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Appunti per il rilancio di Movimento Zero PDF Stampa E-mail

10 Maggio 2017

 

In vista del convegno milanese che dovrebbe rivitalizzare o rifondare Movimento Zero, approfitto del mio ruolo di direttore del blog, l’unico ruolo che mi dia un minimo di autorevolezza, per chiarire alcuni punti che possono essere dirimenti.

 

 

 

Innanzitutto bisognerà scegliere se restare un circolo culturale o se diventare un vero movimento politico. In un circolo culturale possono tranquillamente trovare ospitalità idee guenoniane ed evoliane, difficilmente utilizzabili invece se ci si propone un’operatività politica. Chi vuole fare politica attiva deve frequentare anche i mercati (non quelli finanziari ma i luoghi di pertinenza delle massaie). Nei mercati è inutile parlare di Iperborei e Atlantidi, di Centro e Asse, di Tradizione con la T maiuscola, di Kali Yuga e di aristocrazie di iniziati che tengono accesa la fiammella della Spiritualità nelle tenebre della decadenza. Chi vuole fare politica deve misurarsi con UE, euro, NATO, riforma del sistema del credito, immigrazione, scuola, sanità… Allora la via è obbligata. Qualcuno si assume l’onere di scrivere un programma politico, lo si diffonde fra i militanti, lo si discute in un congresso che elegge anche una direzione nazionale. Dopo di ciò, si cercano i mezzi per divulgare il programma e si contattano gruppi affini con l’intento di fare finalmente massa uscendo dalla logica dei capetti che coltivano ognuno il proprio orticello. Se pensiamo di avere le forze per affrontare un simile compito, questa è la via obbligata. Immaginare altro è puro velleitarismo.

 

 

 

L’assunto di MZ di voler uscire dallo schema destra-sinistra è ormai privo di valore, in quanto è diventato uno slogan condiviso da quasi tutti, da Macron a Le Pen, da Salvini a Grillo, quasi un luogo comune. L’altro assunto di voler uscire dalla diatriba fascismo-antifascismo si scontra con la tenacia di certe fossilizzazioni dure a morire. Pertanto i pochi che sono a conoscenza dell’esistenza di MZ lo collocano all’estrema destra, in quanto movimento antiprogressista e quindi reazionario.

 

Qualunque tentativo di rilancio del movimento deve fare preliminarmente chiarezza su questi punti.

 

L’ideologia di MZ, fissata nel Manifesto del movimento e rifacentesi alle elaborazioni di Massimo Fini, è antimoderna e comunitarista. Antimodernità non significa nostalgia per la Santa Inquisizione, per la nobiltà cavalleresca e per la servitù della gleba. Significa la messa in discussione radicale dei guasti del mondo in cui viviamo risalendo alle lontane origini della modernità, attraverso la critica dell’Illuminismo, dell’industrialismo, dello scientismo. L’approdo del nostro discorso critico non è l’oscurantismo ma una proposta in senso comunitarista.

 

In estrema sintesi i punti programmatici fondamentali di un comunitarismo possono essere quattro. 1) La prevalenza della comunità sul singolo; i diritti della comunità vengono prima dei diritti individuali, in totale antitesi col pensiero liberale, oggi imperante avendo inglobato anche le varie “sinistre” europee. 2) La funzione guida della politica rispetto all’economia e ai mercati; oggi sono i mercati e gli interessi dell’alta finanza e del capitale transnazionale a dettare legge sui governi; il rapporto deve essere rovesciato: i poteri pubblici devono regolare i mercati e l’economia in vista dell’interesse generale della comunità e verso il massimo possibile di autoproduzione e autoconsumo, uscendo da uno sviluppismo devastante. 3) La ricerca costante della misura nello stabilire i giusti equilibri. Oggi una folle corsa alla dismisura, all’eccesso, ha creato una distribuzione delle risorse che attribuisce all’1% la stessa quantità di ricchezza del restante 99%. Una politica comunitarista dovrà fissare un tetto oltre il quale redditi, profitti e rendite non potranno andare. 4) L’importanza decisiva della difesa di radici e tradizioni ai fini della preservazione dell’identità di un popolo, nel rispetto assoluto delle culture degli altri popoli e pertanto nel rifiuto di qualunque intromissione di tipo imperialista e neocoloniale.

 

 

 

Questi 4 principi fondamentali possono essere condivisi da chi si sente attratto da un’ideologia fascista. In ciò non c’è niente di male. Quello che è incompatibile con MZ e col pensiero di Fini è la nostalgia per il fascismo storico. È vero che il fascismo negli anni Trenta attuò riforme che diedero un grande ruolo dirigente allo Stato nell’economia, riforme non a caso affidate al socialista Beneduce, e mise a punto un sistema di protezioni sociali abbastanza avanzato, creando una struttura che sarebbe stata poi utilizzata con grande successo nei primi trenta anni dell’Italia repubblicana e antifascista, ma è anche vero che quelle riforme furono imposte dalla crisi internazionale innescata dal crollo di Wall Street. Lo dimostra il fatto che sistemi politici diversissimi adottarono misure analoghe, sostanzialmente keynesiane: l’America di Roosevelt come l’Italia fascista, la Francia del Fronte Popolare come la Germania nazionalsocialista. Quel regime “sociale” non deve far dimenticare che il fascismo giunse al potere mettendosi al servizio di agrari, monopolisti e banchieri, demolendo con la violenza tutta la rete delle organizzazioni che difendevano gli interessi dei lavoratori dipendenti. Né è lecito dimenticare che il patriottismo fascista generò un nazionalismo imperialista destinato a sfociare inevitabilmente nell’alleanza con Hitler e in una guerra catastrofica. La guerra era nel DNA del fascismo. Dobbiamo all’avventurismo fascista l’invasione degli eserciti stranieri e l’attuale riduzione dell’Italia a provincia dell’Impero americano. Il giudizio sul fascismo storico non può essere che negativo. Chi è disposto a venire in MZ partendo da un’ideologia di estrema destra ma recependo i princìpi del comunitarismo per creare una nuova sintesi, deve essere accolto a braccia aperte. Chi invece continua a coltivare nostalgie fasciste e a tenersi il busto del Duce sulla scrivania, può accomodarsi in uno dei tanti gruppi nostalgici del ventennio, non in MZ.

 

Lo stesso discorso vale per chi viene dal marxismo. Chi è disposto ad aderire al comunitarismo, seguendo il compianto filosofo marxista Costanzo Preve e il suo migliore allievo Diego Fusaro, deve essere accolto senza problemi. Chi si riempie ancora la bocca di Lenin, Stalin, Mao e dittatura del proletariato, può accomodarsi altrove.

 

 

 

Infine è doverosa un’ultima annotazione. In MZ è sempre serpeggiata una certa misoginia, contraddetta dal fatto che il promotore del convegno rifondatore del movimento è una promotrice. La pretesa di ricondurre le donne al solo ruolo di madri e di custodi del focolare domestico non deve trovare spazio in MZ, pena l’essere risospinti verso un versante ottusamente reazionario. Fare chiarezza su questi temi è un’operazione preliminare indispensabile alla buona riuscita del convegno.

 

Luciano Fuschini

 

Commenti
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xex@victoryproject.net
lorenzo (Registered) 10-05-2017 09:50

Bella sintesi.
Mi chiedo come sia possibile costituire un movimento politico che non si perda, appunto tra Guenon e Mao, tra spiritualismo e materialismo, cioè che non sia emancipato dalle suggestioni che il dualismo impone.

Voterei perciò di restare circolo culturale.

Senza rivoluzione personale, che per sintesi potremmo identificare con l'emancipazione dall'ego, non vedo come sia possibile remare insieme verso quella direzione che nella intima bidimensione intelletuale sempre abbiamo davanti agli occhi.

Diversamente, con la rivoluzione personale "compiuta", da circolo culturale, diverremmo partito senza neanche dovercelo domandare.

La voce di un circolo culturale peraltro, penso possa restare o mettersi in contatto con movimenti esistenti, dedicare loro il proprio voto politico e realizzare così le sue migliori potenzialità.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Super Administrator) 10-05-2017 10:21

Sono d'accordo con Lorenzo
bobcasey@libero.it
Misopickle (Registered) 10-05-2017 17:10

eccellente manifesto programmatico - se posso, forse esagerando, chiamarlo così - quello del fidato amico Fuschini che anche stavolta è all'altezza quanto a lucidità, e mi ci identifico al 100%. Sono anch'io del parere di restar circolo culturale come propone Lorenzo, do il mio voto a questa proposta sin da ora. Roberto (Toscana)
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