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Un golpe firmato CIA? PDF Stampa E-mail

28 Luglio 2016

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Da Appelloalpopolo del 25-7-2015 (N.d.d.)

 

La circostanza che, subito dopo il tentativo di golpe in Turchia, la stampa occidentale, anziché cercare di scoprire chi fossero i miserabili che avevano organizzato il golpe, avesse iniziato a scrivere un numero infinito di articoli contro la reazione di Erdogan,  ignorando che tutti i partiti laici si erano immediatamente schierati contro i golpisti, scambiando provvedimenti amministrativi, giustificati, per il momento, dallo “Stato di emergenza” dichiarato ai sensi dell’art. 120 della Costituzione turca, e che saranno sottoposti al controllo dei tribunali civili, per provvedimenti definitivi, imputando ad Erdogan alcuni episodi violenti avvenuti nelle piazze la sera del fallito golpe, del tutto prevedibili in situazioni analoghe e dei quali Erdogan evidentemente non ha alcuna responsabilità, e accusando Erdogan di avere le liste di proscrizione già pronte (fino ad ipotizzare l’auto-golpe, tesi strampalata sostenuta quasi soltanto in Italia e dal probabile golpista Gulen), senza tener conto che Erdogan imputa la responsabilità politica del golpe ai “Gulenisti”, i quali gestiscono decine di Università e altre istituzioni private, e sono una setta o massoneria che esprime notoriamente giudici costituzionali e circa duemila alti magistrati, e quindi senza tener che i nomi dei gulenisti erano ovviamente già noti (sono stati sospesi tutti i docenti che insegnano nelle università guleniste, ecc. ecc.), mi aveva subito fatto ipotizzare che in qualche modo gli Stati Uniti, grazie al “dominio delle onde”, e per mezzo di centinaia e centinaia di giornalisti-spia da essi lautamente pagati, stessero tentando di destabilizzare la Turchia.

 

Invece, secondo “voci”  relative ai primi risultati delle indagini sul golpe – voci riferite da un giornale particolarmente vicino ad Erdogan  – sembra che il ruolo degli Stati Uniti sia stato molto maggiore e che a capo dei miserabili che hanno organizzato il golpe vi fosse un generale statunitense in pensione, John F. Campbel, ex comandante in capo delle forze ISAF in Afghanistan, il quale avrebbe agito in combutta con elementi della CIA: dalla Nigeria sarebbero stati trasferiti in Turchia ottanta milioni di dollari per convincere i militari golpisti, alcuni dei quali avrebbero confessato di aver chiesto a Gulen di appoggiare il golpe. Insomma, il golpe, stando a queste voci, sarebbe stato organizzato proprio dagli Stati Uniti. Speriamo che in Italia ci sia almeno un giornalista serio che rinvii ad altra data il giudizio sulla reazione di Erdogan – attendendo di verificare se lo “stato di emergenza” dichiarato ai sensi dell’art. 120 della Costituzione Turca durerà il tempo costituzionalmente consentito e se i provvedimenti di sospensione, espulsione e arresto saranno sottoposti al vaglio della magistratura turca  – e si dedichi ad indagare il fatto di colossale importanza, certamente un evento storico che potrebbe generare conseguenze geopolitiche fino a qualche giorno fa impensabili e che è costituito dal tentativo di golpe. È il tentativo di golpe il fatto da indagare, non la reazione del governo turco, che ha una importanza infinitamente inferiore e che, sotto il profilo della legalità, potrà essere valutata soltanto tra alcuni mesi. Intanto oggi in Turchia è scoppiato un sospetto e gigantesco incendio nei pressi di una base NATO.

 

Stefano D’Andrea

 

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