27 novembre 2007 ![Active Image](images/stories/2asettembre/vittorio-emanuele-savoia-accuse.jpg)
Se al referendum Monarchia/Repubblica nel ’46 fosse andata diversamente, oggi governerebbero i Savoia: nobilotti dalle malghe savoiarde, più usi a praticare pecore che principesse, cooptati sul trono nel 1861 da una borghesia che aveva bisogno di un Re Travicello per fare i suoi affari, ed unire un’Italia che non aveva né voglia né bisogno di essere unita. La dinastia sarebbe questa: il Re Fucilatore, la Regina dei Biscotti e il Principe dei Sottaceti. Il Re Fucilatore è l'attuale Vittorio Emanuele, celebre per la vicenda di Dirk Hammer, il tedesco colpito da un proiettile sparato dal suo yacht (suo di Vittorio Savoia) nel ’78. Nei vent’anni successivi, tramite traffici "legali" di armi, e amicizie "particolari" (Licio Gelli), il Savoia è divenuto uno degli uomini più ricchi d’Europa. Intanto raccontava a tutti di quanto desiderasse rivedere l’Italia, e ne fosse impedito da un "antidemocratico" comma della Costituzione repubblicana. Con qualche scivolata: le sue demenziali dichiarazioni sulle leggi razziali firmate dal nonnino nel ’38, che “non erano poi così terribili”. Ma ‘o Re ne uscì ogni volta a testa alta, sostenuto da giornalisti e politici spesso complici, che nel 2002 gli hanno permesso di tornare in Italia. E nel ’91 è stato assolto di quel delitto. Dicono che la giustizia è cieca, ma io voglio anche sperare che porti vestiti senza tasche; di sicuro è stupida, perché l’anno scorso ‘o Re, chiacchierando con un amico, ha raccontato che “anche se avevo torto, devo dire che li ho fregati. Ero sicuro di vincere, più che sicuro”, ride dei giudici che l’hanno arrestato, “stronzi, coglioni, morti di fame senza un soldo, con la moglie a casa che gli fa le corna”. La conversazione, esemplare per il rispetto dimostrato verso le istituzioni dal neocittadino italiano, avviene in cella, dove ‘o Re è finito per l’ultima delle sue imprese "commerciali": tangenti, corruzione, slot machines truccate (che miseria: come un guappo di Forcella) e prostituzione. Figa fresca per il re, insomma, e del resto bisogna capirlo. Gli anni passano (“Xe el mal de l’agnelo: cresse la pansa, cala l’oselo” si dice in veneto) e non è che la Regina dei Biscotti possa suscitargli eccessive fantasie: sembra la santa protettrice dei chirurghi plastici, e certo di soddisfazioni ne deve dare pochine... Completa la regal famiglia il bel Filiberto. Qualcuno ha scritto che “nulla come la stupidità dà la misura dell’infinito”. Sbagliato: l’inutilità è ancor più abbacinante e, a parte appunto alcuni suoi ineffabili spot tv per cetriolini e cipolline, non si conoscono altri suoi significativi contributi all’economia dell’Universo. Perché allora occuparci di questa minutaglia da Novella 2000? Perché proprio in questi giorni, ‘o Re e il Principe dei Sottaceti hanno chiesto alla Repubblica Italiana il risarcimento per i danni morali e materiali subiti durante l’esilio. E io son d’accordo: "date a Cesare quel che è di Cesare", dice Gesù. Anzi, potremmo fare una partita di giro: noi paghiamo ai reali i nostri danni, e loro ci pagano quelli che la loro trista schiatta ha causato al Paese, i milioni di morti che hanno seminato, dal colonialismo cialtrone in Libia, al fascismo, allo sterminio degli ebrei italiani, alla Seconda Guerra Mondiale. Forse ci rimettono? Può darsi ma noi siamo i soliti "italiani brava gente", e chi mai avrà il coraggio togliere il pane di bocca a un vecchio re? E poi è anche Natale: alla fine saremo pari, e lo rimandiamo a casa con un pandoro e una bottiglia di spumante. Giuliano Corà
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