mia proposta va solo nel senso, ovviamente puramente teorico, di dare una risposta a quelle persone che mi chiedono: ok, il tuo discorso generale sul fatto che bisognerebbe togliere le CAUSE per cui gli immigrati vengono qui (attenzione: vengono a viverci, non è che "circolano" e basta) va bene, però, qui ora e subito, come si potrebbe governare il fenomeno?
ma tu questa domanda non te le fai perchè rifiuti a priori la politica.
il commento lo puoi liberamente pubblicare tu stesso fra i commenti sotto il post in questione



----- Original Message -----
From: Giuliano Corà
To: Alessio Mannino
Sent: Sunday, November 18, 2007 4:12 PM
Subject: Re: Immigrazione

Caro Alessio,
corrispondono al vero entrambe le tue 'accuse'. 1) Io rifiuto l'agire politico. Quando tu mi hai fatto conoscere MZ, per me le cose sono state semplici. Provenivo da decenni di attività politica, ne ero stanco e nauseato. Ho sentito quel che mi hai detto tu. ho letto molti articoli di Fini ed alcuni suoi libri, ho riflettuto, ed ho deciso che un 'Movimento' che avesse come fine di diffondere quelle idee avesse ragione di esistere (cosa che penso tutt'ora). Punto. Ma ora sembra sempre più che quel movimento voglia diventare 'partito', voglia passare dalla fase del 'pensare' a quella dello 'agire' nelle cose. E allora io mi domando (e domando a tutti): ma davvero questo nuovo partito potrà essere così nuovo, 'rivoluzionario', 'diverso' da quelli che ci sono già? Davvero le sue posizioni potranno essere così eclatantemente diverse da quelle degli altri? Davvero potrà 'ottenere' quel che gli altri non hanno ottenuto? E soprattutto: sarà possibile che quelle idee fondanti da cui siamo partiti non si annacquino, o addirittura si distorcano, o per lo meno si confondano, una volta sottoposte al passaggio dell'agire politico quotidiano? 2) E' vero, io ragiono sempre in modo assoluto. Può darsi benissimo che sia l'età (devo cominciare a pensare, coi miei 57 anni di essere 'vecchio'? Forse). Personalmente - ma è ovvio che, appunto, questa è solo la mia opinione personale - io credo invece che nella vita o si pensa e si spera sempre in modo 'assoluto', verso fini 'utopistici' (nel senso più bello del termine: "Andiamo in cerca di ciò che non troveremo" dice Sir Gawain nella cerca del Graal) oppure il 'relativo' e il quotidiano ci uccideranno l'anima. Che se poi è in questo 'relativo' che vogliamo comunque muoverci, allora non c'è bisogno di fondare un nuovo partito: ce n'è d'avanzo, e basterebbe aderire all'una o all'altra delle loro iniziative. Grazie in ogni caso dell'attenzione e del permesso di diffondere questo nostro scambio di idee. Un caro saluto e a presto.

Giuliano
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