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Antifascismo in assenza di fascismo PDF Stampa E-mail

7 Maggio 2017

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Da Rassegna di Arianna del 28-4-2017 (N.d.d.)

 

Muovo da una considerazione semplice e diretta; che però scientemente viola uno dei dogmi portanti del pensiero unico politicamente corretto. La retorica liturgica, rituale e nostalgica dell'antifascismo in assenza conclamata di fascismo permette alle sinistre europee di occultare il loro subdolo e indecoroso passaggio totale al partito unico della produzione capitalistica. Questa la mia tesi, che ovviamente verrà accolta come fascista, dato che il pensiero unico oggi silenzia in tal maniera ogni tesi non compatibile con esso. L'antifascismo patriottico in presenza di fascismo fu una cosa seria e anche sacrosanta. Niente a che vedere con l'odierno antifascismo liturgico in assenza di fascismo, che già Pasolini connotò insuperabilmente come "antifascismo archeologico". L'antifascismo in presenza di fascismo era anticapitalista. L'odierno antifascismo in assenza di fascismo è ultracapitalistico. Insomma, per sconfiggere la "fascista" Marine Le Pen le sinistre appoggeranno l'ultracapitalista marchiato Rothschild, il signor Emmanuel Macron. Colui che esprime magnificamente l'ultraliberismo deeticizzato e sans frontières, il volto più indecoroso della mondializzazione classista capitalistica tutta a detrimento di masse popolari, lavoratrici e disoccupate.

 

Macron pare creato in vitro - vero Manchurian Candidate - dalle élite a proprio uso e consumo. Ha tra i suoi mentori quell'Attali che - ricordate? - disse sic et simpliciter: «Ma cosa credeva la plebaglia europea, che l'euro fosse stato fatto per la sua felicità?». Plebaglia o «sdentati», come sprezzantemente ebbe a chiamare i dannati della terra un altro noto antifascista in assenza di fascismo saldamente al fianco dei potenti e del capitale, François Hollande. «Basket of deplorables», li definì molto sobriamente - si fa per dire - Hillary Clinton, leader dei democratici con bombardamento missilistico incorporato e, sia chiaro, sempre in nome dei diritti umani. Diciamolo. Per lottare contro il manganello fascista (fortunatamente estinto dal 1945) le sinistre difendono oggi il nuovo manganello invisibile dell'economia liberista, che sta massacrando a sangue lavoratori e giovani, disoccupati e precari. In nome dell'antifascismo in assenza di fascismo difendono servilmente il capitalismo realmente esistente. Non sono personalmente un seguace né un estimatore della signora Le Pen, che mi pare abbia le idee poco chiare su quale società concretamente costruire (un po' più di Hegel e di Marx non le farebbe male). La quale Le Pen però, se non altro, ha capito che il vero nemico è la mondializzazione capitalistica e che per combatterla occorre conseguentemente combattere contro le sue propaggini, dalla Nato all'Unione europea, riconquistando la sovranità come base ineludibile per la ripoliticizzazione dell'economia. Con tutti limiti del caso, la signora Le Pen ha capito che per difendere ceto medio e classe lavoratrice in Francia occorre la sovranità e, dunque, resistere al mondialismo del mercato. In ciò ella è infinitamente più vicina a Marx di quanto non lo siano le sinistre arcobaleno e fashion addicted dei diritti Lgbt, dell'antifascismo in assenza di fascismo e della servile difesa del capitale, dell'euro e del mondialismo americano-centrico.

 

Paralizzata alla "fase tolemaica" (Gramsci), la sinistra identifica scioccamente le nazioni con i fascismi e la desovranizzazione con l'emancipazione: così facendo, fa sue le battaglie che è lo stesso Capitale desovranizzante a fare con successo. Le sue lotte sono oggi le medesime della Internazionale liberal-finanziaria e del Capitale, del quale è l'utile idiota: abbattimento dei confini materiali e immateriali, reali e simbolici, libertà come liberazione da ogni limite, eccetera. Il solo parametro di riferimento della sinistra dovrebbe essere la difesa del lavoro e della dignità sociale. E invece oggi, avendoli abbandonati del tutto, difende solo minoranze (gay, vegani, femministe residuali) e rivela un totale disprezzo per i lavoratori e i diritti sociali (sdentati, plebaglia, deplorevoli, appunto). Che oggi l'antifascismo in assenza di fascismo sia solo un alibi che permette alle sinistre di occultare il proprio vile passaggio alla difesa diretta del Capitale è provato anche dal fatto che esse, quando i nazifascisti ci sono davvero, li appoggiano apertamente: come accadde in Ucraina nel 2014, ove i neonazisti vennero sostenuti da Usa e Ue. L'unico che a essi si oppose fu Putin, che per gli sciocchi di sinistra sarebbe, poi, il fascista, il terribile zar rossobruno staliniano e insieme mussoliniano.

 

La Le Pen non è Lenin e nemmeno Gramsci, sia chiaro. E tuttavia è chiaro come il sole che il nemico principale delle classi subalterne oggi, in Francia, si chiama Macron. Espressioni paradigmatiche di servilismo e di subalternità, la manipolazione giornalistica e la corruzione accademica fanno di tutto per nasconderlo. Chi non lo capisce o non ci arriva o è in cattiva fede. Tra Le Pen e Macron, se proprio devo scegliere, non scelgo Macron. Ben sapendo di violare tutti i tabù possibili del nuovo ordine simbolico del circo mediatico, del clero regolare giornalistico e del clero secolare accademico.

 

Diego Fusaro

 

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