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Liberismo Frenato PDF Stampa E-mail

14 Novembre 2016

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Partiamo dal presupposto che la ricerca assoluta della produttività non è che un sogno, a cui oramai non crede quasi più nessuno, che delle economie di scala e dei rendimenti crescenti mi interessa poco e che alla fine i valori che stabilizzano la vita di una persona non sono senz’altro il consumo totale, ma poche cose tipo avere un lavoro che permetta di mantenersi e di mantenere la propria famiglia. Poi un consumo più ridotto non è un vero problema per nessuno, anche perché un nuovo modello può permettere maggiore tempo libero e quindi può consentire alle persone di dedicarsi maggiormente ai propri interessi. Che siano coltivare l’orto, andare al cinema, dedicarsi alla lettura o andare in bicicletta, dipendono dai singoli soggetti, l’importante è che possano essere perseguiti, perché anche questi sono una parte importante della vita. Maggiore tempo libero significa anche dedicare più tempo all’educazione dei propri figli, l’uomo trasmette valori che sono la sintesi di generazioni e generazioni, quando insegniamo dei valori ad un figlio, stiamo trasmettendo un qualcosa che ci ha insegnato nostro padre, che a sua volta gli ha insegnato suo padre e così a ritroso. Pertanto la funzione educativa di ogni uomo deve occupare, a mio avviso, una buona parte della vita. La finalità è frenare la produzione, quindi rallentare i consumi, di conseguenza il lavoro, al contempo aumentare il tempo libero, l’occupazione e la ridistribuzione del reddito.

 

I punti principali del Liberismo Frenato sono:

 

1) Una persona può essere proprietario, socio, amministratore e/o lavoratore di una sola azienda, questo in pratica significa che se sono nel consiglio di amministrazione di una azienda, non posso sedere in altri consigli di amministrazione.

 

2) Le aziende possono avere fino a un numero massimo di lavoratori, dopo di che non possono più assumere, inoltre devono avere un fatturato massimo, il quale se viene superato viene interamente versato, per la parte eccedente, allo stato. Ad esempio se il tetto è 100 e io fatturo 100, pagherò le tasse per 100, se fatturo 150 pagherò le tasse per 100, mentre 50 andranno interamente allo stato.

 

3) Deve essere prevista per tutti i dipendenti una forma di partecipazione agli utili dell’azienda, una quota dell’utile, esempio il 30%, deve essere distribuito proporzionalmente a tutti i lavoratori.

 

4) Gli stipendi devono avere una proporzione, esempio l’amministratore delegato deve avere al massimo un compenso pari a tot volte lo stipendio più basso (auspicabile un massimo di dieci volte).

 

Un liberismo auto controllato, in pratica un sistema con leggi antitrust radicali: le aziende possono crescere fino a un certo punto poi si devono fermare, così che altre aziende nasceranno e occuperanno parte del mercato. Si potrà obbiettare, ma se un’azienda è brava a produrre una cosa perché limitarla? perché comunque ci saranno una o più altre aziende che produrranno qualcosa di analogo e soddisfacente. Se un’azienda occupa uno spazio troppo ampio di un mercato, poi lo condiziona, lo comanda, è inevitabile. Ed è chiaro inoltre che più le regole, che stabiliscono il fatturato e il numero dei lavoratori, vanno verso il basso, più la qualità dei prodotti scende e scende anche la produttività, ma cresce inevitabilmente la ridistribuzione dei redditi, in pratica si va sempre più verso una forma di nuovo socialismo, ma liberista, meritocratico, totalmente privato, in antitesi ai monopoli statali e alle multinazionali transnazionali. La nostra è una società bloccata dominata dall’anomia, nel senso mertoniano del termine, dove le mete che sono messe a disposizione dalla società non sono raggiungibili quasi per nessuno, che poi è una delle cause maggiori delle frustrazioni sociali e quindi delle devianze; questo modello potrebbe in parte superare questo stato di cose, diventerebbe una società molto più facile da scalare, anche perché ci sarebbe molto meno da scalare. Senza contare che una crescita frenata va assolutamente incontro a tutti i problemi ambientali, che questo turbo capitalismo sta provocando. Il fine è di eliminare le commistioni, i trust, i cartelli, la speculazione finanziaria che stanno peggiorando la nostra qualità della vita.

 

Alessandro Falciola

 

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