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Francia alle strette PDF Stampa E-mail

7 Marzo 2017

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Da Comedonchisciotte del 5-3-2017 (N.d.d.)

 

Probabilmente avrete già letto che a Marine Le Pen è stata tolta l’immunità parlamentare.   Dal parlamento europeo, a larga maggioranza. “La richiesta di revoca era arrivata dalla giustizia francese, che vuole perseguire la candidata dell’estrema destra alle presidenziali per aver pubblicato su Twitter le immagini di tre esecuzioni dell’Isis nel 2015, tra cui quella del giornalista statunitense James Foley”. Saprete anche perché Marine Le Pen ha pubblicato le foto delle decapitazioni con la scritta: DAESH è Questo! Ciò, perché era stata provocata: il 16 dicembre 2015, alla radio RMC, avevano paragonato l’ascesa del Front National a DAESH; dunque rispondeva a questa provocazione offensiva quanto demente. La relazione d’accusa per togliere l’immunità parlamentare alla candidata che il Sistema teme tanto, è stata stilata dalla “relatrice Laura Ferrara, Movimento 5 Stelle” (ricordatevela, lettori).  Se non bastasse la misura spudorata, quasi inverosimile di illegittimità, si viene a sapere che “La revoca dell’immunità riguarda solo il caso in questione [i tweet] e non l’inchiesta sui presunti incarichi fittizi dei suoi assistenti al Parlamento europeo, in cui a essere sotto indagine è la capo gabinetto di Le Pen”.  Quindi l’oligarchia, sempre fertile di invenzioni giuridiche a proprio favore quando si sente in pericolo, ha anche inventato la impunità parlamentare divisibile, la Le Pen oggi è in parte dotata di inviolabilità, e in parte no.

 

In quest’ultima fase della campagna presidenziale, la faziosità e la sfrontatezza del Sistema e dei media ha raggiunto vertici a cui si assiste increduli. Forse ricorderete lo scandalo mediatico perché Marine, a cui le banche francesi negano un prestito, s’era fatta prestare alcuni milioni dalla First Czech Russian Bank (FCRB), “banca russa ritenuta vicina al Cremlino” (Nouvel Obs, j) il che ha permesso di strombazzare che Marine “è   al soldo di Putin”.   Macron è pagato dai Sauditi (e i media zitti). Ora apprendiamo questo: che Macron, il candidato dei Rotschild , il banchiere che è stato ministro dell’economia di Hollande,  insomma il candidato che il Sistema oligarchico vuol far vincere con tutti i  mezzi,  è riccamente finanziato nella sua campagna da – indovinate? – l’Arabia Saudita. Lo ha rivelato Philipp Close, un membro del PS (socialista) belga […] La notizia è stata pubblicata da Le Soir il 24 febbraio; alla data del 3 marzo, non ho ancora visto un titolo di scatola o strilli sui tg mainstream al riguardo di “Macron sul libro paga del re wahabita”.  Anzi, direi che la notizia è proprio stata taciuta. Tutta una serie di manipolazioni miranti a confiscare il voto a favore di Macron, sono palesemente opera di Hollande che   – ancora per poco all’Eliseo – ne approfitta   per usare le leve del potere contro i candidati di centro-destra (Fillon) e ora contro la Le Pen. […] Il punto è che Marine è la sola politica in corsa a denunciare apertamente questi arbitrii. Nel discorso di Nantes, ha avvertito “I funzionari a cui un personale politico alle corde chiede di utilizzare i poteri dello Stato per sorvegliare gli oppositori o organizzare   contro di loro persecuzioni, pugnalate alla schiena (coups tordus) o campagne diffamatorie (cabales)   – fra qualche settimana  questo potere politico  sarà spazzato via, ma questi funzionari dovranno assumersi il peso di  questi metodi illegali e  mettono in gioco la loro propria responsabilità”. Naturalmente i media complici hanno strillato che Marine minaccia di epurare i dirigenti statali. […] il punto è che il Sistema intero, gli altri partiti compresi e i media, “hanno abbandonato a Marine Le Pen la difesa delle libertà pubbliche”: per un partito che gli avversari continuano a dichiarare “fascista”, è una medaglia di legittimità regalata da quelle che si autodefiniscono “custodi della democrazia”.   Saranno loro i “fascisti”? si domanda più di un insospettabile intellettuale.  […] Tanto più che Francois Hollande, per far capire meglio di chi è agli ordini, il 27 febbraio scorso s’è recato presso la sede del Grand Orient de France per celebrare coi fratelli il tricentenario della Massoneria –  prima visita di un presidente in carica nella storia – ed ha pronunciato un discorso con questa frase: “Chi attacca la Massoneria, è alla Repubblica che mira”. Applausi.   Qui non c’è solo il fatto, già tante volte sottolineato, che il Sistema, appena s’è sentito in pericolo, ha gettato i rituali della democrazia come una maschera di cartapesta – quale infatti era. Qui, c’è da chiedersi se i padroni del discorso si rendono conto della ”sorda collera”  che il Figaro avverte salire dal popolo”  di destra” ma anche di centro-destra, quello che avrebbe votato Fillon. Se il panico o l’ebbrezza del potere li ha accecati a tal punto, da non sentire che stanno spingendo all’insurrezione? O forse è proprio questo che vogliono, nella loro totale irresponsabilità?

 

Perché è evidente che l’insurrezione è nell’anticamera della Francia, sia che Le Pen perda, sia che vinca al secondo turno. Nel primo caso, il suo elettorato sentirà che la vittoria gli è stata rubata da trucchi illegittimi. Ma se Marine va all’Eliseo, una metà del paese –  quella progressista, da 30 anni chiamata in ballottaggio alla “unione patriottica”, ossia a votare un candidato di destra moderata piuttosto che far passare il Front National –   si sentirà governata da una forza a cui si rifiuta di riconoscere legittimità democratica – esattamente come gli americani “progressisti” nei confronti di Trump. Tutto aggravato dall’incendio dei quartieri “islamici”, pronti a scatenarsi ancor più davanti a una presidenza “di bianchi razzisti”.  La polarizzazione estrema è nei fatti; e viene istigata di giorno in giorno dalle slealtà del Sistema e dai media. “Il clima della Francia si deteriora tanto da spaventare.  Quale che sia il punto di vista a cui si pone l’analisi oggettiva, si è forzati a constatare che il nostro paese è alla deriva. E ciò in un clima di violenza che non può che far temere i mesi prossimi. Molti di noi pensano che viviamo attualmente in un clima di guerra civile”: ed è sintomatico che a dirlo non sia un politico né un “autorevole commentatore” mainstream, ma Francois Billot de Lochner, un banchiere che ha fondato un gruppo civico, Fondation de Service Politique e “France Audace”.  Questo privato, nel suo blog, ci dà un elenco di evidenze, espresse da domande retoriche incalzanti, che danno i brividi: […] “S’è mai visto uno spazio pubblico in cui non si può passare tranquillamente per i fatti propri senza essere controllato, identificato, perquisito, sospettato? Lo spazio pubblico è diventato un luogo di rischio attraversato da militari armati fino ai denti? Si sono mai viste nella storia della Francia, città intere vietate alla polizia e alla giustizia nonché ai francesi “di nascita”: città divenute territorio di stranieri, pronti a regolare i conti con i “francouillard”? Si è mai visto un paese sopravvivere ad una invasione organizzata dalle élites del paese invaso, che produce una scia di insicurezza e   di violenza, e di costi giganteschi che   approfondiscono dei deficit già abissali? S’è mai visto un presidente della Repubblica precipitarsi al letto di un delinquente immigrato [Théo, che disse   di essere stato “sodomizzato” col manganello da un poliziotto durante i disordini nella banlieue di Aubervillier a metà febbraio] ma non fare il minimo gesto per i poliziotti aggrediti con bottiglie molotov e gravemente  ustionati nelle banlieues del sud, e gli assassini potenziali sono degli immigrati? Quando s’è mai visto un tale massacro della gioventù a cui non è proposto più niente di nobile, di bello, di vero e di bene, essendo predicato che lo scopo supremo è il godimento individuale, nutrito dall’ondata di pornografia che   con assoluta certezza uccide questa gioventù?  Da qui la violenza estrema delle Nuits Debout, o degli spacca tutto di Nantes e di Rennes o altrove, alberi che nascondono la foresta che non chiede altro che di prender fuoco. Quando si è mai vista nei Francesi una tale depressione, confermata da istituti specializzati di mese in mese, e in salita verso un livello mai toccato? Si è mai visto prima un governo alle corde prendere, settimana dopo settimana, misure drammatiche e vergognose, per poi i suoi membri prendere altrettanto vergognosamente la fuga verso poltrone dorate create apposta per assicurare loro vecchiaie finanziariamente felici? S’è mai vista prima la Massoneria esibirsi così pubblicamente come istituzione di governo, ed affermare senza complessi di tirare le fila della decostruzione della Francia?” Ed infine, ce n’è anche per El Papa: “Dove si è mai vista la Chiesa assoggettarsi fino a questo punto all’ideologia mortale delle élites che non mostrano che un obbiettivo, distruggere la Francia che detestano”?

 

Il lettore vede che potrebbe sostituire la parola “Francia” o “francesi” con Italia ed italiani, e l’allarme si attaglierebbe ancor meglio a noi. In tutto: dall’uso politico della giustizia alle violenze corpuscolari sottopelle, dall’immiserimento morale della gioventù alla corsa dei politici alle poltrone e ai vitalizi per garantirsi la vecchiaia da ricchi, le vergognose scorte   da cui i ministri si fanno accompagnare fino all’esercito che fa blocchi stradali nell’operazione “città sicure”, tutto è là come qui.  Ma una sola frase non si attaglia a noi italiani: l’ultima, la conclusione del cittadino François Billot de Lochner: “Per tutte queste ragioni, il clima diventa via via insurrezionale: una scintilla potrebbe provocare torbidi gravi, persino una guerra civile – che sarebbe molto difficile da sedare, a tal punto il caos possibile rischia d’essere multiforme, e dunque non dominabile. Per ciascuno di noi, è suonata l’ora del coraggio”.  Non “l’ora di tapparsi in casa e poi correre a soccorrere il vincitore”, badate, ma l’ora del coraggio. Come ho già fatto altre volte – scusatemi se mi ripeto – tutto ciò sembra indicare in modo agghiacciante il rapido porsi delle condizioni per la profezia del veggente bavarese Alois Irlmaer (1894-1959) su Parigi: “La grande città con l’alta torre di ferro è in fiamme; ma questo è stato fatto dalla propria gente, non da quelli che sono venuti dall’est. Posso vedere esattamente che la città è rasa al suolo –  e anche in Italia sta andando selvaggiamente”. Juncker è il capo della Commissione che nel gennaio 2015, di fronte al referendum greco contro le inumane imposizioni della UE, sancì: “Contro i trattati europei non ci può essere scelta democratica”.  Era    la voce stessa dell’oligarchia che non dipende dal voto dei cittadini, e lo sa e se ne vanta. Il 2 marzo scorso, era meno sicuro della forza del potere oligarchico. Ha parlato del futuro della UE e alla fine è sbottato: “Merda! Cosa volete che facciamo?!”

 

 Maurizio Blondet

 

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