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14 Dicembre 2016

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Santità,

mi rivolgo a Lei dal basso, dalla mia posizione di peccatore e lontano dall’essere un cristiano da esportazione. Mi rivolgo a Lei, osannato mediaticamente come un Papa “rivoluzionario”, anche se in cuor mio spero non lo sia, non c’è nulla di più rivoluzionario per un individuo abitante nel cosiddetto “mondo Occidentale”, che essere socialmente e culturalmente anticonformista, fedele alla tradizione, nella fattispecie al messaggio cristiano, senza essersi imbastardito con la volgarità, la superficialità e faciloneria del nostro vivere contemporaneo.

Forse qualcosa di veramente rivoluzionario lo può fare, qualcosa che svegli di soprassalto i corpi, le menti e i cuori intorpiditi di noi cristiani del mondo occidentale, infiacchiti dal benessere, dalle “cose” nel senso più ampio del termine, dalla televisione, dai reality-show, dalle partite di champions league, dai telefonini, dai social network, dalla perenne corsa all’acquisto, dai quiz televisivi, dalle illusorie lotterie e gratta-e-vinci. È appena terminato il Giubileo della misericordia, ma chi se ne è accorto? È in arrivo il Natale, ma chi se ne accorge? Forse in quest’ultimo caso sì, in molti se ne accorgono, infatti terminata la festa di Halloween, centri commerciali e negozi dei centri cittadini si sono subito addobbati a festa…per una festa, quella natalizia, che arriverà tra oltre 1 mese, ma che per esigenze di business nel corso degli anni è via via stata sempre più anticipata. Tra poco più di un mese come cristiani dovremmo gioire per la nascita del Bambin Gesù, ma a parte la Messa di rito del giorno di Natale o, al più, della notte prima, l’essenza del Natale è diventato il consumismo. Oggi non è Natale se non fai acquisti e regali per tutti, parenti, amici, familiari e chi più ne ha, più ne metta; non è Natale se non ci si strafoga di cibo per due giorni (Natale e Santo Stefano) facendo incetta di panettoni e pandoro; non è Natale se non si dispensano sorrisi di plastica, strette di mano e baci dal sentore di ipocrisia; non è Natale se non si spende, si consuma, di più, si esagera nel cibo e nelle cose, riempiendo le abitazioni di inutilità accolte con sorrisi di circostanza. Del bambinello nato in una grotta al freddo e al gelo, riscaldato da un bue e un asinello, neppure l’ombra, se non nel Presepe, ma nulla di più; lo spirito del Natale, così di ogni altra ricorrenza festiva cristiana, è stato svuotato dei suoi più profondi significati, e riempito di consumismo: cibo e cose al posto del messaggio di Cristo.

Ciò detto, tenuto conto che da quarant’anni a questa parte in tutto il mondo occidentale consumismo e laicismo stanno chiudendo a tenaglia lo spirito cristiano, scansando in un ruolo subalterno l’essenza dello spirito del messaggio cristiano, credo che Lei, Santità, dovrebbe prendere una decisione brutale e risoluta: non si festeggia il Natale! Di più, siccome l’essenza delle feste e dell’essere cristiano è stato messo sotto i piedi dal duo consumismo e laicismo, perché non accontentare l’uomo occidentale, permettendogli di lavorare sempre, senza sosta? E la domenica? Dio l’aveva riservata al riposo dopo sei giorni di lavoro, ma se a causa di ciò, ne va del “benessere” e del consumismo, del rischio d’inceppare l’oliato meccanismo di consumo-produzione, ebbene, aboliamo la domenica quale festività, sarà un semplice giorno lavorativo come gli altri della settimana. Di più, perché non abolire anche la Pasqua e Pasquetta, niente giorno di ferie per le gite fuori-porta, lavoro-guadagno-consumo non possono essere frenati da rituali perditempo dal vago sapore di credulità popolare. E poi, che dire dei Santi Patroni sparsi in tutt’Italia, che spreco di ore di lavoro! Ma non fermiamoci qui, in nome del laicismo imperante, faccia chiudere le Chiese, spegnere le candele e gli incensi, basta con i battesimi, i matrimoni e ancor più i funerali, stop alla catechesi dei ragazzi. Faccia sbarrare gli oratori e cessare i centri ricreativi estivi, basta animatori ed educatori con i ragazzi, basta alle giornate mondiali della gioventù, basta con le scuole paritarie gestire da religiosi, così come gli asili, le mense per i poveri o i senzatetto, basta con gli ospedali e le case di cura, via questi vecchi e moribondi che mal si conciliano con la società dei consumi, del benessere e dello sguardo positivo rivolto al futuro. Basta con gli ostelli, le gite in montagna e al mare con adolescenti e anziani, basta con l’apertura al pubblico delle proprie opere d’arte contenute in musei e altre strutture aperte al pubblico. E basta con la parola di Gesù, abbiamo già i talk show con le chiacchiere dei politici, basta con i suoi miracoli, le sue gesta, la sua morte e resurrezione, abbiamo già gli Avengers, e poi, vuoi mettere vincere con il superEnalotto o con il Gratta-e-Vinci, come ti cambia la vita, altro che “lode a te, o Cristo”.

Dopo che avrà fatto tutto questo, ci lasci soli, in compagnia dei nostri “fidati” compagni di vita, consumismo e laicismo. E solo allora vedremo se rifletteremo, se capiremo che forse qualcosa ci manca, come quell’innamorato che lascia andare la sua amata per verificare se, tornando a lui sarà veramente stata sua, oppure in caso di non ritorno, non lo era mai veramente stata. Perdoni, Santità, la mia impertinenza.

Roberto Locatelli

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