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I piccoli Renzi crescono (in scuole americane) PDF Stampa E-mail

7 Agosto 2016

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Da Rassegna di Arianna del 4-8-2016 (N.d.d.)

 

Here, in Italy, every day better and better! Mr. Renzi’ s three sons  enrolled in the American school of Florence.  Libera traduzione da un pessimo inglese: qui in Italia va sempre meglio ogni giorno che Dio manda. I tre figli di Matteo Renzi sono stati iscritti alla scuola americana di Firenze. Una splendida notizia: l’autore della riforma chiamata buona scuola (l’ignoranza è forza, neo lingua e bipensiero) ritira i suoi ragazzi dalle scuole pubbliche della natia Pontassieve per iscriverli in un istituto privato internazionale americano di Firenze. La decadenza di un popolo si osserva dal comportamento delle sue classi dirigenti, che in passato avremmo chiamato élite. Il capo del governo italiano rifiuta di affidare l’istruzione dei suoi figli alla scuola pubblica, dove lavora la moglie Agnese Landini, insegnante ex precaria immessa in ruolo proprio a seguito delle leggi promulgate dal governo del coniuge. Non è il primo, anzi è tutta l’Italia che conta a preferire gli istituti privati, in particolare stranieri, a quelli pubblici. Nel caso del primo ministro, la questione è più grave, non solo per la professione della madre dei suoi figli e la clamorosa sconfessione della “buona scuola”.  Il capo del governo dovrebbe essere infatti il primo ambasciatore della sua Patria, pardon, del suo paese, promuoverne le istituzioni (il sistema educativo è una delle più importanti), amarne la cultura e lavorare per trasmetterla e diffonderla. Tutto il contrario: i piccoli Renzi cresceranno imparando la lingua inglese nella versione tecno-americana meglio dell’italiano, ma soprattutto verranno educati secondo la mentalità, il modo di essere, i valori della società di un paese straniero. Non saranno gli unici: studia in un’università estera il figlio dell’onorevole Daniela Garnero, che ha talmente capito la politica come spettacolo da avere un cognome d’arte, Santanché, retaggio del primo matrimonio, più “cool” e mediatico del banale Garnero. I figli di un altro insigne patriota, Silvio Berlusconi, si sono formati negli Stati Uniti, come i rampolli di tanti altri italiani che contano, a partire dalla famiglia Agnelli.

 

La scelta di costoro è chiara: meno Italia, rifiuto della civiltà di cui sono figli, disinteresse per la lingua nazionale, disprezzo per un sistema educativo che ha un sacco di difetti, ma possiede anche indubbie eccellenze. E comunque, spetta a loro, ceto dirigente, correggere le criticità, innalzare il livello educativo, migliorare quei settori che risultano carenti. No, scelgono la strada più facile per chi ha quattrini, abbandonare la scuola statale, che a parole difendono a spada tratta, e sistemare i figli presso istituti privati, meglio se stranieri. Sono gli stessi che preferiscono la sanità privata o estera quando la malattia bussa alla loro porta.  I topi fuggono dalla nave prevedendo il naufragio, i ricchi ed i potenti fanno nascere i loro figli in cliniche sfavillanti di nazioni ricche anche per assicurare loro una cittadinanza ambita, acquisibile per il folle ius soli che vogliono importare da noi, a beneficio di stranieri incolti, interessati esclusivamente alle provvidenze legate alla cittadinanza.

 

Chi fugge è un traditore. La classe dirigente italiana è formata da traditori, che disprezzano in cuor loro il paese che abitano e sfruttano. Ce lo dicono con le azioni pubbliche, ma lo confermano con quelle private: i figli di Renzi, di fatto, diventano amerikani, e come loro tanta parte di chi ha le redini dell’economia, della finanza, della politica, della cultura. Come possono dirigere l’Italia, e trasmettere il potere alla generazione successiva, se capiscono così poco la nazione, se la loro formazione è lontana dallo spirito del popolo, se neanche più si esprimono nella lingua che è nostra, se il loro sistema di riferimenti o valori (valori…) è estraneo a quello dei cittadini/sudditi? Soprattutto, come possono fingere fiducia nel futuro italiano quando, per sé e per i propri figli, investono in scuole e culture straniere? L’Italia sta finendo, quantomeno sta rapidamente diventando altro da sé per colpa di tutti, ma essenzialmente per quella ribellione delle élite, che aveva individuato già Christopher Lasch nelle classi alte americane. Il problema specificamente italiano è che qui non c’è una semplice ribellione delle élite, bensì una vera e propria defezione civile, l’abbandono doloso del proprio ruolo, la diserzione o fuga in un 8 settembre permanente, la scelta deliberata di essere qualcosa d’altro o nulla. I figli di Matthew Renzi studieranno alla scuola americana, prendendo le distanze dall’Italia governata dal padre. Auguriamoci che il livello dei loro studi sia diverso da quello della maggioranza delle scuole degli Usa, che  ha fatto scrivere al grande critico letterario Allan Bloom, docente universitario, il famoso saggio “La chiusura della mente americana”. Il sistema educativo a stelle e strisce che accoglierà i giovani Renzi è dominato dal sapere strumentale, pratico-tecnico, al servizio dell’apparato industriale, dall’utilitarismo e dal mito del successo economico: la chiusura della mente, appunto.  Al vertice, un cinque per cento degli studenti riceve, a carissimo prezzo, una vera cultura, quella necessaria a dirigere una nazione ed il mondo, e che comprende anche storia, filosofia, retorica (!!!) e tutte le altre materie del grande sapere umano ed umanistico. La vera amarezza è riscontrare per l’ennesima volta l’incoerenza e la menzogna di chi predica bene  e razzola male, ma soprattutto riconoscere un altro triste segnale della fine della nostra cultura nazionale, rosa all’interno dall’indifferenza di un popolo (dis)educato da gruppi di potere ignoranti, tendenzialmente anti italiani, fino al punto da rifiutare la cultura del proprio paese dopo aver attivamente operato per disperderne  i valori, smembrato il sistema e i programmi scolastici, svilito ruolo e prestigio dei docenti. Loro, i figli loro, vivono e studiano altrove. Altrove, il nuovo indirizzo dell’Italia. Almeno, emigrino presto e definitivamente, con le loro valigie di Prada, le carte American Express ed i camerieri filippini di servizio al seguito. Sono loro, la upper class, i veri stranieri.

 

Roberto Pecchioli

 

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