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Opposti terrorismi PDF Stampa E-mail

27 Dicembre 2016

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Da Appelloalpopolo del 24-12-2016 (N.d.d.)

 

In questi giorni, stampa e TV hanno informato l’umanità intera, anche mostrando immagini e foto, sulla terribile vendetta dello Stato Islamico contro due soldati turchi, che sono stati arsi vivi. Giustamente, ovviamente, naturalmente, ogni spettatore e lettore ha provato un sentimento di disprezzo e anche di odio verso lo Stato Islamico. L’onestà vorrebbe tuttavia, che stampa e TV informassero anche su analoghi crimini, peggiori per quantità di vittime innocenti, e simili per modalità della morte procurata. […] Probabilmente i due soldati turchi non c’entravano nulla con la strage di bambini, essendo soldati che combattevano a terra: criminali sono i piloti dei bombardieri, i generali che scelgono strategie militari e il governo turco, Erdogan in primo luogo. Non v’è da dubitare, tuttavia, che, se i due soldati turchi fossero stati responsabili della strage, e fosse stato concesso a ognuno di noi il potere magico di far tornare indietro la storia per eliminare, a scelta, uno soltanto dei due eventi criminosi – il bombardamento dei bambini o l’incendio dei due corpi vivi dei soldati turchi (in ipotesi responsabili) – ogni uomo e ogni donna della terra avrebbero scelto di eliminare il bombardamento terroristico compiuto dall’aviazione turca. Infatti, tutti avvertiamo, in cuor nostro, e tutti comprendiamo, se ragioniamo con un minimo di onestà intellettuale, che il bombardamento aereo delle città è un atto terroristico né più grave né meno grave degli attentati alle torri gemelle, degli attentati di Nizza, di Parigi o di Berlino e così via. Il bombardamento delle città, infatti, oggi è compiuto da parte di forze armate – si tratti dell’aviazione turca, o di quella statunitense o di quella russa o di quella italiana in Libia nel 2011 o di quella saudita – infinitamente più potenti, per soldati, per armi, per denaro e per alleanze, dei nemici che esse combattono (insomma, non è minimamente paragonabile al bombardamento statunitense delle città tedesche e giapponesi).

 

Sono soltanto l’ipocrisia e la rimozione a farci ignorare o dimenticare che, in fondo, tutti noi sosteniamo il terrorismo degli eserciti statali (si tratti di quello turco o di quello statunitense o di quello francese o inglese o italiano o russo), i quali bombardano città che, invece, essi potrebbero conquistare con il sacrificio di qualche decina o centinaia di soldati morti, che cadrebbero combattendo i guerriglieri o gli eserciti nemici. Alla vittoria ottenuta con la morte dei propri soldati si preferisce quella, eventuale, ottenuta con la morte dei civili. Questa è la banale verità. Non è pensabile che un terrorista (le grandi potenze militari) si arroghi la pretesa di compiere sistematicamente atti di terrorismo e quindi di elevare il terrorismo a norma e allo stesso tempo riesca ad impedire che i nemici combattano senza ricorrere al terrorismo. Fino a quando i popoli considereranno normale il bombardamento aereo delle città, ossia il sacrificio di vittime innocenti per non far perdere la vita ai soldati, la risposta terroristica sarà la norma. Temo e in realtà ho ragione di credere che il terrorismo dei guerriglieri diverrà per molto tempo, per decenni o secoli, la norma: il modo normale di combattere, perché essi combattono contro stati che fondano la loro potenza sul terrorismo dei bombardamenti aerei delle città. Le uniche guerre al terrorismo sensate sono le lotte politiche nazionali contro i bombardamenti aerei delle città controllate da eserciti o guerriglieri nemici. È una guerra che in qualche Stato potrebbe forse essere vinta sia pure in decenni o secoli, sempre che qualcuno decida di cominciare a combatterla. Intanto la ragione ci dice che per alcuni secoli il terrorismo bilaterale sarà la norma, essendo impensabile che una o altra formazione di guerriglieri possa subire il terrorismo delle potenze militari nemiche senza ricorrere al terrorismo. Perché dovrebbe accettare l’imposizione unilaterale del terrorismo? Nessuno accetterà mai di subire il terrorismo senza ricorrere al terrorismo.

 

Stefano D’Andrea

 

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