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Si puņ resistere alla colonizzazione PDF Stampa E-mail

27 Luglio 2016

 

Da Rassegna di Arianna del 15-7-2016 (N.d.d.)

 

Si può resistere alla sottomissione ed alla resa di fronte alla forza dell’Impero USA? L’esempio della Siria e del Libano, quest’ultimo un piccolo paese, ci dicono che è possibile. Un esempio importantissimo e significativo in questa epoca di dominio egemonico militare ed economico e di forsennata corsa verso il “nuovo ordine mondiale” americano centrico. Già prima dell’intervento russo, nel Settembre del 2015, l’Esercito siriano ed Hezbollah libanese resistevano da quasi 5 anni, bagnando con il sangue dei loro combattenti il suolo siriano (80.000 caduti dell’Esercito siriano), fermando alle porte di Damasco le orde dei mercenari islamisti appoggiati dagli USA e dai loro alleati, GB, Francia, Israele, Arabia Saudita, Qatar e Turchia. La Siria rappresenta le moderne Termopili per la lotta dei popoli contro l’Imperialismo, un esempio morale per tutti: si può resistere alla violenza ed alla arroganza dei “padroni del mondo”. Una svolta ed un precedente pericoloso per i padroni USA, con forte perdita di prestigio rispetto a tutti i popoli del mondo Arabo e del Medio Oriente (e non solo quelli). Quello che non era riuscito alla piccola Serbia, stretta nella morsa dei bombardamenti NATO e assediata dai mercenari kossowari addestrati dagli USA e fatti arrivare a Sarayevo, sta riuscendo alla Siria: resistere alla colonizzazione dell’Impero. L’attacco, fermato in Medio Oriente dall’asse della Resistenza in Siria (Siria, Hezbollah, Iran) con l’aiuto della Russia di Putin, si trasferisce in Europa: sotto forma di destabilizzazione mediante  attentati terroristici e con il sospingimento, per nulla casuale,  di masse incontrollate di migranti e profughi, una strategia del caos ben congegnata e della disarticolazione delle società europee, messa in atto grazie alla complicità della Turchia e dei soliti noti, da George Soros che finanzia le Ong che provvedono ai trasferimenti  fino alle pedine mondialiste dell’ONU del FMI , alle grandi banche che appoggiano l’immigrazione di massa. Esiste una regia dietro tutto questo, così come vi era una regia dietro le primavere arabe e le rivoluzioni colorate. Soltanto gli ingenui vi vedono un fenomeno spontaneo di spostamento di popolazioni, come se la destabilizzazione dei paesi del Medio Oriente sia stato un fenomeno casuale e piovuto dal cielo.

 

Bisogna considerare come sia mutata nel tempo la strategia adottata dagli USA e la loro espansione egemonica. Per una buona parte della sua Storia, l’Impero americano ha seguitato ad allargare la propria sfera di influenza grazie alla sua forza, per inerzia. Tanto la sua forza che la sua debolezza dipendevano più dal suo stesso peso che non da un progetto politico.  La situazione è cambiata radicalmente con il crollo dell’URSS quando gli USA sono rimasti come la unica superpotenza in campo, da quel momento l’imperialismo americano ha dato una svolta verso il delirio di onnipotenza e si è voluto imporre come il “gendarme universale”. Come ha scritto lo scrittore francese Gauillame Faye “gli Stati Uniti si sono presentati non come leaders del Mondo Libero ma piuttosto come i dirigenti ed i gendarmi dell’Ordine Planetario. All’inizio per il loro stesso vantaggio e, in automatismo, anche per le nazioni più o meno aggregate nel buio dell’ignoranza “. Questo nuovo imperialismo americano, continua Faye, “risulta molto più brutale e diretto rispetto all’antico imperialismo ma è anche molto più maldestro, in quanto si basa su una sovrastima delle proprie forze”. In passato la scuola di realismo politico attuata da personaggi come Morgenthau, Kennan, Kissinger – aveva fatto da contrappeso alle sempre latenti tentazioni “messianiche” degli USA.   Con la fine della guerra fredda è finita questa impostazione e ne è subentrata un’altra. É arrivata l’era della egemonia globale, unipolare e senza freni, la nuova dottrina predicata dai circoli neocons. Non si può interpretare la politica estera degli USA se non si osservano da vicino le teorie elaborate dai neocons.  Questa è una vera e propria setta, una lobby bellicista, una architrave della politica americana: il neoconservatorismo è la loro dottrina prevalente. Sono i neocons i principali sostenitori del neoliberismo, dei valori del mercato, dell’economia aperta, garantita dal braccio militare USA.  Sono loro gli adepti del pensiero di Leo Strauss, un filosofo ebreo tedesco dell’Università di Chicago che ha avuto molti discepoli nella politica americana.  L’anticomunismo, l’idea di un “riarmo morale”, superiorità del modello nordamericano, missione del “paese eccezionale”, assieme alla difesa dell’economia di mercato, sono tutti gli ingredienti della dottrina neocons che è trasversale rispetto agli schieramenti democratici e repubblicani negli USA. Una dottrina tipicamente americana (fortemente influenzata dall’ideologia sionista) che ha dato un nuovo impulso alla strategia imperiale di Washington. Gli USA vedono nella Russia di Putin il loro principale antagonista, quello che riesce a frenare il progetto dell’egemonia unipolare americana e che, con il suo intervento in Siria, sta mandando all’aria il piano di balcanizzazione del Medio Oriente pianificato dagli strateghi di Washington. Per fare fronte e ricompattare l’Europa, si mobilita la NATO ai confini della Russia, si incrementa il numero delle basi militari e missilistiche e si procede alla mobilitazione delle truppe dal Baltico alla Georgia, contando sulla passività subalterna dei paesi europei.  Nel frattempo a Washington non è un mistero che si stiano studiando piani alternativi per contrastare la Russia e fra questi il vecchio sistema della sobillazione interna mediante la possibilità’ di sponsorizzare gruppi oppositori e di infiltrare in Russia il terrorismo islamico, dal Caucaso alla Cecenia, dove vive una folta comunità’ islamica (25 milioni) contando sulla collaborazione di Arabia Saudita e Turchia, le due pedine USA per il M. O. Le operazioni “sporche” della CIA sono in fase di attivazione e ne sentiremo presto parlare.

 

Il principale timore di Washington è che si possa creare una alleanza ed una cooperazione tra l’Europa (leggi Germania) e la Russia che sbilancerebbe il quadro geopolitico e sarebbe esiziale per gli interessi USA. Si spiega quindi l’agitare propagandistico continuo della “minaccia russa” come pretesto per rinsaldare l’alleanza sotto la direzione americana e continuare con le sanzioni e la propaganda antirussa. Non è detto tuttavia che i paesi europei, scossi da una ondata di “populismo”, secondo i media atlantisti, in realtà da un forte dissenso  verso le politiche europeiste che includono le sanzioni alla Russia, debbano seguitare a credere a tutto quello che gli americani vogliono imporre a forza e le crepe nel tessuto europeo, dopo il Brexit del Regno Unito, sono sempre più evidenti dall’Austria, all’Ungheria, alla stessa Francia, scossa ed emozionata dagli attacchi terroristici  che arrivano con una puntualità sospetta per rinnovare stato di emergenza, sospendere la manifestazioni di dissenso  e  produrre il rafforzamento dei Governi filo atlantisti. La NATO si proporrà sotto guida americana per gestire l’emergenza terrorismo? Gli autori della strategia del caos si imporranno forse come i guardiani dell'”Ordine Democratico”? Tutto lascia supporre che questo sia il vero progetto.

 

Luciano Lago

 

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