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Attacco alla sacralità dell'infanzia PDF Stampa E-mail

6 Aprile 2017

 

Un' amica ha scritto il seguente post:

 

"Solo io provo disagio nel vedere bambine prepuberi in pubblicità dove si truccano e si mettono il rossetto in maniera perfetta riprese in semi primi piani con un aspetto che ricorda vagamente quello delle bambine abusate che fanno parte del giro della prostituzione minorile? Solo io provo disagio nel vedere le pubblicità rivolte alle bambine dove si devono preoccupare del loro aspetto, delle loro acconciature, del loro vestiti? Solo io ci vedo un attacco alla sacralità dell'infanzia? Solo io ci vedo una complicità con la cultura pedofila? Solo io ci vedo uno snaturamento dell'infanzia ed una sessualizzazione fuori luogo in quella età che dovrebbe essere solo della latenza? Solo io ci vedo tante future donne oggetto e non soggetto?" (Ilaria Volpi)

 

Non è sola ovviamente. Questo è uno dei temi che, più di altri, mi hanno fatto divenire "reazionario", sebbene strenuamente "progressista" sotto il profilo socio-economico. E non dubito che in analoga situazione si trovino i genitori di tante bambine, i quali hanno in odio il modello di donna che il grande capitale e i consumatori da esso conformati diffondono. Tuttavia, osservo che la reazione è sempre e soltanto individuale (limitata al rapporto genitori-figli). Nessuno riesce nemmeno a desiderare mutamenti istituzionali (sul piano politico-legislativo e quindi anche economico). Per esempio, quando mi capita di dire che tornerei al monopolio pubblico della TV di Bernabei, le persone con le quali converso, pur simili a me sotto il profilo della educazione delle figlie, sono tutte contrarie: senza la tv commerciale i consumatori si sentirebbero deprivati di un diritto; non hanno nessun desiderio di rinunciare ai regali (trasmissioni, film, spettacoli, eventi) del grande capitale; e soprattutto, sono ormai disabituati alla rinuncia e al sacrificio (rinuncio ad avere x, perché non può esserci x senza y, che non voglio). Non parliamo poi di ipotizzare divieti penali e sanzioni gravi. Considerano ogni norma penale, anche quella che miri a reprimere comportamenti che essi non vogliono che si verifichino, come una inaccettabile violazione della libertà altrui (ossia del grande capitale). La coppia liberalismo-consumerismo da ideologia egemonica del nostro tempo si è fatta morale dell'epoca. Perciò il problema posto da Ilaria Volpi non avrà soluzione fino a quando nuove forze politiche, ispirate a diversi principi economico-sociali, avversi al grande capitale, avranno preso il potere e conquistato un solido consenso e una robusta egemonia culturale. Quindi, cara Ilaria, l'appuntamento, per iniziare ad agire su questo terreno, è tra venti-trenta anni.

 

Stefano D’Andrea

 

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